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Mario Dondero

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Mario Dondero

Mario Dondero (1928 – 2015), fotografo italiano.

Citazioni di Mario Dondero

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  • Cartier-Bresson, con tutta la mia stima, non è mai stato il mio fotografo preferito. È raffinato e intelligente, ma anche distante ed elegante. No, ho avuto piuttosto Robert Capa come mio suggeritore… per via della semplicità, della freschezza dello sguardo che era sempre difettoso dal punto di vista tecnico.[1]
  • Finisci col vivere tanto la vita degli altri che perdi la tua.[2]
  • Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono. Diversamente, il fotogiornalismo sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz'anima.[3]
  • Volevo fare il marinaio poi sono diventato fotografo.[4]

la Repubblica, 30 gennaio 2008.

  • La semplicità è il risultato di un percorso, più che un inizio.
  • Ho viaggiato nell'Unione Sovietica e nella nuova Russia. Sa cosa unisce ancora il vecchio e il nuovo? La vodka. Fiumi di vodka ovunque.
  • [...] malgrado tutto, esiste un'autenticità che il fotografo può restituire. Ma occorre essere leale, franco, generoso.
  • Il mio modo di fotografare richiede un elemento antropologico. Una strada non è una strada, o una finestra non è una finestra se non c'è la presenza umana. So bene che tutto può essere inventato, costruito, falsificato. Viviamo nel regno dei doppi, delle teorie sulla scomparsa dell'originale, delle seconde vite. Ma se accettassimo il principio che il falso è più aderente alla realtà del vero, cadrebbe il rispetto per il mondo, per ciò che vi accade veramente. O quanto meno finiremmo con il confondere storia, cronaca e propaganda. Quando vedo la foto di un bambino iracheno tra le braccia di un marine ho il forte sospetto che sia stato l'ufficio stampa della sua divisione a suggerirglielo.
  • Una guerra è un immenso avvenimento e il fotografo partecipa a quell'evento come fosse una monade piccolissima. Occorrono tenacia, umiltà, intuizione, resistenza, e una gran dose di fortuna per svolgere al meglio il proprio lavoro.
  • Ho partecipato a molte guerre, mai come un avventuriero, ma spinto dall'indignazione. Ho sempre privilegiato questo sentimento. E sono convinto che le foto più significative per testimoniare questo stato d'animo devono essere in bianco e nero. Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi appare immorale.
  • Il nostro compito è catturare momenti irripetibili che resteranno a disposizione di quelli che vengono dopo. Per me la foto è un lavoro sociale. E considero l'immagine inventata una slealtà prima di tutto verso se stessi, verso la propria parte umana. è qualcosa che ho appreso molto tempo fa.

Note

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  1. Citato in Arturo Carlo Quintavalle, Dondero in bianco e nero, Più Capa che Bresson, La Lettura, suppl. Corriere della Sera, 2 aprile 2017, p. 33.
  2. Citato in Mario Dondero con Valerio Pellizzari, Archivio.festivaletteratura.it, 9 settembre 2006.
  3. Citato in Mario Dondero, Archivio.festivaletteratura.it.
  4. Citato in Mario Dondero in mostra a Parigi, Rainews.it.

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