Paracelso

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Paracelso

Philippus Theophrastus Bombast von Hohenheim, detto Paracelsus o Paracelso (1493 – 1541), medico, alchimista e astrologo svizzero.

Citazioni di Paracelso[modifica]

  • Chi vuole conoscere l'uomo deve guardarlo nel suo complesso e non come una struttura messa su alla meglio. Se trova malata una parte del corpo, deve cercare le cause che producono tale malattia e non limitarsi a trattare gli effetti esterni.[1]
  • Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l'inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l'inverno, ma l'inverno che causa la neve.[2]
  • Ho osservato tutti gli esseri: pietre, piante e animali e mi sono sembrate come lettere sparse rispetto alle quali l'uomo è parola viva e piena.[3]
  • I pazienti sono i tuoi libri; il letto del malato il tuo studio.[4]
  • Il ciarlatano studia le malattie negli organi colpiti, dove non trova altro che effetti già avvenuti, e non arriverà mai a una fine; perché anche se uccidesse mille persone per studiare questi effetti, rimarrebbe sempre un ignorante per quello che riguarda le cause. Il vero medico studia le cause delle malattie studiando l'uomo universale.[5]
  • L'ambiente fisico del paziente può avere una grande influenza sul corso della sua malattia. Se è assistito da persone che sono in simpatia con lui, sarà per lui tanto meglio che se sua moglie o chi gli è intorno desiderano la sua morte.[6]
  • L'immaginazione può creare la fame e la sete, produrre secrezioni anormali e causare malattie.[7]
  • L'origine delle malattie è nell'uomo e non fuori di esso; ma le influenze esterne agiscono sull'intimo e fanno sviluppare le malattie. Un medico che non sappia nulla di Cosmologia saprà ben poco sulle malattie. Egli dovrebbe conoscere quello che esiste nel cielo e sulla terra, quello che vive nei quattro elementi e come essi agiscono sull'uomo; in breve egli dovrebbe conoscere quello che l'uomo è, la sua origine e la sua costituzione; dovrebbe conoscere l'uomo nella sua interezza e non solo la sua forma esterna.[8]
  • La natura causa e cura le malattie, ed è quindi necessario che il medico conosca i processi della Natura, l'uomo invisibile al pari dell'uomo visibile.[9]
  • Le opere, non le chiacchiere, fanno il medico.[10]
  • Ma è proprio vero che nella terra ci sono ancora molte cose che non conosco [...] che Dio farà manifestare cose mai viste e mai rivelate che non abbiamo mai saputo. Perciò qualcuno verrà dopo di me [...] e le spiegherà.[11]
  • Nel mondo c'è un ordine naturale di farmacie, poiché tutti i prati e i pascoli, tutte le montagne e colline sono farmacie [...] nella natura tutto il mondo è una farmacia che non possiede neppure un tetto![12]
  • Non sono né il diavolo né il medico a guarire, ma solo Dio attraverso la medicina.[13]
  • Se conosciamo l'anatomia dell'uomo interiore, conosciamo la prima materia, e possiamo vedere la natura delle sue malattie al pari dei rimedi. Ciò che vediamo con gli occhi esterni è l'ultima materia.[14]
  • Tutte le cose sono un ente, doppio, perché divine e umane, triplo perché spirituali, e dotate di anima e di corpo: un olio (=zolfo), una pietra (=pietra filosofale =mercurio), un carvunculus (=sale).[15]
  • Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.[16]
  • Un medico che, sul suo paziente, non sa altro che quanto questi gli dice, conosce in realtà molto poco. Egli deve saper giudicare dalle sue apparenze esterne le sue condizioni interne. Deve saper vedere l'intimo dell'uomo esterno.[17]
  • Un uomo adirato non è adirato solo nella sua testa o nei suoi pugni, ma dappertutto; una persona che ama non ama solo con l'occhio, ma con tutto il suo essere; in breve, tutti gli organi del corpo, e il corpo stesso, sono solo forme-manifestazioni di stati mentali previamente e universalmente esistenti.[18]
  • Vi è nell'uomo un duplice potere attivo: l'uno che agisce invisibilmente, o potere vitale, e l'altro che agisce visibilmente o forza meccanica. Il corpo visibile ha le sue forze naturali, e il corpo invisibile ha le sue forze naturali egualmente; i rimedi di tutte le malattie o lesioni che possono colpire la forma visibile sono contenuti nel corpo invisibile.[19]

Attribuite[modifica]

  • Non sia di altri chi può essere di sè solo.[20]
Alterius non sit, qui suus esse potest.
Motto personale di Paracelso che lo fece apporre, anche in tedesco, sui suoi ritratti, il cui autore è tuttavia un anonimo medievale identificato come Gualtiero Anglico.

Citazioni su Paracelso[modifica]

  • Sono famigerate le stravaganze di Paracelso, il quale però fu molto più di un semplice ciarlatano. (Lynn Thorndike)

Note[modifica]

  1. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 172.
  2. Da De Astronomia; citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 201.
  3. Da J. Zihlmann, Volkserzählungen und Bräuche, Hitzkirch, 1989.
  4. Citato in AA.VV., Il libro della medicina, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 57. ISBN 9788858036730
  5. Da Paragranum, I; citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 201.
  6. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 176.
  7. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 210.
  8. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 203.
  9. Da Paragranum; citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 181.
  10. Citato in in Aa.Vv., Manuale di diagnostica per immagini, per il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, Esculapio, Bologna, 2008, p. 1. ISBN 978-88-7488-271-7
  11. Da La grande chirurgia, volume III, pag. 46.
  12. Da Volumen Paramirum.
  13. Da La grande chirurgia, volume IX, pag. 333.
  14. Da Paramirum, I, 6; citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 189.
  15. Da Il libro della Santa Trinità.
  16. Da Responsio ad quasdam accusationes & calumnias suorum aemulorum et obtrectatorum. Defensio III. Descriptionis & designationis nouorum Receptorum.
  17. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 172.
  18. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 208.
  19. Citato in Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, p. 182.
  20. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 253.

Bibliografia[modifica]

  • Franz Hartmann, Il mondo magico di Paracelso, traduzione di Mario Monti, Edizioni Mediterranee, Roma, 1982.

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