Will Hunting - Genio ribelle
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Will Hunting - Genio ribelle
Titolo originale |
Good Will Hunting |
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Lingua originale | inglese |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 1997 |
Genere | drammatico |
Regia | Gus Van Sant |
Sceneggiatura | Matt Damon, Ben Affleck |
Produttore | Lawrence Bender |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Will Hunting – Genio ribelle, film statunitense del 1997 con Matt Damon, Ben Affleck e Robin Williams, regia di Gus Van Sant.
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- [Per lasciare Will e Skylar da soli] Ho ingoiato un insetto. (Morgan)
- La libertà, se l'ha dimenticato, è il diritto dell'anima di respirare, e se essa non può farlo le leggi sono cinte troppo strette. Senza libertà l'uomo è una sincope. (Will)
- [Parlando di Will] Con questo ragazzo è una partita a poker. Non fargli sapere le tue carte. Probabilmente ha perfino letto il tuo libro, se l'ha trovato. (Lambeau a Sean)
- [Barzelletta] Una volta ero su un aereo. Me ne stavo seduto e... il capitano attacca la solita storia, tipo «voleremo a un'altezza di 10 000 metri», ma poi posa il microfono e dimentica di spegnerlo. Si gira verso il secondo pilota e se ne esce con «ora vorrei tanto un bellissimo pompino e una tazza di caffè». Allora l'hostess si precipita come un fulmine dal fondo dell'aereo per dirgli che il microfono è ancora aperto, e si sente una voce: «Ehi, tesoro, non dimenticarti il caffè!». (Will)
- Avrai dei momenti difficili, ma ti faranno apprezzare le cose belle alle quali non prestavi attenzione. (Sean)
- [Barzelletta] Mary e Paddy. Si svegliano alla mattina del loro cinquantesimo anniversario, e Mary si gira e guarda con adorazione Paddy e dice "Oh accidenti, Paddy. Che delizia di uomo sei. Ti amo. Voglio farti un regalino. Qualunque cosa desidera il tuo cuoricino, io te la darò. Cosa vorresti?". Paddy fa "Oh accidenti, Mary, è molto gentile la tua offerta. Ora... ehm... in cinquant'anni c'è una cosa che mi è mancata. Ah... ehm... vorrei che tu mi facessi un pompino. Lo vorrei tanto", e Mary fa "D'accordo". Si toglie i denti, li mette in un bicchiere e gli fa un pompino. Alla fine Paddy fa "Accidenti, questo era quello che mi mancava, è stata la cosa più bella, più sconvolgente della mia vita. Bellissimo, Mary, ti amo. C'è qualcosa che posso fare per te, tesoro?". Mary solleva lo sguardo e dice [beve un sorso di Coca Cola e la fa uscire dalla bocca mentre dice la battuta finale] "Diamoci un bacio". (Skylar)
- Spesso vorrei non averti mai conosciuto, perché potrei dormire la notte. E non dovrei vivere con la consapevolezza che c'è qualcuno come te in giro... e non dovrei vederti gettare tutto al vento. (Lambeau a Will)
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Chuckie: Sta per nascere un problema?
Clark [prendendolo in giro per aver mentito sull'aver frequentato un corso di Storia all'università, così da attaccare bottone con Skylar]: No, no, no, non c'è nessun problema. Speravo solo che tu potessi darmi qualche ragguaglio sull'evoluzione dell'economia di mercato nelle colonie del Sud. La mia convinzione è che, prima della Guerra di Indipendenza, il modello economico, soprattutto nelle colonie del Sud, sarebbe più appropriato definirlo come agrario pre-capitale...
Will [interrompendolo]: Certo che hai questa convinzione: sei uno studente di primo anno. Hai appena finito di leggere qualche storico marxista... Pete Garrison, magari. Ne sarai convinto fino al mese prossimo, quando arriverai a James Lemon, e poi parlerai di quanto l'economia della Virginia e della Pennsylvania fosse imprenditoriale e capitalistica nel 1740. Ti durerà fino all'anno prossimo, ti ritroverai qui a rigurgitare Gordon Wood parlando, sai, dell'utopia pre-rivoluzionaria e degli effetti formativi sul capitale della mobilitazione militare.
Clark: A dire la verità non lo farò, perché Wood drasticamente sottovaluta l'impatto...
Will: Wood drasticamente sottovaluta l'impatto delle distinzioni sociali basate sulla ricchezza, soprattutto quella ereditata. L'hai preso da Vickers: "Lavoro Nella Contea di Essex"; pagina 98. Sì, l'ho letto anch'io. Volevi attribuirti tutta la cosa o hai un pensiero tutto tuo sulla faccenda? O il tuo trucco è questo: entri in un bar, hai letto qualche oscuro passaggio e poi fingi, lo fai passare come una tua idea per colpire le ragazze e imbarazzare il mio amico? [Clark abbassa lo sguardo, sconfortato] La cosa triste per uno come te è che tra 50 anni comincerai a pensare per conto tuo, capirai che ci sono due certezze nella vita: una, non fare queste cose; e due, hai sborsato 150.000 dollari per un'istruzione che potevi avere per un dollaro e 50 in sovrattasse alla biblioteca pubblica.
Clark: Sì, però io avrò una laurea. E tu servirai ai miei figli patatine in un fast-food lungo la strada per andare a sciare.
Will [ridendo]: Sì, può darsi. Ma almeno io non sarò banale. Però, se è questo che ti crea qualche problema, insomma, possiamo andare fuori e la risolviamo.
Clark [Intimorito]: No amico, nessun problema... tutto liscio.
- Will: Ti piacciono le pere?
Clark: Sì.
[Will gli mostra un fazzoletto con su scritto il numero telefonico di Skylar] Will: Sì? Beh, ho avuto il suo numero! Ora fattela una pera!
- [Dialogo tra Will e Lambeau in prigione]
Will: Che cazzo vuole?
Lambeau: Sono Gerald Lambeau. Il professore che hai mandato a fare in culo.
Will: ... E cosa cazzo vuole?
Lambeau: Ho parlato con il giudice. Ha accettato di rilasciarti sotto la mia supervisione.
Will: Davvero?
Lambeau: Sì [Will prende un pacchetto di sigarette]... ma a due condizioni.
Will: E quali sono?
Lambeau: La prima è che tu ti veda con me ogni settimana.
Will: Per cosa? [Will prova ad accendere la sigaretta, ma ha l'ostacolo delle manette]
Lambeau [accendendogli la sigaretta]: Rivedere la prova su cui stavi lavorando e passare a... qualcosa di più avanzato: il calcolo combinatorio... gli insiemi finiti.
Will [sarcastico]: Una cosa da urlo.
Lambeau: E la seconda condizione è che... incontri uno psicologo. [Will ride] Io ho la responsabilità di scrivere dei rapporti su questi incontri.
Will [ridendo]: Ah, sì? Davvero?
Lambeau: E se non dovessi soddisfare queste condizioni, dovrai affrontare il carcere.
Will: Sì, farò la matematica, ma non mi vedrò con nessun cazzo di psicologo.
Lambeau: È meglio che passare quel tempo in prigione, non credi?
- Lambeau: Ho una cosa che potrebbe interessarti. [Introducendo il discorso su Will]
Sean: Cos'è, una missione segreta nel Burkina Faso?
- Will: Quelli come lei mi fanno impazzire. Spendete tutti i vostri soldi su questi libri del cazzo strani di cui vi circondate, e sono quelli sbagliati.
Sean: E quali sono i libri del cazzo giusti?
Will: Quelli che ti fanno rizzare i capelli.
Sean: Già... non me ne sono rimasti molti.
- Will: L'ha dipinto lei?
Sean: Sì. Tu dipingi? Scolpisci?
Will: No.
Sean: Ti piace la pittura?
Will: No.
Sean: Ti piace la musica?
Will: Questo [Riferendosi al dipinto] è una merda.
Sean: Ah, dimmi la tua sincera opinione...
- Sean: Pensavo a quello che mi hai detto l'altro giorno, riguardo il mio dipinto.
Will: Ah.
Sean: Sono stato sveglio tutta la notte a pensarci. Poi ho capito una cosa, e sono caduto in un sonno profondo, tranquillo, e da allora non ho più pensato a te. Sai che cosa ho capito?
Will: No.
Sean: Sei solo un ragazzo. Tu non hai la minima idea delle cose di cui parli.
Will: Grazie tante.
Sean: Non c'è di che. Non sei mai stato fuori Boston?
Will: Nossignore.
Sean: Se ti chiedessi sull'arte probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti... Michelangelo. Sai tante cose su di lui: le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il Papa, le sue tendenze sessuali, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c'è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto... Mai visto. Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio sulle tue preferenze, potrai perfino aver scopato qualche volta... ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Sei uno tosto. E se ti chiedessi sulla guerra probabilmente mi getteresti Shakespeare in faccia eh? "Ancora una volta sulla breccia, cari amici!"... ma non ne hai mai sfiorata una. Non hai mai tenuto in grembo la testa del tuo migliore amico vedendolo esalare l'ultimo respiro mentre con lo sguardo chiede aiuto. Se ti chiedessi sull'amore probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile... non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell'Inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei per sempre, in ogni circostanza, incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia d'ospedale per due mesi tenendole la mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine "orario delle visite" non si applica a te. Non sai cos'è la vera perdita, perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso: dubito che tu abbia mai osato amare qualcuno a tal punto. Io ti guardo, e non vedo un uomo intelligente, sicuro di sé, vedo un bulletto che si caga sotto dalla paura. Ma sei un genio, Will, chi lo nega questo. Nessuno può comprendere ciò che hai nel profondo. Ma tu hai la pretesa di sapere tutto di me perché hai visto un mio dipinto e hai fatto a pezzi la mia vita del cazzo. Sei orfano giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist? Basta questo ad incasellarti? Personalmente, me ne strafrego di tutto questo, perché, sai una cosa, non c'è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del cazzo. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo... vero, campione? Sei terrorizzato da quello che diresti. ... A te la mossa, capo.
- Will: Sono uscito con una, giorni fa.
Sean: Come è andata?
Will: Molto bene.
Sean: E la rivedrai?
Will: Non lo so.
Sean: Perché no?
Will: Non l'ho chiamata.
Sean: Cristo, sei un dilettante.
Will: So quello che faccio.
Sean: Ah, sì, eh?
Will: Sì. Non si preoccupi per me, so quello che faccio. Sì, ma questa ragazza, insomma, è bellissima, intelligente, divertente. È diversa dalle altre con cui sono stato.
Sean: E allora chiamala, Romeo.
Will: Così mi rendo conto che non è poi tanto intelligente? Che mi rompe i coglioni? Sì, insomma, ecco, questa ragazza, cazzo! è perfetta ora; non voglio rovinare questo.
Sean: Forse tu sei perfetto ora. Forse è questo che non vuoi rovinare. Questa la chiamerei una "super filosofia", Will, così puoi in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno... Mia moglie scoreggiava quando era nervosa. Aveva una serie di meravigliose debolezze. Aveva l'abitudine di scoreggiare nel sonno! [ridono] Scusa se ti racconto questa cosa. Una volta fu talmente forte che svegliò il cane! [ridono] Si svegliò anche lei e mi disse: "sei stato tu?"; e io: "sì"... Non ho avuto il coraggio.
Will [ridendo]: Si è svegliata da sola?
Sean: Eh, sì! [ridono]... Oh, Signore... aah, ma, Will, è morta da due anni e questo è quanto mi ricordo. [Will smette di ridere] Momenti stupendi, sai, piccole cose così. Però... sono queste le cose che più mi mancano. Le piccole debolezze che conoscevo soltanto io. Questo la rendeva mia moglie. Anche lei ne sapeva delle belle sul mio conto, conosceva tutti i miei peccatucci! Queste cose la gente le chiama imperfezioni, ma non lo sono. Sono la parte essenziale. Poi dobbiamo scegliere chi fare entrare nel nostro piccolo strano mondo. Tu non sei perfetto, campione. E ti tolgo dall'incertezza: la ragazza che hai conosciuto, non è perfetta neanche lei. Ma la domanda è se siete o no perfetti l'uno per l'altra. È questo che conta. È questo che significa intimità. Puoi sapere tutte le cose del mondo, ma il solo modo di scoprire questa qui è darle una possibilità. Certo, non lo imparerai da un rincoglionito come me. E anche se lo sapessi non lo direi a un piscione come te.
Will: Perché no? Mi ha detto già qualunque cazzata. Cristo Santo... Parla più di tutti gli strizzacervelli che ho visto in vita mia.
Sean: Io insegno questa merda, non ho detto di saperlo fare.
Will: Già... Ha mai pensato di risposarsi?
Sean: Mia moglie è morta.
Will: Indi, la parola risposarsi.
Sean: È morta.
Will: ... Sì. La chiamerei "super filosofia", Sean. Insomma, così lei può in effetti passare tutta la vita senza dover conoscere veramente qualcuno.
Sean: ... Il tempo è scaduto.
- Skylar: Ci sono delle persone molto intelligenti qui ad Harvard e perfino loro devono studiare perché questo è molto difficile. E invece... tu ci riesci con facilità, non capisco, io... io non capisco come funziona la tua mente.
Will: Tu suoni il piano?
Skylar: Voglio parlare di questo...
Will: No, sto cercando di spiegartelo: tu suoni il piano?
Skylar: Un pochino.
Will: Beh, allora, quando vedi un pianoforte tu vedi Mozart.
Skylar: Io vedo "Fra Martino".
Will: D'accordo, allora prendiamo Beethoven: guardava un pianoforte e per lui aveva un senso, suonava e basta.
Skylar: Che vuoi dire, che suoni il piano?
Will: No, neanche per sbaglio. Se guardo un piano vedo un mucchio di tasti, tre pedali e una scatola di legno. Ma Beethoven e Mozart lo guardavano e sapevano suonarlo. Io non so dipingerti un quadro e forse non so spedire una palla fuori dallo stadio, e non so suonare il piano.
Skylar: Ma puoi fare il mio compito di chimica in meno di un'ora.
Will: Sì, è vero... Insomma, quando si tratta di cose di questo tipo io riesco sempre a suonare. So spiegartelo solo così.
- Skylar: Senti, se non mi ami dovresti dirmelo.
Will: Non sto dicendo che non ti amo.
Skylar: Allora perché?! Perché non vieni con me [in California]?! Cos'è che ti spaventa tanto?!
Will: Cos'è che mi spaventa tanto?
Skylar: Beh, cos'è che non ti spaventa?! Tu vivi nel tuo mondo tranquillo dove nessuno ti pungola e hai una paura fregata di fare qualcosa di diverso perché potresti dover cambiare...
Will: Oh, no, non venirmi a parlare del mio mondo! Non venirmi a parlare del mio mondo! Tu vuoi farti solo una sveltina con uno dell'altra parte della città! Poi te ne andrai a Stanford e ti sposerai con un ricco imbecille che la tua famiglia avrà provato, e te ne starai a parlare con le tue amiche miliardarie che anche tu hai pescato nei bassifondi!
Skylar: Perché dici queste cose? Cos'è questa tua ossessione per i miei soldi?! Mio padre è morto che avevo tredici anni e ho ereditato i suoi soldi. Credi che ogni giorno non mi svegli col desiderio di fare a cambio?! Che non li darei indietro in un istante se significasse un giorno in più con lui?! Ma non posso. Questa è la mia vita e io la prendo com'è. Perciò non coprire di merda me quando sei tu quello che ha paura.
Will: Paura di che?! Ma di cosa ho paura?! Di cosa cazzo ho paura?!
Skylar: Hai paura di me! Hai paura che io possa non amarti! La sai una cosa? Anch'io ho paura. Cazzo, voglio fare un tentativo, almeno io sono onesta con te.
- Will: Perché, secondo lei, dovrei lavorare per la National Security Agency?
Capo dell'N.S.A.: Be', ti troveresti a lavorare in prima linea. Avresti a che fare con un genere di tecnologia che non vedresti altrove perché l'abbiamo classificata segreta. Teoria della super stringa, matematica del caos, algoritmi avanzati...
Will: Decifrare codici.
Capo dell'N.S.A.: È uno degli aspetti del nostro lavoro.
Will: Oh, avanti. È questo il vostro lavoro, ragazzi. Fate l'80% della roba dell'Intelligence. Siete almeno sette volte più grandi della CIA.
Capo dell'N.S.A.: Non amiamo vantarci di questo, Will, ma hai perfettamente ragione. Perciò, per come la vedo io, la domanda non è perché dovresti lavorare per l'N.S.A. La domanda è perché non dovresti?
Will: Perché non dovrei lavorare per l'N.S.A.? Questa è tosta, ma provo a buttarmi. Diciamo che lavoro all'N.S.A. e mettono sulla mia scrivania un codice che nessuno sa decifrare, e forse ci provo e magari ci riesco e sono fiero di me perché ho fatto bene il mio lavoro ma forse indica la località di un esercito ribelle in Nord Africa o in Medio Oriente. Ottenuta la località bombardano il villaggio dove i ribelli si nascondono, 1.500 persone con le quali non ho mai avuto problemi restano uccise. Ora i politici dicono: oh spedite i marines a sorvegliare la zona perché non gliene frega niente, non ci sarà un loro figlio a farsi sparare come non c'erano loro quando era il momento perché erano in gita nella Guardia Nazionale, ci sarà un tipo di Southy a prendersi una sventagliata nel sedere, torna in patria per scoprire che la fabbrica in cui lavorava è stata esportata nel paese da cui è arrivato e quello che gli ha sbrindellato il culo ora sta al suo posto e lavora per 15 centesimi al giorno e non va mai a pisciare. Nel frattempo capisce che la ragione per cui l'avevano mandato a combattere era installare un governo che ci avrebbe venduto il petrolio a buon prezzo ed è chiaro che le compagnie hanno usato quella scaramuccia lontana per addomesticare i prezzi, un aiutino notevole per i loro profitti ma non aiuta il mio amico a 2 dollari e 50 a gallone. Ci vanno con molta calma a reimportare il petrolio, magari si prendono finanche un alcolizzato skipper a cui piace bere Martini e fare pazzi slalom tra gli iceberg; finisce che quello ne centra uno, sparge il petrolio e uccide la vita del Nord Atlantico e così il mio amico ora è senza posto, non può permettersi l'auto e va a piedi a fare i colloqui di lavoro e si sfrange perché la sventagliata nel sedere gli ha procurato le emorroidi; nel frattempo muore di fame perché ogni volta che cerca di mangiare la sola prospettiva è un merluzzo del Nord Atlantico intriso di petrolio salato. Allora cos'ho pensato? Mi conservo per qualcosa di meglio. Ci rifletto, cazzo, mentre aspetto: "Perché non uccido il mio amico, gli frego il posto, lo do al suo peggior nemico, alzo i prezzi della benzina, bombardo un villaggio, ammazzo le foche, fumo hashish e vado nella Guardia Nazionale"? Potrei essere eletto presidente.
- Sean: Tu ti senti solo, Will?
Will: Cosa?
Sean: Hai un'anima gemella?
Will: Se ho... Chiarisca il concetto.
Sean: Qualcuno che ti pungola.
Will: Ho... Chuckie.
Sean: No, Chuckie è la famiglia. Si sdraierebbe in mezzo al traffico per te. No, parlo di qualcuno che ti fa scoprire nuove cose, che ti tocca dentro.
Will: Beh... ho... io... sono pieno.
Sean: Dimmi chi sono.
Will: Shakespeare, Nietzsche, Frost, O' Conner, Kant, Pope, Locke...
Sean: Bello, sono tutti morti.
Will: Per me non lo sono.
Sean: Ah, no? Non hai un gran dialogo con loro. Non puoi scambiare emozioni, Will.
Will: Eh, no, a meno che non li faccia tornare in vita con dei sali.
Sean: Già... è quello che voglio dire. Non avrai mai quel genere di rapporto in un mondo dove hai sempre paura di fare il primo passo. Perché vedi soltanto cose negative fin da dieci chilometri di distanza.
Will: Si schiera dalla parte del professor Lambeau?
Sean: Non dire stronzate. No.
Will: Non lo volevo quel posto.
Sean: Non c'entra il posto. Non mi interessa se lavori per il governo. Tu puoi fare quello che vuoi, non hai legami che ti costringono. Che cosa ti appassiona? Che cosa desideri? Ci sono uomini che passano la vita a fare i muratori perché i figli abbiano le opportunità che tu hai ora.
Will: Io non l'ho mai chiesto.
Sean: No. Ci sei nato. Perciò non nasconderti dietro a 'non l'ho mai chiesto'.
Will: Come sarebbe nascondermi? Insomma... che c'è di male a fare il muratore?
Sean: Niente.
Will: Sì, non c'è niente di male! Sto costruendo la casa di una persona.
Sean: Certo. Mio padre era un muratore. Capito? Si è fatto il culo per darmi un'istruzione.
Will: Già. È un mestiere pieno di rispetto, che c'è di male nel... nel riparare le macchine? Qualcuno andrà al lavoro il giorno dopo grazie a me. È una cosa onorevole.
Sean: Sì, è così, Will. È una cosa onorevole. È onorevole anche il tragitto di quaranta minuti in treno perché gli studenti che arrivano al mattino possano trovare i pavimenti puliti e i cestini svuotati. È un lavoro.
Will: Sì, esatto.
Sean: E fa onore. Lo so che è per questo che hai accettato il lavoro: perché è onorevole. Ho soltanto una piccola domanda: potresti fare l'inserviente dovunque, perché hai lavorato nell'università tecnica più prestigiosa che c'è al mondo? Perché vai in giro di notte a completare formule che solo una o due persone sanno risolvere e poi neghi di averlo fatto? Perché non ci vedo tanto onore in questo, Will. Cosa vuoi fare veramente?
Will: ... Voglio fare il pastore.
Sean: Davvero?
Will: Voglio trasferirmi a Nashua, trovarmi uno spiazzo, prendere delle pecore e badare a loro.
Sean: Forse è quello che dovresti fare.
Will: Come?
Sean: Se vuoi farti delle seghe, fattele a casa con un asciugamano umido.
Will: Vuole scaricarmi?
Sean: Sì, fuori dai coglioni.
Will: Ehi, nonononono, il tempo non è ancora scaduto!
Sean: Invece sì.
Will: Non me ne vado, no!
Sean: Non vuoi rispondere alle mie domande, mi fai solo perdere tempo.
Will: Credevo fossimo amici, come sarebbe...!
Sean: La ricreazione è finita, chiaro?
Will: Ma perché mi sbatte fuori, Sean? Insomma... voglio dire... dà lezioni a me sulla vita? Ma si guardi, cazzo, lei è uno spostato! Cos'è che le dà la carica?
Sean: Lavorare con te.
Will: Dov'è la sua anima gemella?!
Sean: Morta.
Will: Parla di anime gemelle! Dov'è la sua?!
Sean: Morta.
Will: Esatto, è morta, cazzo! Sua moglie crepa e lei incassa le sue fiches e se ne va via?!?
Sean: Almeno una mano l'ho giocata.
Will: Oh, si è giocato una mano! L'ha persa, ha perso una grossa mano! Molte persone perdono una mano come questa, ma hanno il fegato di ritornare in pista!
Sean: Guardami. Che cosa vuoi fare? [Will non risponde] ... Tu e le tue puttanate. Hai puttanate da rifilare a chiunque, ma io ti faccio una semplice domanda e tu non sai darmi una risposta diretta. Perché non lo sai. Ci vediamo, pecoraio. [Will se ne va] ... Il "pastore". Testa di cazzo.
- Chuckie: Senti, sei il mio migliore amico, perciò non prendertela a male, ma se fra vent'anni tu ancora vivrai qui e verrai a casa mia a vedere le partite e farai sempre il muratore, cazzo io ti uccido. Non è una minaccia, è un fatto. Ti uccido, cazzo.
Will: Ma di che diavolo stai parlando?
Chuckie: Tu hai una cosa che non ha nessuno di noi.
Will: Oh, piantala! Sempre la solita storia... lo devo a me stesso, devo fare questo, quello... e se non volessi farlo?
Chuckie: No, no, no, no. Vaffanculo. Non lo devi a te stesso, lo devi a me. Perché domani mi sveglierò e avrò cinquant'anni, e farò ancora questo schifo. Ma non fa niente, va benissimo. Tu sei seduto su un biglietto della lotteria, ma sei troppo smidollato per incassarlo. Ed è una stronzata. Perché farei qualsiasi cosa per avere quello che hai tu, e lo farebbero anche gli altri ragazzi. Sarebbe un insulto a noi se tra vent'anni stessi ancora qui. Startene qui, cazzo, è uno spreco di tempo.
Will: Non puoi saperlo.
Chuckie: Ah, no?
Will: No, non puoi saperlo.
Chuckie: Ah, non posso saperlo. Beh, ti dico quello che so. Ogni giorno passo a casa tua a prenderti con la macchina, usciamo, ci facciamo qualche birra, qualche risata, ed è fico. Sai qual è la parte migliore della mia giornata? Sono circa dieci secondi, da quando volto l'angolo fino a quando arrivo alla tua porta. Perché penso che magari arrivo là, busso alla porta e tu non ci sei più. Niente addio, niente arrivederci, niente. Sparito, via. Non so molte cose, ma questa la so.
- Will [osservando Sean, mentre questi sfoglia il fascicolo di Will e visiona le foto di un Will brutalmente picchiato]: Ha mai avuto un'esperienza come quella?
Sean: Sono vent'anni che faccio questo mestiere, ne ho visti molti di questi casi...
Will: No. Voglio dire: ha mai avuto un' esperienza come quella?
Sean: Personalmente? Sì. Sì, ne ho avuta una.
Will: Non è uno scherzo.
Sean: Mio padre era un alcolista. Un ubriacone manesco. Tornava a casa sbronzo, e se la prendeva con qualcuno. Io lo provocavo così non si rifaceva su mia madre e mio fratello. Serate interessanti quando aveva gli anelli...
Will: .. .Sì, lui metteva una chiave inglese, un bastone e una cinghia sul tavolo, e diceva: "Scegli".
Sean: Scelgo la numero tre, la cinghia.
Will: Io andavo sulla chiave inglese.
Sean: Perché?
Will: Si fottesse, non mi piegavo.
Sean: Tuo padre adottivo?
Will: Sì... [pausa] Allora che cosa dice? "Will soffre di disturbi della sfera affettiva", quelle cose lì? [Sean annuisce] Paura dell'abbandono? È per questo che... per questo ho rotto con Skylar?
Sean: Non lo sapevo.
Will: Sì, ho rotto.
Sean: Ne vuoi parlare?
Will: No.
Sean: ... Senti, Will, io so poche cose... ma vedi questo fascicolo, tutta questa merda? [posa il fascicolo sul tavolo]... Non è colpa tua.
Will: ... Sì, questo lo so.
Sean: Guardami figliolo. Non è colpa tua.
Will [serio]: ... Lo so.
Sean: No. Non è colpa tua.
Will: Lo so.
Sean: No, non lo sai. Non è colpa tua.
Will: ... Lo so...
Sean: Non è colpa tua.
Will: Va bene...
Sean: Non è colpa tua. [Will chiude gli occhi] Non è colpa tua.
Will [sull'orlo delle lacrime]: Non mi prenda per il culo!
Sean: ... Non è colpa tua.
Will [con rabbia, dà una spinta a Sean]: Non mi prenda per il culo, capito?! Non mi prenda per il culo, lei no...
Sean: Non è colpa tua. [Will scoppia a piangere] Non è colpa tua. [si abbracciano]
Will [piangendo]: Oh, Dio! Oh, Dio, mi dispiace tanto! Mi dispiace tanto! No! Oh, Dio! [Will continua a piangere singhiozzando tra le braccia di Sean]
Sean: Si fottano tutti, capito?
Will [piangendo]: Sì!
Sean, se dovesse telefonare il professore per quel lavoro, gli dica solo:
"Spiacente, dovevo occuparmi di una ragazza". Will
Quel figlio di puttana... mi ha fregato la battuta. (Sean)
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