Patricia Cornwell

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Patricia Daniels Cornwell (1956 – vivente), scrittrice statunitense.

Patricia Cornwell, 2011
  • Lo sai cos'è il suicidio? [...] L'estremo vaffanculo di chi vuole avere sempre l'ultima parola.[1]

Incipit di alcune opere[modifica]

A rischio[modifica]

È tutto il giorno che su Cambridge infuriano temporali autunnali, e in serata è previsto un peggioramento. Sotto pioggia, tuoni e lampi, Winston Garano (detto "Win", o anche "Geronimo") cammina a passo svelto lungo il lato est dello Harvard Yard.
È senza ombrello e senza impermeabile, ha il completo Hugo Boss e i capelli fradici, e se li sente appiccicati addosso. Le scarpe di Prada sono zuppe e infangate, perché scendendo dal taxi ha messo i piedi in una pozzanghera. Oltre a questo, il tassista lo ha lasciato nel posto sbagliato: non al 20 di Quincy Street, di fronte allo Harvard Faculty Club, ma davanti al Fogg Art Museum. In realtà, l'errore è stato di Win.

Al buio[modifica]

Win Garano posa due bicchieri di plastica su uno dei tavoli da picnic di fronte alla John F. Kennedy School of Government. È un soleggiato pomeriggio di metà maggio e Harvard Square è piena di gente. Win si siede a cavalcioni su una panchina, accaldato e sudato: ha un completo Armani nero e scarpe di Prada nere, che ha comprato usati. Ha avuto la sensazione che il precedente proprietario fosse morto, perché la commessa dell'Hand Me Ups gli ha proposto quell'abbinamento per novantanove dollari sostenendo che era "praticamente nuovo". E dopo gli ha fatto vedere un'altra serie di abiti, scarpe, cinture, cravatte e persino calzini. Tutti firmati: DKNY, Hugo Boss, Gucci, Hermès, Ralph Lauren.

Autopsia virtuale[modifica]

Nello spogliatoio del personale femminile butto il camice sporco nel cesto dei rifiuti pericolosi e mi tolgo gli altri vestiti e gli zoccoli. Mi domando se la scritta nera sul mio armadietto, COL. SCARPETTA, verrà cancellata subito dopo la mia partenza per il New England, domani mattina. Finora non ci avevo pensato, ma è un'idea che mi disturba. Una parte di me non vuole andare via.

Calliphora[modifica]

La dottoressa Kay Scarpetta sposta verso la luce di una candela la provetta di vetro e osserva la larva che galleggia nell'etanolo.
Capisce immediatamente a che stadio della metamorfosi è l'esemplare biancastro, non più grande di un chicco di riso. Se non fosse morto, si sarebbe trasformato in una Calliphora vicina, una mosca dalle sfumature verde bottiglia, e avrebbe presumibilmente deposto le uova nella bocca o negli occhi di un cadavere, oppure nella maleodorante ferita di un vivo.

Cadavere non identificato[modifica]

6 dicembre 1996
Epworth Heights
Luddington, Michigan

Carissima Kay,
sono seduto sulla veranda a guardare il lago Michigan con il vento che mi ricorda che dovrei farmi tagliare i capelli. Ricordo l'ultima volta che siamo venuti qui e ci siamo entrambi dimenticati per un momento prezioso chi eravamo e che cosa dovevamo fare. Kay, ho bisogno che tu mi ascolti.
Se leggi questa lettera, è perché io sono morto.

Causa di morte[modifica]

Accesi il fuoco e sedetti dirimpetto alla finestra di oscurità che al sorgere del sole avrebbe inquadrato il mare: era l'ultimo mattino dell'anno più sanguinoso che la Virginia ricordasse dai tempi della guerra civile. In vestaglia, nel cono di luce della lampada, sfogliavo le statistiche annuali di incidenti automobilistici, suicidi, risse, sparatorie, accoltellamenti redatte dal mio ufficio, quando, alle cinque e quindici, il telefono si mise a squillare.
[Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Anna Rusconi]

Il Cimitero dei senza nome[modifica]

LA NOTTE PRIMA DI NATALE
Si addentrò a passo sicuro nella neve alta di Central Park. Era tardi, ormai, anche se non sapeva esattamente che ore fossero. Le rocce in direzione del Ramble erano una massa nera sotto le stelle. Riusciva a udire e a vedere il proprio respiro: Temple Gault non era come tutti gli altri. Era sempre stato un essere magico, un dio incarnatosi in un corpo umano. Camminava là dove chiunque altro avrebbe scivolato, e non conosceva la paura. Da sotto la visiera del cappello da baseball, i suoi occhi scandagliavano l'oscurità.
[Mondadori, traduzione di Anna Rusconi]

Il nido dei calabroni[modifica]

L'estate incombeva fosca su Charlotte. Tremuli luccichii balenavano sull'asfalto bollente. Il traffico del mattino premeva verso le lusinghe del futuro, nuovi edifici spuntavano, il passato si arrendeva ai bulldozer. Dal centrocittà si impennavano i sessanta piani dell'USBank Corporate Center, sormontati da una corona di canne d'organo inneggianti al dio denaro. Capitale dell'ambizione e del cambiamento, Charlotte era cresciuta così in fretta da non riuscire più a orientarsi nelle sue stesse strade. Il suo sviluppo non conosceva tregua spesso era goffo come quello di un adolescente, o troppo pieno di ciò che i suoi primi coloni avevano chiamato orgoglio.
[Patricia Cornwell, Il nido dei calabroni, (Hornet's Nest), traduzione di Anna Rusconi, Arnoldo Mondadori Editore 1999.]

Insolito e crudele[modifica]

Meditazione del dannato di Spring Street

Due settimane a Natale. Quattro giorni al nulla totale. Sdraiato sul mio letto, osservo i piedi nudi e il cesso: bianco e senza l'asse. Non sobbalzo più al passare degli scarafaggi: loro mi guardano, e io guardo loro.

Chiudo gli occhi e respiro lentamente.

Ricordo quando rastrellavo il fieno, sotto il sole cocente, e in confronto ai bianchi non mi davano niente. Sogno di abbrustolire noccioline in una latta, e di sgranocchiare pomodori come mele mature. Immagino di guidare il camioncino, la faccia rigata di sudore in quel posto odiato che giuravo avrei lasciato.
[Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Anna Rusconi]

Kay Scarpetta[modifica]

Frammenti di tessuto cerebrale, simili a lanugine umida e grigia, punteggiavano le maniche del camice macchiato di sangue della dottoressa Kay Scarpetta. Si sentivano lo scroscio dell'acqua corrente nei lavabi d'acciaio e il ronzio della sega Stryker, e nell'aria aleggiava polvere d'osso fine come farina. Tre tavoli erano occupati, e si attendevano altri cadaveri. Era martedì 1° gennaio, il giorno di Capodanno.

L'ultimo distretto[modifica]

Il freddo dà una sfumatura livida al buio del crepuscolo e sono contenta che le tende di camera mia siano abbastanza pesanti da nascondere l'ombra riflessa sui vetri mentre faccio le valigie. La vita non potrebbe essere più assurda, in questo momento.
"Ho voglia di bere" dichiaro aprendo un cassetto del comò. "Ho voglia di accendere il camino, di bere qualcosa e di farmi una pasta. Tagliatelle paglia e fieno con i peperoni e la salsiccia. È da un sacco di tempo che ho intenzione di prendermi un anno sabbatico e andare in Italia, imparare l'italiano per davvero. Imparare a parlarlo, non solo a pronunciare il nome di qualche piatto. Oppure in Francia. Sì, in Francia. Ci andrei anche adesso" aggiungo con un tono di rabbiosa impotenza. "Potrei andare a stare a Parigi. Senza problemi." È il mio modo di rifiutare la Virginia e tutti quelli che ci vivono.
[Arnoldo Mondadori Editore, traduzione di Annamaria Biavasco]

La fabbrica dei corpi[modifica]

Davanti alla mia finestra ombre di cervi balenavano al limitare della scura boscaglia, mentre il sole faceva capolino dal confine della notte. Era il sedici ottobre. Intorno a me le tubature gemevano, e a una a una anche le altre stanze si illuminarono, mentre secche esplosioni provenienti da poligoni di tiro invisibili crivellavano l'alba. Ero andata a letto e mi ero alzata accompagnata da un sottofondo di spari.
[Mondadori, traduzione di Anna Rusconi]

Oggetti di reato[modifica]

13 agosto
KEY WEST
Dear M.
sono passati trenta giorni di delicate sfumature di sole e di cambi di vento. Penso troppo e non sogno. Trascorro quasi tutti i pomeriggi in veranda da Loui's, a scrivere e a guardare il mare. Sopra il mosaico di lingue di sabbia l'acqua è color smeraldo screziato, verde azzurra dove si fa più profonda. Il cielo continua all'infinito, le nuvole sono bianchi batuffoli in perenne movimento, come fumo. Una brezza costante si porta via i rumori della gente che nuota e delle barche a vela che gettano l'ancora appena oltre gli scogli.
[Mondadori, traduzione di Lucio Angelini]

Postmortem[modifica]

Venerdì 6 giugno a Richmond pioveva.

L'acquazzone incessante, cominciato all'alba, aveva infierito sui gigli riducendoli a nudi steli e sparso foglie sull'asfalto e sui marciapiedi. Rivoli d'acqua correvano per le strade; nei campi da gioco e nei prati si allargavano grandi pozze. Andai a dormire con il sottofondo della pioggia che scrosciava sulle lastre di ardesia del tetto e, mentre la notte sfumava nella nebbia dell'aurora del sabato, feci un sogno orribile. Al di là dei vetri della finestra striati di pioggia apparve un volto livido, dai tratti informi e inumani come quelli delle bambole fatte con le calze di nailon. La finestra era buia quando la sagoma apparve, simile a uno spirito maligno, intenta a scrutare all'interno. Mi svegliai e fissai l'oscurità. Soltanto quando il telefono squillò di nuovo capii cosa mi aveva destato. Trovai la cornetta senza annaspare.
[Mondadori, traduzione di Marco Amante]

Predatore[modifica]

È domenica pomeriggio, e Kay Scarpetta è nel suo studio alla National Forensic Academy di Hollywood, in Florida. Il cielo è coperto, foriero di tempesta. Di solito, a febbraio, il tempo non è così caldo e piovoso.
Echeggiano colpi di arma da fuoco, qualcuno urla qualcosa che lei non capisce. Nei weekend spesso si tengono esercitazioni in cui gli agenti del reparto operazioni speciali corrono in tuta nera sparando a destra e a sinistra. Nessuno li sente, a parte Kay, che però non ci bada e prosegue nella lettura. Sta esaminando il certificato di salute mentale rilasciato da un coroner della Louisiana a una donna che in seguito ha ucciso cinque persone e dichiara di non ricordare nulla.

Punto di origine[modifica]

Salve dottoressa,
Tic toc
Ossa segate dal fuoco.[2]

Quel che rimane[modifica]

Sabato, ultimo giorno di agosto, mi misi al lavoro prima dell'alba. Non vidi la foschia sollevarsi come fumo da un prato bruciato, né il cielo colorarsi d'azzurro intenso. Per tutta la mattina i tavoli d'acciaio rimasero occupati dai cadaveri, e l'obitorio non ha finestre. Il fine settimana del Labor Day si era inaugurato con una catena di incidenti e una sparatoria a Richmond.

Note[modifica]

  1. Kay Scarpetta: da Cadavere non identificato.
  2. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Patricia Cornwell, A rischio, traduzione di Annamaria Biavasco, Mondadori, 2006. ISBN 8804561742
  • Patricia Cornwell, Al buio, traduzione di Annamaria Biavasco, Mondadori, 2008. ISBN 9788804578727
  • Patricia Cornwell, Autopsia virtuale, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori, 2011. ISBN 9788804611370
  • Patricia Cornwell, Cadavere non identificato, traduzione di Annamaria Biavasco, Mondadori, 2001. ISBN 8804491124
  • Patricia Cornwell, Calliphora, titolo originale Blow Fly, traduzione di Annamaria Biavasco, Mondadori, 2004.
  • Patricia Cornwell, Causa di morte, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori.
  • Patricia Cornwell, Il cimitero dei senza nome, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori, 1998. ISBN 880444438X
  • Patricia Cornwell, Il nido dei calabroni, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori, 1999
  • Patricia Cornwell, Insolito e crudele, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori.
  • Patricia Cornwell, Kay Scarpetta. Vent'anni di indagini, di sfide, di incubi, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori, 2009. ISBN 9788804583363
  • Patricia Cornwell, L'ultimo distretto, traduzione di Annamaria Biavasco, Mondadori.
  • Patricia Cornwell, La fabbrica dei corpi, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori, 1997. ISBN 8804434385
  • Patricia Cornwell, Oggetti di reato, traduzione di Lucio Angelini, Mondadori.
  • Patricia Cornwell, Postmortem, traduzione di Marco Amante, Mondadori.
  • Patricia Cornwell, Predatore, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori, 2006. ISBN 8804550988
  • Patricia Cornwell, Quel che rimane, traduzione di Anna Rusconi, Mondadori, 1998. ISBN 8804447079

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]