Taitù Batùl

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Imperatrice Taitù

Taitù Batùl (1849 – 1918), imperatrice consorte d'Etiopia.

Citazioni di Taitù Batùl[modifica]

  • Dio sia lodato se il sole li fa crepare! Se Massaua è troppo calda per la loro salute se ne vadano. Vadano a rinfrescarsi a Roma e non ad Asmara che è roba nostra. (in risposta all'affermazione di Umberto I di Savoia che l'occupazione di Asmara fosse un espediente per sfuggire al caldo di Massaua, 1889).[1]
  • Se vuoi fare la guerra falla questa settimana. Vattene. Morire versando il sangue per il proprio paese è bello e non può dirsi morire. (a Pietro Antonelli dopo la controversia del trattato di Uccialli, 6 febbraio 1890)[2]

Citazioni su Taitù Batùl[modifica]

  • Consapevole di essere destinata al manto purpureo, era passata tra le tempeste di congiure, matrimoni falliti, perfide passioni, carestie e tumulti. Incrollabile come una roccia, rimase sempre a fianco del marito, rammentandogli, anche quando lui esitava e la storia sembrava sul punto di piegarlo e spazzarlo via, che entrambi erano vincolati all'obbligo di difendere e ingrandire quel trono millenario. Non aveva sposato un uomo, aveva sposato un destino. Fu una specie di Isaia. Per questo, a poco a poco, cominciò a coltivare verso di noi un odio ben stratificato, profondo e perenne: capiva che quegli occidentali con i fucili che non facevano fumo e un filo di ferro che permetteva di trasmettere ordini da un capo all'altro del loro regno erano ben più pericolosi dei musulmani o del negus Giovanni. (Domenico Quirico)
  • Donna di rara intelligenza e di grande energia, non deluderà Menelik né i suoi sudditi. Non solo diventerà il più ascoltato consigliere del re scioano, ma sarà spesso al suo fianco nelle campagne militari con un comando effettivo di truppe. [...] Verrà considerata al momento dell'attrito con l'Italia, come l'avversaria più temibile e crudele. (Angelo Del Boca)

Arnaldo Cipolla[modifica]

  • Delle raffinatezze europee Taitù, ferocemente xenofoba, non aveva accolto che l'arte che le consentiva di apparire meno vecchia di quanto i suoi settanta anni suonati le assegnavano il diritto di sembrare. Aveva inesorabilmente respinto dalla sua corte gli ideatori dei grandi progetti destinati a porre l'Abissinia sulla via del progresso, ma accoglieva con i massimi onori i dentisti, i masseurs, e in generale tutta la schiera dei ciarlatani piovuti ad Addis Abeba per sfruttare l'ingenuità e la buona fede sua in materia di farmachi destinati a perpetuarne la giovinezza.
  • Donna non commune che era riuscita attraverso una vita fortunosissima a soggiogare i sensi dell'imperatore e a farlo divenire sino soppressore di vite innocenti, di quelle almeno che avrebbero potuto ostacolargli il possesso della donna desiderata per la sua bellezza fisica e veramente desiderata per la bianchezza della sua epidermide.
  • La potenza di Taitù dipendeva essenzialmente dalla vita di Menelik, la sua caduta poteva essere una delle prove più sicure della morte dell'Imperatore.

Note[modifica]

  1. Citato in Domenico Quirico, Adua La battaglia che cambiò la storia d'Italia, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 2004, p. 253, ISBN 88-04-52681-5
  2. Citato in Domenico Quirico, Adua La battaglia che cambiò la storia d'Italia, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano, 2004, p. 45, ISBN 88-04-52681-5

Voci correlate[modifica]

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