Sibilla Cumana

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La Sibilla Cumana

Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo.

Citazioni della Sibilla Cumana[modifica]

Publio Virgilio Marone, Eneide, libro VI[modifica]

  • Ecco lo dio ch'è già comparso e spira.[1]
  • Guerre, guerre orribili | sorger ne veggio, e pien di sangue il Tevere.
  • Ma 'l tuo cor non paventi, anzi con l'animo, | supera le fatiche e gl'infortunii[2]; | ché tua salute ancor da terra argolica | (quel che men credi) avrà lume e principio.
  • Enea, germe del cielo, | lo scender ne l'Averno è cosa agevole,[3] | ché notte e dì ne sta l'entrata aperta; | ma tornar poscia e riveder le stelle, | qui la fatica e qui l'opra consiste.[4]
  • È ne la selva opaca, | tra valli oscure e dense ombre riposto | e ne l'arbore stesso, un lento ramo | con foglie d'oro, il cui tronco è sacrato | a Giuno inferna: e chi seco divelto | questo non porta, ne' secreti regni | penetrar di Plutone unqua non pote. | Ciò la bella Proserpina comanda, | che per suo dono il chiede; e svelto l'uno | tosto l'altro risorge, e parimente | ha la sua verga e le sue chiome d'oro.
  • Indarno indarno speri | che per nostro pregar fato si cangi.[5] | Ma con questo t'acqueta, e ti conforta | de l'infortunio tuo: chè quelle terre | vicine al luogo ove il tuo corpo giace, | da pestilenza e da prodigi astrette, | lo raccorranno, e con solenne rito | gli faran sacrifici, esequie e tomba; | e da te per innanzi avrà quel loco | di Palinuro eternamente il nome. [a Palinuro]

Citazioni sulla Sibilla Cumana[modifica]

  • La Sibilla ci restituisce l'immagine di una vita sbagliata e scontenta, vissuta attorno all'errore di calcolo della eterna giovinezza. Ella chiese di vivere tanti anni quanti granelli di sabbia potesse stringere nel pugno. Fu accontentata, ma invecchiò. Reggeva la sua stessa vita come un insopportabile peso. Non senza qualche significato, nella Cena di Trimalcione, Petronio la fa apparire in un'ampolla di vetro. E al commensale che le chiede: «Sibilla, cosa vuoi?», ella risponde: «Voglio morire». (Giovanni Artieri)
  • Maggior il tuono | fu che d'umana voce.[6] (Publio Virgilio Marone, Eneide)

Note[modifica]

  1. Cfr. Deus, ecce deus su Wikipedia.
  2. Cfr. Tu ne cede malis sed contra audentior ito su Wikipedia.
  3. Cfr. Facilis descensus Averno su Wikipedia.
  4. Cfr. Hoc opus, hic labor su Wikipedia.
  5. Cfr. Desine fata deum flecti sperare precando su Wikipedia.
  6. Cfr. Nec mortale sonans su Wikipedia.

Voci correlate[modifica]

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