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Roberto Brivio

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Roberto Brivio (1938 – 2021), attore, cantante e comico italiano.

Intervista di Enzo Ciaccio, Lettera43.it, 25 dicembre 2015.

  • A ogni elezione si parla di cambiamento. Mai che si pronunci la parola miglioramento, che sarebbe più utile. La verità è che in Italia dagli Anni 60 a oggi è cambiato ben poco.
  • Temi come la Resistenza, l'anti-militarismo, i morti sul lavoro restano attualissimi, visto che le guerre nel mondo si sono moltiplicate e nei cantieri ci si lascia ancora la pelle. Però non se ne parla.
  • La Resistenza andrebbe spiegata ai ragazzi come si fa con la Shoah. Idem per il militarismo.
  • La vera satira rifugge dalle scorciatoie, non ci gira mai intorno. Prende di mira il cuore del Potere. E gli scarica addosso le parole giuste. Senza pietà. E senza volgarità.
  • [Sulla formazione de I Gufi] Ciascuno di noi aveva imparato dagli altri: Svampa cantante, Patruno jazzista, Gianni Magni un mimo, io che ero un attore di Accademia. Di tale disponibilità all'interscambio non c'è più traccia nel teatro italiano.
  • Ricordo che al Politeama di Napoli Eduardo De Filippo venne a vederci e alla fine esclamò: "È incredibile, 'sti Gufi parlano in milanese eppure i napoletani si divertono".
  • Ancora oggi mi sorprendono alcune tesi di laurea sul teatro dei Gufi che vivisezionano i nostri brani e ne traggono significati che a quell'epoca a stento avrei intuito.
  • L'ignoranza non la digerisco. Mi sento offeso. Ho una forza interna incontenibile, un'immensa voglia di inventare cose nuove. Purtroppo, viviamo nel caos intellettuale. E nella volgarità.
  • Ciascuno dei Gufi l'ha sempre pensata a modo suo. E ragiona con la propria testa. A tenerci uniti non è mai stato il pensiero unico. E meno male.

Intervista di Andrea Pedrinelli, Avvenire.it, 31 gennaio 2016.

  • C'era un mondo, subito dopo che mi diplomai all'Accademia dei Filodrammatici nel '59, che popolava Milano e da lì partiva per diffondersi in tutta Italia: e andare la sera in certi locali significava conoscere i protagonisti della scena, capirne i meccanismi.
  • Walter Chiari su tutti: era il numero uno, con lui capivi i tempi drammatici e l'essenzialità, non solo a far ridere.
  • Piero Mazzarella come attore avrebbe dovuto avere un'eco ben diversa.
  • I Gufi erano il meglio. Avevamo un'impronta che nessuno ha mai saputo riprendere. Li ho odiati, gli altri, quando hanno voluto sciogliersi: facevamo il tutto esaurito ovunque vendendo i biglietti un anno prima.
  • Le cose dei Gufi vanno oltre, come contenuti e capacità di leggere la realtà, lo stile dell'epoca in cui le abbiamo scritte; e vanno oltre pure le provocazioni per cui alcuni ci dicevano iconoclasti.

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