Stalker (film 1979)
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Stalker
Titolo originale |
Сталкер (Stalker) |
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Lingua originale | russo |
Paese | Unione Sovietica, Germania Est |
Anno | 1979 |
Genere | fantascienza |
Regia | Andrej Arsenevič Tarkovskij |
Soggetto | Arkadi e Boris Strugackij dal loro racconto Picnic sul ciglio della strada - versi di Fëdor Ivanovič Tjutčev e Arsenij Tarkovskij |
Sceneggiatura | Arkadi e Boris Strugackij e Andrej Arsenevič Tarkovskij |
Interpreti e personaggi | |
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Stalker, film sovietico del 1979, regia di Andrej Arsenevič Tarkovskij.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Cominciò a correr voce... che ci fosse un posto nella Zona... dove si esaudivano i desideri... e naturalmente, decisero di proteggerla come le pupille degli occhi: chissà quali desideri potevano venire in mente a qualcuno. (il Professore)
- La Zona è forse... un sistema molto complesso di "trabocchetti"... E sono tutti mortali. Non so cosa succeda qui in assenza dell'uomo, ma non appena arriva qualcuno, tutto, tutto si comincia a muovere... le vecchie trappole scompaiono, ne appaiono di nuove... posti prima sicuri, diventano impraticabili: e il cammino si fa ora semplice e facile, ora intricato fino all'inverosimile. È la zona. Forse a certi potrà sembrare "capricciosa"... ma in ogni momento è proprio come l'abbiamo creata noi, come il nostro stato d'animo... non vi nascondo che ci sono stati casi in cui la gente è dovuta tornare indietro a mani vuote... alcuni sono anche morti, proprio sulla porta della Stanza... Ma quello che succede non dipende dalla Zona. Dipende da noi. (lo Stalker)
- A me sembra che (la Zona) faccia passare solo quelli che... che non hanno più nessuna speranza... non i cattivi o i buoni, ma... Gli infelici. Ma anche il più infelice morirebbe subito se non si comportasse come si deve. (lo Stalker)
- Me ne frego dell'ispirazione. E poi, come potrei dare un nome esatto a quello... a quello che voglio? O anche: come potrei sapere che in realtà non voglio quello che sto cercando? E potrei aggiungere: che io davvero non voglia quello che non voglio? Sono tutte cose impercettibili: basta dargli un nome, e il loro significato scompare, si strugge come una medusa al sole... (lo Scrittore)
- Che si avverino i loro desideri, che possano crederci, e che possano ridere delle loro passioni. Infatti ciò che chiamiamo passione in realtà non è energia spirituale, ma solo attrito tra l'animo e il mondo esterno. E soprattutto che possano credere in se stessi... e che diventino indifesi come bambini, perché la debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagni della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza, ciò che si è irrigidito non vincerà. (lo Stalker)
- Non dimentichi dove stiamo andando, la stanza le darà tutto quello che vuole. (lo Stalker)
- Lasci stare il suo empirismo strisciante, i miracoli non rientrano nell'empirismo, si ricordi che San Pietro per poco non affogò. (lo Scrittore)
- No, non possiamo aspettarlo, qui ogni minuto cambia tutto. Andremo senza di lui. (lo Stalker)
- Non ficchi il naso nei mutandoni degli altri, se proprio non capisce. (Il Professore)
- Me ne frego dell'umanità; di tutta la sua umanità m'interessa solamente una persona: io. O valgo qualcosa o sono anch'io una merda come tanti altri. (lo Scrittore)
- Sa una cosa, signor "Einstein"?... Non desidero discutere con lei: dalla discussione nasce la Verità. Che sia maledetta. (lo Scrittore)
- La gente non ama parlare delle cose più intime; e poi questo non riguarda né lei né me. (lo Stalker)
- In ogni caso tutta questa vostra tecnologia, tutte queste fabbriche e marchingegni, e tutto questo agitarsi affannosamente per poter lavorare di meno e mangiare di più... non sono che stampelle, protesi. L'umanità invece esiste per creare... per creare opere d'arte. Questo perlomeno è disinteressato, a differenza di tutte le altre azioni umane. Grandi illusioni, fantasmi sfocati della verità in assoluto... Ma lei, professore, mi sta ascoltando?? (lo Scrittore)
- Tutto in fin dei conti ha un senso, un senso... e una ragione. (lo Stalker)
- Prima parlavate del senso della nostra vita, del disinteresse dell'arte. Per esempio, la musica. La musica è legata poco alla realtà. Anche se è legata, lo è senza ideologie, meccanicamente, come un suono vuoto, senza associazioni. Tuttavia, come per miracolo, la musica penetra l'animo umano. Che cosa risuona in noi, in risposta al rumore elevato ad armonia? Come si trasforma per noi nella fonte di un immenso piacere che unisce e commuove? A cosa serve questo? E soprattutto a chi? Risponderete: "a nessuno e a nulla." Così, disinteressatamente. Ma no! È improbabile perché tutto ha un senso. Un senso e una ragione. (lo Stalker)
- Ecco un altro "esperimento"; esperimenti, fatti... verità in ultima istanza; ma fatti non ce ne sono e qui, poi, meno che altrove. Qui tutto è inventato da qualcuno, è la trovata idiota di qualcuno – possibile che non ve ne rendiate conto? E voi lo dovete assolutamente sapere di chi è; ma, ma perché poi, a che cosa servono tutte le vostre nozioni, quale coscienza ne potrà soffrire? La mia? Io non ho coscienza, ho solamente nervi. Una carogna mi stronca, mi si apre una piaga; un'altra carogna mi loda, è un'altra piaga; tu ci metti l'anima, ci metti il cuore, e quelli, niente, ti divorano l'anima e il cuore; tiri fuori dall'anima lo schifo, divorano anche lo schifo; sono tutti colti senza eccezione... e hanno tutti fama di alta sensibilità e tutti ti turbinano intorno: giornalisti, redattori, critici, femmine, senza darti un attimo di respiro e tutti ti incitano: "Dài dài!..." Ma che razza di scrittore sono io, se addirittura odio scrivere! Se per me è un tormento, una fatica, una incombenza dolorosa, vergognosa come schiacciare le emorroidi. Un tempo pensavo che qualcuno sarebbe divenuto migliore grazie ai miei libri... ma se non servo a nessuno, creperò... e dopo due giorni mi avranno dimenticato e cominceranno a divorare qualcun altro. Io pensavo di cambiarli e invece sono stati loro a cambiare me, mi hanno cambiato a loro immagine e somiglianza. Prima il futuro era soltanto il proseguimento del presente e tutti i cambiamenti erano molto lontani, al di là dell'orizzonte, adesso il futuro si è fuso col presente. Loro sono forse pronti a questo? Ma se non vogliono sapere niente di niente, loro divorano e stop. (lo Scrittore)
- È fuggita l'estate | più nulla rimane | si sta bene al sole | eppur questo non basta. | Quel che poteva essere | una foglia dalle cinque punte | mi si è posata sulla mano | eppur questo non basta. | Né il bene ne il male | sono passati invano | tutto era chiaro e luminoso | eppur questo non basta. | La vita mi prendeva sotto l'ala | mi proteggeva mi salvava | ero davvero fortunato | eppur questo non basta. | Non sono bruciate le foglie | non si sono spezzati i rami | il giorno è terso come cristallo | eppur questo non basta. (lo Stalker) [poesia]
- Non è possibile che nell'uomo si racchiuda tanto odio, o anche tanto amore da riuscire a sommergere tutta l'umanità. Vorrà denaro, una donna o la vendetta; desidererà che il suo capo venga schiacciato da una macchina, questo magari sì, ma il dominio del mondo, una società giusta, il regno di dio sulla terra... Questi non sono desideri: sono ideologie, categorie, concetti. (lo Scrittore)
- Ma la finisca con questa sua "Diarrea sociologica". (lo Stalker)
- So già che vi arrabbierete... ma devo dirvelo lo stesso: siamo arrivati... alla soglia (della Stanza). È il momento più importante della vostra vita. Come già vi ho detto, qui si compirà il vostro desiderio più segreto, quello più sincero, quello più sofferto... Non bisogna dire niente... basterà concentrarsi e cercare di ricordare tutta la vita: quando l'uomo pensa al passato, diventa più buono... ma l'importante... è solo credere. Ora potete andare. (lo Stalker)
- In primo luogo... se comincio a ripensare alla mia vita, è improbabile che possa diventare più buono... (lo Scrittore)
- Perché... perché lei me la vuole distruggere? È la sua speranza che vuole distruggere! Non è restato nient'altro alla gente su questa Terra! Questo è l'unico... l'unico posto dove si può venire quando non c'è niente in cui sperare. Siete venuti anche voi! Perché volete distruggere la fede? (lo Stalker)
- Zitto, sta' zitto! Ormai ho imparato a conoscerti bene! Te ne freghi tu della gente: tu guadagni soldi sfruttando la nostra angoscia! Sì, la nostra angoscia. E non è neanche una questione di soldi... è perché qui tu te la godi, sei signore a padrone! Tu, verme pidocchioso, decidi chi deve vivere e chi deve morire! Sceglie! Decide! Finalmente sono riuscito a capire il motivo per cui voi Stalker non entrate mai nella Stanza: Ma perché? Qui vi ubriacate di potere, di segreti, di autorità... Quali altri desideri ci possono essere? (lo Scrittore)
- No, non è vero, non è vero! Lei si sbaglia: uno Stalker non può entrare nella Stanza. Uno Stalker per se stesso non può chiedere niente, niente: ricordatevi del Porcospino. Sì, sono un verme, non ho combinato niente, e nemmeno qui posso fare niente. Perfino a mia moglie non sono riuscito a dare niente. Non ho amici e nemmeno posso averne. Ma non toglietemi quello che è mio. Mi hanno già tolto tutto là, dietro a quel filo spinato! Tutto quello che ho è qui, qui nella Zona! La mia felicità, la mia libertà, la mia dignità: tutto qui! Io porto qui solo quelli come me: infelici, disperati, che non hanno più niente in cui sperare... e io posso capire, posso aiutarli. Nessuno può farlo, ma io, il verme, io sì che posso! Ecco è tutto qui quello che ho, niente altro... e non voglio, non desidero niente altro. (lo Stalker)
- Sapete... mamma era molto contraria. Forse l'avrete già capito: non è normale. La gente rideva di lui e lui era così smarrito, poverino. Mamma mi diceva: "È uno stalker, un condannato a morte, un eterno carcerato, e i bambini? Pensa ai bambini degli stalker." e io... io non volevo... non volevo nemmeno discutere. Ma io lo sapevo benissimo che era un condannato a morte, un eterno carcerato e anche dei bambini... ma che cosa potevo farci io? Ero sicura che insieme a lui sarei stata... bene. Sapevo che avrei avuto tante amarezze, ma è meglio una felicità amara che una vita grigia e noiosa. Be', questo devo essermelo immaginato dopo. Allora egli si avvicinò a me e disse semplicemente queste parole: "Ti prego, vieni con me!". Andai... e non me ne sono pentita, e non ho mai invidiato nessuno, mai, in nessun momento della mia esistenza. Il destino è fatto così. Così è la vita, così siamo noi. E se nella nostra vita non ci fosse dolore non sarebbe meglio, sarebbe peggio: perché allora non ci sarebbe la felicità né la speranza... ecco. (Moglie dello Stalker)
- Amo gli occhi tuoi, amica mia | il loro gioco splendido di fiamme | quando li alzi all'improvviso | e come un fulmine celeste | guardi veloce tutt'intorno.| Ma c'è un fascino più forte | gli occhi tuoi rivolti in basso | negli attimi di un bacio appassionato | e fra le ciglia semichiuse del desiderio | il cupo e fosco fuoco. (Figlia dello Stalker) [poesia]
Dialoghi
[modifica]- Il Professore: E questa stanza è lontana?
lo Stalker: In linea retta un 200 metri ma qui, purtroppo, vie dirette non ce ne sono.
Citazioni su Stalker
[modifica]- La quintessenza degli spazi di Tarkovskij, la Zona è dove si va per vedere i propri desideri più intimi. In sintesi, è il cinema. (Robert Bird)[1]
Note
[modifica]- ↑ Da Andrei Tarkovskij: Elements of Cinema, 2008. Citato in AA.VV., Il libro dei film, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2020, p. 246. ISBN 9788858025864