Massimo Colaci
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Massimo Colaci (1985 – vivente), pallavolista italiano.
Citazioni di Massimo Colaci
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Difendere mi piace tantissimo e anche per questo motivo ho deciso di diventare libero; i miei centottanta centimetri mi avrebbero impedito di arrivare a livelli più alti.[1]
- Nel volley moderno sappiamo che la battuta fa sempre una grande differenza, ma io credo che [...] sia altrettanto fondamentale la difesa. Perché ti crea delle occasioni di palla alta che, se sfruttate nel modo migliore, ti permettono di allungare. Inoltre è sfiancante per una squadra attaccare tanto e non riuscire a mettere giù il pallone...[2]
- Secondo me al fattore campo gli si dà più importanza di quanta ne abbia in realtà. Non fraintendiamoci, è chiaro che sia più bello e significativo poter giocare in casa, dove ti alleni sempre, dove hai i tuoi punti di riferimento, dove hai il calore della gente per te, i fischi per l'avversario e tutto il resto. È ovvio che tutto ciò sia molto bello. Ma credo che una squadra che punta a vincere oppure ad arrivare in finale debba giocare allo stesso livello sia in casa sia fuori. Senza farsi condizionare dall'ambiente circostante.[2]
- Al di là degli aspetti formali il capitano è colui che deve trascinare, guidare, consigliare. Credo sia questa la vera essenza del ruolo [...][3]
- Fino a 10 anni mi sono diviso fra calcio e volley. Il lunedì, mercoledì e venerdì facevo uno sport, il martedì, giovedì e sabato l'altro. Volevo mettermi in porta, ma i compagni mi hanno dirottato a fare il terzino. Sì, anche li giocavo in difesa! Poi a dieci anni appunto, vinsi il primo trofeo (provinciale) di mini volley, quasi in contemporanea molti dei miei amici scelsero la pallavolo, quindi anche io feci quella scelta.[4]
- Ho iniziato a giocare a pallavolo grazie a mio padre, che ha sempre fatto parte di questo mondo. Fin da piccolissimo, respiravo volley: andavo con papà a vedere le partite, giocavamo a pallavolo insieme, lui e i suoi amici parlavano spesso di questo sport. Nelle giovanili, dal mini-volley alla Junior League, ho fatto il palleggiatore, ma io ho sempre voluto fare il libero. È un ruolo che ho scelto di fare. Quando avevo l'occasione, in seconda divisione, giocavo da libero. Intorno ai diciassette anni, poi, per una questione di necessità, dal momento che la mia squadra era rimasta senza il libero titolare, ho finalmente iniziato a giocare nel ruolo che volevo.[5]
- Ricordo che seguivo in tv Mirko Corsano, guardavo le partite della Nazionale, e mi dicevo di voler arrivare agli stessi livelli.[5]
- [Sul campionato mondiale per club FIVB 2023] La soddisfazione è tanta. Ma ci sono dei Mondiali per club che ho vissuto in maniera diversa. [...] Fino a qualche anno fa, questa competizione aveva un certo tipo di valenza. Ora ne ha un'altra per via di diverse squadre che rinunciano a partecipare. Bisognerebbe tornare un po' indietro nel tempo, quando a contendersi il trofeo erano le prime tre della Champions League, la squadra che vinceva in Sudamerica ecc ecc. [...] Mi sento di aver vinto un bel torneo ma non so se mi sento propriamente campione del mondo.[6]
- Quando sento parlare di "pancia piena" che farebbe venire meno gli stimoli non riesco a capire come sia possibile una cosa simile. A certi livelli si lavora giorno dopo giorno avendo quale unico obiettivo la vittoria, che è sempre difficile da centrare in quanto la concorrenza è forte ed agguerrita. Si suda e si studia per vivere i pochi minuti nei quali si solleva un trofeo.[7]
- Al di là delle sue indubbie qualità tecniche, Osmany [Juantorena] ha rivoluzionato l'esecuzione di alcuni fondamentali della pallavolo.[7]
Intervista di Roberto Zucca, volleynews.it, 12 maggio 2024.
- Perdere è davvero un attimo, una distrazione, mentre arrivare sul podio è molto più difficile. E quando sei lì, visto che ogni titolo e ogni vittoria è collegato a un momento della vita e della professione, mi emoziono come se fosse la prima volta.
- Angelo [Lorenzetti] è un uomo attento. [...] È un perfezionista incredibile e ha fatto un lavoro minuzioso sulle piccole cose. Dal punto di vista mentale, poi, ha migliorato molti di noi.
- Ho giocato una vita, dovendo dimostrare ad ogni età di meritarmi quel pezzetto di campo, quella categoria in cui mi trovavo a giocare. Mi sono sempre posto degli obiettivi intermedi. Passare dalla C, alla B, all A, alla nazionale. Da Verona arrivare a Trento, poi a Perugia. Penso di essermi conquistato col lavoro che ho fatto sin da ragazzino tutto ciò che è arrivato nel tempo. Questo mi rende fiero della strada fatta sin qui.
Citazioni non datate
[modifica]theowlpost.it.
- Se sei nato in un paese piccolo, devi fare qualcosa più degli altri per andare lontano. Punto. Quelli cresciuti in una grande città, o in una grande società, prima o poi, un'occasione ce l'hanno. Un bonus. Uno solo. Ma ce l'hanno. Ci devi mettere del tuo, questo è chiaro, ma quella singola carta da giocare, tu sai di averla in tasca, ed è una sensazione capace persino di re-indirizzare la volontà, che deve trovare almeno una ragione al giorno per allenarsi duramente. A quindici, sedici, diciassette anni, non è affatto una cosa banale.
- [...] per arrivare al palazzetto e allenarmi non avevo alternative che fare l'autostop. E lo facevo. Tutti i giorni. Perché non avrei mai accettato di perdere un sola sessione. Tenso-strutture, palloni, palestrine delle scuole medie: cose che a pensarci ora viene un po' di nostalgia e un po' di brividi sulla schiena. Non si può dare per scontato il percorso che ho fatto. Non c'erano scout e osservatori che si scendessero fino alla B2 pugliese, né in senso geografico, né in senso filosofico. Eppure quella era casa mia. Lì ero cresciuto, passando le estati tra il mare, il calcio ed il volley con gli amici e i cuginetti. Lì avevo visto i miei primi palazzetti pieni di gente, la passione delle tifoserie e l'entusiasmo per un derby. Lì avevo iniziato a sognare di diventare un giocatore.
- Passano gli anni e non smetti di farti domande e di dubitare di quel che vali. Ed è proprio la scintilla di quel dubbio a non farti sentire mai arrivato. Più vai lontano e più dubiti di esser forte abbastanza, ma più dubiti e più lavori. Più lavori e più diventi forte. Ed è esattamente questo a portarti lontano. Invecchi, fai le spalle larghe e impari a stare al mondo.
- [Sul libero] [...] il ruolo più becero che ci sia, quello che meglio lo fai e meno vieni notato.
- [...] lo sport è un equilibrio instabile, nel quale non appena hai capito di cosa sei davvero capace, il tempo ti chiede indietro una vita non tua. Quella dell'atleta è un'esistenza in prestito [...]
Note
[modifica]- ↑ Citato in Colaci, prime parole da trentino: "Un sogno poter giocare qui", trentinovolley.it, 26 maggio 2010.
- ↑ a b Dall'intervista di Nicola Baldo, Volley, Colaci: "Forza Trento, vinciamo gara-3 che ha un peso psicologico", gazzetta.it, 8 aprile 2017.
- ↑ Citato in Gian Luca Pasini, Max Colaci sulla Gazzetta dello Sport, dal15al25.gazzetta.it, 25 maggio 2018.
- ↑ Citato in Gian Luca Pasini, Colaci "l'Italia è pronta...", dal15al25.gazzetta.it, 9 agosto 2019.
- ↑ a b Citato in Sport: Supernews intervista Massimo Colaci, sardegnareporter.it, 21 maggio 2020.
- ↑ Dall'intervista di Carlo Forciniti, Sir Colaci, pentacampione mondiale, Corriere dell'Umbria, 16 dicembre 2023, pp. 44-45.
- ↑ a b Dall'intervista di Antonio Calò, Pallavolo, il salentino Massimo Colaci libero di stupire ancora: «Non sono sazio», lagazzettadelmezzogiorno.it, 6 maggio 2024.
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