Maria Teresa de Filippis

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Maria Teresa de Filippis (1949)

Maria Teresa de Filippis (1926 – 2016), pilota automobilistica italiana.

Citazioni di Maria Teresa de Filippis[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Facevo quello che volevo, ero indipendente per temperamento, per educazione e per patrimonio. I soldi pagano la libertà.[1]
  • I piloti di oggi sono manichini assemblati pezzo per pezzo, sembrano polli allevati in batteria. Si nota a colpo d'occhio la discrepanza fra l'evoluzione dell'auto e quella del cervello. La loro educazione specifica è una sola: correre per vincere. Noi invece correvamo per divertirci. C'erano più valori umani, più amicizia. Ora noto solo rivalità e business.[1]
  • Ho rischiato di morire, ho rischiato molto, ma se oggi potessi ricominciare lo rifarei.[2]

«Io, matta per i motori e la libertà. Ora aspetto un'altra donna in F1»

Intervista di Arianna Ravelli, Corriere della Sera, 30 gennaio 2009, p. 51.

  • Certo che avevamo paura. Tutti. Ma prima della gara, in macchina non ne hai il tempo. Potevamo non tornare vivi o, peggio, perdere un braccio, una gamba. [«La volta che se l'è vista più brutta?»] Al Mugello, si è aperto il portellino della macchina, c'era il "briciolino" per terra e sono volata giù in una scarpata. Mi ha salvato un tronco, sono rimasta lì in bilico senza muovere un muscolo.
  • Amavo la velocità, fin da piccola. Ma la mia vera passione erano i cavalli. Mio fratello Antonio invece correva in auto. Così, lui e l'altro mio fratello Giuseppe hanno iniziato a scommettere sulle mie capacità al volante. [«Nessuno ha provato a fermarla?»] Non mi facevo fermare. Mia madre Narcisa un po' soffriva: mi diceva "Vai piano e vinci".
  • A Reims il direttore di gara non mi ammise al via. Disse che una ragazza così bella non poteva rischiare la vita e che l'unico casco che dovevo mettere era quello del coiffeur. Volevo ucciderlo.

Senza paura: la de Filippis racconta Maserati

Dall'intervista di Dario Mella, Automobilismo d'Epoca, febbraio 2010; citato in Automobilismodepoca.it, 9 gennaio 2016.

  • [«Com'era il rapporto fra voi piloti, fuori e dentro la pista?»] Eravamo tutti amici. Il rischio che si correva in quegli anni creava un clima di intesa, di rispetto e di reale amicizia. I circuiti e le macchine non erano sicuri come oggi: la morte era sempre in agguato e uscire da un incidente con qualche osso rotto era una vittoria. In pista si duellava, ma fuori eravamo un gruppo molto affiatato. Allora, inoltre, non si guadagnava come oggi. Si correva per passione pura e per divertimento. Sì, c'erano i premi, gli ingaggi, ma spesso i piloti dovevano mettere i soldi di tasca propria. Io le auto da corsa le ho acquistate e pagate. In più c'era la possibilità di conoscere i campioni che correvano in F1 incontrandoli nelle gare riservate ad altre categorie. Fu così che, quando approdai alla F1, almeno potevo dire di essere amica di qualcuno di loro che avevo conosciuto nelle gare Sport.
  • [«Ci racconti di quella volta che Alberto Ascari le fece le linguacce...»] Accadde al Circuito di Posillipo, nel 1951. Durante le prove si ruppe il motore della mia auto. Mi fermai e parcheggiai la macchina in un punto particolare del circuito, dopo una discesa che terminava con una curva a gomito. Scesi e mi sedetti su una balla di paglia a guardare gli altri che passavano. Tra questi c'era Ascari. Quando si accorse che ero lì, passandomi vicino, mi mostrò la lingua sorridendo. E lo ripetè per altre due o tre volte. Non ho mai saputo il motivo. Si poteva fare: non c'era ancora il casco integrale...
  • [«In un mondo declinato al maschile, lei ha dato di sè un'immagine squisitamente femminile [...]»] Beh, quando scendevo dalla macchina non era proprio così: avevo, come tutti, il viso sporco di nero, però, dopo essermi lavata e cambiata, ritornavo ad essere "la signorina F1", magari con in testa il foulard che a me piaceva.

Citazioni su Maria Teresa de Filippis[modifica]

  • La verità è che quando Maria Teresa de Filippis [...] è entrata nel mondo delle grandi corse, prima donna-pilota della Formula 1, anche se non dei grand prix, eravamo tutti ammirati e affascinati, chissà, forse anche segretamente innamorati, perché rappresentava il simbolo della femminilità al volante di una grossa e potente monoposto, all'apice dell'automobilismo. Lei così minuta, così bella, simpatica, di grande classe, portava una nota di gentilezza unica. E richiamava inevitabilmente l'eterna credenza che il gentil sesso non potesse competere con il sesso forte nello sport rude e di coraggio dei 300 all'ora. Sempre con sonore smentite. "Io sono un pilotino" mi diceva con grande modestia, anche quando si era fatta una fama notevole con le vetture Sport di piccola e media cilindrata, in competizioni severissime, come la Targa Florio o le classiche di durata, più volte campionessa d'Italia. Bastava vederla al volante della Maserati 2.500 per esserne turbati. [...] Questione di temperamento, di coraggio, di intelligenza, di forza di volontà. Macché femminilità: se Maria Teresa avesse vissuto la sua esperienza ai giorni nostri, con vetture di Formula 1 tanto facilitate dall'elettronica e dalla robotizzazione, sarebbe riuscita subito vittoriosa e avrebbe sfatato tante leggende infondate. (Enrico Benzing)
  • Per via del fisico minuto, la de Filippis era soprannominata "pilotino" nell'ambiente delle corse. Faceva scalpore vedere questa donna minuta domare e gestire in corsa la più pesante, grossa e potente F1 dell'epoca, la Maserati 250 F a motore anteriore quando già cominciavano a comparire le piccole e agili F1 inglesi a motore posteriore. Ma al volante si meritò più volte i complimenti di Fangio che però sosteneva che prendesse troppi rischi alla guida. (Alberto Sabbatini)

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Stefano Lorenzetto, novembre 2008; citato in Donna al volante: Maria Teresa de Filippis, mezzo secolo dopo, F1web.it, 29 aprile 2010.
  2. Citato in Maria Teresa de Filippis, la prima donna pilota di Formula 1, a 85 anni testimonial UBS, Panorama.it, 20 luglio 2012.

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