Pierre Restany

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Pierre Restany.
Foto di Erling Mandelmann, 1998.

Pierre Restany (1930 – 2003), critico d'arte francese.

Citazioni di Pierre Restany[modifica]

  • È al prezzo di questa sofferenza che Agnetti ha acquistato la sua febbrile maestria. Come Socrate rifiutava la domanda di Alcibiade di essere l'oggetto del suo desiderio, così Agnetti temeva sopra ogni cosa d'essere troppo ben capito. Viveva la sua performance linguistica come un destino inafferrabile, di cui il fine e i mezzi erano la riduzione a zero dei termini dello scambio. Questo fondamentale azzeramento gli permetteva il passaggio integrale dal Verbo al Numero. Sostituendo il discorso parlato o scritto con l'enumerazione aritmetica, Agnetti riduceva sì la parola a semplice "supporto d'intonazione", ma era una intonazione in codice. Passava dal Verbo al Numero ma per tornare alla universalità del linguaggio. La sua "Macchina drogata" o il suo "Amleto politico" che operano il transfert numerico del Verbo in nome dell'Universale sono delle pure figure stilistiche lacaniane. Somma dei due oceani più grandi, il rumore del mare al Capo Horn deve essere un rumore matematico, mi diceva una sera – al bar, insieme, sognavamo la Terra del Fuoco.[1]
  • Sul potere e la legge Agnetti si poneva il grande interrogativo: "È possibile la giustizia senza delitti?", e la sua risposta è nelle sue poesie "Machiavelli 30": "Anche questo è un delitto". Al terribile potere di amputazione della Giustizia, simbolizzato dalla spada, Agnetti opponeva l'immagine ironica e derisoria della mela tagliata in due. Altro simbolo, quello della Tentazione, ma anche mistero inquietante: in quale metà sta il desiderio? La metà è, nello stesso tempo, l'inverso e il suo aldilà. È col Verbo, il suo inverso e il suo aldilà che Agnetti ha voluto interrogare il mondo, ed è nella somma paradossale di tutte le sue interrogazioni "azzerate" che bisogna cercare, sicuramente, la sostanza e la persistenza, sia mentale che retinica, di questa sua intuizione tenace e lacerante, stile dell'essere e del fare: stile che è arte.[2]

Citazioni su Pierre Restany[modifica]

  • Il risultato finale sarà eccellente e Vallorz nel 1958 potrà sfrecciare alla 24 ore di Le Mans. Mentre lavora al prototipo, un giorno riceve la visita di Pierre Restany, il critico che nel 1954 aveva benedetto la sua prima mostra astratto-informale. Vuol vedere a che punto è con la "scultura cinetica". Ormai abissalmente distante da quella temperie culturale in cui tutto si può spacciare per arte, Vallorz, col suo consueto pacato e sommesso parlare, chiarisce l'equivoco: "Non è una scultura, ma una vettura". (Lillo Gullo)

Note[modifica]

  1. Da Le musiche del linguaggio, citato in Vincenzo Agnetti, a cura di Achille Bonito Oliva e Giorgio Verzotti, catalogo della mostra del Mart, Skira, Ginevra-Milano, 2008, pp. 178-179.
  2. Da Le musiche del linguaggio, citato in Vincenzo Agnetti, p. 179.

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