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Ugo La Malfa

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Ugo La Malfa

Ugo La Malfa (1903 – 1979), politico italiano.

Citazioni di Ugo La Malfa

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  • [Parole espresse in occasione della nascita del Partito Radicale nel febbraio 1956] In un Paese che ha una storia democratica molto agitata noi rappresenteremo il centro di questa storia e la sua laicità. La cultura italiana, oltreché la politica, è stata l’esempio laico più intenso nell’Europa del Rinascimento, egualmente insidiato dal suo contrario perché anche il fascismo ha avuto in Italia il suo terreno di combattimento. Ecco qual è la nostra funzione di oggi. Riassumiamola: noi siamo la sinistra liberale e laica.[1]

Intervista sul non – governo

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  • Per guidare un sistema industriale, e anche farne la critica, non si può essere preindustriali. Riguardo alla mentalità che ha prevalso, bisogna ricordare che in definitiva per anni in tutte le sedi hanno detto: i padroni. Noi dicevamo: gli imprenditori. Perché lo spirito imprenditoriale c'era, sarà stato all'italiana ma c'era, aveva una sua creatività e non si poteva ucciderlo. Io temo che già sia stato mezzo ucciso. Se leggi certe encicliche recenti dei papi, il linguaggio è anticapitalistico nella più vecchia delle maniere. E il linguaggio ha la sua importanza. Anche Andreotti per esempio ha detto: "Dobbiamo colpire i ricchi". Ma in un paese moderno si dice: gli alti redditi. Lui dice i ricchi, pensando forse che sia questione di morale cristiana. Ma quale morale cristiana! In Svezia tassano davvero gli alti redditi e non per morale cristiana, semmai per morale laica. Il Partito comunista, ideologicamente, ha usato un certo linguaggio. Ma ora si è accorto che quel linguaggio non si applica al nostro tipo di società. I Socialisti li conosciamo bene. I democristiani hanno un linguaggio per cui il capitalismo è un male. Non vedono i problemi se non con mentalità precapitalistica, puramente assistenziale. Quindi l'opinione pubblica non è stata informata sulla realtà dei suoi problemi, è stata solo abituata a quel linguaggio. Gli emigrati in Germania usano già un altro lessico. Se mai avremo una ripresa, questa sarà possibile solo imparando alcune cose. (pp. 73-74)
  • Rivivo la mia vita come guardando un lungo film. La giovinezza difficile in un'isola deserta. L'evasione verso il Nord, Ca' Foscari, l'antifascismo e il fascismo a Venezia. L'incontro a Roma con Giovanni Amendola. L'Enciclopedia Treccani e il gruppo degli antifascisti. L'amicizia con Cattani, Fenoaltea, Gallo Granchelli, la casa di Ruini e gli incontri con de Ruggiero, Luigi Russo, Valgimigli. Il trasferimento a Milano e casa Mattioli, la fraterna amicizia con Adolfo Tino e poi, nella Comit, con Enrico Cuccia e Corrado Franzi. L'amicizia e la frequentazione continua di Ferruccio Parri, dei Damiani, di Bruno Quarta e di Morandi, della famiglia Bauer, di Ada Rossi. I viaggi a Roma, Napoli e Parrella. Uno straordinario viaggio con Mattioli, da Milano attraverso Torino distrutta dai bombardamenti fino a Dogliani per vedere Einaudi. La costituzione del Partito d'Azione, l'uscita clandestina del primo numero dell'"Italia libera" a Milano, Albertelli alle Fosse ardeatine. La lotta contro la monarchia nel CLN. Il governo Parri e la scissione del Partito d'Azione. La milizia nel Partito Repubblicano. I governi De Gasperi e le visite al "Mondo", il ricordo di Mario Pannunzio, la battaglia per il centro-sinistra e le delusioni. La crisi, i comunisti e il compromesso storico. Alla fine una grande amarezza. Ora osservo che non c'è quell'Italia che avevamo in mente. (p. 124)

Nel dibattito corrente...

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Nel dibattito corrente vi sono almeno due modi radicalmente diversi di impostare e sviluppare il discorso sulle istituzioni della nostra repubblica e sul suo sistema politico.
Il primo è quello di analizzare, a tanti anni dall'entrata in vigore della costituzione, le carenze e i difetti maggiori dei nostri istituti, considerati non nella loro astratta configurazione, ma nella loro vita reale; quello di esaminare le manchevolezze che sono affiorate, le inadempienze, le deviazioni che sono state introdotte dalle forze politiche rispetto allo schema voluto dai costituenti, le modificazioni tacite, le insufficienze di fronte alla necessità nuove della comunità nazionale, e da quest'analisi derivare alcune conclusioni correttive, alcune proposte di revisione normativa o solo di abbandono di certe pratiche interpretative e di certe «convenzioni».

Citazioni

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  • Quando si parla per l'Italia di repubblica presidenziale, si postula – lo si voglia o no – qualcosa che presuppone uno sfaldamento totale del tessuto politico-istituzionale uscito dalla Resistenza (e ci si pone quindi su un terreno obbiettivamente eversivo, anche se il proposito può essere diverso), accompagnato da una simultanea e rapida maturazione di forze politiche alternative, capaci di prendere il posto di quelle sconfitte. (p. 127)
  • La repubblica italiana, nata dalla Resistenza, è stata creata con alcune caratteristiche istituzionali essenziali, che costituiscono altrettante conquiste storiche rispetto non solo all'autoritarismo fascista, ma allo stesso ordinamento dello stato liberale postfascista. (p. 128)
  • È divenuta particolarmente allarmante per l'opinione pubblica la questione del come si finanziano i partiti; si parla di essa come del vero cancro del nostro sistema democratico, la fonte di maggior parte delle degenerazioni. Si tratta innegabilmente di un problema grave e urgente, ma è dubbio che esso possa trovare soluzione con la sola legge sul finanziamento pubblico dei partiti, sebbene anche questa sia necessaria, come per i primi i repubblicani hanno sostenuto negli anni passati. (p. 135)
  • Il ruolo e il prestigio della Corte costituzionale devono essere difesi e rafforzati come una delle massime garanzie del sistema. Questo accenno alla Corte induce a qualche riflessione anche sui problemi della magistratura, che sono, come è noto, molti e gravi. (p. 158)
  • È deplorevole innanzi tutto la fioritura di correntismo politico e partitico all'interno del corpo giudiziario. Non si intende con ciò prospettare una limitazione dei diritti politici dei giudici, né forzare questi a una mitica apoliticità: si tratta solo di chiarimenti al loro primo dovere, che è quello di aver sempre presente la costituzione della repubblica e le sue disposizioni precettive e di principio. (p. 158)
  • La costituzione è la prima fonte del nostro diritto positivo e il vero polo di orientamento anche nella questione tanto dibattuta della cosiddetta interpretazione evolutiva delle leggi. (p. 158)

Citazioni su Ugo La Malfa

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  • È l'uomo che meglio d'ogni altro ha capito che cosa significhi per l'Italia appartenere all'Europa: il futuro del paese, come lui lo vede, è nell'integrazione nella società industrializzata e progredita dell'Europa occidentale. Benché siciliano, o forse proprio per questo, ha un autentico terrore dell'attrazione che il Mediterraneo esercita sull'Italia, e parla di scalare le Alpi come di una condizione essenziale alla salvezza del paese. (Peter Nichols)
  • È perentorio, dogmatico, esclusivo. Le ragioni dell'avversario non sono mai buone ragioni perché solo lui ha ragione. Questa Italia non gli piace e si vede. Ne vorrebbe una fatta come lui, a sua misura, con le sue idee, le sue fisime, i suoi pregiudizi. Vuole riformare l'Italia ma non conosce gli italiani, come, in fondo, non li conosceva Mussolini. Se li conoscesse non direbbe le cose che dice e non farebbe le cose che fa. (Roberto Gervaso)

Note

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  1. Citato in Eugenio Scalfari, Io, La Malfa e la sera in cui cantammo la "Marsigliese", la Repubblica.it, 26 marzo 2019, p.28.

Bibliografia

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  • Ugo La Malfa, Intervista sul non – governo, I progetti del Corriere della Sera – I maestri del pensiero democratico, Laicicattolici, n. 9, 2011.
  • Ugo La Malfa, Nel dibattito corrente..., ne La repubblica probabile, a cura di Mario D'Antonio, Aldo Garzanti Editore, 1972

Voci correlate

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Altri progetti

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