Luigi Pareyson

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Luigi Pareysòn (1918 – 1991), filosofo italiano.

Citazioni di Luigi Pareyson[modifica]

  • [Fëdor Michajlovič Dostoevskij] Non ha fornito né una teologia né una metafisica, ma oggi la teologia e la metafisica non possono fare a meno di lui. (citato in Corriere della sera, 10 maggio 1993)

Dio, libertà e necessità. Sulle orme di Luigi Pareyson

Riccardo Sasso, Gazzetta Filosofica, 16 giugno 2022

  • Dio vuole esistere e vuole essere quello che è, ciò significa ch’egli è libero non solo riguardo all’essere in generale, ma innanzitutto riguardo al suo proprio essere, non legato insomma né alla propria esistenza né alla propria essenza.
  • Dio stesso come libertà assoluta e volontà originaria contiene, anzi è, la risposta alla “domanda fondamentale” [Qual è il suo nome? (Es. 3, 13)], ma non la enuncia in termini espliciti: si limita a dire “io sono chi mi pare, io sono chi voglio”, che è una dichiarazione definitiva. Non c’è altro da dire: è un atto assoluto di volontà e libertà, col quale Dio si fa e si dice padrone del proprio essere e dell’essere in generale.
  • Dio è padrone della sua propria essenza, perché il lui atto ed essenza, essenza e volontà sono tutt’uno.
  • [Prima di tutto] C’è l’abissalità di Dio, cioè: quel vuoto che c’è prima di Dio ed è Dio stesso (la libertà di Dio, Dio come libertà) è Dio come puro inizio, che implica appunto il nulla della libertà. Prima di Dio non c’è che Dio. Ma Dio, prima di Dio, c’è. L’esistenza di Dio non può dipendere che da Dio stesso; per forza bisogna ammettere questa specie di sdoppiamento divino. L’esistenza di Dio è un atto della sua libertà originaria, è un atto di libertà che si istituisce. La libertà di Dio pone l’esistenza di Dio, la libertà di Dio, cioè: l’abissalità divina, il nulla della libertà come inizio, pone l’esistenza di Dio, cioè il frutto di questa libertà, che diventa quindi un fatto storico. Il primo fatto storico in assoluto è l’esistenza di Dio, che perciò è indeducibile – che perciò è iniziale.
  • Dio è l’essere, il bene, la verità, o il positivo in genere, ma in quanto voluto e scelto, vittoria sul possibile nulla.
  • La scelta positiva è essa stessa scelta del bene e la scelta negativa è essa stessa scelta del male.
  • Il primato della realtà è di per sé una vittoria sul nulla, e la scelta del bene è sempre un giudizio sul male, sì che Dio ha in sé i due aspetti: quello per cui ab aeterno il bene è stato scelto con atto irreversibile e il male è riprovato come possibilità respinta; e quello per cui il male in quanto alternativa scartata sussiste per sempre come retroscena della possibilità e come possibilità occulta ma disponibile.
  • In Dio ci sono allora due aspetti: quello per cui il bene è scelto e il male è respinto con atto irreversibile, e questa è la positività originaria, è l’esistenza di Dio cui ha messo capo la scelta prima; e quello per cui il male come alternativa scartata rimane per sempre come il retroscena della positività, come una presenza sia pure scordata e messa da parte, come una possibilità vinta ma disponibile. Non si può dire allora che il male sia presente come tale nell’essenza o nella natura divina; né che il male istantaneo come tale si trovi a risiedere già in Dio, e Dio per diventare se stesso debba individuarlo e liberarsene. Ma si deve dire che il male è contemporaneo all’esistenza divina, nel senso che esso nasce in quell’atto intemporale in cui la libertà originaria afferma se stessa solo sconfiggendo la possibilità alternativa del nulla. Nell’atto in cui Dio si origina e quindi è Dio, cioè nella stessa esistenza divina, il male si delinea come realtà già istituita, ma come possibilità già scartata.

Estetica dell'idealismo tedesco[modifica]

  • [La bellezza] È sempre libera e aderente: libera perché non aderisce a una conoscenza concettuale, aderente perché aderisce a un'interpretazione della natura.
  • Il gioco è la contemplazione, sottratta alla serietà della passività come intuizione e bisogno e dell'attività come intelletto e ragione.
  • La sfera estetica è passaggio necessario alla moralità, tanto che solo come uomo estetico l'uomo è veramente uomo.
  • L'unica educazione possibile è l'educazione estetica.
  • Per vedere la natura come bella occorre considerarla nella sua produttività organica, vale a dire interpretarla. Voler interpretare la natura è già un amarla: l'interpretazione è già una visione innamorata della natura che ne mette in luce la bellezza.

Ontologia della libertà[modifica]

  • Anche chi non crede in Dio non può cessare d'essere interessato a ciò che Dio rappresenta per un credente, ed è solo la filosofia che può mostrarlo.
  • È meglio il male libero che il bene imposto.
  • È solo la consapevolezza della condivisione della sofferenza umana da parte di Dio, che può impedire alla sofferenza d'essere un aumento della negatività dell'uomo.
  • Il fatto che per esistere Dio abbia dovuto sconfiggere il nulla e sgominare il male, cioè mettere da parte il negativo, lascia in lui una traccia, sia pure inefficace e inoperante, di negatività, quasi che fosse rimasto qualcosa di non risolto e di ancora pendente. Si ha l'impressione che il nulla sia ancora in agguato, come una costante minaccia, e che il male latente e sopito possa ridestarsi. La negatività e il male sono presenti in Dio come possibilità prevedute, ma scartate, e quindi ormai scordate e inattuali.
  • Il male non è assenza di essere, privazione di bene, mancanza di realtà, ma è realtà, più precisamente realtà positiva nella sua negatività.
  • Il male va distinto in possibile e reale: in Dio è presente come possibile, e lì lo trova l'uomo, che lo realizza nella storia.
  • Il problema del male affonda le sue radici nelle oscure profondità della natura umana e nel segreto recesso dei rapporti dell'uomo con la trascendenza.
  • L'importante non è la ragione per se stessa ma la verità: il valore della ragione dipende dalla sua vincolazione alla verità e dalla sua radicazione ontologica.
  • L'unico senso in cui si può dire che Egli [Gesù] dà una risposta al problema del male, e che egli è, lui stesso, questa risposta.
  • L'uomo risveglia sulla scena cosmica il male ch'era sopito in Dio.
  • La dialettica temporale come lotta tra bene e male è quella che c'è nella storia temporale umana nella quale positivo e negativo, bene e male sono sempre in lotta, sempre in tensione, sempre insieme.
  • Non è senza ragione che l'esperienza religiosa punta soprattutto sul Dio sofferente e redentore, il che conferma che sul problema del male l'ultimo ricorso è alla religione, non certo alla morale.

Bibliografia[modifica]

  • Luigi Pareysòn, Estetica dell'idealismo tedesco, Mursia, Milano, 2005.
  • Luigi Pareysòn, Ontologia della libertà, Einaudi, 1995.

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