Tristana (film)

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Tristana

Immagine Convento de San Pedro Mártir (Toledo). Claustro Real.jpg.
Titolo originale

Tristana

Lingua originale spagnolo
Paese Spagna, Francia, Italia
Anno 1970
Genere drammatico
Regia Luis Buñuel
Soggetto dal romanzo di Benito Pérez Galdós
Sceneggiatura Luis Buñuel, Julio Alejandro
Produttore Robert Dorfmann, Luis Buñuel
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Tristana, film del 1970, con Catherine Deneuve, Fernando Rey e Franco Nero, regia di Luis Buñuel.

Frasi[modifica]

  • Una volta ai tempi di molta religione, la gente sapeva soltanto dalle campane e gli obbediva. C'era il tocco d'agonia, il tocco da morto o da incendio. Lo scampanio di vittoria, la chiamata alla messa e i rintocchi di grande devozione. La gente sentiva e andava a visitare l'agonizzante, a sotterrare il morto, a prendere le armi quando suonavamo a martello. Eh, oggi sono altri tempi. Tutti hanno fretta di fare soldi. Non ascoltano e protestano perfino in municipio quando suoniamo per la messa perché dicono, pensi un po', che gli svegliamo anzitempo. (Campanaro)
  • Anche se sono degli incubi, fanno bene i sogni. Soli i morti non sognano. (Don Lope)
  • Il vile metallo. Volenti o nolenti siamo suoi schiavi, permette di asservire solo quando si da a qualcuno più bisognoso di noi, chiunque esso sia. (Don Lope)
  • La donna onesta, tutto l'anno in casa resta. (Don Lope)
  • Questo del lutto è un'abitudine da selvaggi, come dipingersi il viso o tatuarsi il corpo. (Don Lope)
  • Detesto lo spirito commerciale, Cosme. Da questo mercantucolo ai più grandi industriali, con affari di milioni, sono tutti uguali: sanguisughe. (Don Lope)
  • L'amore deve essere libero, è la legge naturale: niente catene, né firme, né benedizioni. (Don Lope)
  • Non cerco d'importi la mia volontà, per questo siamo felici. Perché né io né tu abbiamo perso il senso della libertà. (Don Lope)
  • Il lavoro è una maledizione, Saturno. Abbasso il lavoro che si è costretti a fare per guadagnarsi la vita. Quel lavoro lì non nobilita, come dicono alcuni. Serve soltanto a riempire la pancia degli sporchi sfruttatori. Solamente quello che si fa per il proprio piacere nobilita l'uomo. Ma magari tutti potessero lavorare in questo modo. Prendi me, io non lavorerei neanche morto e come vedi: vivo male, ma vivo senza lavorare. (Don Lope)
  • Quando è azzimato prende coraggio, ma niente da fare: perde le penne. (Tristana)
  • Sono capace di grani cose, è per quelle piccole che non valgo niente. (Tristana)
  • Ho molto di cui esserti grato. Mi hai amato a dispetto dell'età, mi hai dato la tua giovinezza. So che non avrei dovuto innamorarmi ma è che non posso convincermi di essere vecchio. (Don Lope)
  • Io non sono ateo, ma non posso sopportare la religione organizzata. Oltretutto i veri seguaci di Cristo siamo noi che difendiamo gli innocenti. Noi, nemici dell'ingiustizia, dell'ipocrisia e del vile metallo. (Don Lope)
  • Meglio si comporta, meno lo amo. (Tristana)
  • Non te ne sei accorta com'è cambiato, eh? Con la vecchiaia si appianano le cose, si spuntano le spine, si pensa in un altro modo. (Don Ambrosio)

Dialoghi[modifica]

  • Don Lope: Se sei particolarmente affezionata a qualcosa...
    Tristana: Sì, a questo crocifisso. Mia madre è morta stringendolo tra le mani.
    Don Lope: Va bene, ma mettilo nella tua stanza, col tempo penserò io a levarti dalla testa certe superstizioni.
  • Tristana: Ma se è andato su per di là, perché lei ha detto...
    Don Lope: Perché lui è il più debole e quindi andava protetto. La polizia rappresenta la forza e gli uomini come me difendono sempre il più debole, chiunque esso sia e in qualunque situazione si trovi.

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