Virginio Rosetta

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Virginio Rosetta (1932)

Virginio Rosetta (1902 – 1975), calciatore e allenatore di calcio italiano.

Citazioni di Virginio Rosetta[modifica]

  • Mumo [Orsi] era un personaggio divertente, pronto a fare scherzi ed ad accettarli, molto superstizioso ed un vero maniaco della scommessa; scommetteva sulle vittorie della Juventus, concedendo vantaggi esagerati, scommetteva che personalmente avrebbe segnato un goal, scommetteva al ping-pong, al tennis giocato con il palmo della mano, al biliardo e, se eravamo al Bar Combi, scommetteva sulla prima macchina che si fosse presentata con il numero di targa che finisse con cifra pari o dispari. Una volta, in vettura ristorante, naturalmente si stava mangiando, Orsi era seduto al mio fianco e di fronte a lui sedeva un nostro amico tifoso che, abitualmente, ci seguiva nelle trasferte: Durando. Cosa propose Orsi a questo signore? "Tutte le volte che il suo accendisigaro si accenderà, io pagherò a lei cinque lire (somma allora favolosa) che lei invece pagherà a me in caso contrario"; quel signore aveva una macchinetta quasi nuova di zecca e non voleva accettare la scommessa, perché troppo sicuro di vincere; ma Mumo insistette ed il gioco incominciò. Al primo colpo si accese ed Orsi pagò le sue brave cinque lirette; al secondo, al terzo ed al quarto colpo non si accese. "Sei troppo nervoso ragazzo" gli disse Orsi. Anche il quinto colpo fallì fra l'ilarità generale, perché oramai tutti erano attorno al nostro tavolo a godere lo spettacolo. Il gioco continuò ancora, ma raramente quel signore riusciva ad accendere la sua macchinetta e cominciava ad accalorarsi. Ma finalmente si mise a ridere di cuore; aveva capito lo scherzo. Mumo gli soffiava sulla macchinetta tutte le volte che aveva deciso di vincere ma, naturalmente, non tirava troppo la corda e gli permetteva di vincere qualche volta. Con il ricavato della vincita Orsi offrì i liquorini a nome di quel signore.[1]
  • [Sul caso Rosetta] Tutto considerato e sommato, venivo a guadagnare 1.000 lire al mese, toccavo il cielo con un dito. Proprio come nella canzone in voga Se potessi avere mille lire al mese. All'improvviso venivo a trovarmi ricco e, con me, la povera mamma che insegnava in una scuola elementare e con ansia aspettava il 27, così come mio padre anch'egli impiegato. Insomma, il calcio dava a tutti noi benessere. Mi trasferii a Torino. Intanto la Juventus aveva presentato in Federazione quella lettera che ci aveva spedito la direzione della Pro Vercelli e l'avvocato Bozino, che della Federazione era anche presidente, e che approvava il mio tesseramento per la Juventus. Cominciai a giocare in maglia bianconera impiegato non come terzino, bensì all'attacco, prima come centravanti e poi nel ruolo di mezzala. Era la stagione 1923-24. I gironi che componevano il campionato erano tre. Eravamo in testa al nostro che comprendeva anche il Genoa. Insomma, stavamo correndo, lanciati, verso lo scudetto. Tutto d'un tratto, il Genoa suscitò il caso del mio tesseramento e i giornali presero a scrivere che la posizione di Rosetta non è regolare! Il Genoa chiese alla Federazione di indire un'assemblea straordinaria per affrontare la questione. Il cuore di Bozino diventò tenero per il Genoa. Venne convocata la richiesta assemblea e la squadra ligure ebbe a suo favore tutte le deleghe delle società della Riviera. Ottenne così l'annullamento del mio trasferimento. Un vero putiferio. Il nostro vicepresidente Craveri sfidò a duello il vice presidente del Milan, Baruffini. La sfida ebbe un'eco clamorosa. Mi sentivo nei panni di responsabile di tutto e me ne stavo chiuso in casa senza più uscire. Nel frattempo la Juventus era stata retrocessa in classifica, penalizzata di sei punti. Non ho mai capito perché sei punti. Fatto sta ed è che quel campionato lo vinse proprio il Genoa.[2]

Citazioni su Virginio Rosetta[modifica]

  • È stato il più grande terzino da me conosciuto, nel gioco di testa non era un campione, ma il suo senso della posizione gli permetteva di fare a meno di quest'arma. Non si allenava molto e per questo in campo non lo si vedeva mai scorrazzare in lungo e in largo. Sbarrava la sua zona e basta. Quanto agli accordi con il portiere, lui passava il pallone a Combi a occhi chiusi o, per lo meno, senza guardare. E novantanove volte su cento Combi era là. La centesima volta, beh, era perdonato, tanto più che in genere un gran balzo di Combi ci metteva ugualmente una pezza. (Giovanni Ferrari)
  • È stato il primo grande stratega difensivo della storia del nostro calcio, suoi palloni, lunghi o brevi, erano messaggi. Il suo grandissimo senso della posizione, il suo elucubrato pragmatismo, la sua tecnica nel difendere l'1-0 evitando inutili sforzi. Il ragioniere insegnava calcio, ed anche comportamenti di vita, a tavola era facile vederlo evitare il bicchiere di vino. (Vladimiro Caminiti)
  • Prima di lui il pallone era inteso solo per assestargli solenni calcioni. (Vladimiro Caminiti)
  • Rosetta non faceva mai un passo più del necessario. (Felice Borel)

Note[modifica]

  1. Citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Raimundo Orsi, tuttojuve.com, 2 dicembre 2014.
  2. Citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Virginio Rosetta, tuttojuve.com, 25 febbraio 2022.

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