Gianni Cuperlo

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Gianni Cuperlo nel 2013

Gianni Cuperlo (1961 – vivente), politico italiano.

Citazioni di Gianni Cuperlo[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • C'è ora anche un bivio di fronte al quale bisogna scegliere, quello tra la giustizia del mercato e la giustizia sociale: il mercato fissa un prezzo per ogni cosa, ma è la politica che può portare a una società giusta, perseguendo valori e principi che non sono retaggio del passato ma risorse per il futuro. (citato in Simone Collini, l'Unità, 6 settembre 2013)
  • Senza la sinistra i suoi principi, i suoi valori, il Pd semplicemente non c'è. (citato in Simone Collini, l'Unità, 6 settembre 2013)
  • Faccio parte di una generazione che ha rischiato di finire schiacciata tra fratelli maggiori poco generosi e fratelli minori molto ambiziosi. (dall'intervista di Alessandra Longo, la Repubblica, 7 settembre 2013)
  • Vorrei un Pantheon aperto e pieno delle donne e degli uomini che partendo da culture e tradizioni diverse si sono battuti per emancipare la parte più debole delle loro società e del loro tempo. Si potrebbero citare tanti nomi, ne indico due. Quel sindacalista pugliese (Giuseppe Di Vittorio), che viaggiava fra i campi e seppe convincere i braccianti che non era un obbligo togliersi il cappello davanti al padrone. E il reverendo King, autore di quella profezia (...che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza). Cinquant'anni dopo, dallo stesso luogo nel cuore di Washington è stato un presidente di colore a ricordare quel discorso a dimostrazione che la forza della politica, a volte, sa valicare l'utopia del sogno. (dall'intervista di Marco Bucciantini, l'Unità, 20 settembre 2013)
  • Voglio un Pd più ampio, che ritrovi pezzi della società che ha trascurato, e quindi perduto. Ma non sarà un incontro casuale, niente è dovuto. Servono forza, coraggio, visione, fantasia. Dobbiamo indicare un nostro New Deal alle persone e non può essere solo un messaggio di efficienza della politica, della burocrazia, dell'amministrazione. Non dobbiamo subire i temi degli altri: dobbiamo sconfiggere culturalmente e non solo numericamente la destra. Loro hanno rimpiazzato la politica con l'economia, cambiando drammaticamente il giudizio morale sulla disuguaglianza. Noi dobbiamo ripartire dalle persone. (dall'intervista di Marco Bucciantini, l'Unità, 20 settembre 2013)
  • Sul videomessaggio forse la vera domanda è: ma in quale altro Paese sarebbe potuto accadere? Sono passati 19 anni dalla prima cassetta di Berlusconi trasmessa a reti unificate. Era il 1994. Tom Hanks vinceva l'Oscar con la maschera di Forrest Gump, capolavoro che oggi viene trasmesso su cinema classic. E invece l'Italia è ancora qui, con una destra inchiodata al suo passato e prigioniera del suo collasso" [Sul voto della decadenza, ndr] "Un atto dovuto. I commissari hanno esaminato gli atti e ascoltato le ragioni del relatore. Poi si sono espressi. Per noi non era e non è una scorciatoia per liberarci da un avversario. È la difesa di un principio: l'uguaglianza di tutti dinanzi alla legge. Si tratta semplicemente di prendere atto dello status di un cittadino condannato in via definitiva da una sentenza della Cassazione. (dall'intervista di Marco Bucciantini, l'Unità, 20 settembre 2013)
  • Sono un uomo di sinistra e mi candido a guidare un partito perché ci sono un milione e settecentomila mila persone che vivono al di sotto della soglia di povertà. La politica fino ad ora ha operato con strategie errate ed è il momento in cui noi dobbiamo farcene carico. (da un intervento alla trasmissione La 7, Piazza Pulita, 23 settembre 2013)
  • Quello che è successo in Grecia non avremmo potuto ed avremmo dovuto evitarlo. Avremmo potuto evitare di umiliarla. Io ricordo che disse Keynes sulle riparazioni di guerra, che non possono essere imposte quando ingiuste. (da un intervento alla trasmissione La 7, Piazza Pulita, 23 settembre 2013)
  • Per carità, non vorrei mai stare in una corrente che mi adottasse come leader. (dall'intervista di Carlo Puca, Panorama, 26 settembre 2013)
  • La politica è speranza. E per costruire speranza c'è bisogno di futuro. (dall'intervista di Carlo Puca, Panorama, 26 settembre 2013)
  • Non sempre le battaglie giuste sono anche facili. (dall'intervista di Carlo Puca, Panorama, 26 settembre 2013)
  • Lasciamo in pace i geni. Dico solamente che ai politici resta da fare la politica onesta. Nient'altro che questo. Ma sarebbe la rivoluzione. (dall'intervista di Carlo Puca, Panorama, 26 settembre 2013)
  • [Riferendosi al Partito Democratico.] In troppe realtà siamo un partito che sconsiglierei a mia figlia dal frequentare.[1]
  • [...] le parole sono importanti, come importanti sono i nomi che si scelgono perché da lì derivano il senso e, in fondo, anche il valore che assegniamo alle cose e alle persone o anche, come in questo caso, il valore che assegniamo alle parole che denotano e definiscono le istituzioni.[2]
  • Riconoscere i meriti e valorizzarli fa senza dubbio parte del buon funzionamento di una società. Penso che nessuno tra noi accetterebbe con serenità di farsi operare da un pessimo chirurgo, ma in quel caso è più logico parlare di competenza, di preparazione, di esperienza. Per definizione il merito è un'altra cosa perché riguarda l'intreccio tra sfere diverse della persona e, sul versante sociale, investe per prima la casualità - chiamatela pure “la sorte” - del dove si nasce, si cresce, si studia, ci si forma come donne e uomini adulti e come cittadini consapevoli.[2]
  • [...] imparare è un diritto, non è un premio.[2]
  • [...] l'apprendimento non è una competizione, non è una gara dove conta chi arriva davanti. All'opposto, dovrebbe aiutare i singoli a scoprire le proprie capacità, i talenti dove si celino, le passioni destinate a riempire l'esperienza adulta. E sono tutte risorse da far germogliare fin dai primi anni di vita, quando le disuguaglianze nei punti di partenza non sono ancora consapevolezza nell'animo di chi le soffre, ma appaiono ben vive nelle scelte di chi avrebbe il dovere di contrastarle. E la politica ha esattamente questo compito.[2]
  • [...] durante la pandemia, grazie alla passione e all'impegno di migliaia di docenti, l'insegnamento a distanza ha consentito a tantissimi bambini e ragazzi di tenere almeno un filo con la didattica attraverso lezioni seguite attraverso uno schermo, e però nel nostro Paese 470 mila bambini e ragazzi, dai 6 ai 18 anni, in casa non hanno un tablet, non hanno un computer, non hanno un iPhone, non hanno una rete Wi-Fi. Per loro, per questo mezzo milione di ragazzi italiani, la didattica a distanza somiglia alla vita su Marte: forse esiste, ma non l'hanno mai incontrata.[2]
  • [Sul Governo Meloni] Diciamo che il primo passo della nuova stagione, più che premiare il merito dei ragazzi, si è occupata di occuparsi dei meriti vostri.[2]
  • [...] il tema sta nel comprendere che il merito, senza parità di condizioni, mezzi e risorse e - se parliamo di istruzione - di libri, di laboratori, di borse di studio, di contesti di accoglienza e di inclusione, si riduce a quella misera cosa che è il privilegio (di nascita, di reddito o di potere).[2]
  • Molti anni fa, nel 1951, Piero Calamandrei teneva un discorso all'università; parlava a giovani e giovanissimi nati e cresciuti sotto il fascismo. Alle spalle, quei ragazzi avevano la tragedia della guerra, incrociata quando la loro vita iniziava. La Costituzione era in vigore da soli tre anni e quei ragazzi la conoscevano poco e male e Calamandrei, giurista e costituente, nel rivolgersi a loro, cominciò proprio citando l'articolo 34, l'uguaglianza sostanziale nel campo dell'istruzione. Lo definì - parole sue - l'articolo più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l'avvenire davanti.[2]
  • Noi ci limiteremo a bocciare il vostro decreto e lo faremo accendendo su quel tabellone dinanzi a me le luci rosse, rosse come il colore del semaforo quando ci si deve fermare. Se potete, pensateci, perché passare col rosso è sempre una grande fonte di guai.[2]
  • [...] il problema, colleghi, non è il concetto di merito, il punto è dove lo collochi e come lo interpreti. Per dire, non vi sembri un fuor d'opera, ma, una decina di giorni fa, la storica Filarmonica di New York, fondata nel 1842, ha visto per la prima volta il numero di donne superare quello dei colleghi uomini. È accaduto perché nella selezione dei nuovi musicisti è stato adottato un metodo innovativo: le audizioni avvengono dietro un sipario chiuso e la commissione non conosce il nome, il volto, il genere dei candidati. Concetto, fatemelo dire, che, se applicato alla selezione meritocratica dei nostri docenti universitari, vedrebbe un drastico calo dei cognomi che con maggiore frequenza segnalano una peculiarità tutta italiana: la curiosa trasmissione antropologica delle cattedre e dei meriti per via ereditaria.[3]
  • [...] nel caso della scuola dell'obbligo in particolare, quel concetto in sé nobile - merito - si adatta malissimo al traguardo che io immagino tutti condividiamo dentro quest'Aula e che è consentire, anche a chi non nasce in un contesto o in una famiglia ricca, di affrontare la pagina della sua crescita, della sua formazione con gli stessi diritti e le stesse opportunità di coetanei più fortunati.[3]

Citazioni non datate[modifica]

  • [Su Joe R. Lansdale] Un genio e il più grande scrittore contemporaneo. (da Politico)

Note[modifica]

Altri progetti[modifica]