Skopas
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Skopas, italianizzato Scopas o Scopa (390 a.C. circa – 330 a.C. circa), scultore e architetto greco antico.
Citazioni su Skopas
[modifica]- In generale egli creò statue di numi e non dei numi austeri e maestosi che erano stati prediletti dal V secolo e soprattutto dall'arte di Fidia come Zeus ed Hera – una sola Athena è di lui menzionata – ma quelli che erano più vicini agli uomini, alle loro passioni e ai loro affanni: Afrodite Pandemos, Dioniso, Apollo, Asclepio, Igiea. E ancor più amò quegli esseri semidivini la cui natura era passione, come le Erinni o le Baccanti, o le personificazioni stesse delle passioni. (Alessandro Della Seta)
- Il temperamento passionale di Scopa ci si rivela in pari modo in un'altra opera più insigne che è, per fortuna, un originale nel vero senso della parola: una testa femminile dal pendìo meridionale dell'acropoli di Atene. Probabilmente rappresenta essa Arianna, a cui conviene la benda attorno al capo ed a cui pure convengono i caratteri di così forte agitazione, di così eccitata sensualità, quali irradiano dal volto magnifico, in cui le peculiarità stilistiche della testa di Tegea si sono affinate, perfezionate. Perciò nella testa dell'acropoli dobbiamo riconoscere la impronta dell'arte scopadea nel suo pieno fulgore. (Pericle Ducati)
- [Commentando la Menade] Magnificamente espresso è il delirio sacro, accentuato dalla forte piegatura del capo, ovvia nelle creazioni di Scopa, con lo sguardo natante nella ebbrezza e perdentesi nel vuoto. È un ritmo audace di linee in fortissima torsione, degno, per questa fase di arte, di un artista così innovatore come Scopa; da questo schema agitatissimo del corpo, in cui pare che la carne abbia fremiti, emana quel trasporto impetuoso, quella follia mistica che gli antichi esaltavano nella creazione scopadea. (Pericle Ducati)
- Scopa e Prassitele: quanto contrasto in due artisti quasi contemporanei! In Scopa tutto patetico, eccitato, tutto azione, in Prassitele pace, abbandono assorbimento. Le figure di Scopa riottose con capo supino, quelle di Prassitele dimettono il volto. Quadrati, angolosi i crani scopadei, ovali, tondeggianti i prassiteleci. Aperta la bocca scoprente i denti nel primo, socchiusa con soave sorriso nell'altro. Scopa sprofonda l'occhio nell'orbita, lo sbarra, ne distacca recisamente le palpebre, Prassitele lievemente lo addentra, lo allunga, quasi fonde la palpebra col bulbo. (Emanuel Löwy)
- Sembra che Skopas avesse tratto dalla nativa Paro la passione per il marmo, perché in marmo erano tutte le sue opere di cui è conservato ricordo all'infuori di una in bronzo. E la semplice enumerazione di esse vale già a segnare il carattere dell'arte di Skopas. Non vi si trova infatti nessuna figura di mortale: egli non amò eternare atleti. (Alessandro Della Seta)