Luigi Pareyson

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Luigi Pareysòn (1918 – 1991), filosofo italiano.

Citazioni di Luigi Pareyson[modifica]

  • [Fëdor Michajlovič Dostoevskij] Non ha fornito né una teologia né una metafisica, ma oggi la teologia e la metafisica non possono fare a meno di lui. (citato in Corriere della sera, 10 maggio 1993)

Estetica dell'idealismo tedesco[modifica]

  • [La bellezza] È sempre libera e aderente: libera perché non aderisce a una conoscenza concettuale, aderente perché aderisce a un'interpretazione della natura.
  • Il gioco è la contemplazione, sottratta alla serietà della passività come intuizione e bisogno e dell'attività come intelletto e ragione.
  • La sfera estetica è passaggio necessario alla moralità, tanto che solo come uomo estetico l'uomo è veramente uomo.
  • L'unica educazione possibile è l'educazione estetica.
  • Per vedere la natura come bella occorre considerarla nella sua produttività organica, vale a dire interpretarla. Voler interpretare la natura è già un amarla: l'interpretazione è già una visione innamorata della natura che ne mette in luce la bellezza.

Ontologia della libertà[modifica]

  • Anche chi non crede in Dio non può cessare d'essere interessato a ciò che Dio rappresenta per un credente, ed è solo la filosofia che può mostrarlo.
  • È meglio il male libero che il bene imposto.
  • È solo la consapevolezza della condivisione della sofferenza umana da parte di Dio, che può impedire alla sofferenza d'essere un aumento della negatività dell'uomo.
  • Il fatto che per esistere Dio abbia dovuto sconfiggere il nulla e sgominare il male, cioè mettere da parte il negativo, lascia in lui una traccia, sia pure inefficace e inoperante, di negatività, quasi che fosse rimasto qualcosa di non risolto e di ancora pendente. Si ha l'impressione che il nulla sia ancora in agguato, come una costante minaccia, e che il male latente e sopito possa ridestarsi. La negatività e il male sono presenti in Dio come possibilità prevedute, ma scartate, e quindi ormai scordate e inattuali.
  • Il male non è assenza di essere, privazione di bene, mancanza di realtà, ma è realtà, più precisamente realtà positiva nella sua negatività.
  • Il male va distinto in possibile e reale: in Dio è presente come possibile, e lì lo trova l'uomo, che lo realizza nella storia.
  • Il problema del male affonda le sue radici nelle oscure profondità della natura umana e nel segreto recesso dei rapporti dell'uomo con la trascendenza.
  • L'importante non è la ragione per se stessa ma la verità: il valore della ragione dipende dalla sua vincolazione alla verità e dalla sua radicazione ontologica.
  • L'unico senso in cui si può dire che Egli [Gesù] dà una risposta al problema del male, e che egli è, lui stesso, questa risposta.
  • L'uomo risveglia sulla scena cosmica il male ch'era sopito in Dio.
  • La dialettica temporale come lotta tra bene e male è quella che c'è nella storia temporale umana nella quale positivo e negativo, bene e male sono sempre in lotta, sempre in tensione, sempre insieme.
  • Non è senza ragione che l'esperienza religiosa punta soprattutto sul Dio sofferente e redentore, il che conferma che sul problema del male l'ultimo ricorso è alla religione, non certo alla morale.

Bibliografia[modifica]

  • Luigi Pareysòn, Estetica dell'idealismo tedesco, Mursia, Milano, 2005.
  • Luigi Pareysòn, Ontologia della libertà, Einaudi, 1995.

Altri progetti[modifica]