Palazzo del Podestà (Bologna)
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Citazioni sul Palazzo del Podestà di Bologna.
- A Bologna due questioni che da decenni ritornano in modo ciclico sono quelle della facciata di S. Petronio e della cornice di coronamento del palazzo del Podestà. [...]
Il palazzo del Podestà manca della cornice di coronamento, e, per quante ricerche si siano fatte, non v'è la minima documentazione di come avrebbe dovuto essere. Ed ecco il Rubbiani ed il Comitato di Bologna storico-artistica, per tante ragioni benemeriti della città dotta, proporre di rimediare alla mancanza con un cornicione sormontato da merlatura, di cui fu fatto un modello all'angolo del palazzo.
Il modello era stato eseguito ad imitazione del palazzo degli Strazzaroli, quasi coevo al palazzo del Podestà, il che nulla toglie all'arbitrio ed anzi l'accentua. Tra i due palazzi c'è una differenza che vorrei dire di razza, modesto l'uno, aulico l'altro. Il palazzo del Podestà, che sembra sia stato eretto da Aristotile Fieravanti, mago dell'architettura, che portava a spasso le torri e finì la sua carriera a Mosca, nella chiesa del Kremlino, mostra nel porticato di base e nelle ampie finestre del primo piano una gagliarda ispirazione già pienamente classica, che solo in parte ha a che fare con le forme dialettali della sede della corporazione dei Drappieri. Riprodurre questa, in mancanza di meglio, sarebbe non solo un falso, ma un'alterazione del sentimento originario, un reato contro un monumento che è tra i più significativi d'Italia. Queste le ragioni del voto negativo, più volte ripetuto dal Consiglio superiore, accolto con malcelata ostilità dai bolognesi, a cui non garba (e da un loro punto di vista non hanno torto) di vedere mutilato un loro importante monumento. (Gustavo Giovannoni)
- A lui [Aristotile Fieravanti] si deve con ogni probabilità il modello del palazzo del Podestà ordinato dal Reggimento nel 1472, giacché occorreva riparare la facciata verso la piazza maggiore che il Burselli diceva ruinosa per l'antichità. E bene si sarà apposto il Comune ad affidare lo studio dei nuovi lavori al Fieravanti, allora massimo della sua fama, cercato e invidiato dalle corti d'Italia e di fuori, peregrinante in quegli anni tra Roma, Napoli (1471) e Bologna. A nessuno meglio che a lui conveniva risolvere il problema di rifare il grande portico e la facciata romanica senza demolire interamente né l'uno né l'altro, ma solo rivestendoli con nuove forme. (Guido Zucchini (storico))
- Se le decorazioni delle candeliere e i capitelli e le modanature si devono a tagliapietre toscani, l'insieme architettonico del palazzo mostra essere il parto di un artefice locale che nel disegnare il modello ebbe a guida le esigenze tecniche della costruzione, le nuove forme rinascenti e specialmente il partito delle lesene importato da Pagno di Lapo e infine alcuni usi prettamente locali, come quello di porre finestrelle circolari del fregio onde illuminare il grande e tradizionale soffitto piano ricco di legni intagliasti e dipinti. (Guido Zucchini (storico))
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