Ruth Ben-Ghiat

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Ben-Ghiat nel 2020

Ruth Ben-Ghiat (1960 – vivente), storica e accademica statunitense.

Citazioni di Ruth Ben-Ghiat[modifica]

  • Siamo nella terza epoca di ascesa nella storia dell'uomo carismatico, minaccioso e forte. La prima è stata durante il periodo fascista, negli anni 20 e 30. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, c'è stato l'uomo forte anticolonialista, come Mobutu e Gheddafi. E oggi abbiamo una nuova generazione di leader che minacciano la democrazia liberale o l'hanno già parzialmente distrutta.
We are in the third era of the rise of the carismatic strong man in history. The first was during the fascist period in the 20s and 30s. After world war two you had the anti-colonial strong man, like Mobutu and Gheddafi. And today we have a new crop of leaders who are threatening liberal democracy or have already partly destroyed it. (da Unfit: The Psychology Of Donald Trump)
  • Una delle cose più pericolose dei leader autoritari è che le loro manie personali, le loro ossessioni, le loro preoccupazioni spesso diventano politica di stato.
One of the most dangerous things about authoritarian leaders is that their particular personal quirks, their preoccupations, often became state policies. (da Unfit: The Psychology Of Donald Trump)

Da Democrazia americana: l’ora della verità

Project.syndicate.org, 2 novembre 2020

  • In certi momenti della storia, spesso dopo che notevoli progressi sociali hanno scontentato alcuni segmenti della società, compare sulla scena politica un individuo che sostiene di essere lì per qualcosa di grande e nuovo. Abile nell’arte dell’autopresentazione e della manipolazione emotiva, lui (è sempre un uomo) cattura i cuori e le menti di milioni di persone con la sua spacconaggine da macho. Con lui si scatena il culto della personalità. E anche se ha minacciato o usato la violenza nella sua ascesa al potere, gode del supporto dei fedeli, che lo vedono come il salvatore che porterà ordine in un mondo disordinato.
  • L’imminente elezione presidenziale è [...] un referendum sulla nuova direzione illiberale che l’America ha preso con un presidente che ha alimentato l’estremismo di estrema destra e perseguito una politica estera costruita su alleanze transazionali con despoti omicidi in tutto il mondo.
  • C’è un timore esistenziale attorno alle elezioni del 2020, che hanno messo in luce possibilità prima impensabili. Trump ha più volte riferito che potrebbe rifiutarsi di ammettere la sconfitta, e molti temono che fomenterà la violenza politica se il risultato non andrà nel verso giusto. La semplice possibilità di questi scenari è sintomatica di un clima politico democratico degradato, ed è una chiara prova di quanto il rifacimento autoritario della cultura politica americana messo in atto da Trump sia già in fase avanzata.
  • Ogni leader autoritario moderno ha iniziato in una società con maggiori libertà, e gradualmente ha effettuato un processo di cattura dello stato. Soprattutto nel XXI secolo, l’evoluzione, anziché la rivoluzione (o un colpo di stato militare), è stata la modalità con cui la libertà viene sostituita dal despotismo.
  • Una serie di recenti studi comparativi dimostrano che il partito repubblicano non è più l’organizzazione democratica mainstream, né nella retorica né nelle azioni. Ora è più vicino ai partiti di Orbàn ed Erdogan che ai conservatori britannici o ai cristiano-democratici tedeschi.
  • Trump e i suoi seguaci hanno separato i bambini immigrati dalle loro famiglie, schierato forze federali contro i dimostranti pacifici, scatenato una massiccia campagna di disinformazione e smantellato o fatto deragliare innumerevoli agenzie governative.

Da Ruth Ben-Ghiat, una storia americana degli uomini forti

Intervista di Fabrizio Rostelli, Ilmanifesto.it, 12 dicembre 2020

  • Trump è riuscito a convertire l’ufficio di presidenza in una macchina per promuovere i suoi affari. Trascorreva un terzo delle sue giornate visitando le sue proprietà; lo hanno accusato di essere pigro ed incompetente, ma non avevano capito cosa intendesse fare una volta al governo. Era lì per fare soldi, consolidare il suo potere e punire i suoi nemici. Aveva degli scopi diversi da un presidente democratico. Per lo stesso motivo non se ne andrà tranquillamente perché teme di diventare insignificante.
  • Questa sua ossessione per la TV lo differenzia da altri leader. Berlusconi era un maestro della televisione ma lui leggeva sia i libri sia i dossier che gli preparava la sua equipe di governo. Trump non legge e riceve tutte le sue informazioni dalla TV e da Fox news.
  • Oggi l’autoritarismo funziona diversamente e in questo Berlusconi è stato un pioniere assoluto, addomesticando ad esempio l’estrema destra e portandola al governo con la corruzione e con la propaganda, pur non distruggendo una democrazia.
  • Facebook ha fatto una partnership con Trump per milioni di dollari in pubblicità. Twitter adesso sta dicendo che i contenuti di Trump violano le regole della piattaforma ma questo doveva avvenire anni fa quando Trump condivideva i contenuti di gruppi neonazisti.
  • Tutti questi leader usano un manuale con gli stessi strumenti: propaganda, corruzione, machismo, violenza e il mito della grandezza nazionale. Il culto della personalità accomuna questi leader e le regole in questo senso non sono cambiate anche se oggi abbiamo i social media. Mussolini usava il cinegiornale, Gheddafi usava la televisione. Anche Salvini rientra perfettamente nel profilo strongman, sia per l’abilità con i social media, sia per il suo protagonismo e il suo successo nel presentarsi come figura autarchica che beve e mangia solo italiano.
  • Con Biden sicuramente le tensioni con la Russia aumenteranno.

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