Nazım Hikmet

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Nazim Hikmet su un francobollo sovietico del 1982

Nazım Hikmet Ran (1902 – 1963), poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco.

Citazioni di Nazim Hikmet[modifica]

  • Ho bevuto a tutte le fontane della città di Roma | quelle nelle piazze quelle nei cortili quelle agli angoli delle vie | nelle acque di alcune scintillavano lumini sacri | e le acque di alcune colavano dal sole | ho bevuto a tutte le fontane della città di Roma | con Dante, con Gramsci | con gli operai di Milano.[1]
  • Non vivere su questa terra | come un estraneo o come un turista nella natura. | Vivi in questo mondo | come nella casa di tuo padre: | credi al grano, alla terra, al mare | ma prima di tutto credi all'uomo. | Ama le nuvole, le macchine, i libri | ma prima di tutto ama l'uomo. | Senti la tristezza del ramo che secca, | dell'astro che si spegne, | dell'animale ferito che rantola | ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell'uomo. | Ti diano gioia tutti i beni della terra: | l'ombra e la luce ti diano gioia, | le quattro stagioni ti diano gioia | ma soprattutto, a piene mani | ti dia gioia l'uomo![2]

Poesie[modifica]

  • Io sono un noce nel parco Ghiulkhan. | E le foglie, come pesciolini, vibrano dall'alba alla sera, | frusciano come un fazzoletto di seta; prendi, | strappale, o mia cara, e asciuga le tue lacrime. || Le mie foglie sono le mie mani, centomila mani verdi, | centomila mani io tendo, e ti tocco, Istanbul. | Le mie foglie sono i miei occhi, e io guardo intorno, | con centomila occhi ti guardo, Istanbul. | Le mie foglie battono, come centomila cuori. (da Il noce. (1957), p. 57)
  • La città di Praga è incisa su una coppa di vetro | incisa con un diamante. | Risuonerebbe se la toccassi: | striata d'oro, limpida e bianca. (da Ore di Praga. 2 Il mattino. Praga ottimista. (1957), p. 71)
  • Finch'è ancora tempo, mio amore, | e prima che bruci Parigi | finch'è ancora tempo, mio amore, | finché il mio cuore è sul suo ramo | vorrei una notte di maggio | questa notte di maggio | sul lungosenna Voltaire | baciarti sulla bocca | e andando poi verso Notre-Dame | contempleremmo il suo rosone | e a un tratto serrandoti a me | di gioia, paura e stupore | piangere silenziosamente | e le stelle piangerebbero | mescolate alla pioggia fine. (da Finch'è ancora tempo. (1958), p. 78)
  • Siamo in gara con noi stessi, o mia rosa, | o noi porteremo la vita | sulle stelle morte | o la morte | calerà sul nostro mondo. (da Strontium 90. (1958), p. 83)
  • Al mare, alla sabbia, al sole, alla mela, alle stelle | io mi abituo, o mia rosa, | mi abituo profondamente. | Confuso col mare e la sabbia e il sole e la mela e le stelle | il tempo di partire è venuto. (da Quest'anno all'inizio dell'autunno nel sud. (1958), p. 84)
  • Il suo verde marezzato e il suo blu dolcissimo. | Ho passato il mar Caspio in uno di questi giorni di seta. | Davanti al nostro battello il mare stava | spalancato come una porta senza battenti. | La sua condizione innaturale mi ha colpito. | Quale mare è chiuso come questo | senza notizia mai degli altri mari? | Quale mare è solitario come questo? ( Mar Caspio. (1958), p. 92)
  • [...] in me il tempo rimane | come una rossa rosa odorosa | che oggi sia venerdì domani sabato | che il più di me sia passato che resti il meno | me ne infischio. (da C'è un albero dentro di me. (1960), p. 110)
  • [...] sono sulla collina | e il mio cuore come una zattera | s'allontana sulla separazione infinita | va oltre i ricordi | fino al mare pesante senza stelle | nelle tenebre fitte. (da Bakù. (1960), p. 112)

Poesie d'amore[modifica]

  • Il più bello dei mari | è quello che non navigammo. | Il più bello dei nostri figli | non è ancora cresciuto. | I più belli dei nostri giorni | non li abbiamo ancora vissuti. | E quello | che vorrei dirti di più bello | non te l'ho ancora detto. (da Lettere dal carcere a Munevvér, 1942)
  • Amo in te | l'avventura della nave che va verso il polo | amo in te | l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte | amo in te le cose lontane | amo in te l'impossibile. (da Lettere dal carcere a Munevvér, 1943)
  • I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi | così sono d'autunno i castagneti di Bursa | le foglie dopo la pioggia | e in ogni stagione e ad ogni ora, Istanbul. | I tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi | verrà giorno, mia rosa, verrà giorno | che gli uomini si guarderanno l'un l'altro | fraternamente | con i tuoi occhi, amor mio, | si guarderanno con i tuoi occhi. (1948)
  • La vita non è uno scherzo. | Prendila sul serio, | come fa lo scoiattolo, ad esempio, | senza aspettarti nulla | dal di fuori o nell'al di là. | Non avrai altro da fare che vivere. (da Alla vita, 1950)
  • Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti | arrivederci fratello mare | mi porto un po' della tua ghiaia | un po' del tuo sale azzurro | un po' della tua infinità | e un pochino della tua luce | e della tua infelicità. (da Arrivederci fratello mare, Varna, 1951)
  • E tra noi il tempo è di cent'anni | di cent'anni la strada | e da cent'anni nella penombra | corro dietro a te. (Stoccolma, 1960)

Note[modifica]

  1. Citato in Alberto Bevilacqua, Roma Califfa, Mondadori, Milano, 2012, p. 223.
  2. Citato in Francesco Balbo e Rosanna Bertoglio, Nel cuore delle parole. Alla scoperta del gusto di comunicare, Paoline, Milano, 2006, [1].

Bibliografia[modifica]

  • Nazim Hikmet, Poesie, introduzione di Joyce Lussu, traduzione di Joyce Lussu e Velso Mucci, Newton Compton, Roma, 1975.
  • Nâzim Hikmet, Poesie d'amore, traduzione di Joyce Lussu, Mondadori, 2010.

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