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Tullio Pericoli

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Tullio Pericoli nel 2019

Tullio Pericoli (1936 - vivente), pittore e disegnatore italiano.

Citazioni di Tullio Pericoli

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Portare la matita al cuore dello Stato

Intervista di Lillo Gullo, La Città Futura, 22 giugno 1977.

  • [Pericoli, com'è nato il sodalizio artistico con Emanuele Pirella?] Data una lunga amicizia, dalla voglia di fare qualcosa assieme.
  • [Il vostro personaggio più famoso è il direttore di un giornale, il dottor Rigolo. Come ci siete arrivati?] Mentre facevamo Identikit per Linus, pensammo di inventare un personaggio. La scelta cadde sul dottor Rigolo, direttore di un importante quotidiano, per due motivi. Primo, era un personaggio che ci consentiva di intervenire su tutti gli argomenti di cronaca e a darvi un certo taglio; secondo, ci dava la possibilità di parlare del mondo giornalistico.
  • [Eppure molti giornali si contendono le vostre strisce. A cosa è dovuto? La vostra satira ai giornali è annacquata o i giornalisti italiani sanno accogliere le critiche? Oppure è il meccanismo stesso della satira che non funziona] È l'annosa questione: la satira colpisce la gente a cui è rivolta? Personalmente non penso che queste strips siano così feroci da far tremare i potenti (parlo soprattutto di quelle sui politici); il fumetto comunque sia non ce la fa a metterli in difficoltà. I potenti o si divertono o se ne fregano. Ne è una prova la richiesta che ci fanno degli originali che li riguardano. Ce li han chiesti Cossiga, La Malfa, il presidente Leone. In quest'ultimo caso non se n'è fatto nulla perché il giornale che aveva pubblicato la vignetta, Il manifesto, si era detto disposto a cederla soltanto in cambio di una sottoscrizione. Per i giornalisti poi è più comprensibile che non si arrabbino perché, considerando che non sono il Potere, non siamo mai stati molto cattivi con loro. Il discorso è però un altro. Noi disegniamo per i lettori, per farli ridere e per renderli più critci; nello steso tempo riveliamo l'usura di certi modi di discutere di politica.
  • [Cos'è per te la satira a fumetti? A chi deve essere rivolta?] Sostanzialmente la strip è una forma giornalistica. Ma c'è ancora molta strada da fare; la direzione è quella di un vocabolario, una grammatica dei segni. Purtroppo molti disegnatori si fermano alle immagini retoriche, ai luoghi comuni grafici. L'oggetto privilegiato della satira deve essere il Potere, chi prende decisioni per tutti i cittadini. Pertanto anche la sinistra, via via che si avvicina al potere, si espone alle frecce della satira, che deve essere sempre demolitrice, esprimere l'incazzatura, lo stupore.

Pensieri della mano

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  • A chi mi ha chiesto qualche volta quali fossero i libri che mi hanno formato, quelli che mi hanno arricchito di più, mi è successo di rispondere che erano quelli che ho dimenticato. Perché? Sono i libri che, durante la lettura, mi hanno distratto maggiormente e più frequentemente. E la distrazione mi fa inseguire filoni inventivi, stimolati dalla lettura stessa. Da un lato perdo il filo narrativo o teorico, dall'altro guadagno in materiale immaginativo. In questo modo nella mia mente si viene a creare una specie di deposito, una miniera nascosta, alla quale attingo quasi non sapendo che c'è. Una riserva aurea della mia immaginazione.
  • Dichiararlo è pura ambizione, ma l'arte ontologicamente contiene in sé questo desiderio di eterno. Come negarlo? Un quadro non lo si può pensare come un prodotto confezionato, con impressa la data di scadenza. Anche se queste cose si possono dire solo per scherzo.
  • Walt Disney ci ha indotto, fin da bambini, a un certo uso delle espressioni facciali, coinvolgendo sopracciglia, occhi, bocca, guance eccetera. La malinconia si mostra in un modo, il dolore, la gioia e la felicità in un altro. Bene. L'uso prolungato ha prodotto un codice. Quindi, sapendo che alcuni segni esprimono tristezza, altri allegria, che alcuni sono drammatici e altri ironici, accostandoli e mettendoli in relazione gli uni con gli altri si possono costruire caratteri, volti che esprimono un modo di essere e di pensare. Ma se un sopracciglio obliquo significa malinconia, obliqua può essere, con lo stesso risultato, anche solo una ruga, o un segno nella fronte, che per pura vicinanza contraddicono o attenuano l’espressione del sopracciglio accanto. I segni hanno un potere espressivo proprio, che però si modifica in base alla loro collocazione e alle loro relazioni reciproche.

Bibliografia

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  • Tullio Pericoli, Pensieri della mano. Da una conversazione con Domenico Rosa, Adelphi, Milano, 2014. ISBN 9788845974434

Altri progetti

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