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Oddone Longo

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Oddone Longo (1930 – 2018), grecista e filologo classico italiano.

Insetti aristotelici

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  • Non si riscontra prima di Aristotele l'esistenza di una denominazione collettiva per il "genere" (génos) degli insetti. È il Filosofo stesso a segnalare questo anonimato a proposito degli insetti dotati di ali (volanti), ma l'osservazione ha un valore ben più generale:
    Mentre nel caso dei volanti "pennuti" (pterōtà) c'è un nome "generico" che li comprende tutti (órnis, "uccello"), nell'uso corrente manca una denominazione comune per i volanti "ad ali membranose" (ptilōtà) – i nostri Insetti, appunto (RA 490a12). (p. 65)
  • Ecco la definizione che Aristotele dà degli "insetti", e che mostra la diretta e programmatica derivazione del termine dalla caratteristica morfologica di presentare delle "incisioni" (entomài):
    "Chiamo 'insetti' (éntoma) gli animali che presentano nel corpo delle incisioni (entomàs), o nelle parti dorsali, o in queste e in quelle ventrali" (RA 487a32). (p. 66)
  • La teoria di Aristotele in materia di respirazione (o raffreddamento) degli insetti non è peraltro del tutto coerente; accanto alla dottrina di un raffreddamento esercitato dall'aria esterna, come che essa operi attraverso la fessura diaframmatica, il Filosofo afferma anche l'esistenza di una "aria interna", o pneuma innato, che opererebbe il raffreddamento e sarebbe anche ciò che produce il ronzio. (p. 71)

La zoologia delle porpore nell'antichità greco-romana

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  • Nel mondo greco-romano, le denominazioni delle varie specie di porpore sono, per il greco, πορφύρα e κῆρυξ, mentre il latino ha gli equivalenti, rispettivamente purpura (forma latinizzata di πορφύρα) e pelagia, per πορφύρα; bucinus e murex, per κῆρυξ. (pp. 79-80)
  • I molluschi prevalentemente usati nell'antichità per l'estrazione della porpora erano Murex brandaris e Murex trunculus, le πορφύραι dei Greci. (p. 80)
  • La fonte principale di cui disponiamo per le conoscenze zoologiche relative ai molluschi purpurigeni è per l'antichità greca Aristotele; poco vi aggiungono autori greci più tardi e lo stesso Plinio, che il più delle volte non fa che parafrasare, talora travisare, quasi sempre impoverire, i testi aristotelici cui attingeva per la sua compilazione. (p. 80)
  • Abbiamo così che i murici della Troade (Sigeo, Lecto) sono "grandi", quelli della Caria e dell'Euripo (canale di Calcide) "piccoli". I murici che vivono nei "golfi" (ma si dovrà intendere piuttosto "in mare aperto") sono "grandi e ruvidi", e secernono un "fiore" (ἄνθος) di colore "nero"; altri murici, pure dello stesso tipo, producono invece una secrezione di color "rosso vivo" (ἐρυθρόν), e presentano un organo secretore di ridotte dimensioni; quest'organo è detto anch'esso, metonimicamente, "fiore" (ἂνθος), come la secrezione da esso emessa. (p. 81)

Porpora e sangue. Da Omero a Shakespeare

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  • Sangue e porpora condividono in primo luogo, non solo un comune fondo cromatico, ma anche la particolare proprietà di presentarsi con tutta una gamma di gradazioni. Il "color porpora" notoriamente non è un'entità cromatica univoca e stabile, ma comprende tutta una gamma di tonalità che vanno dal rosso vivo – diciamo, vermiglio – fino al paonazzo, al rosso cupo, al violaceo, addirittura ad un rosso così cupo da accostarsi al nero. (p. 125)
  • Strettamente affini sul piano oggettuale e semasiologico, finché si tratti del bagnare, impregnare e colorare un altro corpo, porpora e sangue si distinguono e contrappongono invece nettamente quanto alla durata nel tempo di questa "tintura". Il sangue è solubile in acqua, e una superficie, un'epidermide, un tessuto che ne siano intrisi possono venir facilmente riportati mercé immersione o detergimento al colore primitivo; la tintura di porpora possiede invece caratteri di inalterabilità, indelebilità, che ne fanno uno dei coloranti più stabili. (p. 126)
  • In Omero, l'epiteto "purpureo" (πορφύρεος) si trova direttamente associato al sangue nella scena in cui Troiani ed Achei si scontrano in una mischia furiosa intorno al cadavere di Patroclo, "e la terra s'impregnava di sangue purpureo"[1]. (pp. 126-127)

Note

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  1. Iliade, 17, 360.

Bibliografia

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Altri progetti

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