Sasanidi

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Simurgh, simbolo reale dei sasanidi.

Citazioni sugli sasanidi e l'Impero sasanide.

Citazioni[modifica]

  • La dinastia de'Sassanidi, i cui principi coltivarono le lettere e favorirono i dotti aveva dato alla letteratura persiana un nuovo impulso che andò sempre più crescendo sotto i loro successori. I re, i principi, gli emiri, i governatori delle città mantenevano alle loro corti alcuni poeti destinati a celebrare le loro virtù, a cantare le altre loro imprese, ed a rendere immortale il nome loro. (Giulio Ferrario)
  • Nel terzo secolo ci fu una rinascita nazionale in Persia e una nuova dinastia salì al potere. Questa fu la dinastia dei Sasanidi che erano aggressivamente nazionalisti e affermavano di essere i successori dei vecchi re Achemenidi. Come solitamente accade con un nazionalismo aggressivo, questo fu miope ed intollerante. Divenne così perché era stretto tra l'Impero romano e l'Impero bizantino ad occidente e le tribù turche in marcia ad oriente. Eppure, riuscì a resistere per più di 400 anni, fino all'avvento dell'Islam. (Jawaharlal Nehru)
  • Vollero i Sassanidi, con nobile ardire, ripristinar la gloria dell'impero di Ciro e di Dario, ma non poteron tanto. Rilevarono tuttavia il caduto sentimento nazionale e lo rinvigorirono; richiamarono in onore, come or si diceva, la religione paesana; favorivono gli studi, fondarono scuole, tennero a freno i nobili, prepotenti e avidi, e con essi i ministri del culto, intolleranti e fanatici, e pensarono anche talvolta alle misere plebi disereditate. (Italo Pizzi)

Raffaele Pettazzoni[modifica]

  • Con l'avvento dei Sassanidi la Persia rinacque a nuova vita. E fu vita di quattro secoli, fino alla conquista araba. Fu, dopo il Medioevo della dominazione straniera, un vero Rinascimento. All'anarchia del regime feudale successe l'unità politica sotto la monarchia ereditaria, secondo il principio legittimistico ch'era stato in vigore al tempo degli Achemenidi.
  • Dominato sempre dalla tradizione di un grande impero scomparso, del quale talvolta parve destinato a risuscitare la grandezza, lo stato persiano non poteva ridursi a comunità religiosa sul tipo della comunità giudaica. Lo stato fu laico: bensì il re, divino e consacrato dall'autorità ecclesiastica, dovè curare in primo luogo gl'interessi della religione, secondo i criteri e i suggerimenti di un clero che fu influentissimo.
  • Il regno nuovo persiano, mentre riprendeva nella forma le tradizioni dell'antico, se ne allontanava nello spirito. Nazionale era stata la religione degli Achemenidi; e nazionale era la religione dei Sassanidi. Ma quella era stata la religione originaria: nazionale perché nata con la nazione stessa, frutto naturale e spontaneo di quello spirito collettivo onde sorgono insieme presso un popolo la lingua, la fede, il costume. Questa, dei Sassanidi, era una antica religione fondata, di origine individuale, che nazionale era divenuta alterando prodondamente la sua natura: per quante concessioni avesse fatte alla credenza popolare, per quanti elementi tradizionali si fosse incorporata, era ancora e sempre la religione di Zarathustra. Quel che il Zoroastrismo non era stato mai, né al tempo delle sue origini né sotto gli Achemenidi e nemmeno sotto gli Arsacidi - cioè la religione ufficiale di un grande stato nazionale iranico -, lo divenne ora per effetto di quelle vicende che portarono, insieme, alla formazione del regno dei Sassanidi.
  • La Persia sassanidica e il Zoroastrismo ufficiale erano sorti insieme; e insieme tramontarono. L'invasione degli Arabi segnò, con la fine della religione.
  • Sono come due spiriti eterogenei che attraversano la storia della Persia sassanidica senza mai riuscire a conciliarsi - e il loro contrasto finì poi per essere fatale -: uno spirito settario e intollerante, discendente degenere di una antica idea religiosa ultra-nazionale e proselitistica; e uno spirito fortemente nazionale, inestinguibile e insopprimibile, il quale si sforza di affermare tra le varie confessioni religiose la supremazia sua.

Voci correlate[modifica]

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