Michelangelo Buonarroti

Al 2024 le opere di un autore italiano morto prima del 1954 sono di pubblico dominio in Italia. PD
Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Michelangelo

Michelangelo Buonarroti (1475 – 1564), scultore, pittore, architetto e poeta italiano.

Citazioni di Michelangelo Buonarroti[modifica]

  • Chi va dietro a altri, mai non li passa innanzi, e chi non sa far bene da sé, non può servirsi bene delle cose d'altri.[1]
  • Desti a me quest'anima divina e poi la imprigionasti in un corpo debole e fragile, com'è triste viverci dentro.[2]
  • Giorgio, s'i'ho nulla di buono nell'ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell'aria del vostro paese d'Arezzo.[3]
  • Grato m'è 'l sonno e più l'esser di sasso.[4]
  • Si dipinge col cervello et non con le mani.[5]

Attribuite[modifica]

  • Si affermano mille menzogne sui più celebri pittori, e la prima è il dire che essi sono strani, e che la loro conversazione è dura e insopportabile, essendo essi invece per nulla diversi dagli altri uomini. E così, non la gente moderata, ma quella stupida, li giudica fantastici e capricciosi. (attribuita da Francisco de Hollanda, Dialoghi con Michelangelo)
  • Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio.
Si tratterebbe del verso conclusivo del sonetto La forza d'un bel viso a che mi sprona?, dedicato a Vittoria Colonna. In realtà, questo sonetto imperfetto (Cesare Guasti, 1863), nel Codice Vaticano delle Rime, appare incompleto, mancando le due ultime strofe. Il verso è invece rintracciabile in un sonetto di Hartley Coleridge, "ispirato" da Michelangelo; si tratterebbe quindi di un tentativo di completarne la struttura e la metrica.

Rime[modifica]

Incipit delle Rime, edizione 1960

Incipit[modifica]

Molti anni fassi qual felice, in una
brevissima ora si lamenta e dole;
o per famosa o per antica prole
altri s'inlustra, e 'n un momento imbruna.

Cosa mobil non è che sotto el sole
non vinca morte e cangi la fortuna.

Citazioni[modifica]

  • Come può esser ch'io non sia più mio? | O Dio, o Dio, o Dio, | chi m'ha tolto a me stesso, | c'a me fusse più presso | o più di me potessi che poss'io? | O Dio, o Dio, o Dio, | come mi passa el core | chi non par che mi tocchi? | Che cosa è questo, Amore, | c'al core entra per gli occhi, | per poco spazio dentro par che cresca? | E s'avvien che trabocchi? (madr. 8)
  • Beata l'alma, ove non corre tempo, | per te s'è fatta a contemplare Dio. (il 37 è composto di due terzine di un sonetto, vv. 5-6)
  • Ama, anz'ardi; ché chi muore | non ha da gire al ciel nel mondo altr'ale. (son. incompiuto 39, vv. 6-7)
  • Come fiamma più cresce più contesa | dal vento, ogni virtù che 'l cielo esalta | tanto più splende quant'è più offesa. (terzina isolata 48)
  • Non dura ’l mal dove non dura ’l bene, | ma spesso l’un nell’altro si trasforma. (53, "Chi di notte cavalca, el dì conviene")
  • [...] tu rendi sana nostra carn' inferma, | rasciughi i pianti e posi ogni fatica, | e furi a chi ben vive ogn'ira e tedio. (102, O notte, o dolce tempo, benché nero, vv. 12-14)
  • Assai acquista chi perdendo impara. (madr. 116, v. 13)
  • Non ha l'ottimo artista alcun concetto | ch' un marmo solo in sé non circonscriva | col suo superchio, e solo a quello arriva | la man che ubbidisce all'intelletto. (son. 151, vv. 1-4)
  • Caro m'è 'l sonno, e più l'esser di sasso, | mentre che 'l danno e la vergogna dura; | non veder, non sentir m'è gran ventura; | però non mi destar, deh, parla basso. (son. 247)
  • Per molti, donna, anzi per mille amanti | creata fusti, e d'angelica forma; | or par che 'n ciel si dorma, | s'un sol s'appropia quel ch'è dato a tanti. (son. 249, vv. 1-4)
  • Amore isveglia e desta e 'mpenna l'ale, | né l'alto vol preschive al van furore; | qual primo grado c'al suo creatore, | di quel non sazia, l'alma ascende e sale. (son. 260, vv. 5-8)
  • La mia allegrezz' è la maninconia. (capitolo ternario 267, v. 25)

Citazioni su Michelangelo Buonarroti[modifica]

  • Ci sono poi artisti i quali odiano mostrare l'elaborazione della propria opera. Vogliono mostrare il risultato finale, e farsi conoscere soltanto attraverso quello. Uno di questi artisti è Michelangelo. (Federico Zeri)
  • Con lo sguardo dell'artista, Michelangelo vedeva già nella pietra che gli stava davanti l'immagine-guida che nascostamente attendeva di venir liberata e messa in luce. Il compito dell'artista – secondo lui – era solo quello di toglier via ciò che ancora ricopriva l'immagine. Michelangelo concepiva l'autentica azione artistica come un riportare alla luce, un rimettere in libertà, non come un fare. (Benedetto XVI)
  • Da Firenze a Roma, a Genova, a Milano la scuola michelangiolesca chiama a raccolta i maggiori, i quali si ascrivono volentieri esultando alla vivezza intellettuale contro la pigrizia e addomesticando al barocco di cui, cronologicamente e stilisticamente, la scuola michelangiolesca rappresenta la anticamera.
    Sulla via barocca: e nessuno oggi si vergogna a dirlo. – Assalto al bigottismo lanciato dall'impalcatura della Sistina, ove il pennello dell'architetto, scultore e pittore onora la bellezza personale e subbiettiva e fonde l'architettura alle altre arti; architettura pittoresca nell'innesto magnifico della scultura applicata. La retta non teme la curva, la curva si assimila alla retta nella scuola michelangiolesca e le figure che s'inarcano e si avvoltolano, non soffrono più il digiuno a cui si sottoposero da rettilinei i quali mancarono del senso pittorico (Bramante). (Alfredo Melani)
  • E ben debbo io osservarvi che il mondo ha molti re e un sol Michelagnolo. (Pietro Aretino)
  • Forse nessun mortale meglio di Michelangelo sentì nell'anima profondamente la sublimità della religione: niuno scarpello rispose mai più obbediente all'alto concetto di una terribile fantasia. (Salvatore Betti)
  • Il Buonarroti non volle trar profitto da' monumenti di Roma, e stava in Roma, e diede in strambalatezze. Fu il precursore delle follie del Borromini, il quale anche architettò in Roma, o vi disarchitettò. Il Borromini non fu che una conseguenza di Michelangelo. (Francesco Milizia)
  • Io so, come diceva Pasolini, so e so perfettamente che potrebbe esserci un presidente della repubblica che corrisponde a quello a cui nessuno può dire di no, perché che cos'è che è considerato e ammirato in Italia da tutto il mondo, conosciuto? Bersani? Grillo? Berlusconi? No, Donatello, Giotto, Michelangelo, Brunelleschi, Verdi, Mozart e Da Ponte. (Vittorio Sgarbi)
  • L'orgoglioso Buonarroti non valutò gli antichi, né fece niente di bello. (Francesco Milizia)
  • Le tendenze artistiche di Michelangelo si rivelarono di buon'ora, ma non trovarono da prima incoraggiamento nella famiglia del giovane. Difatti, anche in questo, diversamente da Leonardo e da Raffaello i quali crebbero in un ambiente favorevole allo sviluppo del loro genio in erba, Michelangelo, invece, incontrò nel padre suo una opposizione seria. (Evelyn Franceschi Marini)
  • Michel, più che mortale, Angel divino. (Ludovico Ariosto)
  • Michelangelo cercava sempre di concepire le sue figure come se fossero nascoste all'interno del blocco di marmo. (Ernst Gombrich)
  • Michelangelo ci appare come il più vivace suscitatore di quelli che il Berenson chiamava i valori tattili; vale a dire la facoltà di suscitare con mezzi pittorici il piacere psichico che, per azione atavica, ci è stato trasmesso dall'esperienza tattile del mondo fisico. (Matteo Marangoni)
  • Michelangelo epistolare corre seri pericoli nella sua reputazione; per fortuna sua è Michelangelo. (Edilio Rusconi)
  • Michelangelo, forza suprema, energia multipla, inestinguibile. Si elevò qualche protesta contro l'erettore della cupola di S. Pietro, quasi avesse profanato il titolo d'architetto; Michelangelo reazionario, nel nome della libertà, suscitatore di ispirazioni nuove, consola invece il periodo finale del rinascimento. Un «contaminato», il padre dei contaminati, secondo l'Jus dei parrucconi i quali sobbillano chi non specula sopra i timidi e non glorifica il plagio. E, Michelangelo, esaurito il programma brunelleschiano e bramantesco, emanava la sua legge da cui sorse la scuola che da lui ha nome, la quale non s'infrena al romanismo e rompe la tradizione con un sistema non ancor tentato. (Alfredo Melani)
  • Michelangelo porta nell'architettura l'ideale di massa in movimento, come espressione di energia eroica. Dove è statica della coordinazione bramantesca, succede movimento; la coordinazione si trasforma in una più stretta unità, in subordinazione all'unità. Gli elementi si fanno più grossi o restan più grezzi, per presentarsi come massa, anziché come linea. (Adolfo Venturi (storico dell'arte))
  • Poeta difficilissimo, ma di una difficoltà chiarissima: illuminata a giorno dalla luce del raziocinio e dell'intelletto. (Paola Mastrocola)
  • [Sull'Epistolario] Siamo qui innanzi a una forte e povera nuda anima, sentiamo la dolente persona della sua carne travagliata, nella sua miseria quotidiana. Della sua gloria non è qui riflesso bagliore: non effusioni grandiose e non promesse e sogni di quelle che eran pure le grandi opere che man mano andava lavorando, non pose di sdegno e d'alterezza in contatto con i miserabili eventi di tutti i giorni. Della grande sua naturale ricchezza fantastica l'ossuto lavoratore disdegna far mostra scrivendo d'interessi famigliari e di pratiche faccende a parenti e conoscenti. Si sente un cuore di muscolo che batte, una mano laboriosa che trema. Nella lor sobrietà son queste lettere documenti d'una dura onesta vita. Abbiamo innanzi l'uomo in tutta la sua asciuttezza rude e con le sue angosce austere, quale egli visse fra le fatiche diuturne e le preoccupazioni di famiglia; abbiamo la testimonianza viva della semplice domestichezza fra gli uomini d'un immortale. (Tommaso Parodi)

Arturo Farinelli[modifica]

  • La figura di Michelangelo poeta è apparsa e appare tuttora ai più senza luce e senza contorni, a mo' di fantasma che invano si tenta afferrare; il nome del grande è confuso ancora con la falange dei rimatori cinquecentisti contemporanei; letterati di grido mostrano d'ignorare, con singolare pertinacia, il valore di colui che, col Tasso e col Tansillo, fu tra i massimi lirici del '500, quegli indubbiamente che in testa ebbe più idee e in cuore più veraci e profondi sentimenti.
  • La grand'anima di Michelangelo, irrequieta, tumultuosa, continuamente in preda a violenti affetti, non era l'anima degli esperti, fecondi e vuoti versificatori del suo tempo. Il verso specchia questa grande anima. Il mettere pensieri in rima non era per lui un capriccio di moda, ma uno sfogo del cuore, un sollievo e un tormento ad un tempo.
  • La poesia di Michelangelo, che ha qua e là lo slancio erculeo della poesia di Dante, raramente abbraccia più in là dei sentimenti e delle idee che l'artista alberga in sé medesimo: è poesia tutta personale; è specchio fedele di quanto ferve nell'immaginazione e nel cuore del Sommo. Dante parla a tutti e di tutto; Michelangelo parla con singolare costanza a sé stesso e di sé stesso.

Anton Raphael Mengs[modifica]

  • Michelangelo sarebbe riuscito a far perdere col suo credito il gusto del suo secolo, se Raffaello non vi si fosse opposto col suo gusto molto più giudizioso.
  • Nella sua lunga vita non fece alcuna Opera di Scultura, né di Pittura, e forse neppure, di Architettura, colla mira di piacere, né di rappresentare la Bellezza, che non conobbe, ma unicamente per far pompa del suo sapere. In tutte le sue figure ei ricercava le attitudini più violenti, o quelle, che gli parevano più confacenti per fare vana mostra della sua scienza anatomica ne' muscoli, e nelle ossa, e delineava tutto ciò colla maggior forza, e violenza, dubitando forse, che non l'intendessero bene i riguardanti. Egli si credeva di avere uno stile grandioso, ed avea puntualmente il più piccolo, e forse il più grossolano, e pesante. Quelle sue contorsioni sono state ammirate, e fino adorate da molti, e lo hanno chiamato stile fiero, terribile, e anche divino. Sarà quel che vogliono; ma non è certamente né grande, né bello.
  • Sopraffatto egli dall'ambizione di comparir dotto, non si curò mai di essere piacevole, né di soddisfar l'animo colla Bellezza. Basta vedere il suo famoso Giudizio per convincersi di quel ch'io dico, e fin dove può giugnere la stravaganza di una Composizione. Falconet[6], che non può sempre delirare, ha ragione questa volta di dire, che il decantato Mosè pare piuttosto un Forzato di galera, che un Legislatore ispirato. Il Dolce[7] ne' suoi Dialoghi, senza comprendere la vera cagione, notò nondimeno questi difetti di quel celebre Professore: ma per uno, che ha fatto uso della ragione, migliaja sostengono ad occhi chiusi, che Michelangelo era in tutto divino.

Note[modifica]

  1. Citato in Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, Newton Compton, Roma, 1997. ISBN 88-7983-173-9
  2. Dai Diari.
  3. Citato in Giorgio Vasari, Vite de' più eccellenti pittori scultori e architetti.
  4. Citato in Giorgio Vasari, Vita di M. A. Buonarroti.
  5. Dalle Lettere.
  6. Étienne Maurice Falconet (1716-1791), scultore francese.
  7. Ludovico Dolce (1508 o 1510-1568), scrittore e grammatico italiano.

Bibliografia[modifica]

  • Michelangelo Buonarroti, Rime (basata sul testo critico di Girardi), Universale Laterza, 1967.

Filmografia[modifica]

Opere[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]