Teresa Mattei

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Teresa Mattei

Teresa Mattei (1921 – 2013), partigiana, politica e pedagogista italiana.

Citazioni di Teresa Mattei[modifica]

  • [Parlando dell'uso della mimosa durante la Giornata internazionale della donna] L'idea mi venne perché la mimosa era il fiore che i partigiani regalavano alle staffette, mi ricordava la lotta sulle montagne un fiore povero che cresceva ovunque a marzo e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente.[1]
  • Non dimentichiamo che secoli e secoli di arretratezza, di oscurantismo, di superstizione, di tradizione reazionaria, pesa sulle spalle delle lavoratrici italiane; se la Repubblica vuole che più agevolmente e prestamente queste donne collaborino - nella pienezza delle proprie facoltà e nel completo sviluppo delle proprie possibilità - alla costruzione di una società nuova e più giusta, è suo compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto, perché molto ancora avranno da lottare per rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro Paese.[2]

Da Teresa lo indicò ai partigiani: «E' lui, Gentile»

Intervista di Giuliano Fontani, Il Tirreno, 20 gennaio 2007.

  • Ai nostri occhi Gentile era l'intellettuale che aveva cercato di armare culturalmente e ideologicamente il regime fascista. Era l'esempio vivente del tradimento della patria, che Dante Alighieri già ci aveva insegnato essere il più grave dei peccati.
  • Mio padre aveva una taglia sulla testa, due milioni di lire, perché il governo Badoglio gli aveva affidato l'incarico di Commissario dei sindacati. In 45 giorni fece tanti contratti, a Viareggio, a Firenze. Grandi soddisfazioni vennero da Piombino, dove la rivolta contro i tedeschi fu particolarmente forte. I piombinesi si rifiutarono di mandare il pane agli equipaggi delle navi naziste e mio padre ricordo che inviò un fonogramma alla Camera del lavoro, che recitava così: una, dieci, mille Piombino...
  • Io non approvavo le pratiche staliniste e mi trovai in contrasto con il gruppo dirigente. Mi volevano espellere per indegnità politica e morale. Era la formula usuale. Mi accusavano di una cosa ridicola, di aver criticato la politica agraria dell'Urss. Figurarsi... Ma non accettai quelle motivazioni. Li minaccia di portarli in tribunale. Sono stata la prima radiata dal Pci con una motivazione onorevole: dissenso politico.

Note[modifica]

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