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Olesja Jaremčuk

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Olesja Jaremčuk nel 2017

Olesja Ljubomyriwna Jaremčuk (1991 – vivente), giornalista e scrittrice ucraina.

Citazioni di Olesia Jaremčuk

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  • Immaginate che l'Italia venga invasa e migliaia di persone vengano uccise. A quali condizioni vorreste parlare di pace? Solo riconquistando la libertà e stabilendo responsabilità sulle violazioni del diritto internazionale. Ci sarà pace in Ucraina quando avremo cacciato invasori, stupratori, torturatori, criminali.[1]
  • [...] Brody era la Gerusalemme della Galizia, un tempo l'89% dei residenti era ebreo.[2]
  • Le case e le strutture si possono ricostruire, l'identità no.[3]
  • Negli ultimi tempi ho iniziato a intervistare le persone che sono state deportate con la forza in Russia dai territori occupati, e che hanno vissuto in questi "campi di filtraggio", rimasti senza soldi e senza risorse. La cosa che mi è più difficile capire è che queste storie sulla Seconda guerra mondiale e quelle che sento oggi, purtroppo, sono molto simili. Non mi entra in testa. Le storie sui metodi staliniani, sulla crudeltà, sulla violenza. È dura, non posso accettare il fatto che nel Ventunesimo secolo si ripeta tutto questo. Quando si scoprono camere di tortura, dove le persone sono state torturate, mutilate: come è possibile? Che livello può raggiungere questa crudeltà, questa violenza, questo odio per l'Ucraina? È assurdo, e non ho idea di come potremmo continuare a vivere e scrivere dopo quello che è successo. Come scrivere dopo Auschwitz? Come scrivere dopo Buča, Izjum e ora Lyman? Dopo tutte queste morti insensate e lo sterminio di un popolo, come possiamo vivere dopo questo? Non lo so.[4]
  • [...] [gli] ultimi armeni del villaggio di Kuty, [...] [i] tedeschi e i valacchi in Transcarpazia, [...] [gli] ebrei a Brody, i turchi mescheti e i rom nell'Ucraina orientale (vivono vicino alla linea del fronte adesso), [i] gagauzi, i liptak e gli svedesi. Tutto questo è una lunga storia sulla nostra diversità. Queste storie parlano della gente, di me, di noi. Siamo vicini di casa, dobbiamo comprenderci a vicenda, dobbiamo trovare una lingua comune.[5]

Presentazione di Mosaico Ucraina, traduzione di Claudia Bettiol, Bottega Errante, Udine, 2022. ISBN 9791280219640; linkiesta.it, 13 dicembre 2022

  • È indiscutibilmente un segno di saggezza e maturità saper dire: i nostri armeni ed ebrei, i nostri polacchi, cechi e slovacchi, i nostri rom, i nostri tedeschi, i nostri gagauzi, i nostri valacchi e albanesi. Solo allora – e non prima – cesseranno tutti di essere dei senzatetto. Sì, senzatetto, ed è colpa nostra, colpa della cosiddetta maggioranza sociale. Perché finché rimarranno stranieri, verrà negato loro un posto: straniero è colui che viene privato di un posto nello spazio, colui che dovrebbe sempre essere "altrove". Coloro che hanno patito le deportazioni di Stalin, e che talvolta sono stati pure vittime dei nazionalismi post-sovietici, sono ben consapevoli di cosa significhi tutto ciò. Ecco perché non sono sorpresi. Spesso non si aspettano nulla da noi. La maggior parte tace e scompare. Se ne va, infine assimilata. Muore.
  • Ecco come appare adesso la nostra Ucraina, è questo il suo archetipo: un insieme di tipici edifici sovietici, tra i quali solo l'occhio più vigile noterà un qualcosa di altro, rimasto intatto nel nuovo panorama "ordinato" a causa della negligenza o della caparbia ostinazione di qualcuno. Una piccola chiesa dove si canta in un'altra lingua; una pietanza che si prepara da diversi secoli in decine di case nei dintorni, un piatto che, forse, è l'unico ricordo di quel lungo viaggio dalle montagne innevate che un tempo avevano intrapreso gli antenati; un mestiere arrivato da una patria lontana; delle parole in un'altra lingua ascoltate durante l'infanzia, che i vicini non capiscono.
    Certo, queste isolette sono piccole, a volte così minuscole da essere visibili solo con la lente d'ingrandimento di un orafo: come un intarsio su una superficie più o meno omogenea, già di per sé interessante, ma pur sempre resa incommensurabilmente più ricca grazie alle sue sfaccettature diverse [...] luoghi in cui l'ucrainità si espande improvvisamente, si apre a tutti gli angoli del mondo, supera le paradossali mura del nazionalismo etnico con la stessa naturalezza con cui un pesce attraversa le acque territoriali.
  • È impossibile prevedere in quale momento e con quali criteri sarai (sarò, sarà) bollato come un estraneo o un'estranea, come qualcuno che minaccia il sistema, la "purezza" del panorama, il concetto di certi "designer". Ecco perché siamo tutti Altri, tenuti insieme solo dalla comprensione, dall'empatia e dall'amore.

Note

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  1. Dall'intervista di Martina Delpiccolo, Ebrei, russi e armeni: ecco il Mosaico Ucraina che Putin sta eliminando, messaggeroveneto.gelocal.it, 8 ottobre 2022.
  2. Da Our Others / Mosaico Ucraina, video di Oleksandr Fraze Frazenko disponibile su Youtube, min. 0:56-0:58.
  3. Dichiarazione resa al Pisa Book Festival 2022, citato in Antonia Del Sambro, Human Rights Watch: nel mondo, le donne continuano a lottare, lasvolta.it, 18 gennaio 2023.
  4. Dall'intervista di Claudia Bettiol, Olesja Jaremčuk: Mosaico Ucraina, balcanicaucaso.org, 30 dicembre 2022.
  5. Da Our Others / Mosaico Ucraina, video di Oleksandr Fraze Frazenko disponibile su Youtube, min. 2:49-0:58-3:23.

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