Élisabeth Badinter

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Élisabeth Badinter (1944 – vivente), scrittrice e filosofa francese.

Citazioni di Élisabeth Badinter[modifica]

  • A voler ignorare sistematicamente la violenza ed il potere delle donne, a proclamarle sempre oppresse e quindi innocenti, si dipinge una umanità divisa in due che non corrisponde alla verità. Da un lato le vittime dell'oppressione maschile, dall'altro i carnefici onnipotenti. (da Fausse Route, pag. 113)
  • La fine del dominio della legge religiosa sarà secondo me un grande progresso per l'umanità. La religione è certamente una grande consolazione, ma troppo spesso, a mio avviso, è una fonte d'intolleranza, perfino di guerra. Sono tra coloro che pensano che ci siano sionisti religiosi in Israele che, in parte, impediscono la pace, come gli islamisti radicali. Avere fede in Dio deve rimanere una questione intima, una pratica interiorizzata. L'eccesso di esternalizzazione della religione, i rituali che diventano sacrosanti, la chiusura nella propria comunità ad esclusione di altri gruppi, è fondamentalmente contraria al mio universalismo, la mia filosofia basata principalmente sulla convinzione che le nostre somiglianze ci uniscono. [...] Non capisco l'esigenza attuale di esibire un'identità religiosa e di definire se stessi in opposizione agli altri che divengono così degli estranei. Ritrovo in questo il medesimo stato d'animo del femminismo americano degli anni Ottanta, che esalta allo stesso modo la differenza uomo-donna. Grazie al potere della riproduzione, le donne sarebbero detentrici di comportamenti e valori differenti che permetterebbero di equilibrare il mondo virile fatto di competizione e aggressività.
La fin de l'imperium de la loi religieuse serait pour moi un grand progrès de l'humanité. La religion est certes une grande consolation, mais elle est trop souvent, à mes yeux, source d'intolérance, voire de guerre. Je suis de ceux qui pensent que ce sont les sionistes religieux qui, en Israël, empêchent en partie la paix, à l'instar des islamistes radicaux. Croire en Dieu doit rester une affaire intime, une pratique intériorisée. L'excès d'extériorisation du religieux, les rituels qui deviennent sacro-saints, le renfermement sur sa communauté à l'exclusion des autres groupes, est profondément contraire à mon universalisme, à ma philosophie avant tout fondée sur la conviction que nos ressemblances nous unissent. [...] Je ne comprends pas ce besoin actuel d'exhiber une identité religieuse et de se définir par opposition aux autres qui deviennent des étrangers. Je retrouve ce même état d'esprit dans le combat féministe américain des années 1980 qui a largement gagné nos côtes et qui exalte de la même manière les différences homme-femme. De par leur puissance de reproduction, les femmes seraient détentrices de comportements et de valeurs différentes permettant d'équilibrer le monde viril fait de compétition, d'agression. (da Elisabeth Badinter : "Un peu de kantisme dans notre société serait bienvenu")
  • Simone de Beauvoir, rimettendo la biologia al suo giusto posto – il secondo – ha fatto esplodere le sbarre della prigione femminile. O, in altri termini, gli stereotipi sessuali mutuati dalla natura onnipotente. A forza di sostenere la causa della libertà contro la necessità naturale, ha contribuito a produrre cambiamenti nella mentalità collettiva, e non è del tutto estranea al riconoscimento del diritto alla contraccezione e all'aborto. Se qualcuno se ne rallegra, altri invece fingono di ignorare che questo diritto rivoluzionario ha sancito definitivamente il primato della cultura sulla natura. (citato in Loredana Lipperini, Cretine, scalmanate, Lipperatura, 26 novembre 2007)
Intervista di Franco Marcoaldi, Lipperatura, 3 novembre 2011
  • Viviamo ancora nell'onda lunga del Sessantotto, che ha portato un formidabile attacco all'idea di autorità, e di legge. A tutto vantaggio della soddisfazione del desiderio e della pulsione, declinati nelle più diverse forme. Ora siamo alla fine di quella rivoluzione, di cui non sottovaluto affatto i benefici effetti. Abbiamo aperto porte e finestre ed è andata bene così. Tra parentesi, mi sono via via convinta che questo attacco frontale all'autoritarismo sia tra le cause dell'allungamento medio della vita. Assieme, è ovvio, agli enormi progressi in ambito medico, scientifico, igienico, alimentare. Lo penso perché ha determinato una sorta di liberazione psicologica: tanto per le donne, che non dovevano più attenersi ai modelli tradizionali di femminilità, quanto per i maschi, che non dovevano più conformarsi ai vecchi modelli di virilità. Per contro, è altrettanto evidente che questo progressivo trionfo del desiderio, ha raggiunto ormai una soglia molto pericolosa. È arrivato il momento di porre dei limiti, di tornare al rispetto della legge. Siamo davvero ai bordi della barbarie.
  • Se la donna diventa uguale all'uomo, sostengono le esponenti di questa tendenza [il femminismo della differenza americano], si tradisce la femminilità. E invece è proprio dall'esaltazione della femminilità, dalla sua costitutiva differenza, che bisogna partire. Da qui la nuova centralità attribuita alla figura della madre, perché è la capacità di procreare che conferisce alla donna la sua generosità e superiorità morale. Si ripropone così una separatezza naturale che da un lato vede un uomo immancabilmente aggressivo, violento, sopraffattore, e dall'altro una donna sempre fragile, attenta, accogliente. Ma la generalizzazione in due blocchi contrapposti, gli uomini e le donne, non porta da nessuna parte. Riconduce nella trappola dell'essenzialismo e non risponde a verità.
  • Sa perché non ho mai creduto alla logica delle quote? Perché le donne che ho visto all'opera nei luoghi di potere sono esattamente come gli uomini. Per una semplicissima ragione: il potere non ha sesso. Così come non ha sesso l'autorità, sulla cui figura vorrei spendere un'ultima parola. Forse oggi è tanto più difficile individuarla, perché l'autorità ha bisogno di segreto e distanza. E oggi sono scomparsi sia l'uno che l'altra. Senza contare che una persona autorevole, per essere tale, deve essere capace di dire no. Ma quanto è diventato difficile pronunciare quella paroletta, in un mondo come il nostro, letteralmente ossessionato dal consenso.
Intervista di Anais Ginori, Lipperatura, 14 marzo 2012
  • L'istinto materno è un mito. Lo studio del comportamento delle donne attraverso i secoli, ci fa capire che non esiste una legge universale. Anzi osserviamo un'estrema variabilità degli atteggiamenti a seconda della cultura, delle ambizioni personali, del contesto sociale e famigliare. Può sembrare crudele, ma l'amore materno è soltanto un sentimento, e dunque è incerto, fragile, imperfetto. Non va dato per scontato. È in più.
  • In tutti i sostenitori dell'allattamento materno, dall'Antichità fino ai giorni nostri, si ritrova una professione di fede naturalista. È la natura, si dice, che ordina alla madre di allattare e disobbedire è male dal punto di vista fisico. Poi è subentrata una condanna morale e religiosa. Ma io non credo che gli ormoni del maternage, l'ossitocina e la prolattina, siano sufficienti a realizzare il miracolo di una fusione totale con il proprio figlio. È successo invece il contrario. Già in passato, ogni volta che le donne hanno avuto la possibilità di sfuggire a un destino obbligato, lo hanno fatto.
  • Fino a una certa epoca la femminilità ha rappresentato l'obbligo di essere mogli, madri e casalinghe. Tutto ciò che Beauvoir non è stata. Bisogna contestualizzare il suo pensiero. Detto questo, posso esprimerle una critica. Pensava che la femminilità fosse unicamente culturale. La mia convinzione profonda è invece che esista una bisessualità in ognuno di noi. Ci sono donne estremamente virili e uomini con caratteristiche femminili. Anzi, una delle conquiste del femminismo, che molti ignorano, è aver moltiplicato i modelli anche maschili.

Bibliografia[modifica]

  • Élisabeth Badinter, Fausse Route, edizioni Odile Jacob, 2003.

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