Gianni Agnelli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Gianni Agnelli.

Giovanni Agnelli, detto Gianni (1921 – 2003), imprenditore italiano.

Citazioni di Gianni Agnelli[modifica]

  • Al Delle Alpi [...] è come giocare sempre fuori casa.[1]
  • Avere Platini in squadra era come avere una credit card sempre a portata di mano.[2]
  • [Su Mario Schimberni, amministratore delegato di Montedison, dopo la scalata data da quest'ultima alla compagnia di assicurazioni La Fondiaria: 1986] Bi-Invest humanum, Fondiaria diabolicum. (da Questi anni alla Fiat, cap. 11)
  • Boniperti ha costruito la Juve dei '70 e degli '80 come [Ferruccio] Novo edificò il Grande Torino, pezzo su pezzo, un Gentile qui, un Tardelli là. Non con il piglio onnivoro, urlato, di Berlusconi dalla fine degli Anni 80 in poi.[3]
  • Coi profitti a zero la crisi non si risolve ma si incancrenisce e può produrre il peggio. Noi abbiamo due sole prospettive: o uno scontro frontale per abbassare i salari o una serie di iniziative coraggiose e di rottura per eliminare i fenomeni piú intollerabili di spreco e d'inefficienza. È inutile dire che questa è la nostra scelta.[4]
  • Come fai a dire che sei innamorata? Solo le cameriere si innamorano. Solo le cameriere, Galvano e te. È una cosa da riviste di terz'ordine.[5]
  • De Mita [...] lo considero un tipico intellettuale del mezzogiorno, di quella formazione filosofica, di quella tradizione di pensiero tipica della Magna Grecia. (dalla trasmissione di Gianni MInoli, Mixer, 1984, visibile su YouTube)
  • Di stile Juventus parlano gli altri, non noi.[6]
  • È abitudine della Juventus dire e credere che quando le cose vanno bene il merito è dei giocatori, quando vanno meno bene la responsabilità è della società. (dalla lettera aperta a Luciano Lama Agnelli risponde a Lama sulla Juve, La Stampa, 6 marzo 1991, p. 33)
  • [Sulla finale della UEFA Champions League 1996-1997] È andata com'è andata. Era una Juve molle, troppo molle. Ha saputo reagire bene, ma poi ha preso un gol stupido che l'ha messa a terra. Riedle [autore di una doppietta] era stato scaricato dalle squadre italiane ma è sempre formidabile di testa.[7]
  • Garella è il più forte portiere del mondo. Senza mani, però.[8]
  • John è giovane ma ha dimostrato di possedere notevoli capacità e doti morali.[9]
  • [Su Zdeněk Zeman nel 1998] [...] è il nipote di Vycpalek. Vycpalek noi l'abbiamo salvato dalla Cecoslovacchia comunista e l'abbiamo riportato in Italia. Quindi anche il nipote ci dovrebbe avere la gratitudine. Zeman? No [lo prenderebbe come allenatore], perché non mi piace il suo modo di allenare la squadra.[10]
  • [Dopo Amburgo-Juventus 1-0, finale della Coppa dei Campioni 1982-1983] I bianconeri giocano bene ma è sempre molto difficile contro quei tedeschi. Partire favoriti non porta mai fortuna: tutta Europa si aspettava la Juventus vittoriosa. Stein ha effettuato due grosse parate, specialmente su Bettega e Cabrini. Il gol è arrivato mentre le squadre si stavano studiando come fanno i pugili sul ring. Zoff non ha colpe sia per la fiducia che ho in lui che per l'abilità di Magath. Boniek? Ha alternato cose buone ad altre bizzarre mentre Platini lo avevamo visto meglio in altre occasioni. Rossi si giudica solo se fa gol e non ci è riuscito. Mi è piaciuto Brio.[11]
  • I calciatori cattivi guadagnano sempre troppo, quelli buoni non guadagnano mai abbastanza.[12]
  • I patrimoni si ottengono solo per speculazione, accumulazione o successione, nel mio caso è stata una successione. Ma il problema è cosa se ne fa dei patrimoni: si possono gestire con responsabilità o senza responsabilità. Io di mio ci ho messo sempre la responsabilità. Non so se sarei diventato ricco e potente senza ereditare quel patrimonio, molto probabilmente no. A chi si è fatto da solo forse invidio il fatto di aver avuto una vita certamente più avventurosa e di maggiori rischi. Ma mi faccia pensare a cosa non invidio, cioè chi si è disfatto da solo... e ce ne sono, ce ne sono tantissimi.[12]
  • [Nel 1986] I risultati ottenuti dalla Juventus sono dovuti sopratutto all'organizzazione, a un severissimo lavoro di ricerca e di selezione di talenti giovani più che a colpi di mercato audaci.[13]
  • Il ministro del Lavoro di allora [Carlo Donat-Cattin] non concluse la trattativa con i metalmeccanici fino a quando io non acconsentii, dopo parecchie ore di resistenza, a riassumere in fabbrica un centinaio di operai che si erano resi responsabili di violenze. Ricordo che, ricattato da queste condizioni, accettai la riassunzione. E l'umiliazione non fu accettare, o subire, questa forma di ricatto, ma, tornato a Torino e presentatomi ai dirigenti della produzione delle fabbriche, comunicare loro che avevo ceduto e che dovevano riassumere questo centinaio di operai violenti. Quello fu l'inizio di dieci anni disastrosi di brutalità e di violenze in fabbrica, che venne corretto solo dopo più di tremila giorni.[14]
  • [Su Marcello Lippi] Il più bel prodotto di Viareggio, dopo Stefania Sandrelli.[15]
  • Io considero di essere stato per il passato... non mi piace la parola «mecenate», infine un supporter della Juventus che ha avuto la possibilità d'aiutarla.[16]
  • Juventus vuol dire gioventù. Gioventù vuol dire essere proiettati verso il futuro. Il suo passato è ricco di gloria, ma con il nome che porta è al futuro che si deve guardare.[17]
  • La Juve è per me l'amo­re di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d'amore.[18]
  • La Juventus rappresenta, per chi ama la Juventus, una passione, uno svago... e qualche cosa la domenica. Noi abbiamo cercato di dare a loro il migliore spettacolo possibile e anche molte soddisfazioni.[19]
  • [Nel 1972, sul futuro dell'automobile e della mobilità] Le città antiche verranno conservate come centri storici, come musei, ma non saranno più abitate. Si abiterà nelle città nuove dove i problemi della circolazione saranno esaminati e risolti in partenza. A lunga scadenza, la proprietà dell'automobile sarà meno importante della sua utilizzazione. Non conta la gioia del possesso, ma il servizio. Se si considera il tempo durante il quale i cento milioni di macchine nel mondo sono ferme si giunge ad un fantastico investimento perso.[20]
  • Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare, che se fossi un arbitro gli darei una medaglia.[21]
  • Nei momenti difficili, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, e questo è il motivo per cui la Juventus ha vinto anche oggi.[22]
  • La Juventus è la compagna della mia vita, soprattutto un'emozione. Accade quando vedo entrare quelle maglie in campo. Mi emoziono persino quando leggo sul giornale la lettera J in qualche titolo. Subito penso alla Juve.[23]
  • [Su Michel Platini] Nella Juve nessuno è mai stato al suo livello e se in futuro ci sarà qualcuno che lo supererà lo ammetteremo a malincuore.[24]
  • [Il giorno dopo la finale di Coppa dei Campioni 1982-1983: Amburgo-Juventus 1-0] Non è successo niente, questi tedeschi ci hanno insegnato a leggere e a scrivere.[25]
  • Non prenderemo più piccoletti: dalla tribuna non si vedono.[26]
  • Ogni giovane d'Europa deve poter cominciare i suoi studi a Parigi, continuarli a Londra, completarli a Roma o Francoforte. Dobbiamo recuperare, in chiave moderna, l'eredità degli antichi "clerici vagantes". (all'Università di Bologna, il 16 settembre 1988[27])
  • Papin è un grandissimo giocatore, un bravo centrattacco e un uomo coraggioso, capace di mettere la testa dove gli altri non osano mettere il piede. Quanto a chiacchiere però...[28]
  • [Sul trionfo della Juventus nella Coppa Intercontinentale 1996] Penso che il trionfo a Tokyo sia il più bello di tutti. Più bello di quello contro l'Ajax. Nel calcio ci sono delle squadre con delle fasi di gioco o con delle individualità più brillianti, ma ci sono poche con la solidità e anche la regolarità della Juventus.
Je considère que la victoire de Tokyo est la plus belle de toutes. Plus belle que celle contre l'Ajax. Dans le Calcio, je connais des équipes qui ont des phases de jeu ou des individualités plus brillantes, mais je n'en vois aucune qui est aussi solidaire et aussi régulière que la Juventus.[29]
  • Per essere italiani nel mondo, dobbiamo essere europei in Italia. (1975)[30]
  • [...] Perché la Juventus, dopo già un secolo di storia, è diventata una leggenda. Una leggenda che è sorta in un liceo di Torino e che ha finito per conquistare nove, dieci milioni di tifosi in Italia e, certo, altrettanti all'estero con un nome, una maglia e dei colori conosciuti in tutto il mondo. (da Grande Storia della Juventus, ESPN Classic)
  • Quando Platini mi re­galò uno dei suoi tre Palloni d'Oro, gli chiesi: ma è dav­vero tutto d'oro? Lui mi guardò sorridendo: e secon­do lei, avvocato, se era tutto d'oro glielo regalavo?[18]
  • [Prima della finale della UEFA Champions League 1995-1996 tra Ajax e Juventus] Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi, noi saremo dei piemontesi tosti.[31]
  • Quando mi parlano della Juventus in ambiente di affari mi disturba moltissimo. Primo perché non sono lì per parlare di quello. Secondo perché la gente che arriva e parla di calcio crede di avere una certa intimità per la passione in comune per cui fanno delle richieste in affari. No, di calcio mi piace parlarne nel tempo libero.[12]
  • [Sul Gran Premio d'Europa 1997] Schumacher non commette più di un errore all'anno. Quando ci casca, ne parla tutto il mondo. Questa è la sintesi. Ciò che è successo a Jerez è spaventoso. Il clamore si spiega. Ma di errore si tratta. [«Ci tolga una curiosità, Avvocato: quando à accaduto quel disastro lei cos'ha fatto? Ha gridato come noi? È scattato dalla poltrona?»] Semplicemente ho preso il telefono e ho chiamato Montezemolo. Luca, qui bisogna gestire questo episodio gravissimo, assumendoci le responsabilità. Sportivamente è una tragedia, per Schumacher, per la Ferrari... [...] Solo che quel testone di un tedesco ci ha messo 48 ore prima di capire e ammettere di aver sbagliato. Una frase non avrebbe mai dovuto dire a caldo: lo rifarei. Ma adesso la brutta faccenda è chiusa. E vorrei ricordare quanto Schumacher ha fatto in questa stagione in cui la Ferrari è tornata in avanguardia. A poco più di un quarto d'ora dalla fine eravamo campioni del mondo. Lui stava coronando i nostri sogni e i nostri sforzi. [...] Ho colto il senso vero del dramma nello scoramento dei tecnici, dei meccanici, di tutta quella gente della famiglia Ferrari, da Montezemolo all'ultimo arrivato, che ha lavorato giorno e notte, ha gioito, ha sperato e ha visto crollare tutto in un solo attimo. Avverto anch'io il loro dispiacere, lo capisco. Vorrei proprio che restassero integri i valori espressi dalla Ferrari in questa stagione.[32]
  • [Rispondendo a chi chiedeva: «Vinca la Juve o vinca il migliore?»] Sono fortunato, spesso le due cose coincidono.[33]
  • Torino ricorda le antiche città di guarnigione, i doveri stanno prima dei diritti, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto.[34]
  • Tre stranieri per me sono pochi, per me ci vuole la liberalizzazione totale. E poi in quello scenario mi piacerebbe che gli italiani siano talmente forti che uno sceglie loro.[12]
  • [Su Pietro Rava] Un simbolo della Juventus e uno degli uomini che ha fatto la storia bianconera.[35]
  • Una volta scendevano in piazza per protestare contro la Fiat, oggi perché Baggio non vada alla Juve. Direi che il paese è migliorato.[36]
  • Un giorno mi dissero che Maradona si allenava cen­trando la porta con un tiro da centrocampo. Andai al Comunale e lo dissi alla squadra, Platini non disse nulla ma chiese al magazzi­niere di aprire la porticina dello spogliatoio che stava al di là della pista d'atletica, si fece dare un pallone e da centrocampo lo spedì negli spogliatoi. Mi guardò sorri­dendo e se ne andò senza di­re una parola.[18]
  • Un uomo che non piange, non potrà mai fare grandi cose.[37]
  • Vi raccomando la Fiat. Ora è arrivato il momento di cedere il testimone. Ci siamo dati delle regole. Noi in Fiat parliamo di regole per seguirle, non come tanti oggi che ne parlano per non seguirle. Mi hanno detto: "Ma lei è un caso speciale". Io ho risposto: "Guai a quell'azienda dove esistono casi speciali". (dal suo discorso di commiato da presidente della Fiat, dicembre 1995)[30]

Da Agnelli: "Le mie quattro finali in bianconero"

Intervista di Roberto Beccantini, , La Stampa, 16 maggio 1996.

  • Sivori, lui non stravedeva per la Coppa [dei Campioni]. E difatti trovò il modo di marinare Vienna.[38]
  • È più facile vincere la Coppa che arrivare in finale.
  • [«Se Roberto Baggio è Raffaello e Del Piero Pinturicchio, Vialli chi è?»] Mi faccia pensare. Direi il Michelangelo della Cappella Sistina. Lo scultore che sa trasformarsi in pittore.
  • Non lo scriva, o se lo scrive, lo metta giù con garbo: Roberto Baggio è il più grande giocatorino che abbia conosciuto. Gli voglio bene.
  • [Su Silvio Berlusconi] Si è abbattuto sul calcio trasformandolo da sport di città a spettacolo televisivo. Il suo Milan lo paragonerei agli Harlem Globetrotters, e lui al capo del Madison Square Garden. Donadoni è stato il primo pezzo che ci ha strappato. L'Atalanta era nostra assidua fornitrice da un sacco di tempo, e quello fu un segnale chiaro, un segno forte: di svolta drastica, di cambiamento radicale. Nulla, e nessuno, sarebbe rimasto come prima. Ciò premesso, ho applaudito e invidiato il suo Milan.
  • Giraudo e Galliani li giudico molto professionisti. Boniperti, viceversa, era a modo suo un romantico. [...] Un romantico prepotente, ecco.
  • Scirea era più elegante. Non so se fosse, o sia, una qualità, ma non mi viene in mente una sua rudezza. Baresi, invece, di botte ne ha date. Ma come guida la difesa – e talvolta, addirittura la squadra – non la guida nessuno. Formidabile.
  • Non tutti gli italiani tifano per la Nazionale, mentre tutti gli italiani e il cinquanta per cento dei non italiani tifano Ferrari.
  • Sono come Sacchi: le prove, gli allenamenti, mi intrigano più delle gare vere e proprie.
  • L'unica materia che noi italiani abbiamo divulgato, è stata il catenaccio.
  • [Il calcio di oggi mi piace] Meno di quello di ieri. Mi sembra più piatto, più grigio, più uniforme. Io vorrei cento Weah, non uno. E mille Cantona. Sono loro che scaldano il pubblico e fanno la differenza. Mi dicono, fra parentesi, che sia pure diventato saggio. Deve credermi: da un grandissimo mascalzone si potrà sempre ricavare un santo; ma da una mezza cartuccia, mai e poi mai un asso.

Da Agnelli: Lippi scienziato del calcio

Intervista, La Stampa, 3 giugno 1997.

  • [Ho dato a Del Piero il soprannome Pinturicchio] Per l'estetica, per il modo di giocare. Lui è uno che lavora poco, ma i suoi gol sono sempre eccellenti.
  • Chi vince sempre alla fine scoccia. Ma avrei gradito lo stesso.
  • Bettega aveva i capelli grigi quando giocava, oggi li ha bianchi. Avrebbe dovuto imparare a essere più prudente quando si parla di altri e di arbitri.[39]
  • [Ho imparato a saper perdere] Presto, negli anni in cui ho avuto la fortuna di fare il militare. Chi ha visto Russia e Nord Africa, capisce che si può anche perdere.
  • La Juve gli deve gratitudine. Oggi Boniperti è un ex centravanti di mezza età, onorevole, deputato europeo: un uomo diverso. Ma quando lo si nomina fa ancora paura. E questo mi fa piacere.
  • [Tra Platini e Maradona] C'è soprattutto una differenza di qualità. Ma unico, il più grande è stato Pelé.
  • Lippi è formidabile nel gestire gli uomini. E ha una parte scientifica nella preparazione fisica.
  • [«Juve, Ferrari, Fiat. A che cosa tiene di più?»] Alla Fiat.

Da Così disse l'Avvocato. Le battute, le frecciate, i motti

Citato in Corriere.it, 25 gennaio 2003.

  • Buscetta ha detto di essere ossessivamente un tifoso della Juventus? Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà pentirsi.
  • [Su Franco Zeffirelli] È un grande regista. Ma quando parla di calcio non lo sto nemmeno a sentire.
  • Fino ad oggi il Partito comunista è stato visto con due prospettive: quella della speranza e quella della paura. Dopo l'episodio di oggi credo che la prospettiva della speranza sia cancellata. [dopo il picchettaggio di Mirafiori: frecciata a Enrico Berlinguer]
  • Faccio i complimenti a De Benedetti anche se lui parla male di noi. [dopo una sua affermazione sulla Fiat]
  • Come tutti i politici, anche Montezemolo è molto sensibile a quello che scrivono i giornali. Anzi: è più sensibile ai giornali che ai fatti. Sbaglia.
  • Ho conosciuto mariti fedeli che erano pessimi mariti. E ho conosciuto mariti infedeli che erano ottimi mariti. Le due cose non vanno necessariamente assieme.
  • [Saragat: «Caro Agnelli, adesso che è presidente della Fiat non potrà più corteggiare le ragazze»] Allora mi dimetto subito.
  • Gli uomini si dividono in due categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare.
  • Non siamo una repubblica delle banane. [sui severi commenti della stampa estera su Silvio Berlusconi prima delle elezioni del 2001]
  • Sa quale è la verità? Nel nostro Paese purtroppo non ci sono nemmeno banane. Ci sono soltanto fichi d'India. [sulle dimissioni di Renato Ruggiero da Ministro degli Esteri, gennaio 2002]
  • [Su Ciriaco De Mita negli anni '80] Un tipico intellettuale della Magna Grecia.
  • Nei momenti difficili di una partita, c'è sempre nel mio subconscio qualcosa a cui mi appello, a quella capacità di non arrendersi mai. E questo è il motivo per cui la Juventus vince anche quando non te l'aspetti.
  • [Zbigniew Boniek] Bello di notte.
  • [Aldo Serena] Bravo dalla cintola in su.
  • [Michel Platini] L'abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras.
  • [Alessandro Del Piero] Mi ricordava Pinturicchio. Adesso è Godot.
  • [Diego Armando Maradona] Migliore di qualunque allenatore.
  • [Roberto Baggio] Un coniglio bagnato.

Attribuite[modifica]

[Citazione errata] La diretta interessata ha smentito che Agnelli possa essersi espresso sul suo conto in modo così rude: «Forse proprio quella frase non l’ha detta, ma di sicuro mi ha detto: “Mozzoni, io vorrei clonarti”».[40]

Citazioni su Gianni Agnelli[modifica]

  • Agnelli e Platini? Certo che parlano tra loro: da proprietario di giocattolo a giocattolo che può parlare. (Tony Damascelli)
  • Agnelli è una persona che tutti vorrebbero come zio. (Michel Platini)
  • Agnelli ha sempre avuto il pallino degli affari. A sedici anni il nonno gli regalò 1000 lire con le quali Gianni comprò tre mele che rivendette a 1300 lire. Quindi investì questo nuovo capitale per comperare cinque mele che rivendette a 2000 lire subito reinvestite in sei mele che gli fruttarono 3000 lire. A questo punto quando stava per acquistare dodici mele per ricavarne 5700 lire, improvvisamente, grazie ad una congiuntura favorevole del mercato, morì suo padre lasciandogli in eredità 100 mila miliardi. (Gino & Michele)
  • Agnelli va in Paradiso di sicuro con questi comandamenti! «Onora il padre e la madre»: per forza, con tutti i soldi che gli hanno lasciato! «Non desiderare la roba d'altri»: come fa? è tutto suo. (Roberto Benigni)
  • Aveva una grande capacità di giudicare perché era un profondo conoscitore del mondo del calcio e non parlava mai a caso. (Alessandro Del Piero)
  • Cortese più che affabile, inquieto più che volubile, cinico più che scettico, si muoveva al di sopra delle parti e al di fuori della mischia, da cui stile e rango lo tenevano lontano. [...] Era uno snob raffinato, dallo charme cosmopolita, impreziosito dalla erre moscia. (Roberto Gervaso)
  • Credo non vi sia stato né vi sia un altro italiano con una rete di relazioni personali come Gianni Agnelli in tutti i continenti e negli ambienti più diversi. (Giulio Andreotti)
  • È uno dei pochi italiani esportabili, e presentabili, al di là delle Alpi, della Manica, dell'Atlantico. Lo conoscono tutti e tutti – quelli che contano – conoscono lui. Gode d'infiniti privilegi ma, mi dicono, non ne abusa. Nega d'amare il potere, forse solo perché ne ha tanto, e nessuno può insidiarglielo. Comunque, ne fa un uso discreto, come si conviene a un monarca, sul cui impero non tramonta mai il sole. (Roberto Gervaso)
  • Era un grande esteta del calcio, voleva vincere, ma prima di tutto amava i grandi giocatori, che fossero della Juve o avversari: da Hamrin a Baggio, passando per Sivori, Platini e Maradona [...] Era capace di valutare le persone, e non solo i calciatori, con incredibile sintesi e perspicacia. (Giovanni Trapattoni)
  • Era un grande punto di riferimento per noi, si parlava di calcio, soprattutto di calcio, ma nell'argomento lui metteva riferimenti alla vita quotidiana, con ironia, competenza, curiosità. Ci mancheranno quelle sue punzecchiature che facevano del calcio un ambiente ricco di umanità. Mi ha fatto i complimenti parecchie volte e io arrossivo le prime volte, poi sempre meno. Con l'Avvocato scompare uno dei più grandi personaggi del secolo. Il calcio e non solo la Juventus, lo sport in generale, perde un grandissimo. E dire che il calcio per lui era solo un divertimento. Infatti, Agnelli ha fatto molto di più per la crescita dell'Italia. (Antonio Cabrini)
  • Gianni Agnelli era un incomparabile uomo d'affari ed un fervente sostenitore dello sport. Con la sua esperienza ed il suo carisma Agnelli ha molto contribuito a far entrare il movimento olimpico in una nuova era. L'Italia, che nel 2006 ospiterà i giochi invernali a Torino, ha perso uno dei suoi mentori. (Jacques Rogge)
  • Gianni Agnelli. Fiat dux![41] (Marcello Marchesi)
  • Il carisma dell'Avvocato [...] lo percepivi in lontananza. Stava sempre vicino alla squadra, era informatissimo. E quando parlavi con lui ti accorgevi che di calcio ne capiva tantissimo. (Antonio Cabrini)
  • [«Che cosa resta dell'Avvocato [...]?»] Innanzitutto, una lezione di stile. Che non era solo una questione di estetica, o di mode. Certo, aveva un colpo d'occhio eccezionale per l'arte. E dettava piccole esteriorità subito imitate dagli adulatori, tipo la cravatta sul pullover. Ma lo stile per l'Avvocato era sostanza. Era comportamento, e anche valori morali che in lui erano profondamente radicati dall'educazione ricevuta e dall'esempio del nonno. Era del tutto incapace di dire bugie. Questo creava anche problemi. [...] Alle trattative sindacali partecipava di rado. Quando veniva, però, si faceva sfuggire fin dove la Fiat poteva arrivare. È una cosa che ovviamente non si fa mai. Ma per lui era impensabile non dire sempre la verità; gli avevano insegnato così. Lo stile era il parametro con cui giudicava le persone. (Cesare Romiti)
  • Non lo scopro certo io l'Avvocato; era una persona eccezionale come immagine, come carisma, come tutto. (Luciano Moggi)
  • Oggi ho telefonato all'Agnelli e gli ho detto: «Il mio posto di lavoro non si tocca»... Lui m'ha risposto: «E chi lo tocca? Anzi mi fa schifo solo a guardarlo». (Altan)
  • Non si può parlare della Juventus senza menzionare la famiglia Agnelli ed in particolare l'Avvocato. Il mio primo ricordo di lui è legato al ritiro a Villar Perosa del 1978 quando tornai dal prestito alla Pistoiese e rimasi colpito dall'attaccamento e dalla passione che dimostrava nei confronti di noi giocatori. (Sergio Brio)
  • Orgoglioso di averlo conosciuto [...] Ogni volta mi colpivano la competenza e la curiosità che aveva per la Ferrari, per la Formula 1 e per il calcio e la sua sensibilità per i problemi del mondo. (Michael Schumacher)
  • Parla con la propria bocca, pensa con il cervello di Valletta, col cuore di Giulio De Benedetti e con gli interessi polivalenti della Fiat. (Indro Montanelli)
  • Poi c'era l'Avvocato. Arrivava negli spogliatoi e trattava allo stesso modo Platini e il magazziniere. Amava la Juve, ma quando gli chiesi di comprare Paolo Rossi rispose di no: "Costa troppo e noi abbiamo migliaia di cassintegrati. Potrebbe fare un altro nome?". Non mi ha mai dato un ordine, credo non ne abbia mai dati in vita sua, i suoi ordini erano domande: "Ma perché quell'ala sinistra non gioca mai?" (Giovanni Trapattoni)
  • [Nel 2010] Quando parlava non era mai per caso. Quando parlava c'era sempre da divertirsi. Quando parlava c'era sempre qualcosa da imparare. Quando parlava stavano tutti ad ascoltare. Quando parlava era difficile non capire. Mancano tanto le parole di Gianni Agnelli a questa Juve e a questo calcio. (Guido Vaciago[18])
  • Quella telefonata di Gianni Agnelli il giorno della mia presentazione all'Inter: "si ricordi che per lei io ci sarò sempre..." continua a distanza di anni a riempirmi di orgoglio. (Marco Tardelli)
  • Un entusiasta dello sport, un uomo decisivo per rendere la Juventus uno dei più grandi club calcistici del mondo. (Franco Carraro)
  • Un uomo dall'enorme carisma. Amava la Juventus, era curioso, veniva spesso a Villar Perosa. E nel giorno della partita, scendeva negli spogliatoi e si metteva seduto da una parte. In silenzio, bevendo un bicchiere di thè. (Luciano Spinosi)
  • Una speciale combinazione di charme, eleganza, sense of humor, velocità mentale e allo stesso tempo un grande calore mediterraneo. (Ira von Fürstenberg)
  • Una volta chiesero ad Agnelli quali fossero le tre cose più importanti nella sua vita. Lui rispose: «Tutte e tre cominciano per F: la Fiat, la Ferrari e la f...». (Vasco Rossi)
  • Voglio ricordare che gli sarebbe piaciuto festeggiare la terza stella, chissà chi gliela regalerà, comunque la vedrà di sicuro dal cielo. (Marcello Lippi)
  • Gianni Agnelli ha avuto l'unico merito storico di portare l'orologio sopra il polsino. (Pietro Citati)

Striscioni[modifica]

  • 81 anni di storia bianconera, non si cancellano con la morte.[42]
  • Adesso Giovanni di' a Peppino quello che non hai mai detto... come "zanzare" lo scudetto.[43]
  • Avvocato, i grandi uomini non muoiono mai.[44]
  • Due stelle sul petto, la terza in cielo.[42]
  • La passione bianconera, la classe di Torino, lo stile italiano, la leggenda di un grande uomo.[42]

Note[modifica]

  1. Citato in Fabio Vergnano, Agnelli: il Comunale, casa Juve, La Stampa, 22 marzo 1997, p. 31.
  2. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 23, ISBN 88-8598-826-2
  3. Citato in Guido Vaciago, L'Avvocato era avanti: twittava già 50 anni fa..., Tuttosport.com, 24 gennaio 2013.
  4. Dall'intervista di Eugenio Scalfari, La malattia: profitto zero, L'espresso, XVIII (1972), n. 47, 19 novembre; citato in Ginsborg 1989, p. 449
  5. Citato in Susanna Agnelli, Vestivamo alla marinara, Mondadori, 1975, p. 125
  6. Da Massimo Mucchetti, I patron, Hurrà Juventus nº 3 [98], Juventus Football Club S.p.A., 3 marzo 1997.
  7. Citato in L'Avvocato: messi ko da un gol stupido, La Stampa, 29 maggio 1997, p. 3.
  8. Citato in Timothy Ormezzano, Fare miracoli con i Piedi, la Repubblica, 28 luglio 2010.
  9. Al momento dell'ingresso di John Elkann nel consiglio d'amministrazione Fiat; citato in Yaki, l'erede dell'impero. Un Agnelli di nome Elkann, la Repubblica, 24 gennaio 2003
  10. Citato su youtube.com, 2 giugno 2010.
  11. Citato in Bruno Bernardi, Agnelli: «Tutta Europa ci aspettava», La Stampa, 26 maggio 1983, p. 22.
  12. a b c d Citato in Guido Vaciago, Gianni Agnelli, le parole che ha detto, Tuttosport, 11 marzo 2021
  13. Da Mario Sconcerti, La Signora ed io. Intervista a Gianni Agnelli, la Repubblica, 1986; citato in Marco La Villa, Mauro La Villa; Bianconeri. Juventus Story, Eastern Canal, 2015 [2012], a 24m 30s e sqq.
  14. Citato in Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Nuova Eri, Roma, 1992.
  15. Citato in Tuttosport, 8 gennaio 2009
  16. Citato in Giancarlo Mancini, Il tempo e la storia: episodio 4x53, La famiglia Agnelli e la Juve, con Giovanni De Luna, RAI Cultura, RAI 3, 24 novembre 2016, a 11 min 32 s. e sqq.
  17. Citato in 123 anni di Juve. 123 anni di passione, juventus.com, 1 novembre 2020.
  18. a b c d Citato in Guido Vaciago, «Juve, l'amore di una vita», Tuttosport.com, 23 gennaio 2010.
  19. Da un discorso disponibile su Grande Storia della Juventus: Quinquennio d'Oro (07:30 - 09:23), Youtube.com.
  20. Da un'intervista a Le Point; citato in Gianluca Sepe, Agnelli, la sua idea di mobilità 50 anni fa, formulapassion.it, 24 gennaio 2023.
  21. Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2113. ISBN 8880898620
  22. Citato in Addio a Gianni Agnelli, www.uefa.com, 24 gennaio 2003
  23. Citato in 22 luglio 1947: Giovanni Agnelli diventa Presidente della Juventus, Juventus.com, 22 luglio 2016
  24. Citato in Beppe di Corrado, Anonimo straordinario, Il Foglio, 23 marzo 2008.
  25. Citato in Agnelli, bacio dal tifoso "Una vittoria palpitante", Corriere della sera, 23 maggio 1996
  26. Citato in Marco Sappino, Dizionario biografico enciclopedico di un secolo del calcio italiano, Dalai editore, 2000, p. 2112. ISBN 8880898620
  27. Stefania Tamburello, Mi piace il vento perché non si può comperare: Gianni Agnelli in parole sue, ETAS, 2013 ISBN 978-88-58-64060-9 (p. 32)
  28. Citato in Agnelli: Schumacher è della Ferrari, La Stampa, 11 agosto 1995, p. 23.
  29. Citato da (FR) Rémy Lacombe, La Juventus n'en a jamais assez, France Football, n° 2643, 3-9 dicembre 1996, p. 5, ISSN 0015-9557.
  30. a b Citato in Alberto Sinigaglia, L'Avvocato visto dall'Avvocato, La Stampa, 12 gennaio 2004, p. 29.
  31. Citato in Presentate le nuove maglie!, juventus.com, 8 luglio 2009.
  32. Dall'intervista di Candido Cannavò, Agnelli ci racconta Schumi e Juve a 2V, La Gazzetta dello Sport, 31 ottobre 1997.
  33. Citato in Speciale Giovanni Agnelli: La "Signora" nel cuore, News2000, gennaio 2004
  34. Citato in Aldo Cazzullo, La movida e i poliziotti. Torino ora somiglia all'Italia, Corriere della Sera, 25 giugno 2017, p. 29.
  35. Citato in Torino saluta Rava, La Gazzetta dello Sport, 9 novembre 2006.
  36. Citato in Emanuela Audisio, Baggio, il campione diverso rimasto tra noi con la sua assenza, Repubblica.it, 13 febbraio 2017
  37. Citato da Luca Pancalli in Silvia Galimberti, Trionfo azzurro: 28 medaglie. Pancalli: "Commovente", La Gazzetta dello Sport.it, 9 settembre 2012
  38. Si riferisce alla partita Wiener Sportklub – Juventus 7-0 dell'edizione 1958-1959.
  39. Roberto Bettega si lamentò dell'arbitraggio di Sándor Puhl nella finale della Coppa dei Campioni 1996-1997 Borussia Dortmund-Juventus a Monaco di Baviera, vinta dai tedeschi per 3-1.
  40. Da un'intervista concessa a Maria Luisa Agnese, in Liberi tutti, 28 dicembre 2018; citato in Stefano Lorenzetto, Chi (non) l'ha detto, Marsilio Editori, 2019. ISBN 9788829703241
  41. Cfr. Genesi: «fiat lux» («sia fatta la luce»). Cfr. voce dedicata.
  42. a b c Striscione esposto dalla tifoseria bianconera in occasione di Juventus-Piacenza del 26 gennaio 2003, in ricordo di Gianni Agnelli, morto due giorni prima.
  43. Ironico striscione della tifoseria interista riferito allo storico presidente bianconero, Gianni Agnelli, mancato pochi giorni prima, e a Giuseppe Prisco, storico dirigente nerazzurro, morto un anno prima.
  44. Striscione esposto dalla tifoseria laziale in onore dell'avvocato, morto pochi giorni prima.

Bibliografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]