Silvio Ceccato

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Silvio Ceccato (1914 – 1997), linguista e filosofo italiano.

Citazioni di Silvio Ceccato[modifica]

  • Nessuna gioia è più grande del sentire la propria mente che si espande. (da Mille tipi di bello, Stampa alternativa, Milano, 1994)
  • Occorre far incontrare bambini e ragazzi con l'eccezione, ché a fargli incontrare la normalità ci pensa la vita.[1]

Ingegneria della felicità[modifica]

Incipit[modifica]

Dammi del tu
Di solito, parlando di «sociale» e di socialità si pensa a qualcuno ben disposto verso gli altri, che li rispetta, anzi con essi scambia attenzioni, favori, etc.. Ma già la parola «società» allontana da questa intenzionalità positiva. Abbiamo le lotte sociali. Come potrebbe essere? Allora si è portati piuttosto a pensare a persone che si raggruppano. Ma la situazione, all'indagine più curiosa, ancora non può sentirsi soddisfatta. È un raggrupparsi per trovarsi insieme in un certo luogo. Con distanza di un metro, cento, mille? I gruppi di nomadi nel deserto formano tra loro una società? E poi, anche trovandosi vicini, siamo sicuri che in un miscuglio di bianchi e neri e gialli, si avvertirebbe tutti l'appartenenza ad «una» società, la stessa?
Viene in mente lo scambio. Ci si influenza reciprocamente? Ma come? Più esseri viventi in un luogo chiuso modificano certe proprietà dell'aria, componenti, temperatura, umidità etc. Ma questo verrebbe fatto anche se con gli uomini convivessero gli animali. Basta dunque lo scambio a fare una società?

Citazioni[modifica]

  • La maggior forza dell'uomo a tutte le età è che egli si dia un futuro. E felice chi riesce a prospettarselo e se lo conquista passo passo, e per questo futuro se ne fa i meriti, che sono la salute conservata, lo studio condotto con convinzione, e simili. (p. 30)
  • Il giovane diffida del futuro anche perché nella pluralità delle voci dell'etica non saprebbe quale scegliere e perché nell'esplosione dell'automazione non riesce a concepirsi se non nell'alternativa del tempo occupato lavorativamente e del tempo vuoto lavorativamente. (p. 31)
  • La diffidenza costituisce forse il maggior attentato alla società e così alla gioia di un convivere, convergere. Ma vi ci si rifugia spesso per sfuggire alla tristezza di una confidenza che si riveli malriposta, tradita. (p. 35)
  • [...] chi parla di giusto ed ingiusto, chi invoca giustizia, rimane per lo più interdetto se gli si chiede che cosa intende dire con quella parola. Eutifronte, nel dialogo platonico, sentenzia: «È giusto e pio quello che faccio io!». Credo però che l'espressione più illuminante si trovi nelle parole del poeta: «Umano sei, non giusto». (p. 37)
  • L'invidioso è destinato a non godere mai. (p. 54)
  • A volte l'uomo si stupisce sentendo per la prima volta il richiamo di un vecchio detto siciliano: «La bara non ha le tasche».
  • Una ricetta sicura di infelicità? Il sommarsi di due «rimedi». (p. 62)
  • La differenza tra l'uomo della strada e lo scienziato è dunque questa, che se l'uno riprova lo fa per una immediata necessità, curiosità accidentale, diletto, mentre l'altro lo fa di mestiere. (p. 84)
  • Ci si può infondere sia il coraggio che la paura. (I, 3)[2]
  • Il compito di essere più felici si può svolgere. Studia. (I, 3)[2]
  • Le cose non sono di per sé interessanti, ma lo diventano solamente se ce ne interessiamo. (I, 3)[2]

Note[modifica]

  1. Da Mille tipi di bello.
  2. a b c Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia[modifica]

  • Silvio Ceccato, Ingegneria della felicità, Edizione CDE, Milano 1986.

Film[modifica]

Altri progetti[modifica]