Roberta Manfredi

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Roberta Manfredi (1956 – vivente), attrice, produttrice televisiva e conduttrice televisiva italiana.

«Caro papà Nino, quanto mi mancano le nostre liti»

Intervista di Silvia Fumarola, repubblica.it, 29 aprile 2014.

  • [La casa all'Aventino] era il rifugio di papà, qui veniva a scrivere e teneva le lezioni di recitazione con 'le allieve'. Chiamiamole così: vigilesse, centraliniste del ministero. Le donne gli piacevano. Ero la figlia ribelle ma lo adoravo, ero gelosissima, con l'analisi ho capito un sacco di cose.
  • [Roberta, ha scoperto che è un paese senza memoria?] Dal parrucchiere, una signora dice a un ragazzo: Roberta è la figlia di Nino Manfredi. Vuoto, come se avesse detto Pinco Pallo. Comincio a citare film, la pubblicità del caffè 'Più lo mandi giù più ti tira su'. Poi un flash: suo padre faceva Geppetto?
  • [Come sceglieva?] Si faceva pagare dalla pubblicità ma per un bel film lavorava anche gratis. Dopo Canzonissima del '58 in cui faceva il barista di Ceccano, Carlo Ponti gli offrì un contratto calcando quel successo, titoli tipo Ninetto burino col carretto, lui rinunciò a tanti soldi. E all'epoca eravamo poveri, avevamo le cassette della frutta come comodini, vivevamo con gli zii, venivano i cugini dalla Sicilia. La professione era sacra. Ha sempre partecipato al lavoro di sceneggiatura, ci teneva. 
  • [A casa com'era?] Severo, ma simpatico. Sul cibo non transigeva. Era figlio di contadini, non si buttava niente. Mio fratello Luca rimase davanti a un piatto di bollito da pranzo a cena. Lo contestavo, sono pure andata via di casa. Da ragazza mi fidanzai con Alan Sorrenti, che si presentò da papà offrendogli uno spinello. Lui si girò: 'Robè, stavolta ti gonfio'. Mi vietò di frequentarlo, e io decisi che era il mio grande amore. Abbiamo girato il mondo, a Dakar ci rubarono tutto, ero disperata. Da un benzinaio sento parlare italiano: 'La prego, mi aiuti, sono la figlia di Nino Manfredi'. Un signore siciliano gentilissimo ci ospitò e ci diede i soldi per i biglietti. Siamo rimasti in contatto per anni.
  • Con l'avanzare dell'età papà era depresso, cala il testosterone e gli uomini entrano in crisi. Era legatissimo alla famiglia ma è stato un tombeur de femmes, aveva avuto problemi ai polmoni e fumava, forse col sesso esorcizzava la morte. Ogni tanto mamma lo cacciava: dal piano terra lui veniva su, in questo appartamento. Poi facevano pace, sono rimasti insieme tutta la vita. Mia madre Erminia è una donna straordinaria, la vera artista di casa: pensi che portava i nipoti in giro per il quartiere a dipingere i cassonetti con le bombolette argentate. 'Così diventano più belli', diceva.
  • [Quando suo padre era ricoverato in ospedale arrivò la figlia dalla Bulgaria, Tonina.] Abbiamo scoperto così di avere una sorella. Che dire, è stato un colpo, siamo andati tutti insieme dal notaio, è entrata nell'asse ereditario. Gli ultimi mesi di vita di papà sono stati un calvario: non potevo accettare di vederlo tracheotomizzato, prigioniero del corpo. Avevo tre bambini, stavo crollando, mi ricordo una crisi di nervi terribile. Così il medico mi proibì di andarlo a trovare, troppo dolore, non reggevo più. Papà era un uomo libero, aveva combattuto le battaglie coi radicali. Vedendolo così mi ha fatto riflettere su tante cose. Dobbiamo essere padroni di noi stessi, per questo sono per il testamento biologico.

Filmografia[modifica]

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