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Vittoria Ferdinandi

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Vittoria Ferdinandi (1986 – vivente), politica e imprenditrice italiana.

Citazioni di Vittoria Ferdinandi

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Citazioni in ordine temporale.

  • [Sulla cura dei pazienti psichiatrici] Di solito queste persone sono reinserite lavorativamente in ambienti isolati, dove non hanno molti contatti con il mondo, con la società: sono archivisti, sono magazzinieri. [...] Studiavo psicologia e leggevo libri su libri in cui viene spiegato che il disturbo psichico non ha solo una origine organica ma è soggetto anche ai condizionamenti ambientali. Poi, però, quando si tratta di passare dalla teoria alla pratica, i ragazzi con disturbi psichiatrici vengono sempre messi in situazioni di isolamento. Noi li abbiamo messi al centro. [...] Così è nato [il ristorante inclusivo] Numero Zero. [...] Ci sono tante esperienze come la nostra in tutta Italia ma lavorano soprattutto sulla disabilità fisica più che psichica perchè quest'ultima è vista ancora come una sorta di tabù. Far vedere che con un lavoro integrato questi ragazzi possono "stare al centro", fare una vita di relazioni è importante anche per chi riceve questo messaggio, in una società come la nostra dove, se non sei un "numero uno" non sei nulla e dove la diversità e le fragilità sono viste come qualcosa da isolare.[1]
  • Trovo naturale e pure sano che nelle amministrazioni pubbliche non vincano sempre gli stessi partiti e le stesse coalizioni. D'altronde quando i cittadini scelgono, i cittadini hanno sempre ragione.[2]
  • Io faccio parte della generazione di stagisti, di portaborse, di quelli che si sono dovuti formare sempre di più rispetto alle generazioni passate per poter acquistare ruoli e fiducia.[3]

Intervista di Giuseppe Bertuccio D'Angelo, Progetto Happiness, 21 gennaio 2021.

  • [...] a differenza della disabilità fisica, la disabilità psichica è qualcosa che parla molto profondamente alle nostre parti interne. Il malato mentale scatena tutta una serie di emozioni interne perché ti mette in contatto con tanti aspetti di te [...] (min. 13:18-13:35)
  • Io sono una che non si arrende mai all'esistente, cioè [...] non credo che quello che esista sia immodificabile, cioè ho sempre la speranza un po' di poter cambiare le cose; e ho questo approccio che poi, quando mi metto in testa qualcosa, finché non arrivo non mollo. [...] "non ce la farai mai" su Vittoria Ferdinandi è una benzina: ce la farò, e non mollo finché non arrivo là [...] perché spesso noi ci percepiamo molto peggio di quello che siamo, molto meno pronti... soprattutto quando si fanno discorsi generalisti, si è sempre troppo un passo avanti... invece io penso che ci sia un enorme bisogno di osare. (min. 14:34-15:35)
  • [...] penso che la felicità sia qualcosa di cui facciamo esperienza e che non necessariamente possa rientrare in una definizione – anche proprio singolarmente –, io mi sono ritrovata nella mia vita a fare esperienze di felicità così differenti tra loro che trovargli una connotazione non è semplice. Mi spaventa un po' di questa società proprio questa attenzione quasi ossessiva sulla domanda di felicità che poi, in fin dei conti, sta rischiando di essere sempre più stereotipata, rinchiusa dentro appunto una serie di passaggi obbligati che ciascuna di noi dovrebbe fare – nel mondo occidentale ancora di più. Fatico a dirtelo che cos'è per me la felicità, se non dirti che... ogni volta che io ho fatto esperienza dell'essere felice, non è mai stato nel raggiungere i grandi traguardi ma nella fedeltà a quei piccoli atti quotidiani, nello sforzo che ogni volta, in frangenti diversi della mia vita, ho messo per raggiungere quello in cui credevo; e in quello sforzo che costruisce tutto un senso alla mia vita, mi ritrovavo poi ad essere felice. (min. 16:10-17:34)

Beatrice Depretis, luoghicomunimagazine.it, 17 aprile 2024.

  • [Sulla cura dei pazienti psichiatrici] Nell'elemento della cura [...] esiste una dimensione sociale che è ineludibile perché l'essere umano è un essere sociale e politico: non ci può essere cura se non con una prospettiva integrata, che tenga insieme anche la dimensione della socialità e della restituzione dei diritti.
  • Perugia è sempre stata un'anima straordinaria, con una cifra di diversità profonda. Però la diversità bisogna saperla maneggiare: può diventare un elemento di paura, quindi in un modo o nell'altro da contenere, oppure una grande risorsa. [...] Eppure Perugia è stata, in passato, una città di grandi innovazioni in tantissimi campi. [«Ad esempio?»] A livello di mobilità. Perugia è stata per trent'anni all'avanguardia grazie alle scale mobili [quelle della Rocca Paolina furono inaugurate nel 1983, ndr]. O, ancora, nell'ambito della salute mentale: Perugia è stata la prima città a chiudere i manicomi, anche prima di Basaglia. Ecco, secondo me Perugia deve cercare di ritrovare quella sua anima indomita e "ingrifata", che è quella che le permette di immaginare qualcosa di diverso e innovativo.
  • [...] la prossimità, se è una condizione necessaria alla politica, non è sufficiente ma, anzi, rischia di creare un terreno fertile per logiche clientelari. Essere più vicini come amministrazione non dà garanzia di una reale partecipazione.
  • [...] il pubblico è il primo luogo dove si sperimenta il senso di comunità, è il luogo che potrebbe garantire un diritto a una vita attiva, allo sport, che dovrebbe essere costituzionalmente sancito, e sancirlo significherebbe anche fare prevenzione e promozione della salute.
  • [...] io credo che il migliore indicatore della qualità della vita di una città in cui si nasce sia la capacità che questo sia un luogo dove poter restare. [...] bisogna levarsi da questa ottica ossessiva per cui le città vanno pensate solo in termini di attrattività turistica.
  • Il tema dell'inclusione deve uscire dalle agende politiche e diventare un agendo collettivo. Dobbiamo far entrare nell'idea di ognuno di noi che curarsi dei margini significa curarsi di tutti.

Citato in Valentina Pigmei, internazionale.it, 8 maggio 2024.

  • Una politica che non è più capace di fare i conti con il dolore dell'altro che politica è?
  • Non si può ragionare come se la ragione pratica e la ragione pura fossero due questioni dissociate. [...] Nel concreto ci si va, ma conta con che sguardo. [...] Stare semplicemente sui fatti, puntare solo al pragmatismo non paga.
  • La politica sta diventando un presidio di appartenenze e nell'appartenenza il pensiero si spegne.

Intervista di Matteo Pucciarelli, repubblica.it, 21 agosto 2024.

  • Per anni ho sentito parlare di una politica che doveva tornare tra la gente. Ma è proprio quel che va fatto [...]. L'amministrazione e la politica sui territori rappresentano un gancio di realtà che spesso manca su quello nazionale. Serve una nuova cultura di governo e della negoziazione, come dice papa Francesco. Dovrebbe finire l'epoca delle divisioni, ma per questo serve progettare un orizzonte. Si riaccende la speranza ristabilendo con nettezza, nel merito e nel metodo, il confine tra destra e sinistra.
  • [Su destra e sinistra] Per la destra l'altro è una minaccia e il trionfo è sempre individuale, idea che combacia perfettamente con il capitalismo. Per la sinistra l'altro è il campo della salvezza, perché nessuno si salva da solo. Il nazionalismo è di destra, l'internazionalismo di sinistra. La sinistra è dimensione collettiva, "compagno" viene dal latino "condividere il pane": ci si nutre in due dividendo ciò che si ha, ed è questa la chiave di ogni successo evolutivo. Da queste due concezioni, così diverse, discende tutto il resto.
  • [«La politica romana cosa non capisce delle "periferie"?»] Nei palazzi manca la verità del contatto con il reale, un luogo dove è possibile tutto e il contrario di tutto. Bisognerebbe dire basta coi valzer, i balletti, le liturgie, i progetti calati dall'alto, ripensando la politica come un luogo orizzontale. La partecipazione è più faticosa del verticalismo, è vero, ma ne guadagnano intelligenza ed emozioni collettive.

Dall'intervista di Susanna Turco a L'Espresso; citato in Maurizio Troccoli, umbria24.it, 25 settembre 2024.

  • [Su destra e sinistra] La partita della sinistra e del mondo progressista è quella dell'unità, quella della destra è la frammentazione, il divide et impera, il vanno avanti i primi. Se poi lasciamo sempre più pezzi indietro, chi se ne importa.
  • [Su Stefano Bandecchi] Incredibile che ci sia qualcuno che può rivestire quel ruolo e permettersi tutto quello che lui si permette. Dalle aggressioni fisiche allo sputo, è proprio il primordio.
  • Qualcuno mi diceva che ero monocorde, invece io sono contenta di essere rimasta me stessa. Si crede che la politica debba essere ripetizione, che le persone si aspettino sempre la stessa cosa: non un tono monocorde, non dei pensieri complessi.
  • [...] per noi la sicurezza è il frutto di un sistema, di politiche sanitarie, culturali, urbanistiche.

Note

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  1. Citato in Vanna Ugolini, Vittoria Ferdinandi che dirige il ristorante dei "Numero zero": «Loro al centro, esperienza straordinaria», ilmessaggero.it, 19 dicembre 2020.
  2. Dall'intervista di Giuliano Santoro, La candidata civica per Perugia «aperta e solidale», ilmanifesto.it, 9 febbraio 2024.
  3. Citato in Primo giorno da sindaca di Perugia per Vittoria Ferdinandi, ansa.it, 26 giugno 2024.

Altri progetti

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