Stefano Stampa: differenze tra le versioni

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*In alcuni particolari... di quell'educazione della monaca di Monza, come sarebbe le bambole che le davano vestite da monache, e qualche altro tratto, credo che li abbia presi dal vero; avendoli sentiti a raccontare come accaduti a lei stessa, da una sua zia che non si era fatta monaca di sua spontanea volontà; e che, quando soppresso il suo monastero ne uscì, diceva: «Gran bella massima aveva quel Giuseppe II: Aria! Aria! Aria».<ref>Da ''Alessandro Manzoni. La sua famiglia. I suoi amici'', 1889, citato in [[Salvatore Silvano Nigro]], ''La funesta docilità'', Sellerio, Palermo, 2018, p. 107. ISBN 88-389-3856-3</ref>
*In alcuni particolari... di quell'educazione della monaca di Monza, come sarebbe le bambole che le davano vestite da monache, e qualche altro tratto, credo che li abbia presi dal vero; avendoli sentiti a raccontare come accaduti a lei stessa, da una sua zia che non si era fatta monaca di sua spontanea volontà; e che, quando soppresso il suo monastero ne uscì, diceva: «Gran bella massima aveva quel Giuseppe II: Aria! Aria! Aria».<ref>Da ''Alessandro Manzoni. La sua famiglia. I suoi amici'', 1889, citato in [[Salvatore Silvano Nigro]], ''La funesta docilità'', Sellerio, Palermo, 2018, p. 107. ISBN 88-389-3856-3</ref>

==Citazioni su Stefano Stampa==
*Ma [[Alessandro Manzoni|don Lisander]] non era tipo da cedere e assecondare senza una sua convinzione. Nel progetto della [[Teresa Borri|moglie]] e del figliastro, lo allettava il proposito di un ritratto "conversato". Il quadro di [[Francesco Hayez|Hayez]] (oltre che far coppia con quello della seconda moglie) doveva infatti risultare in dialogo correttivo con l'immagine che dello scrittore in piedi sullo sfondo del lago di Como, nell'atto di stringere un libro e di guardare in alto assorto, un decennio prima avevano fissato su tela il Molteni e il d'Azeglio: «Non vollero ch'ei fosse ritratto con un libro in mano né coll'aria ispirata (come se non si fosse saputo ch'ei sapeva leggere e scrivere e ch'era un poeta ispirato), ma coll'aria calma di chi ascolta per poi parlare», precisava memorando il solito Stefano Stampa. Per donna Teresa e per il figliastro, quindi, la tabacchiera doveva stare al posto del libro. Però il sorriso dissimulato del Manzoni secondo Hayez, sembra dire altro a proposito dell'utensile. ([[Salvatore Silvano Nigro]])


==Note==
==Note==

Versione delle 09:10, 21 giu 2020

Stefano Stampa (1819 – 1907), nobile italiano.

Citazioni di Stefano Stampa

  • In alcuni particolari... di quell'educazione della monaca di Monza, come sarebbe le bambole che le davano vestite da monache, e qualche altro tratto, credo che li abbia presi dal vero; avendoli sentiti a raccontare come accaduti a lei stessa, da una sua zia che non si era fatta monaca di sua spontanea volontà; e che, quando soppresso il suo monastero ne uscì, diceva: «Gran bella massima aveva quel Giuseppe II: Aria! Aria! Aria».[1]

Citazioni su Stefano Stampa

  • Ma don Lisander non era tipo da cedere e assecondare senza una sua convinzione. Nel progetto della moglie e del figliastro, lo allettava il proposito di un ritratto "conversato". Il quadro di Hayez (oltre che far coppia con quello della seconda moglie) doveva infatti risultare in dialogo correttivo con l'immagine che dello scrittore in piedi sullo sfondo del lago di Como, nell'atto di stringere un libro e di guardare in alto assorto, un decennio prima avevano fissato su tela il Molteni e il d'Azeglio: «Non vollero ch'ei fosse ritratto con un libro in mano né coll'aria ispirata (come se non si fosse saputo ch'ei sapeva leggere e scrivere e ch'era un poeta ispirato), ma coll'aria calma di chi ascolta per poi parlare», precisava memorando il solito Stefano Stampa. Per donna Teresa e per il figliastro, quindi, la tabacchiera doveva stare al posto del libro. Però il sorriso dissimulato del Manzoni secondo Hayez, sembra dire altro a proposito dell'utensile. (Salvatore Silvano Nigro)

Note

  1. Da Alessandro Manzoni. La sua famiglia. I suoi amici, 1889, citato in Salvatore Silvano Nigro, La funesta docilità, Sellerio, Palermo, 2018, p. 107. ISBN 88-389-3856-3

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