Porpora
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Citazioni sulla porpora.
Citazioni
[modifica]- Il Porpora – è di moda due volte – | in questa stagione dell'anno, | e quando un'anima percepisce se stessa | come un'Imperatrice. (Emily Dickinson)
- Lo studio della porpora, sostanza colorante di origine animale, non può non coinvolgere la zoologia. Due aspetti, quanto meno, sono di pertinenza zoologica: da un lato, l'identificazione dei molluschi purpuriferi, con gli associati e controversi problemi di nomenclatura; dall'altro, la localizzazione e descrizione dell'organo (ghiandola ipobranchiale) che produce la sostanza colorante (o, meglio, un suo precursore), con gli associati interrogativi circa il significato, per i molluschi stessi, di questa ghiandola e del relativo secreto. (Alessandro Minelli)
- Qualunque studio sul simbolismo della porpora nell'ambito del cristianesimo antico deve prendere le mosse da una duplice constatazione. La prima è la sua base biblica: dal momento che la riflessione dei Padri dipende in modo determinante dalla lettura e dal commento delle Scritture, anche una ricerca sul simbolismo della porpora nel cristianesimo antico non può non partire dal posto che essa occupa nell'Antico e nel Nuovo Testamento. La seconda è che inutilmente si cercherebbe nell'antichità cristiana un uso liturgico della porpora. (Giovanni Filoramo)
- Sangue e porpora condividono in primo luogo, non solo un comune fondo cromatico, ma anche la particolare proprietà di presentarsi con tutta una gamma di gradazioni. Il "color porpora" notoriamente non è un'entità cromatica univoca e stabile, ma comprende tutta una gamma di tonalità che vanno dal rosso vivo – diciamo, vermiglio – fino al paonazzo, al rosso cupo, al violaceo, addirittura ad un rosso così cupo da accostarsi al nero. (Oddone Longo)
- Dove, come, quando è iniziato e si è diffuso, ed in quali limiti, l'uso della porpora? Nel Vicino Oriente antico, associata alle classi gentilizie e sacerdotali, è la risposta più accreditata (ma ricordando altresì quello che è stato lo specifico apporto sperimentale e merceologico dei Fenici). E tuttavia si deve riflettere su una circostanza. La porpora è un fenomeno tutto mediterraneo, pur se in certi limiti e a certi livelli recepito per imitazione nell'Europa d'oltralpe.
- E qui si innesta il discorso sulla porpora come fulcro di atti, gesti, rituali che assumono una forte valenza visiva, facendosi per ciò stesso immagini. Retorica e arte si dànno la mano nel "trascrivere" le immagini di quelle che vorrei chiamare le liturgie della porpora, culminanti nei cerimoniali della tarda antichità e poi a Bisanzio. Costantino piangente di commozione che viene rivestito di porpora dai soldati mentre lo acclamano imperatore, o Leone I che tra gli stendardi sollevati da terra e protetto da un muro di scudi riceve la porpora e il diadema offrendo la sua maestà legittimata alla proskynesis dei senatori, sono immagini di intenso impatto emozionale che la retorica e il discorso storico accolgono ed esaltano.
- Nell'odierno mondo delle rappresentazioni la porpora richiama l'eccellenza ecclesiastica, pur se essa magnifica in limitate circostanze anche altre categorie; ed oggi invero la porpora non è che un colore ancora con una sua simbologia ma privo ormai di quella pregnanza e di quello statuto di discrimine sacrale, politico-istituzionale e sociale che per secoli ne hanno implicato la produzione e l'uso.
- Dopo la scomparsa della porpora a seguito della fine dell'impero di Bisanzio, scomparvero anche le conoscenze sulla sua origine e sulla sua preparazione e quel poco che gli Autori riportavano nei loro scritti derivava dai testi greci e latini che parlavano di questa sostanza.
- Gli scrittori contemporanei, e fra questi l'Amati, autore di un famoso De restitutione purpurarum, sostenevano infatti, sulla base della interpretazione degli Autori antichi, che la porpora era fatta da una miscela di colori diversi e precisamente di nove "colori semplici" e di cinque "colori misti". Si riteneva anche che la porpora era un fluido che scaturiva da un ricettacolo chiamato "fiore" che possedevano alcuni molluschi marini.
- La porpora fu riscoperta nel 1833 da Bartolomeo Bizio, un chimico vicentino che lavorava a Venezia. Bizio riscoprì dal nulla una tecnica che era stata inventata dai Fenici per estrarre da certi animali marini il materiale grezzo dal quale si forma un colorante, la porpora. Dico dal nulla perché Bizio dovette reinventare la tecnica di fare la porpora basandosi su pochi e incerti documenti, su alcune interpretazioni, su qualche intuizione.
- Il porpora nell'immaginario armeno si confonde col mito delle origini. Esso appare già nell'inno celebrante la nascita di Vahagn, divinità tra le più care al popolo dell'Ararat. Delle sue mitiche imprese si era nutrito per secoli l'immaginario del contadino e dell'artigiano armeni, mentre in tempi recenti correnti neo-paganiste nelle lettere e nelle arti l'hanno innalzato a simbolo ed emblema di armenità, lo hanno inneggiato quale possente proiezione delle più intime, recondite vibrazioni dell'animo armeno.
- Indizio tra i più suggestivi, nella lingua armena, delle valenze cosmiche del tzirani è la visuale in cui l'uomo armeno ancor oggi contempla uno dei fenomeni più tipici della volta celeste, l'"arco dei cieli", l'arc-en-ciel come plasticamente lo nomina il francese, e che all'armeno appare invece come l'"arco di porpora", per antonomasia: tzirani gôti, letteralmente cintura di porpora.
- La voce armena per "porpora", è tzirani (letteralmente: color d'albicocca), etimologicamente legata a tziran, albicocca, mentre il frutto è quasi un simbolo dell'Armenia persino nella denominazione scientifica, Prunus armeniaca, anche per il sapore e il colore non comuni dell'albicocca armena.