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Margarete Buber-Neumann

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Margarete Buber-Neumann

Margarete Buber-Neumann (1901 – 1989), scrittrice e giornalista tedesca.

Milena L’amica di Kafka

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Il 21 ottobre 1940 ricevetti la prima lettera da Milena, un biglietto che di soppiatto mi fu passato in mano sulla strada che traversava il campo. Ci conoscevamo da pochi giorni soltanto. Ma che senso ha parlare di giorni, quando il tempo non si divide più in ore e minuti, ma è scandito dai battiti del cuore?
Ci incontrammo nel campo di concentramento femminile di Ravensbrùck. Milena era venuta a conoscenza delle mie tribolazioni da una donna tedesca che era arrivata al campo viaggiando nel suo stesso convoglio. La giornalista Milena Jesenskà voleva parlare con me per sapere se era vero che i sovietici avevano consegnato a Hitler dei militanti antifascisti emigrati in Urss. Mi venne incontro durante la passeggiata delle «nuove arrivate», lungo la stretta via tra il retro delle baracche e l'alto muro del campo sormontato da un filo spinato ad alta tensione, il muro che ci divideva dalla libertà.

Citazioni

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  • Nel 1940 Himmler aveva introdotto la punizione fisica per le donne. Le più diverse infrazioni al regolamento del campo, come il furto, il rifiuto del lavoro, le relazioni lesbiche, erano punite con venticinque, cinquanta o settantacinque bastonate. Le infelici che arrivavano al campo per aver avuto «rapporti con stranieri» non solo venivano rapate a zero, ma erano punite con un'aggiunta di venticinque bastonate. Il venerdì, giorno dell'esecuzione della pena, anche tutte le detenute che si trovavano al campo in custodia preventiva temevano di essere sottoposte a questa tortura. Le urla delle donne bastonate risuonavano in tutta la prigione e a nulla serviva tapparsi le orecchie, erano grida lancinanti che ciascuno sentiva sulla propria pelle, con tutto il proprio corpo, quei suoni di dolore entravano nel cuore.
  • In aprile si ammalò l'altro rene e svanì ogni speranza di salvezza. Nella mia disperazione avrei voluto costringere il Cielo a intervenire, pregai il sole e le stelle, mà invano. Quanto più disperate si facevano le sue condizioni, tanto più fermamente Milena credeva che sarebbe guarita. Solo negli ultimi giorni si rese conto della verità: «Osserva il colore dei miei piedi. Sono i piedi di una moribonda. E queste mani?». Mi porse il palmo delle mani. «Non vedi? Le linee stanno già scomparendo, come accade poco prima della morte...».
  • Nel 1937 Milena aveva liquidato senza residui il suo passato comunista e si era liberata da ogni tipo di illusione politica. Riconosceva la minaccia alla libertà da qualunque parte essa venisse e aveva il coraggio di condannare con la stessa energia la dittatura nazista e quella sovietica. Questo atteggiamento la mise in aperta contraddizione con gran parte degli intellettuali praghesi che nel loro marcato antifascismo chiudevano gli occhi dinanzi alla realtà deirUnione Sovietica. Milena faceva spesso previsioni politiche azzeccate. Fin dall'inizio della Seconda Guerra Mondiale confidò agli amici: «Se dovesse liberarci l'Armata Rossa, io sarei costretta a suicidarmi...».
  • Quando scoppiò la guerra tra la Germania e la Russia, tutte le prigioniere politiche, e non solo le comuniste, furono prese da ebbrezza filosovietica e si abbandonarono al più grande ottimismo. Non c'era dubbio che l'Armata Rossa avrebbe vinto, che il Reich sarebbe stato distrutto e che in poco tempo sarebbe giunta per noi l'ora della liberazione. Milena non faceva mistero del suo diverso avviso. Resisteva all'entusiasmo generale poiché oltre a pensare senza indulgere a compromessi, non era il tipo da indietreggiare spaventata davanti alla realtà, per dolorosa che fosse. Nella sua lungimiranza politica, Milena predisse che sarebbero accadute cose orribili qualora i russi avessero avessero sopraffatto l'Europa.

Sono tornata in libertà e ho rispettato il testamento spirituale di Milena, ho scritto il "nostro" libro sui campi di concentramento. Un giorno, poco prima di morire, lei mi disse: «So che almeno tu non mi dimenticherai. Per merito tuo posso continuare a vivere. Tu dirai agli uomini chi ero, sarai il mio giudice clemente...». Queste parole mi hanno dato il coraggio di raccontare la storia della sua vita.

Bibliografia

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  • Margarete Buber-Neumann, Milena. L'amica Di Kafka, traduzione di Caterina Zaccaroni, Adelphi, Milano, 1986.

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