Luigi Lombardi Vallauri

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Luigi Lombardi Vallauri (1936 – vivente), filosofo e professore universitario italiano.

Citazioni di Luigi Lombardi Vallauri[modifica]

  • A me è capitato qualche anno fa di essere invitato a parlare davanti alla commissione nazionale di bioetica in merito alla condizione degli animali. Si erano occupati di uccisione del bestiame secondo i riti ebraico e musulmano, del taglio del becco ai pulcini d'allevamento e del taglio delle orecchie ai cani. Tutte questioni degne di attenzione, ma dovetti far notare ai commissari quanto fossero irrilevanti, se non altro per ragioni numeriche, rispetto allo strazio quotidiano che si fa degli animali negli allevamenti, nei macelli e nei laboratori.[1]
  • [Il dogma dell'inferno è] incostituzionale [in quanto] nessun atto per quanto grave può meritare una pena eterna [e perché] è contraria ai princìpi più avanzati del diritto, e specificamente del diritto influenzato dal cristianesimo, una pena che in nessun modo tenda alla rieducazione/riabilitazione del condannato.[2]
  • In nome del cibo, del sesso, del look e dello shopping, amen. Dove amen è da intendersi come il tifo per la squadra di calcio preferita. Ecco che cos'è la religione oggi.[3]
  • Io sono vicino al Movimento per la decrescita felice e sono convinto che valga la pena battersi contro il consumismo, gli sprechi, l'abuso della natura. Ma credo che la chiave filosofica per l'uscita dalla crisi attuale sia un riorientamento radicale del desiderio, oggi concentrato sui beni esclusivi e da indirizzare invece verso i beni non esclusivi. [...] I beni esclusivi sono anzitutto quelli materiali (la ricchezza) e poi il potere e il successo/visibilità. Sono beni il cui possesso da parte di un soggetto esclude o riduce quello altrui: più ne ho io, meno ne hai tu. I beni non esclusivi possono essere invece posseduti in quantità illimitata da un numero illimitato di persone: sono la buona salute e le abilità fisiche, la cultura, la contemplazione, le relazioni umane positive. [...] La riduzione del desiderio e del possesso di beni esclusivi sarebbe compensata dai beni non esclusivi. E la decrescita sarebbe non solo inevitabile, ma anche felice.[4]
  • L'articolo 3 secondo comma della Costituzione [...] attribuisce allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. È un principio che si può applicare agli animali: l'utopia allora è mettere ciascun animale nella condizione di potersi esprimere secondo le sue capacità, cioè la sua indole, la sua etologia.[5]
  • La mia posizione filosofica generale si chiama apofatismo. Sostengo che l'esercizio strenuo della razionalità in merito agli interrogativi ultimi sulla vita non approda a idee chiare e distinte ma all'irrappresentabile. Anche la singolarità iniziale del Big Bang, preceduta dal puro nulla, è irrappresentabile, come tutte le soluzioni che abbiamo sull'origine dell'universo. L'apofatismo è la nube della non conoscenza, ma non per sfiducia nella ragione.[6]
  • Oggi in ambito animale certe norme giuridiche sono più avanzate della consapevolezza diffusa. Nei codici si comincia a riconoscere che gli animali, in quanto esseri senzienti, sono meritevoli di tutela e in prospettiva titolari di propri diritti, ma le leggi speciali sulla caccia, sulla macellazione, sulla vivisezione, sui palii e così via, prevalgono sui princìpi generali.[7]
  • Sappiamo che esiste un animalismo classico, potremmo dire animalista, che sostiene i diritti di tutti gli esseri senzienti e combatte la discriminazione sottolineando la continuità biologica e psicologica tra l'uomo e gli altri animali. C'è poi un animalismo che potremmo definire ambientalista. In questo caso si insiste sul danno arrecato all'ambiente dagli allevamenti intensivi, sullo spreco di risorse come acqua e cereali dovuto all'alimentazione carnivora e così via. Io sostengo anche la causa di un animalismo che definisco umanista. Da un lato, a chi mi fa notare che nessun animale ha raggiunto risultati paragonabili a quelli umani in termini di intelligenza e creatività, rispondo che è indiscutibilmente vero, ma che proprio questa superiorità accresce i doveri umani. Noblesse oblige dicono i francesi, non oblesse exempte. La nobiltà, il rango, comportano più obblighi, non più privilegi. E quindi aggiungo un altro elemento al mio animalismo umanista, la pietà per il boia. [...] E il mio pensiero va a quegli operai che lavorano nei mattatoi, spesso persone senza tutele, ricattabili, magari immigrati messicani negli Stati Uniti senza permesso di soggiorno. A loro viene delegato il compito di uccidere, passando giornate intere immersi nella merda e nel sangue. È da questo pensiero che nasce la mia proposta, che nessun parlamento vorrà mai esaminare, di istituire un "servizio carnefice" obbligatorio per i carnivori: almeno una settimana all'anno da passare lavorando in un mattatoio. Io credo che dobbiamo liberare la nostra umanità dalle sue barbarie. Anche questa è una possibile finalità per la lotta animalista.[8]
  • Tutta la spiritualità orientale è nonviolenta, diversamente da quella ebraico-cristiana, che è invece un'immensa legittimazione della violenza. Buddisti, jainisti, i rinuncianti in genere hanno scoperto questa dimensione, che a mio avviso ha due fondamenti. Il primo è la nobiltà e la bellezza delle vittime. Il secondo è la bellezza di colui che potrebbe essere violento e non lo è. La nonviolenza si estende a tutte le forme di esistenza [...]. Finora l'idea della nonviolenza è stata la forma più alta dell'etica e della spiritualità, ma sta diventando una necessità economica e geopolitica. Solo un'umanità di nonviolenti, nel senso più ampio, è ecologicamente ed economicamente sostenibile in un pianeta arrivato ormai al limite delle sue capacità vitali.[9]

Diritti animali e rovesci umani[modifica]

  • Pensare i diritti degli animali significa far apparire un paesaggio di biologie meravigliose che è anche un terribile continente sommerso di dolore.
    Migliorare la sorte degli animali resi schiavi e vittime dall'animale-uomo è uno dei compiti storici più importanti scritti sull'agenda dell'etica, della politica e del diritto. (p. 52)
  • La terminologia non incide necessariamente sull'intensità della tutela: la Gioconda, certo non titolare di diritti, è meglio tutelata di quasi tutti gli esseri umani. (p. 53)
  • Dobbiamo riconoscere agli animali i diritti competenti alla loro soggettività messa nelle condizioni etologicamente migliori [...]. La brutale reificazione che i procedimenti industriali di allevamento, macellazione, lavorazione, perpetrano sugli animali-massa, sugli animali-macchina, falsifica violentemente la realtà. La soggettività del cavallo cui riferirsi per calcolare i suoi diritti non è la soggettività del cavallo da competizione o da macello murato vivo a vita in un box, ma quella dello stallone che galoppa fiero in mezzo alle cavalle nella prateria sconfinata. (p. 53)
  • [Gli animali] ispirano profondamente, in tutte le culture, l'autocomprensione dell'uomo. (p. 53)
  • Segnatamente i vertebrati sono esseri senzienti, comunicanti, in grado di soffrire, godere, apprendere, provare affetti, emozioni, sviluppare capacità: doti che in condizioni favorevoli si manifestano pienamente ma che subiscono una mortificazione quasi totale nella dismisura della violenza cui le vittime sono sottoposte dentro gli allevamenti intensivi, gli impianti di macellazione, i laboratori di sperimentazione/vivisezione. (pp. 53-54)
  • Se sei l'ultimo tartarugo della tua specie sei più protetto di quasi tutti gli uomini, se sei un cinghiale o una nutria puoi essere sterminato. Eppure l'agonia di un cinghiale non è diversa da quella di una tigre siberiana o di un rinoceronte nero [...]. (p. 54)
  • Sperimentazione/vivisezione animale. Anche qualora la sua utilità scientifica per la medicina umana fosse certa (ma è tutta da dimostrare) rimarrebbe il problema del rispetto degli esseri senzienti coinvolti: problema simile a quello degli esperimenti umani, il cui valore scientifico è incomparabilmente maggiore ma che il diritto vieta in nome del rispetto, non comprimibile da fini collettivi, dovuto ai singoli portatori di soggettività. (p. 55)
  • Ne va non solo della bellezza del mondo (animalismo ambientalista) e della vivibilità della condizione umana (animalismo animalista) ma anche dell'onore dell'uomo (animalismo umanista): il modo in cui vengono trattati gli animali disonora l'umanità. (p. 55)
  • La nonviolenza [...] scorre come un filo di acqua pura dentro l'immane fiume di sangue della storia che per troppa parte di sé è storia delle cinque glorie della violenza: la guerra, la pena di morte, la grande caccia, il banchetto carnivoro e il sacrificio religioso cruento. Almeno le ultime tre glorie, riguardanti la violenza sugli animali, un animalismo convinto, forte delle sue emozioni razionali e spirituali, può per sempre demitizzarle. (p. 56)

Citazioni su Luigi Lombardi Vallauri[modifica]

  • È un formidabile conferenziere, con il physique du rôle del guru. Asciutto, aspetto ascetico, ma anche uomo curioso di tutto e di notevole prontezza: adora stupire il suo interlocutore, fa spesso sfoggio di erudizione ma trova il modo di inserire scherzi e battute anche nei discorsi più dotti. Si piace, ma non dà mai l'impressione d'essere solo concentrato su se stesso. (Lorenzo Guadagnucci)

Note[modifica]

  1. Citato in Guadagnucci, pp. 153-154.
  2. Citato in Guadagnucci, p. 151.
  3. Citato in Guadagnucci, p. 161.
  4. Citato in Guadagnucci, p. 164.
  5. Citato in Guadagnucci, p. 165.
  6. Citato in Guadagnucci, pp. 161-162.
  7. Citato in Guadagnucci, p. 156.
  8. Citato in Guadagnucci, pp. 162-163.
  9. Citato in Guadagnucci, p. 163.

Bibliografia[modifica]

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