Mobutu Sese Seko

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Mobutu Sese Seko (1983)

Mobutu Sese Seko (1930 – 1997), politico e dittatore congolese.

Citazioni di Mobutu Sese Seko[modifica]

  • [Durante la prima guerra del Congo] Abbiamo tutti il sacrosanto dovere in questo 1997 di riportare la pace, di restaurare l'autorità dello Stato, di rilanciare l' economia e di tornare ad assicurare il benessere della popolazione.[1]
  • Hailé Selassié era il padre dell'unità africana, un uomo la cui esemplare opera merita di essere perpetuata e posta a modello per le generazioni future.[2]
  • I nostri uomini politici mancavano di disciplina. La instaureremo nel giro di cinque anni in tutti i settori: politico, economico e finanziario. (dal discorso del 24 novembre 1965, giorno della sua salita al potere)
Il manquait de discipline chez nos hommes politiques. Pendant cinq ans, nous allons l'instaurer dans tous les domaines : politique, économique, financier.[3]
  • Il mondo si divide in due campi: i dominatori e i dominati, gli sfruttatori e gli sfruttati. I paesi poveri non lo sono per incapacità congenita, lo sono a causa di circostanze storiche, che hanno fatto sì che certi paesi abbiano dominato, sfruttato e depredato gli altri per arricchirsi. Quando i ricchi diventano sempre più ricchi, e si parla qui di logica matematica, quando i ricchi sfruttano i poveri, i ricchi diventano sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri... (dal discorso all'Onu, 1973)
Le monde se divise en deux camps : les dominés et les dominateurs, les exploités et les exploiteurs. Les pays pauvres ne le sont pas par incapacité congénitale, ils le sont par suite de l'histoire, qui a fait que certains pays ont dominés, exploités et pillés d'autres pour s'enrichir. Quand le riche devient toujours plus riche, et c'est de la logique mathématique, quand le riche exploite le pauvre, le riche devient de plus en plus riche, et le pauvre, de plus en plus pauvre...[4]
  • In Zaire, ci chiediamo cosa significhi esattamente lo sviluppo. Possiamo chiamare i paesi che possiedono un numero impressionante di macchine, che costruiscono migliaia di chilometri di autostrade, che inquinano le acque, i mari e l'aria «Paesi Sviluppati»? È giusto chiamare i paesi i cui abitanti sono certamente poveri ma equilibrati «Paesi Sottosviluppati»? Dove il numero di suicidi è più basso? Dove ci sono meno omicidi, e meno squilibrati e sadici? Vi confesso che non ho mai considerato lo Zaire, il mio paese, come sottosviluppato, perché il mio popolo è disciplinato, industrioso, dignitoso e forte, mentre i paesi che si definiscono sviluppati sono il teatro di disordini sociali, di scioperi violenti. (dal discorso all'Onu, 1973)
Au Zaïre, nous nous demandons ce que signifie exactement le développement. Peut-on appeler « Pays Développés », des pays qui possèdent un nombre impressionnant de voitures, qui construisent des milliers de kilomètres d'autoroutes, qui polluent les eaux, les mers et l'air ? Faut-il appeler « Pays Sous-Développés », ceux dont les habitants sont pauvres, certes, mais équilibrés ? Où l'on compte moins de cas de suicides ? Où il y a moins de meurtres, et moins de déséquilibrés et de sadiques ? Je vous avoue que je n'ai jamais considéré le Zaïre, mon pays, comme sous-développé. Car mon peuple est discipliné, travailleur, digne et fort. Alors que les pays qui se disent développés sont le théâtre de désordres sociaux, de grèves sauvages.[4]
  • L'appellativo «Terzo Mondo» non si può giustificare nemmeno dal punto di vista geografico né da quello demografico, perché il Terzo Mondo non costituisce un terzo dell'umanità, bensì i due terzi. [...] il termine «Terzo Mondo» è congiunto ad un'idea di disprezzo. Di conseguenza questa denominazione è obsoleta. Per le persone che l'hanno inventata, esistono paesi che formano il Blocco di ciò che si chiama l'Ovest e gli altri che formano il Club di ciò che viene chiamato l'Est. Al di fuori di questi, si mettono tutti gli altri nella stessa categoria di «Terzo Mondo». Il disprezzo provato da certi paesi colonialisti non si ferma là, poiché hanno cominciato col chiamare i paesi detti del terzo Mondo: «paesi arretrati!» (dal discorso all'Onu, 1973)
On ne peut non plus justifier l'appellation de « tiers-monde » sous l'angle géographique ni sous l'angle des populations, car le tiers-Monde ne constitue pas le 1/3 de l'humanité mais plutôt les 2/3″ [...] le terme de « tiers-Monde » s'accompagne d'une idée de mépris. Par conséquent, cette appellation est surannée. Pour les gens qui l'ont inventé, il existe des pays qui forment le Bloc de ce qu'on appelle l'Ouest et les autres qui forment le Club de ce qu'on appelle l'Est. En dehors de ceux-là, on met tous les autres dans le même panier sous le vocable de «tiers-Monde». Le mépris qu'éprouvent certains pays colonialistes ne s'arrête pas là, car ils avaient commencé par appeler les pays dits du tiers Monde: «pays arriérés! »[4]
  • Nella nostra tradizione africana, non ci sono mai due capi. C'è, a volte, l'erede naturale del capo, ma qualcuno mi può nominare un solo villaggio con due capi? Ecco perché noi congolesi, nel desiderio di conformarci alle tradizioni del nostro continente, abbiamo deciso di concentrare tutte le energie dei cittadini di questo paese sotto la bandiera d'un solo partito nazionale.
In our African tradition, there are never two chiefs; there is sometimes a natural heir to the chief, but can anyone tell me that he has ever known a village that has two chiefs? That is why we Congolese, in the desire to conform to the traditions of our continent, have resolved to group all the energies of the citizens of our country under the banner of a single national party.[5]
  • Non si tratta di un colpo di stato militare, ma piuttosto di una semplice rivoluzione pacifica. (dal discorso del 24 novembre 1965, giorno della sua salita al potere)
Il ne s'agit pas d'un coup d'État militaire, mais plutôt d'une simple révolution pacifique.[3]
  • Se non fosse per volontà di Dio, non sarei il presidente oggi.
If God did not want it, I would not be president today.[6]

Paroles du Président[modifica]

  • Il popolo congolese ed io siamo una sola e stessa persona. Ingannare il popolo significa ingannare me. Non posso accettarlo oggi, e non lo accetterò in futuro.
Le peuple congolais et moi, nous ne faisons qu'une seule et même personne. Tromper le peuple, c'est me tromper. Je ne puis l'admettre maintenant, et je ne l'admettrai pas dans l'avenir. (p. 7)
  • I governi non hanno fatto nulla per alleviare la sofferenza e le miserie del nostro popolo. Si sono accontentati a offrirci l'anarchia e il caos.
    È dunque per ovviare a queste insufficienze e porre rimedio alla situazione che abbiamo deciso di mettere un governo al servizio del popolo. È per questa ragione che sono diventato presidente della repubblica.
Les gouvernements n'ont rien fait pour soulager la souffrance et les misères de notre peuple. Ils se sont contentés de nous offrir l'anarchie et le chaos.
C'est donc pour pallier ces insuffisances et remédier à la situation, que nous avons décidé de mettre un Gouvernement au service de la population. C'est pour cette raison que je suis devenu Président de la République.
(p. 9)
  • Sia coloro che ci ascoltano che coloro che ci leggeranno sappiano una volta per tutte che noi vogliamo che questa terra congolese sia una terra d'amore, di rispetto reciproco e di fraternità fra le diverse comunità e razze che l'abitano. Non accetteremo mai le pratiche razziste sul territorio della nostra repubblica.
Que ceux qui nous écoutent comme ceux qui nous liront sachent une fois pour toutes que nous voulons que cette terre congolaise soit une terre d'amour, de respect mutuel et de confraternité entre les différentes communautés et races qui l'habitent. Jamais nous n'accepterons les pratiques racistes sur le territoire de notre République. (p. 9)
  • Che ognuno di voi sia ormai consapevole di appartenere innanzitutto a una delle nazioni più belle dell'Africa: la nazione congolese, in seno alla quale il Katanga ha il suo posto allo stesso titolo di qualsiasi altra provincia. Mi spingerò anche oltre, e non esito a dirvi che dimenticando gli errori del passato, il Katanga è sulla buona strada per ridiventare ciò che è sempre stato: il figlio prediletto della nazione.
Que chacun de vous soit désormais conscient d'appartenir avant tout à une des plus belles Nations d'Afrique : la Nation Congolaise, au sein de laquelle le Katanga a sa place, au même titre que n'importe quelle autre Province. J'irai même plus loin, et n'hésite pas à vous dire qu'oubliant les erreurs du passé, le Katanga est en bonne voie de redevenir ce qu'il a toujours été : l'enfant chéri de la Nation. (p. 10)
  • Per convinzione, sono un democratico, consapevole di ciò che un regime democratico, ben inteso ed onestamente applicato, può dare al popolo. Ma ahimè, certe malversazioni, certi intrighi, e il rifiuto di alcuni di prendere in considerazione gli interessi autentici del popolo mi hanno obbligato a assumere le mie responsabilità.
Par conviction, je suis un démocrate, conscient de ce qu'un régime démocratique, bien compris et honnêtement appliqué, peut apporter au peuple. Hélas! certaines malversations, certaines intrigues, le refus de quelquesuns de prendre en considération les intérêts véritables de la popolation, m'ont obligé de prendre mes responsabilités. (p. 11)
  • Congolesi, mostrate al vecchio mondo che si è dichiarato più civilizzato del continente nero che l'ospitalità africana dei nostri avi non è una parola vuota e che voi siete più umani di coloro che, in Europa, si sentono in dovere di far subire agli individui le conseguenze di conflitti che oppongono gli stati africani ai gruppi finanziari.
Congolais, montrez au vieux monde qui s'est déclaré plus civilisé que le continent noir, que l'hospitalité africaine de nos ancêtres n'est pas un vain mot et que vous êtes plus humains que ceux qui, en Europe, croient devoir faire subir aux individus les conséquences de conflits opposant les États africains aux groupes financiers. (p. 13)
  • Cittadine, cittadini, il nostro principale dovere nazionale è il lavoro. Non c'è nessun'altra soluzione che questa ai nostri molteplici problemi nazionali. Certo, la pace e il regno della giustizia sono i fondamentali presupposti per il lavoro. Ma il lavoro è a sua volta l'unica garanzia della nostra coesione nazionale, dell'indipendenza del territorio, e della supremazia del diritto nella nostra società.
Citoyennes, citoyens, notre devoir national premier est le travail. A nos multiples problèmes nationaux, il ne se trouve point d'autres solutions que celle-là. Certes, la paix et le règne de la justice sont les conditions premières du travail. Mais le travail à son tour est l'unique grantie de notre cohésion nationale, de l'indépendence du territoire et de la suprématie du droit dans notre société. (p. 16)
  • Il nostro paese ha un potenziale enorme. È giunta ormai l'ora di assumere il controllo di questo potenziale e metterlo al servizio dei congolesi. Per sfruttare e utilizzare questo potenziale, a prescindere dall'intervento straniero, l'essenziale dipenderà dai cittadini di questo. Così negli anni a venire, bambini e adulti, uomini e donne, dovranno lavorare senza sosta, vale a dire rimboccarsi le maniche per innalzare questo magnifico Paese
Notre pays a un potentiel énorme. Il est grand temps que ce potentiel soit domestiqué et mis au service des Congolais. Pour domestiquer et utiliser ce potentiel, quelle que soit l'intervention extérieure, l'essentiel dépendra des citoyens de ce pays. Ainsi pendant les années à venir, enfants et adultes, hommes et femmes, devront travailler sans relâche, c'est-à-dire retrousser les manches pour élever ce magnifique Pays. (p. 17)
  • La disciplina e il lavoro sono le chiavi miracolose che ci aprono la porta al paradiso.
La discipline et le travail sont les clefs miraculeuses qui nous ouvrent la porte du ciel. (p. 17)
  • Il tribalismo è un male che noi puniremo con severità.
Le tribalisme est un mal que nous punirons sévèrement. (p. 20)
  • I costumi e lo spirito dei bantu vogliono che ciò che possiede un membro giovi all'insieme della comunità. Il rispetto per le nostre più nobili tradizioni e il nostro orgoglio bantu devono impedirci di cedere a tentazioni di carattere egocentrico. Le ricchezze di questo paese devono innanzitutto e soprattutto apportare benefici ai suoi propri figli.
Les coutumes et l'esprit bantous, veulent que ce que possède un membre profite à l'ensemble de la communauté. Le respect de nos plus nobles traditions et notre fierté bantoue doivent nous empêcher de céder à des tentations à caractère ègocentrique. Les richesses de ce pays doivent d'abord et avant tout profiter à ses propres enfants. (p. 24)
  • La vigilanza deve condurre le masse a smascherare i nemici della patria nel loro cambiamento di fisionomia e in tutte le loro forme, dalla distruzione, dall'anarchia e dal disordine.
La vigilance doit conduire les masses à démasquer les ennemis de la patrie dans leur changement de physionomie et sous toutes leurs formes, à la destruction, à l'anarchie et au trouble. (p. 26)
  • La rivoluzione congolese non ha niente a che fare con quelle di Pechino, di Mosca o di Cuba. Non è fondata su teorie già esposte (confezionate, precostituite), né su dottrine prese in prestito. È rivoluzionaria per la sua volontà di fare affidamento sulla popolazione e per il suo scopo, che è quello di modificare il vecchio stato di cose. Ma si tratta di una rivoluzione veramente nazionale, essenzialmente pragmatica, nutrita dall'esperienza e che individua nel modo più esatto tutti gli aspetti della situazione del paese. Ripudia tanto il capitalismo quanto il comunismo, siccome l'uno e l'altro sistema, nella loro disputa per l'egemonia mondiale, hanno diviso le nazioni e i popoli in campi opposti.
La révolution congolaise n'a rien à voir avec celle de Pékin, de Moscou ou de Cuba. Elle n'est pas fondée sur des théories toutes faites, ni sur des doctrines empruntées. Elle est révolutionnaire par sa volonté de s'appuyer sur la population et par son but, que est de changer l'ancien état des choses. Mais il s'agit d'une révolution vraiment nationale, essentiellement pragmatique, nourrie par l'expérience et cernant au plus juste tous les aspects de la situation du Pays. Elle répudie aussi bien le capitalisme que le communisme, car l'une et l'autre systèmes qui se disputent l'hégémonie mondiale, ont divisé les pays et les peuples en camps opposés. (pp. 29-30)
  • Per svilupparsi rapidamente, il Congo deve industrializzarsi e attualmente il suo sviluppo industriale è limitato perché deve rifornirsi all'estero di prodotti metallurgici e chimici.
Pour se développer rapidement, le Congo doit s'industrialiser et actuellement son développement industriel et limité parce qu'il doit s'approvisionner à l'extérieur en produits métallurgiques et en produits chimiques. (p. 30)
  • L'attuale regime impiegherà tutti i mezzi per reprimere la corruzione e la concussione nelle amministrazioni pubbliche, sia a livello del governo centrale che provinciale.
Le régime actuel utilisera tous les moyens pour réprimer la corruption et la concussion dans les administrations publiques, tant à l'échelon du Gouvernement Central qu'à celui des provinces. (p. 31)
  • Sono stato costretto a sospendere il diritto di sciopero. Certi individui hanno voluto far credere che con ciò volevo calpestare i diritti legittimi degli operai. Questo è totalmente falso. Incitare gli operai a cessare il lavoro significa precipitarli nella miseria.
J'ai éte amené à suspendre le droit de grève. Certains on voulu faire croire que je voulais brimer par là les droits légitimes des travailleurs. Ceci est absolument faux. Inciter les travailleurs à cesser le travail, c'est les précipiter dans la misère. (p. 32)

Citazioni su Mobutu Sese Seko[modifica]

Mobutu e Richard Nixon nel 1973
  • Coraggioso, politicamente astuto, conservatore nel suo approccio di governo, e relativamente onesto in un paese dove la corruzione del governo è uno stile di vita. (Henry Kissinger)
  • Il maresciallo era il padre di tutti i congolesi e poter essere cresciuto con lui, imparando da lui, significa capire la storia e viverla tutti i giorni. (Nzanga Mobutu)
  • Ho dato il mio assenso all' appuntamento con Mobutu per discutere della sua partenza. Per quanto ne so si tratterà solo di una breve cerimonia nel corso della quale Mobutu accetterà di andarsene. Se così non fosse, saranno le nostre forze che ora stanno avanzando verso Kinshasa a costringerlo ad andarsene. (Laurent-Désiré Kabila)
  • L'ironia della storia vuole che l’odierno presidente Mobutu, uno dei responsabili diretti della morte di Lumumba, si vanti di esserne l'erede, gli intitoli piazze, gli eriga monumenti. L'ipocrisia, come tutti sanno, è l'omaggio che il vizio rende alla virtù. (Arminio Savioli)
  • Le manifestazioni d'entusiasmo vengono come onde a infrangersi ai suoi piedi, come la savana si piega sotto il vento. (Valéry Giscard d'Estaing)
  • Lei cosa preferirebbe? Rischiare di morire di fame, di essere ucciso o stuprato oppure poter vivere in un paese che cresce e viene rispettato? Certo che la gente rimpiange il maresciallo. Lo dimostra il partito che avevo creato. Negli anni Settanta e Ottanta essere congolesi significava essere qualcosa, mentre oggi questa Repubblica democratica non è altro che un gran malato. (Nzanga Mobutu)
  • Lumumba era di gran lunga superiore a Mobutu. Mobutu era un uomo di clan. La sua forza iniziale fu la sua tribù. (Bernardo Valli)
  • Mobutu ha guidato questo Paese per oltre 37 anni. Ha creato una classe politica e una certa mentalità, e non siamo ancora riusciti a sconfiggerle. (Joseph Kabila)
  • O nostro ladro che sei a Gbadolite, che il tuo nome sia abolito, che il tuo regno cessi, che la tua volontà sia annullata in ZaireCongo come all’estero. Dacci oggi la nostra ricchezza che hai rubato, perdonaci la nostra pazienza come noi perdoniamo alle zanzare che ci hanno sempre punto e non sottoporci più alla miseria ma sparisci definitivamente dalla nostra vista. Amen.[7]
  • Sebbene lei sia un uomo giovane e venga da una nazione giovane, ci sono cose che possiamo imparare da lei. (Richard Nixon)

Tahar Ben Jelloun[modifica]

  • La persona di Mobutu non mi interessa. È malato e con ogni probabilità morirà nel suo letto, tra le sue lenzuola di raso e di seta. Non sarà il primo dittatore a morire tranquillamente. In compenso il sistema che ha istituito, il saccheggio sistematico del suo paese e l'avidità del suo arricchimento scandaloso non sono peculiarità soltanto sue. Dovrebbe essere giudicato da un tribunale internazionale che lo obbligasse a restituire il denaro sottratto. Infatti le banche hanno i loro principii, specialmente le banche svizzere che hanno rifiutato di congelare i beni di Mobutu. Bisognerebbe costringerlo a rendere conto del suo operato al suo popolo e al mondo prima che il cancro lo stronchi. Quanto a coloro che lo hanno sostenuto e utilizzato, anche loro dovrebbero presentare delle spiegazioni. Altrimenti non ci sarà più morale né giustizia e l' Africa continuerà ad essere quell'immenso teatro dove si recitano tragedie che si concludono con centinaia di migliaia di morti e di dispersi, di rifugiati e disperati.
  • Povera Africa! Dopo le stravaganze barbare di Amin Dada, l'ex dittatore dell'Uganda, dopo le follie e i deliri di Bokassa che si era autoproclamato imperatore del Centrafrica, ecco che Mobutu, del tutto impunemente, cerca esilio nel mio paese, il Marocco, dopo aver regnato da padrone assoluto per 32 anni e aver accumulato una fortuna di quattro miliardi di dollari depredando il suo paese.
  • Si viene così a sapere da John Stockwell, ex capo della Cia in Zaire, che tra le mani di Mobutu sono passati dai 20 ai 25 milioni di dollari sotto forma di aiuti dei servizi segreti e del governo americani. Anche l'Europa ha sostenuto Mobutu. C'erano in gioco troppi interessi. Oggi si viene a sapere che il patrimonio immobiliare del dittatore decaduto è stimato più di quattro miliardi di dollari. Ora si pone la questione di come recuperare quel denaro e di come usarlo in modo sano ed efficace perché il popolo dello Zaire possa mangiare a sufficienza e vivere dignitosamente.

Enver Hoxha[modifica]

  • Il generale Mobutu e la sua cricca sono reazionari, assassini di Lumumba e di altre persone progressiste del loro paese.
  • Mobutu non è che un mercenario, un reazionario capitalista; egli opprime il popolo congolese in stretta collaborazione con i neocolonialisti, che hanno ficcato i loro artigli nel Congo anzi tutto.
  • Un traditore, un rinnegato, un agente, uno dei più grandi capitalisti d'Africa.

Ryszard Kapuściński[modifica]

  • L'Africa ride di Mobutu perché è una figura comica.
  • Mobutu aveva arrestato il presidente Kasavubu, autonominandosi presidente per cinque anni. L'aspetto più curioso e interessante della dichiarazione era proprio il termine di "cinque anni" che Mobutu si era assegnato.
    E nessuno trovava niente da ridere.
    Mobutu aveva ragione: da queste parti, un ufficiale e mille soldati rappresentano una potenza senza rivali. Chi può contrastarli? Quanti partiti al governo hanno la possibilità di disporre, nel momento del bisogno, di mille uomini fidati, fedeli a un'idea e soprattutto non in contrasto tra loro?
  • Mobutu ha sempre avuto fifa di tutto.

Denis Mukwege[modifica]

  • Come molti altri dittatori, era un uomo carismatico. La sua statura imponente faceva una certa impressione e sapeva atteggiarsi a uomo di stato. I congolesi tendevano a guardarlo con rispetto, anche quando divenne chiaro a tutti il suo modo poco ortodosso di gestire i fondi pubblici. Bisogna riconoscere che aveva un certo fascino. Aveva un modo di parlare educato, direi quasi sofisticato, che affascinava e incuteva timore. Era nato in una famiglia semplice: sua madre faceva le pulizie in un hotel e suo padre, che lavorava come cuoco, non aveva potuto studiare. Ma Mobutu era una persona intelligente e sapeva come manipolare il popolo.
  • Dopo una visita alla Cina di Mao Tse-tung, Mobutu tornò in patria carico di idee nuove. Avrebbe restituito al Congo la sua «autenticità», segnando così la fine dell'epoca coloniale e dell'influenza occidentale. Ogni aspetto della vita del paese doveva «ritornare africano», a partire dal suo stesso nome, prontamente sostituito con Zaire - un termine che non era poi così autentico, considerando che si trattava della storpiatura portoghese di una parola locale.
  • Non c'era limite alla devozione che pretendeva dal suo popolo. Ogni giornata scolastica o lavorativa doveva cominciare con un omaggio al presidente. Tutte le mattine nelle scuole e negli uffici le persone si riunivano per meditare in silenzio sulla grandezza e l'importanza di Mobutu per il paese. Il silenzio veniva poi rotto da un applauso, cui seguivano canti e danze.

Albert Sánchez Piñol[modifica]

  • Alle masse si presentò come il patriota che restaura l'ordine. Curioso patriottismo il suo, in verita: un militare che, per debellare l'opposizione armata, non esita a far ricorso a mercenari stranieri.
    Mobutu però non diede mai di sé l'immagine del tipico macellaio africano. A livello planetario, il suo berretto in pelliccia di leopardo, gli occhiali scuri e il bastone d'avorio, gli conferivano quell'aura un po' paternalistica e un po' pittoresca. La sua immagine, veneranda. I suoi modi, affabili. Il suo gusto per i vini francesi, eccellente. Quasi tutti i governi erano disposti a perdonargli che si proclamasse il Messia, il Redentore o il Timoniere. A ben guardare, non doveva essere per niente facile governare un paese immenso come lo Zaire.
  • Dicono che i tiranni si sveglino nel cuore della notte tormentati dagli spettri di quelli che hanno ammazzato. Mobutu no. Ignorava la parola rimorso. Lui aveva venduto Lumumba, il mitico martire dell'Africa postcoloniale. L'ombra di un'accusa del genere sarebbe stata per altri motivo di angoscia. Mobutu invece non si faceva problemi a tesserne pubblicamente le lodi e a dedicargli persino un monumento. La cosa che infastidiva maggiormente Mobutu, come più volte aveva dichiarato, era che gli invitati si bevessero tutto il suo prezioso champagne francese.
  • La biografia di Joseph-Désiré Mobutu non è affatto degna di nota. Formatosi in una scuola cattolica, ben presto si arruolò nell'esercito coloniale. Diversamente da altri dittatori però, essendo destinato a una sezione di economato, non combatté mai. Qui sta il punto chiave della parabola vitale del giovane sergente. La scienza delle finanze dovrebbe dedicare approfondite ricerche a questo oscuro ufficio dell'amministrazione militare. Non sappiamo quali concrete lezioni abbia applicato Mobutu, doveva trattarsi di pura magia, fatto sta che nel decennio successivo egli era già diventato l'uomo più ricco del continente Africano.
  • Mobutu Sese Seko non fu un ladro qualsiasi: è assai probabile che si sia trattato del peggior cleptomane a memoria d'uomo. La sua rapacità era del tutto priva di misura. Godendo di assoluta impunità, rubò tanto e tanto a lungo che il suo regno corsaro sembra frutto di una mente allucinata.
  • Mobutu si rese conto che non faceva un bel vedere uccidere gli oppositori. Così, ogni volta che poteva, preferiva comprarli. In termini generali il suo messaggio era: io e lei possiamo trovare un accordo, di sicuro abbiamo lo stesso vizio.
  • [...] secondo le stime più ottimistiche, Mobutu aveva accumulato alla fine della sua vita una fortuna pari a 4 miliardi di dollari distribuita in tutto il mondo. In questo periodo il debito estero dello Zaire ammontava a 5 miliardi di dollari. A proposito, il motto ufficiale del partito era: «Servire gli altri, non servirsi».

David Van Reybrouck[modifica]

Abacost a maniche corte con il ritratto di Mobutu
  • Confidare nella propria identità: era un bel pensiero, ma ovviamente rabberciato. Perché Mobutu promuoveva la cucina locale se il suo piatto preferito era ancora l'ossobuco alla romana? Che cosa c'era di così autentico in quella penosa animation politique che aveva solo copiato da Kim Il-sung? Cosa c'era di così zairese in quel famoso abacost, che non era niente in più che un abito alla Mao colorato e i cui esemplari migliori venivano da Arzoni, una fabbrica tessile a Zellik, vicino a Bruxelles? Cosa aveva di tipicamente africano il pagne, il batik proveniente dall'Indonesia, apprezzato dalle suore che lo usavano per coprire il seno e le cui varianti che non scolorivano, le famose wax hollandais, venivano dalla fabbrica Vlisco di Helmond, nei Paesi Bassi? Che cosa faceva di Camille Feruzi un musicista autentico? Suonava la fisarmonica, santo cielo, e si sentiva chiaramente che si rifaceva a Tino Rossi.
  • La corruzione di Mobutu era così impressionante che una parola inglese caduta nel dimenticatoio tornò improvvisamente a essere di moda: kleptocracy. [...] Ma la cleptocrazia era solo un aspetto della vicenda. Era anche una "regalocrazia": Mobutu rubava per distribuire e garantirsi così la popolarità. Nessuno tornava da Gbadolite a mani vuote, così si diceva. Un paio di centinaia di dollari, una valigetta piena di denaro, un portasigari pieno di diamanti, Mobutu aveva sempre un dono pronto per i suoi visitatori.
  • Mobutu era a capo di una piramide in cui alcune migliaia di individui campavano sulle sue spalle, direttamente o indirettamente. Era legato al suo seguito da obblighi e favori reciproci. In cambio di risorse, i suoi seguaci gli offrivano la fedeltà di cui lui necessitava per rimanere al potere. Mobutu aveva bisogno di loro e loro avevano bisogno di Mobutu. Un'alleanza diabolica. Mobutu era schiavo della sua stessa sete di potere.
  • Mobutu era tanto brillante come comunicatore quanto mediocre come economista.
  • Mobutu fece di tutto per combattere l'istinto tribale. Una nazione forte non poteva più tollerare la logica della tribù. Si doveva proporre alla generazione giovane un nuovo quadro di riferimento. Nella squadra di calcio nazionale dovevano esserci giocatori da tutto il paese. Alle elezioni di Miss Zaire partecipavano ragazze provenienti da ogni provincia. L'esercito doveva diventare inclusivo: persino i pigmei potevano farne parte.
  • Mobutu possedeva il linguaggio graffiante di Lumumba e lo integrava con un programma concreto. Trasmetteva fiducia e determinazione. Il Congo sarebbe diventato un paese moderno.
  • Sarebbe diventato una delle personalità più influenti dell'Africa Centrale e una delle persone più ricche del mondo, la classica storia del garzone che diventa boss della mafia.
  • Sembrava in preda a quella smania di eccessi che caratterizza coloro a cui la vita non ha più sorprese da riservare.

Bernardo Valli[modifica]

  • Dietro indicazione dei belgi, gli americani (la Cia) puntarono su Mobutu. Mobutu non si sarebbe mai rivolto a Mosca. Avrebbe fatto del Congo, diventato Zaire, una roccaforte antisovietica al centro dell' Africa. In questo senso fu un investimento proficuo per l'Occidente. Non lo fu altrettanto per il paese. Mobutu l'ha infatti saccheggiato, spogliato, rovinato.
  • Egli ha rovinato il Congo. L'ha depredato e ha decimato i nemici. Oggi lo Zaire rischia di disintegrarsi, trascinando con sé parte del Continente, come un ghiacciaio che si scioglie. Mentre riusciva in questa ardua impresa, Mobutu era lusingato, incoraggiato e protetto come Bokassa.
  • Fu Mobutu a consegnare Lumumba ai suoi assassini (nel 1960); e ora Kabila si dichiara fedele alla memoria di Lumumba. È come se trentasette anni dopo spuntasse dalla foresta "il vendicatore".
  • Mobutu era un uomo d'azione. Un uomo di mano.
  • Mobutu era un uomo di clan. La sua forza iniziale fu la sua tribù. Lumumba trascendeva i clan e le tribù.

Note[modifica]

  1. Citato in L'appello di Mobutu: Elezioni in Zaire entro il 97, la Repubblica, 2 gennaio 1997.
  2. Citato in Albert Sánchez Piñol, Pagliacci e mostri (Pallassos i monstres), traduzione di Patrizio Rigobon, Scheiwiller, 2009, p. 119.
  3. a b (FR) Ce jour-là : le 24 novembre 1965, Mobutu prend le pouvoir, Jeune Afrique, 24 novembre 2015.
  4. a b c (FR) Da Extraits du célèbre discours de Mobutu à l'ONU (partie 1), AfrikMag, 23 novembre 2016.
  5. (EN) Citato in Crawford Young & Thomas Turner, The Rise and Decline of the Zairian State, University of Wisconsin Press, 1985, p. 211. ISBN 0-299-10110-X
  6. (EN) Citato in When He Was King: On the trail of Marshal Mobutu Sese Seko, Zaire's former Kleptocrat-in-Chief, Metroactive, 22 maggio 1997.
  7. Poesia composta dopo il suo spodestamento, citato in Una poesia per l'addio al dittatore, L'Unità, 17 maggio 1997

Bibliografia[modifica]

  • Joseph Désiré Mobutu, Paroles du Président, Éditions du Léopard, Kinshasa, 1968

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]