Raimundo Orsi
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Raimundo Bibiani Orsi (1916 – 2006), calciatore argentino naturalizzato italiano.
Citazioni su Raimundo Orsi
[modifica]- Credo che Mumo sia stato l'ala sinistra più forte di tutti i tempi, senza limiti di età. Aveva scatto, velocità, un perfetto controllo della palla e disponeva di un dribbling e di un repertorio di finte di corpo che, da allora, non ho mai più riscontrato in un attaccante. (Teobaldo Depetrini)
- Era un furetto piccolo, ossuto, insignificante, il girovita da segalitico e il naso aquilino. A leggere le notizie sulle Olimpiadi di Amsterdam del '28, dove l'Argentina fu battuta come sempre dall'impavido Uruguay e dove venne giudicato il miglior calciatore della competizione, ci si attendeva [in Italia] un ariete, un peso massimo, un tipo muscoloso, un Carnera d'aria di rigore. Invece sbarcò dal piroscafo quel peso mosca stretto in un soprabito corto che nessuno credette essere l'Orsi atteso dai dirigenti. Quasi stavano per rispedire indietro quel tipo dai capelli lisci, unti di brillantina e la riga centrale, forse un cameriere o un fattorino della nave che voleva spacciarsi per l'ala sinistra della nazionale argentina [...]. Ma la fotografia del passaporto non lasciava dubbi: quell'essere umano di taglia minuta, filiforme ed esigua, magro e denutrito, alto 1,70 per 66 chili, era proprio Raimundo Bibiani Orsi, un'ombra nella sera calata sui moli di Genova. Così i dirigenti juventini lo caricarono senza alcun entusiasmo su una Fiat 508 Balilla e lo trascinarono nelle lande piemontesi, non prima di essersi fermati in un negozio di abbigliamento per sostituire il cappotto che Orsi aveva preso in prestito da un fratello minore temendo, con giusta causa, la rigidità del clima padano. I primi giorni nella capitale sabauda furono angoscianti per il giovane oriundo, poco avvezzo al rigore della blasonata società e alle sconosciute nebbie continentali. Avendo studiato al Conservatorio di Buenos Aires e fatto pratica nell'orchestra di Francisco Canaro, si era portato il suo violino, stava in casa a suonare Mi noche triste di Pascual Contursi oppure a piangere cercando invano di concludere le rime di Mi Buenos Aires querido. [...] Orsi muoveva l'archetto del violino come se muovesse le corde dell'anima e un sussulto di fibre colorava di grigio l'umida stanza torinese. [...] Così conciato – smilzo, affranto, desolato e nostalgico –, i dirigenti juventini lo tennero a bagnomaria quasi un anno prima di mostrarlo in pubblico, anche per diverbi economici con la società di provenienza, con il governo argentino che protestava per il "rapimento" dell'eroe olimpico l'anno prima dei Mondiali del 1930 e dovendo lavorare per dimostrare la sua vera identità italiana per ius sanguinis. [...] In quel purgatorio dorato l'aletta dalle quattro ossa riceveva comunque un ingaggio di 100 mila lire, una paga mensile di 8 mila (che lui pretendeva in pesos argentini), più o meno il salario di un generale o un ingegnere, una villa con affitto pagato più il prestito gratuito di una Fiat 509, quelle con la ruota di ricambio appesa sul portabagagli del retro. Lo si poteva incontrare solo agli allenamenti e al termine delle partite interne di campionato, accompagnato da un sussurro di voci e da un alone di scetticismo. Era l'uomo delle nostalgie, era il ragazzo diviso in due, metà di qua dell'oceano, l'altra metà rimasta alla foce del Río de la Plata. Poi un giorno rimise nella custodia il violino e gli spartiti dei tanghi in lunfardo con i versi bizzarri di Antonio Podestá e Lorenzo Juan Traverso, scritti per la parlata colloquiale dei migranti, e iniziò a far vedere davvero come trattava la palla. (Marco Ferrari)
- Ero nelle giovanili [della Juventus] quando giocavo contro Mumo Orsi, girava lontano da me, sembrava un guardalinee, aveva paura che lo colpissi con qualche calcio. Giocatore raffinato, dribblava con il pallone sempre incollato al piede. (Pietro Rava)
- Mumo era un personaggio divertente, pronto a fare scherzi ed ad accettarli, molto superstizioso ed un vero maniaco della scommessa; scommetteva sulle vittorie della Juventus, concedendo vantaggi esagerati, scommetteva che personalmente avrebbe segnato un goal, scommetteva al ping-pong, al tennis giocato con il palmo della mano, al biliardo e, se eravamo al Bar Combi, scommetteva sulla prima macchina che si fosse presentata con il numero di targa che finisse con cifra pari o dispari. Una volta, in vettura ristorante, naturalmente si stava mangiando, Orsi era seduto al mio fianco e di fronte a lui sedeva un nostro amico tifoso che, abitualmente, ci seguiva nelle trasferte: Durando. Cosa propose Orsi a questo signore? "Tutte le volte che il suo accendisigaro si accenderà, io pagherò a lei cinque lire (somma allora favolosa) che lei invece pagherà a me in caso contrario"; quel signore aveva una macchinetta quasi nuova di zecca e non voleva accettare la scommessa, perché troppo sicuro di vincere; ma Mumo insistette ed il gioco incominciò. Al primo colpo si accese ed Orsi pagò le sue brave cinque lirette; al secondo, al terzo ed al quarto colpo non si accese. "Sei troppo nervoso ragazzo" gli disse Orsi. Anche il quinto colpo fallì fra l'ilarità generale, perché oramai tutti erano attorno al nostro tavolo a godere lo spettacolo. Il gioco continuò ancora, ma raramente quel signore riusciva ad accendere la sua macchinetta e cominciava ad accalorarsi. Ma finalmente si mise a ridere di cuore; aveva capito lo scherzo. Mumo gli soffiava sulla macchinetta tutte le volte che aveva deciso di vincere ma, naturalmente, non tirava troppo la corda e gli permetteva di vincere qualche volta. Con il ricavato della vincita Orsi offrì i liquorini a nome di quel signore. (Virginio Rosetta)
- Orsi è assolutamente imprendibile. Quando era in vena ed aveva voglia (non sempre) faceva cose strabilianti. Mai visto un giocatore come lui. (Luigi Bertolini)
- Orsi è stato il giocatore più grande che abbia conosciuto, alto 1.60 pesava sessanta chili e non riusciva a fermarlo nessuno. (Felice Borel)
Voci correlate
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