Luis Buñuel

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Luis Buñuel

Luis Buñuel Portolés (1900 – 1983), regista, sceneggiatore e produttore cinematografico spagnolo naturalizzato messicano.

Citazioni di Luis Buñuel[modifica]

  • Io sono profondamente e coscienziosamente ateo, e non ho nessun tipo di problema religioso. Anzi, attribuirmi una tranquillità spirituale di tipo religioso è innanzitutto non capirmi, e poi offendermi. Non è Dio che mi interessa, ma gli uomini.[1]
  • La differenza culturale tra i francesi e gli spagnoli è che noi spagnoli sappiamo tutto della Francia, e i francesi non sanno nulla della Spagna.[2]
  • Non riesco a capire l'ossessione che alcuni hanno per dare una spiegazione razionale a immagini spesso gratuite. La gente vuole sempre la spiegazione di tutto. È la conseguenza di secoli di educazione borghese. E per tutto quello per cui non trovano spiegazioni ricorrono in ultima istanza a Dio. Però, a cosa gli serve? Dopo dovranno spiegare Dio.[3]
  • Per grazia di Dio sono ateo.[4]

Recensione di Metropolis

Da La Gaceta Literaria, n. 9, 1° maggio 1927[5]

  • Metropolis non è un film unico: sono due film uniti per il ventre, ma con necessità spirituali divergenti, assolutamente antagonistiche. Quelli che considerano il cinema in quanto valido narratore di storie, patiranno con Metropolis una profonda delusione. Ciò che lì ci viene narrato è triviale, ampolloso, pedantesco, di un vieto romanticismo. Ma se all'aneddoto preferiamo lo sfondo plastico-fotogenico del film, allora Metropolis colmerà tutte le misure, ci stupirà come il più meraviglioso libro d'immagini che sia mai stato composto.
  • Lo scenografo, ultimo vestigio che il cinema ha ereditato dal teatro, qui interviene appena. Lo si indovina nelle parti peggiori di Metropolis, in quelli che vengono enfaticamente chiamati "giardini eterni", di un barocchismo delirante, di un cattiv­o gusto senza precedenti. Ormai lo scenografo sarà sostituito, per sempre, dall'architetto. Il cinema sarà l'interprete fedele dei più audaci sogni dell'Architettura.
  • [...] che travolgente sinfonia del movimento! Come cantano le macchine in mezzo a incredibili trasparenze, arcotrionfate dalle scariche elettriche! Tutte le cristallerie del mondo romanticamente dissolte in riflessi riuscirono ad annidarsi nel canone moderno dello schermo. Ogni acerrimo guizzo degli acciai, la ritmica successione di ruote, di pistoni, di forme meccaniche increate, sono un'ode mirabile, una poesia nuovissima per i nostri occhi. La Fisica e la Chimica si trasformano miracolosamente in Ritmica. Non un momento di stasi.

Citazioni su Luis Buñuel[modifica]

  • «Sono ateo, grazie a Dio»: questa famosa dichiarazione del regista spagnolo, ripetuta più di una volta, c'intriga.
    Un paradosso, una provocazione: ma in fondo esprime efficacemente la contraddizione di quest'artista, sulla cui sincerità nel definirsi non credente non c'è da dubitare e che tuttavia spesso ha incentrato il suo cinema sulla testimonianza di fede (La selva dei dannati, Nazarín, Simon del deserto, La via lattea) nonché sulla «malafede», nel senso di cattiva coscienza (Viridiana). [...]
    La reazione ad un certo cattolicesimo della provincia spagnola degli inizi del Novecento, intriso più d'abitudini rituali e di moralismo rigido che non d'amore, di disponibilità e di comprensione, ha spinto Buñuel ad una forte contestazione che egli riteneva antireligiosa, ma che lo fu solo nelle sue opere giovanili (Un chien andalou e L'âge d'or).
    Risalta, in tutta la sua vita, l'attaccamento alla Parola di Dio, com'è dimostrato dall'assidua frequentazione della Bibbia (un vero e proprio «livre de chevet», libro prediletto) e dal suo ricorrente sguardo cinematografico sulla figura e sull'insegnamento del Cristo. [...]
    Non è un caso che fra i suoi intimi amici degli ultimi anni ci fosse un padre domenicano il quale, dopo la sua morte, ne ha raccolto le ceneri conservandole nel convento di Copillon, a Città del Messico. (Ernesto G. Laura)

Milena Vukotic[modifica]

  • Credo che la grande esperienza surrealista degli anni Venti e Trenta lo avesse segnato definitivamente. C'era in lui la malinconia dell'anarchico.
  • Originale e contemporaneamente normale. Lavorare con lui era semplice, le indicazioni precise, ti faceva entrare subito nella parte, ti sentivi quel personaggio. Amava scherzare, un giocherellone, non autoritario ma autorevole, a chi gli stava attorno veniva spontaneo dimostrargli rispetto e attenzione.
  • Poteva farti fare qualunque cosa. Ma senza imporla. Solo con il fascino e la delicatezza dei suoi modi.

Note[modifica]

  1. Citato in Alberto Cattini, Luis Buñuel, Ed. Il Castoro Cinema, p. 7.
  2. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, Milano, 2013. ISBN 9788858654644
  3. Da un'intervista rilasciata nel 1962 dopo aver vinto il premio della critica al Festival di Cannes con L'angelo sterminatore. Citato in Alberto Farassino, Scritti strabici: cinema, 1975-1988, Baldini Castoldi Dalai, 2004, p. 317.
  4. Citato in Auro Bernardi, Luis Buñuel, Le Mani, Recco, 1998, p. 113.
  5. Traduzione da Scritti letterari e cinematografici, Marsilio, Venezia, 1984.

Filmografia[modifica]

Regia[modifica]

Sceneggiatura[modifica]

Produttore[modifica]

Altri progetti[modifica]