Stadio Filadelfia

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Stadio Filadelfia (1929)

Citazioni sullo stadio Filadelfia, in origine Campo Torino.

Citazioni[modifica]

  • Cosa sia non lo so, ma solo chi è passato al Filadelfia sa cosa vuol dire essere granata![1] (Dino Baggio)
  • Il fascino, direi la scuola del Filadelfia, era che i campi d'allenamento erano tutti lì, e anche gli spogliatoi, i più vicini al campo per la prima squadra e poi via via, più defilati, quelli delle giovanili. E io ricordo bene con quanta trepidazione camminavo davanti allo spogliatoio dei titolari nella speranza che uscisse qualcuno a chiedermi chi ero, da dove venivo, in che ruolo giocavo. [...]. Quando poi qualcuno di loro si fermava a guardare le nostre partitelle, ti sentivi di spaccare il mondo. (Paolo Pulici)
  • Il Filadelfia era l'olimpo del calcio a Torino; era un qualcosa che andava oltre, un luogo sacro coperto da magia e ricordi gloriosi; un'eredità molto importante per tutti noi. Ogni giocatore che l'ha calcato lo porta con fierezza nel cuore come qualcosa di speciale. (Vittorio Caporale)

Roberto Beccantini[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Via Filadelfia, Torino. Memorabili quegli anni, e quella giungla d'asfalto. Anni Settanta. Lo stadio Comunale e, attraversata la strada, il campo Combi, dove si allenava la Juventus. Quattrocento metri più in là, la tana del Toro. Cemento armato, cemento amato. Luoghi della memoria. Quando Juventus e Toro erano i re.
  • Il Combi era un respiro, il Filadelfia un palpito: là si allenavano soltanto, qui aveva tenuto bottega Valentino Mazzola. Non ho dimenticato la sala riservata alla interviste. Vado a memoria: un tavolo lungo e largo e, tutto intorno, quadri e trofei aggrediti dalla polvere e dalla nostalgia. C'erano tribune cadenti, ogni pietra raccontava un episodio e ogni episodio, nel passaparola dei testimoni, si dilatava a impresa. Al Combi si parlava in scudetto, al Filadelfia in dialetto.
  • Il Filadelfia è stata una grande palestra di vita e di emozioni, un'agorà senza pulpiti, in cui il giovane cronista e il tifoso anziano si mischiavano per scambiarsi facile scienza e complicata memoria. [...] Rammento, dei miei pomeriggi al Filadelfia, i cieli foschi e gli sfondi grigi: sembrava di essere in un pezzo di Londra, dentro uno di quegli stadi che, come il vecchio Highbury, sembravano usciti dalla penna di Charles Dickens, così densi di passato e così gonfi di malinconia. [...] Le gradinate non si limitavano a decorare il paesaggio: lo illustravano più e meglio di qualsiasi guida. Lo facevano immaginare.

Note[modifica]

  1. Al momento del passaggio alla Juventus Gianni Agnelli gli chiese cosa fosse il "quarto d'ora granata" visto che Dino aveva giocato nel Torino.

Voci correlate[modifica]

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