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V for Vendetta

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

V for Vendetta

Fumetto

Immagine NCprotestsCo$129.JPG.
Titolo originale

V for Vendetta

Lingua originale inglese
Paese Gran Bretagna
Autore Alan Moore
Testi Alan Moore
Disegni David Lloyd
Pubblicazione 1982-1985
Pubblicazione italiana 1991

V for Vendetta, graphic novel di Alan Moore e David Lloyd, pubblicata parzialmente tra il 1982 e il 1985 sulla rivista Warrior e completata nel 1988 dalla DC Comics.


Citazioni in ordine temporale.

Libro 1, L'Europa dopo il regno

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Capitolo 1, La nemesi

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  • Evey: No, senta, per favore, era la prima volta. Farò tutto quello che volete. Non uccidetemi, per favore.
    Agente: Non hai capito, ragazza, prima farai tutto quello che vogliamo, poi ti uccideremo. È la nostra prerogativa.
  • V:[citando William Shakespeare, Macbeth]"Le offese della natura sciamano sempre più fitte su di lui... [...] e la fortuna, sorridendo del suo dannato impiccio, si palesò come la sgualdrina di un ribelle."
    Agente: Chi è?
    Frank: Non so, deve essere un mongolo scappato dall'ospedale. Ehi, tu!
    V: "Ma a nulla serve: poiché il coraggioso MacBeth... ben si merita quel nome... [...] Sfidando la fortuna con l'acciaio brandito, fumigante di giustizia sanguinosa. Creatura del valore, si aprì la strada... fino a raggiungere lo schiavo; che mai gli strinse la mano, né gli disse addio."
  • Io? Sono il re del ventesimo secolo. Il cattivo. La nemesi... La pecora nera della famiglia. (V)
  • Ricordate, ricordate il cinque di novembre, è il complotto delle polveri. Per qual motivo mai dovremmo dimenticare... il complotto delle polveri?[1] (V)
  • Ecco. L'ouverture è finita. Vieni, dobbiamo prepararci al primo atto... (V)

Capitolo 2, La voce

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  • Ora e sempre Inghilterra, signori. (Leader)
  • Capisce cosa è successo la notte scorsa? Qualcuno ha osato l'inimmaginabile, qualcuno ci ha colpiti. (Leader)
  • V: Siamo nel teatrino delle ombre. Questa è casa mia. Ti piace? L'ho costruita io stesso.
    Evey: È... È incredibile! Tutti questi quadri, questi libri... non sapevo neanche che esistessero cose così.
  • Se lo chiedi al cittadino medio, ti dirà che le bambole son roba da finocchi, ma è solo ignoranza, ecco. (Prothero)

Capitolo 3, Le vittime

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  • Dominic: Cosa ne pensa, signor Finch? È lo stesso tipo dell'attentato al parlamento?
    Finch: Spero di sì, Dominic, perché se non lo è devono essere in due... e questa è una possibilità che non vorrei prendere in considerazione senza prima aver bevuto qualcosa di forte.
  • Tutti siamo speciali. Tutti siamo eroi, innamorati, giullari, antagonisti. Tutti. (V)
  • Era orribile. Nessuno sapeva se la Gran Bretagna sarebbe stata bombardata o no. Ricordo che mamma disse: l'Africa non c'è più! Disse solo questo. (Evey)
  • Buona, bambina, buona. È tutto finito, sei al sicuro. Il passato non può più farti male, se non lo vuoi. Hanno fatto di te una vittima, una statistica. Ma non è la vera Evey, quella che sei dentro. (V)

Capitolo 4, Vaudeville

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  • Leader: Non possiamo presumere che finirà con l'avanzare delle richieste o chiedere le solite concessioni.
    Finch: Non credo che voglia delle concessioni, leader. Credo che voglia del sangue.
  • Evey: V...
    V: Mm?
    Evey: Oh... ehm... niente. Cercavo solo di abituarmi a dirlo ad alta voce. V... è un modo buffo di chiamarsi.
    V: Quando mi conoscerai meglio, capirai che sono una persona buffa, Evey. Una persona davvero buffa.
  • V: Tu e io, Evey. Tu e io contro il mondo: ah ah ah ah! È il melodramma, Evey. Non è strano, come la vita si trasforma in melodramma?
    Evey: Per te è molto importante, vero? Tutta questa roba teatrale.
    V: È tutto, Evey. L'entrata perfetta, la grande illusione. È tutto. E farò crollare il teatro dagli applausi. Si sono dimenticati il fascino del teatro, hanno abbandonato i copioni quando il mondo è avvizzito sotto il bagliore dei riflettori nucleare. Io restituirò loro il melodramma, il grande Guignol. Vedi, Evey, tutto il mondo è un palcoscenico, e tutto il resto... è Vaudeville.

Capitolo 5, Versioni

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  • Mi chiamo Adam Susan. Sono il Leader. Il capo dei dispersi, il signore delle rovine. Sono un uomo come tanti. Conduco il paese che amo fuori dalla palude del ventesimo secolo. Credo nella sopravvivenza, nel destino della razza nordica, nel fascismo. Oh, sì, sono fascista. E allora? Fascismo... nient'altro che una parola il cui significato si è perso nelle chiacchiere degli imbelli e dei traditori. Furono i romani a inventare il fascismo. Il suo simbolo era un fascio di ramoscelli. Si può anche rompere un ramoscello, ma il fascio rimane fascimo... la forza dell'unità. Credo nella forza, credo nell'unità. E se la forza e l'unità di intenti richiedono un'uniformità di parola, pensiere e azione, così sia. Non voglio sentir parlare di libertà, di diritti individuali. Sono un lusso, e non mi piace il lusso. La guerra ha posto fine al lusso. La guerra ha posto fine alla libertà. La sola libertà che resta al mio popolo è quella di essere affamato, di morire, di vivere in un mondo di caos. Devo concedergli questa libertà? Credo di no. Credo di no. Mi riservo forse la libertà che nego agli altri? No. Non sono che un servo, chiuso in gabbia. Io, che sono padrone di tutto ciò che vedo. Vedo desolazione. Vedo polvere. Possiedo tutto. Possiedo pochissimo. Non sono amato, lo so. Non ho mai conosciuto il dolce sussurro dei un'amante, né la pace che si trova tra le cosce di una donna. Però sono rispettato. Sono temuto. E questo basta. Perché amo senza essere amato. il mio amore è ben più profondo delle fugaci convulsioni dell'accoppiamento animalesco. Parlerò di lei? Parlerò della mia sposa? Non ha occhi per civettare e per promettere, ma vede tutto. Vede e capisce con una saggezza di proporzioni divine. La luce del suo intelletto mi acceca. Come le devo sembrare scioco. Come le devo sembrare stolido e infantile. La sua anima non conosce le trappole e le ambiguità delle emozioni. Non odia, non desidera. Non la gioia né il dolore. La venero anche se non son degno di lei. Adoro la purezza del suo disprezzo. Non mi rispetta. Non mi teme. Non mi ama. Chi non conosce la crede fredda e dura, priva di calore e di passione. Ma non la conoscono. Non sono stati toccati da lei. Mi tocca, e sono Dio e il destino a toccarmi. L'intera esistenza fluisce in lei. La venero. Sono il suo schiavo. Mai libertà alcuna fu tanto dolce. Amor mio, voglio star con te per sempre, passare la mia vita con te. Voglio soddisfare ogni tua richiesta senza mai chiederti la minima manifestazione d'affetto. Fato... fato... ti amo. (Leader)
  • [Parlando con una statua] Salve, cara signora. Bella serata, vero? Mi perdoni l'impertinenza. Forse intendeva fare due passi, oppure si stava godendo il panorama. In ogni caso mi sembrava ora che lei e io scambiassimo due parole. Ah, dimenticavo... non ci siamo presentati. Non ho un nome. Può chiamarmi V. Signora giustizia... V. V... la signora giustizia. Salve, signora giustizia. "Buona sera, V." Ecco, ora ci conosciamo. Per la verità, l'ho ammirata a lungo. Oh, lo so cosa starà pensando... "Questo povero ragazzo si è preso una cotta da adolescente per me." Mi scusi, signora, ma le cose stanno diversamente. Sì, l'ho ammirata a lungo, anche se solo da lontano... quand'ero bambino, la guardavo dalla strada di sotto. "Chi è quella signora?" dicevo a mio padre, e lui:"È la signora giustizia." E io:" Come è bella!" La prego, non creda che fosse solo un fatto fisico, lo so che lei non è quel tipo di ragazza. No, l'amavo come persona, come ideale. Ne è passato di tempo, e purtroppo ora c'è un'altra. "Cosa? Vergogna, V! Mi hai tradito per una sgualdrinella, una gattina vanitosa con labbra dipinte e un sorriso sfacciato!" Io, signora? Mi consenta di contraddirla! È stata la sua infedeltà a gettarmi tra le sue braccia! Sorpresa, eh? Credeva che non sapessi della sua tresca, vero? E invece lo so. So tutto. Francamente, quando l'ho scoperto non mi ha sorpreso. Lei ha sempre avuto un debole per le uniformi. "Uniformi? Non so di cosa stai parlando! Per me sei sempre stato il solo V..." Bugiarda! Puttana! Osi negare di esserti data a lui, con i suoi gagliardetti e i suoi stivali? Che c'è, non parli? Lo sapevo... Bene, ora sei finalmente smascherata. Non sei più la mia giustizia, sei la sua giustizia. Hai cambiato amante. Ma sappi che anch'io ho fatto lo stesso! "Sob! Sniff! Chi... Chi è, V? Come si chiama?" Si chiama anarchia, e come amante mi ha insegnato ben più di te! Lei mi ha insegnato che la giustizia non ha senso senza la libertà! Lei è onesta. Lei non promette e non delude... a differenza di te, fedifraga! Un tempo mi domandavo perché non mi guardassi mai negli occhi. Adesso lo so. E dunque addio, cara signora. Ancor oggi il nostro commiato mi peserebbe, se tu fossi ancora la donna che un tempo amavo. Ecco un ultimo dono. Lo lascio ai suoi piedi. [l'Old Bailey esplode]. Le fiamme della libertà, belle e giuste. Ah, mia preziosa anarchia... "O bellezza che mai conobbi fino ad ora." (V)

Capitolo 6, La visione

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  • Evey: "V.V.V.V.V."
    V: Evey. Evey. Evey. Evey. Evey.
    Evey: Certe volte ti darei un pugno su quello stupido sorriso! "V.V.V.V.V." è l'iscrizione su quell'arco nel salone, e tu lo sai! Mi domandavo solo cosa significasse, ecco tutto.
    V: È una citazione, un motto: "Vi Veri Veniversum Vivus Vici". Latino. "In vita, col potere della verità, ho conquistato l'universo."
  • Niente patti, Evey, meno che non sia tu a volerli. (V)
  • Evey: V, hai detto che quel "V.V.V.V.V." era una citazione. Di chi?
    V: Di un tale che non puoi conoscere, un signore tedesco di nome dottor Faust. Anche lui aveva fatto un patto.
  • I cui piedi sono calzati di ferro, il cui cuore è di acciaio temperato, colui che ci ha concesso questo giorno e al cui trono ci inginocchiamo. Colui che ha mandato il fuoco e la pioggia purificatrice di quella tremenda notte, che ha sgominato i malvagi con la sua spada ma ci ha risparmiati. Una razza, una fede, una speranza. In te che ci hai amati nel momento del dolore e che ci hai risollevati dalla caduta! Preghiamo. O Dio che ci hai risparmiato il tuo giudizio, che ci hai dato il più terribile degli avvertimenti... aiutaci ad esser degni della tua pietà, aiutaci come quando la tua collera volle che il fuoco piovesse dal cielo. Aiutaci a resistere alle tentazioni del maligno che è certo tra noi in quest'ora di dolore. Poiché ho avuto una visione... la visione di qualcosa di oscuro e di satanico venuto dalla notte a conquistare i deboli e i peccatori... Un'incarnazione dell'inferno che cercherà di offuscare la tua verità con le sue velenose menzogne e le sue vuote argomentazioni. O Dio, che tutto sai di noi, che sei il nostro ultimo destino, aiutaci a comprendere chiaramente la tua sacra volontà. Aiutaci a resistere alle lusinghe del maligno e a trovar forza in te. Una razza, una nazione unite nel tuo amore. Questo ti chiediamo, nel nome del padre, del figlio e dello spirito santo. Per Cristo nostro signore. Amen.[2](Fedeli dell'Abbazia di Westminster)
  • Vescovo Lilliman:...e a proposito di peccato, mi domando con quale dei suoi sette peccati capitali il Signore vorrà tentarmi oggi.
    Dennis: Forse con l'orgoglio, vostra grazia?
    Vescovo Lilliman: Ah ah ah! Per la verità pensavo a qualcosa di meno etereo. È arrivata la ragazza, Dennis?
    Dennis: Sì, vostra grazia, attende di fuori. C'è stato un disguido all'agenzia. Non è una delle solite ragazze, è un po' più anziana...
    Vescovo Lilliman: Oh, cielo, Dennis, oh, cielo. Non troppo anziana, spero?
    Dennis: Dice d'avere quindici anni, vostra grazia. Una signorina molto ammodo, se posso permettermi...
    Vescovo Lilliman: Quindici anni. Mmm. Oh, bé, se Giobbe sopportò le proprie disgrazie, immagino sia giusto che io sopporti le mie. Falla entrare, Dennis.
    Dennis: Subito, vostra grazia. La signorina, vistra grazia.
    Vescovo Lilliman: Oh, numi! Come ho potuto dubitare della tua incantevole bellezza? Mea culpa, bambina mia, mea culpa.
  • [citando William Blake] "Portatemi il mio arco d'oro ardente, portatemi le frecce del desiderio, portatemi la lancia. Apritevi, nuvole, portatemi il mio carro di fuoco... non desisterò dalla lotta della mente... né la mia spada mi dormirà nella mano... finché non avrò costruito Gerusalemme... nella verde e felice terra d'Inghilterra." (V)

Capitolo 7, La virtù trionfante

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  • Oh, così dispone il Signore. I malvagi non hanno pace... ma i giusti scopano ogni volta che gli pare. (Dennis)
  • Ma certo, lo dico sempre: "Odia il peccato e ama il peccatore." Ahahahah! (Vescovo Lilliman)
  • [citando i Rolling Stones] Permetta prego che mi presenti... sono un uomo di gusto... e di sostanza. (V)

Capitolo 8, La valle

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  • Impiegato dell'orecchio #1: Nottata morta.
    Impiegato dell'orecchio #2: Morta? È già putrefatta! È l'arte della conversazione che sta morendo o che cosa?
  • Vescovo Lilliman: ...come all'inferno. Uomini che bruciavano... soffocavano nella nebbia gialla... [...] e vidi una sagoma nera davanti alle fiamme. Un uomo. Oh, Dio, chi sei? Chi sei veramente?
    V: Sono il diavolo, e vengo a compiere l'opera del diavolo. [...] Non ho un nome. [...] Puoi chiamarmi V.
    Vescovo Lilliman: Il Signore è il mio pastore. Nulla mi può mancare. Egli mi conduce ai verdi pascoli e alle acque limpide. [...] Salverà la mia anima, e nel suo nome mi porterà sulla via del bene. Poiché anche se cammino nella valle della morte, non temerò alcuna insidia.[3]
  • Abbiamo appena ricevuto il referto del patologo. Il vescovo è stato avvelenato. L'ostia era piena di cianuro. E sai una cosa? Quando gli è arrivata nello stomaco, era ancora cianuro. (Finch)

Capitolo 9, Violenza

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  • "Dentro e dietro V c'è più di quanto avessimo sospettato. Non chi, ma cosa, cosa è." Imparerai, Evey. Imparerai. (V)
  • Delia: Sei tu, vero? Sei venuto... sei venuto ad uccidermi?
    V: Sì.
    Delia: Oh, grazie a Dio. Grazie a Dio.

Capitolo 10, Veleno

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  • Finch: ...caso chiuso. Dominic, negli ultimi quattro anni ha ucciso tutti quelli che lavoravano a Larkhill, uno ad uno... li ha uccisi tutti.
    Dominic: Come si fa a dire, signore? Possono anche esserci delle morti accidentali. Delle morti naturali...
    Finch: O qualcosa che somiglia molto alla morte naturale.
  • V: Hai paura?
    Delia: No. No. Credevo di sì, invece no. Mi sento sollevata. Oh, Dio, tutti questi anni, tutta questa attesa... L'ho sempre saputo che saresti tornato. Quando ti ho visto quella sera... la sera che fuggisti. Stavi davanti alle fiamme. Ti voltasti, e mi guardasti. Allora capii che un giorno mi saresti venuto a cercare, che mi avresti trovata. Quel... quel che facevamo, quello che ho fatto io a Larkhill... questa terribile consapevolezza. Mi ha accompagnato per tanto tempo. Come ho potuto? Una volta ho sentito di un esperimento americano. Dei volontari azionavano un generatore elettrico, avevano detto loro che era collegato a un paziente in una stanza adiacente... In realtà, era solo un attore di cui si sentiva la voce da un autoparlante. Un medico ordinava ai volontari di cominciare a somministrare delle scosse elettriche. Dicevano loro di aumentare gradualmente il voltaggio, e la "vittima" cominciava a implorarli di smettere. Dicevano loro di aumentare ancora, e questa volta la vittima cominciava a urlare. Dopo un po', alle urla subentrava il silenzio. Ai volontari dicevano di aumentare ancora il voltaggio... Quasi l'80% dei volontari continuò a somministrare le scosse anche dopo le suppliche della "vittima". Quasi il 60% continuò anche dopo essersi convinto di averla uccisa. Era gente normale, ed era disposta a torturare a morte uno sconosciuto solo perché qualcuno di autorevole gli aveva detto di farlo. Qualcuno disse persino che gli era piaciuto. Forse anche a me piacque quel che feci allora. La gente è stupida e cattiva, c'è qualcosa di sbagliato in noi... Qualche orribile tara... Ci meritiamo d'essere estirpati. Ce lo meritiamo...
  • Delia: Finché non ho visto la rosa non ero sicura che il terrorista fossi tu. Che strana coincidenza che me l'abbiano data oggi...
    V: Nessuna coincidenza, Delia. Solo l'illusione di una coincidenza. Ho un'altra rosa... è per te.
    Delia: Allora... mi ucciderai?
    V: [Le mostra una siringa vuota] Ti ho uccisa dieci minuti fa, mentre dormivi.
    Delia: Fa male ?
    V: No. Nessun dolore.
    Delia: Bene. Per fortuna. Per favore...? Posso... posso faccia? [V si toglie la maschera] È stupenda....
  • Sono stufo di storie, Dominic. Sono stufo di fatti, di date e di cadaveri. Sono troppo vecchio. Sono troppo stanco. (Finch)

Capitolo 11, Il vortice

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  • Abbiamo poi trovato il diario del medico. Copre cinque anni, e in particolare quelli passati a Larkhill. Da questa mattina, l'ho già letto sette volte... e ancora non ho capito chi è il cosiddetto V... Però credo di sapere cosa è. (Finch)
  • [Leggendo il diario di Delia] "23 maggio. Prothero ha scelto i soggetti, una quarantina. Questo pomeriggio devo ispezionarli. Sono così deboli e malconci che è difficile non odiarli. Non si ribellano né si oppongono alla morte, ti guardano soltanto con gli occhi sfocati. Mi fanno quasi vomitare, non sono più umani." (Finch)
  • [Leggendo il diario di Delia] "L'uomo della cella 5 è un caso davvero affascinante. Fisicamente non ha nulla. Nessuna anomalia cellulare, niente. Però è completamente pazzo. Il composto 5 sembra averlo gettato nella psicosi. Stranamente, mostra uno di quegli effetti collaterali tipici di certi schizofrenici. La sua personalità si è fatta magnetica. Parla pochissimo, ma ha un modo particolare di guardarti. Oggi mi ha guardata come se fossi un insetto, come se mi compatisse. La sua faccia è molto brutta. È tutta la sera che ci penso. Di lui mi interessa il comportamento: è del tutto irrazionale, ma sembra ispirato da una certa folle logica." (Finch)
  • [Leggendo il diario di Delia] "Lo odio. Odio il rumore degli uomini che urlano." (Finch)
  • Avere a che fare con un piano brillante e al tempo stesso irrazionale è come camminare sulle sabbie mobili, si viene lentamente risucchiati... (Finch)

Libro 2, Il cabaret feroce

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Preludio

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  • [Suonando il pianoforte] Dicono a Broadway c'è una lampadina spenta per ogni cuore... Dicono che la vita è un gioco, e poi cambiano le carte in tavola. Ti danno le maschere, i costumi e il canovaccio... Poi ti lasciano a improvvisare nel loro cabaret feroce. Nelle città sconciate ci sono mani in pasta, ci sono mandati di arresto, moduli e tessere, e scarponi sulle scale... Ci sono morte, sesso e miseria umana in bianco e nero per un soldo, e se non altro i treni marciano in orario, però non vanno in nessun posto. Impietrite, le signore non osano sottrarsi e affrontano le proprie responsabilità sulla schiena oppure in ginocchio... E le vedove che rifiutano di piangere avranno giarrettiere e farfallino e impareranno a sgambettare in questo cabaret feroce. Finalmente lo show del 1998! Il balletto sul palcoscenico in fiamme! Il documentario sullo schermo sfaccettato... La tremenda poesia scarabocchiata sulla pagina accartocciata! Il poliziotto dall'animo onesto ha capito cosa bolle in pentola, e grugnisce e riempie la pipa con un senso di inquietudine. Poi fruga efficiente i poveri resti alla ricerca di un'impronta o di una macchia scarlatta, e cerca di ignorare le catene che lo avvincono. Mentre al buio il suo padrone sorveglia le mani con occhi brutali che non hanno mai carezzato la coscia di un'amante ma che hanno strangolato una nazione... E nei suoi segreti sogni brama l'aspro abbraccio di macchine crudeli. Ma la sua amante non è come sembra, e non gli lascerà neanche un biglietto. Finalmente lo show del 1998! La tragicommedia! La telenovela disperata! L'avventura senza lieto fine! L'acquerello nel museo allagato. C'è la ragazzina insicura che brama l'amore di suo padre e che crede che la mano guantata possa essere quella che vuole stringere. Anche se dubita della rettitudine del suo ospite, decide che si sta meglio nella terra del fai come ti pare che fuori, al freddo. Ma i fondali si scrostano, il set crolla, gli attori vengono divorati dalla commedia. C'è un assassino in sala, ci sono dei morti in platea. E gli attori stessi non sanno bene se lo spettacolo sia finito, e con la coda dell'occhio attendono l'imbeccata... Ma la maschera raggelata si limita a sorridere. Finalmente lo show del 1998! La canzone d'amore che nessuno canta mai! Il balletto del coprifuoco! La divina commedia! Gli occhi strabuzzati delle marionette strangolate dai propri fili! Brividi, emozioni e ragazze, canzoni e sorprese! Abbiamo qualcosa per tutti, prenotate oggi stesso! Gag e scherzi a iosa... Ma niente finocchi... niente giudei... né negri... in questo luna park dei bastardi. Questo cabaret feroce! (V)

Capitolo 1, La sparizione

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  • Evey: Cioè, possono esserci tanti motivi se non dormi con me né niente. Magari c'era un'altra. Questo lo potrei capire. O magari, ecco, non ti piacciono le donne. Bé, mica c'è niente di male. O forse...
    V: ...o forse sono tuo padre?
    Evey: Come fai a sapere che stavo pensando... V? V, sei mio padre?
    [...]
    V: Non sono tuo padre, Evey. Tuo padre è morto.

Capitolo 2, L'altra parte

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  • Te ne sei andato, Derek. Non mi sei mai piaciuto. Mi facevi paura. Ti amavo. Sei andato dall'altra parte... e io pure. (Rosemary)
  • Frugo negli angoli del passato, anche in quelli oscuri e sordidi... solo perché c'eri dentro tu. Cerco di aggrapparmi a qualcosa anche se so che non c'è più. Anche se so che tu non ci sei più. Tu. Il caro estinto. Non ci sei più. E nessuno ti porterà indietro. Non posso che riporre in un cassetto tutte le cose che ricordo, insieme a tutti gli inutili ricordini... e tirare avanti. Bisogna tirare avanti. Dobbiamo tutti tirare avanti. È così che si sopravvive. È questo il nostro scopo. Il nostro scopo è di sopravvivere. Ad ogni costo. (Rosemary)

Capitolo 3, Video

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  • [In un telefilm] Oggi, Heidi! Il primo ottobre 2501... da oggi si cambia! Da troppo tempo questi macellai negri stuprano le nostre donne, incendiano le nostre case, i nostri averi... ma adesso basta, Heidi... perché da oggi... Storm Saxon è al contrattacco! [...] Crepate, bestie negre cannibali! Crepate! Crepate! Crepate! (Storm Saxon)
  • ...e si spera che entro l'anno 2000 il Regno Unito torni di nuovo unito. (Giornalista)
  • Buonasera, Londra. Mi sembrava ora che facessimo due chiacchiere. Vi siete messi comodi? Allora posso cominciare... (V)

Capitolo 4, Professionalità

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  • [In un discorso alla TV] Immagino che vi stiate domandando perché vi ho convocati questa sera. Bé, il fatto è che ultimamente non sono molto soddisfatto delle vostre prestazioni... Vi siete un po' lasciati andare sul lavoro e... e, bé, temo che ci sia il rischio che vi dobbiamo licenziare. Oh, lo so, lo so, è da un pezzo che siete con la società. Da quasi... vediamo, da quasi diecimila anni. Come passa il tempo! Sembra solo ieri... Ricordo il giorno in cui foste assunti. Ingenui e nervosi, scendeste dagli alberi stringendo un osso nei pugni pelosi. "Cosa devo fare, signore?" domandavate, lamentosi. Ricordo le mie precise parole: "Laggiù c'è una pila di uova di dinosauro" dissi sorridendo paternamente. "Comincia a succhiare, giovanotto". Ne è passato del tempo da allora, vero? Sì, sì, lo so che non avete mai perso un giorno di lavoro. Siete stati dei dipendenti bravi e fidati. E poi, non crediate che mi scordi delle vostre ottime note personali, né di tutte le ottime cose che avete fatto per la società... Il fuoco, la ruota, l'agricoltura... un elenco davvero impressionante, vecchio mio, non c'è dubbio. Però... anche noi abbiamo avuto i nostri problemi, da questo non si scappa. E ora vi dirò da cosa nascono, secondo me, questi problemi... Si tratta della vostra indisponibilità a farvi strada nella società, a farvi carico di responsabilità vere, a essere autonomi. Dio sa che le occasioni non vi sono mancate... Vi abbiamo offerto più di una volta una promozione, e voi avete sempre rifiutato. "Non ce la farei, capo" piagnucolavate. "Conosco i miei limiti". Siamo franchi: questa è cattiva volontà! No? Riposate da troppo tempo sugli allori, e questo comincia a vedersi sul lavoro... E anche lasciatemelo dire, in tutto il vostro comportamento. Sono al corrente dei costanti litigi in fabbrica... e anche dei recenti episodi di teppismo in mensa. E poi, naturalmente... mmm. Bè. Non intendevo parlarne, però... Ecco, mi giungono delle voci inquietanti sulla vostra vita privata. No. Non importa chi me le ha riferite. Si dice il peccato, non il peccatore... Mi dicono che non riuscite ad andare d'accordo col vostro coniuge. Che gridate, che litigate. Si parla anche di violenza. So da buona fonte che ferite sempre la persona che amate... proprio quella che non dovreste mai ferire. E i bambini? Lo sapete bene che sono sempre i bambini a soffrirne. Poveri piccini. Come cresceranno? Cosa penseranno della vostra prepotenza, della vostra disperazione, della vostra vigliaccheria, di tutti i pregiudizi che vi sono tanto cari? Insomma, cosi' non va! E se la qualità del lavoro è calata, non serve imputarlo alla direzione... anche se bisogna ammettere che la direzione è pessima. Anzi, senza peli sulla lingua... la direzione è inetta! Una serie di pazzi, truffatori e cialtroni ha preso una serie di decisioni catastrofiche. Questo è indiscutibile. Ma chi li ha eletti? Voi! VOi li avete eletti! Voi avete permesso loro di decidere per voi! Sarà anche vero che chiunque può sbagliare, ma continuare per secoli a commettere gli stessi errori micidiali mi sembra un po' perverso. Voi avete incoraggiato questi incompetenti in malafede che hanno portato la società. Voi avete accettato supinamente i loro ordini insensati. Voi avete permesso loro di riempire la fabbrica di macchinari pericolosi e mai collaudati. Avreste dovuto fermarli. Sarebbe bastato dire "no". Siete degli smidollati, non avete orgoglio. Non siete più utili alla società. Tuttavia, sarò generoso. Vi concedo due anni per mostrarmi qualche miglioramento sul lavoro. Se dopo due anni non sarete ancora disposti ad affrontare delle responsabilità... sarete licenziati. Questo è tutto. Potete tornare al lavoro. I programmi normali riprenderanno al più presto. (V)

Capitolo 5, La vacanza

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  • Creedy: Cristo, tutti possiamo sbagliare.
    Finch: No, non con lui [V]! Commetta un errore con lui, ed è morto! ... lei, o qualcun altro. Quando la smetterete di trattare quel bastardo come se fosse umano? Quando imparerete? Quando mai imparerete?
  • Una vacanza. [Il leader] Dev'essere preoccupato per me. Anch'io sono preoccupato per me. (Finch)

Capitolo 6, Varietà

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  • Mi piacciono gli scarponi! Dada dada dada da! Mi piace la forza. Mi piace il momento in cui la decenza diventa in-de-cen-za. Mi piace il brivido (dada dada dada da) della volontà trionfante... Mi piacciono le marce e il passo dell'oca! (Zoe)
  • Creedy: Robert, il signor Almond è morto. Non ha più alcun privilegio, e tua madre dovrebbe stare in una clinica.
    Robert: Clinica? Sono camere a gas!

Capitolo 7, Visite

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  • Gordon: Sei un avido, Harper. Tu vuoi tutto. E poi, chi rimetterà in sesto la faccia di Kipper?
    Harper: Bé, è stato un incidente. Non ti sento bene, avvicinati un po' alla porta. Magari possiamo vedere di risarcire il povero Kipper, no?
    Gordon: Non te la caverai con quattro soldi, bastardo. È diventato cieco!

Capitolo 8, Vendetta

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  • Harper: Paghi tu, Bob, eh?
    Bob: Che razza di avaraccio bastardo sei...
    Harper: Ma piantala! Per noi due pinte di scura, e tu prenditi una gazzosa.

Capitolo 9, Vicissitudini

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  • Attorno a me, l'aria è completamente nera. Forse sono dietro le quinte di un teatro, durante l'intervallo. Sento dei tonfi soffocati. Forse i macchinisti stanno cambiando le scene. Sento il profumo di rose, e penso ai biglietti d'auguri profumati che mia madre trovò in una scatola da scarpe nella nostra casa di Shooter's Hill. I petali cadono, trucioli color carne. Tutto cambia. (Evey)

Capitolo 10, Topo

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  • C'è un topo. La panca è dura sotto il mio sedere, sto rannicchiata e ho i crampi alle ginocchia. C'è un topo. Cerco di non pensare a niente, tranne che al topo. Credo che mi uccideranno... Ci sono quattro pareti, due finestre con sei sbarre, un water senza asse, un divisorio di legno e una panca. Sulla panca è inciso il nome "Emma"...e poi ci sono io... Più tardi il topo non c'è più. Sento due uomini che parlano nel corridoio. Poco dopo, entra un vassoio dalla fessura della porta. Non riesco a mangiare. Se non mangio, il topo tornerà. Non riesco lo stesso a mangiare. Vicino al soffitto c'è un portalampada senza lampadina. Quando non entra più luce dalla finestra è buio. Cerco di dormire. C'è un topo. (Evey)
  • Mi mettono in piedi, e... mi visitano... credo che sia la donna... e poi mi portano in un altro posto... e mi tolgono la benda... e c'è una cella... e c'è un topo. Solo che adesso non m'importa del topo... perché sto male... È buio, e piango a lungo... Più tardi mi sveglio. Oh, Dio, ricordo che mi hanno tagliato i capelli... Cosa mi ha svegliato? Un rumore... un fruscio... C'è un topo... Mi alzo. È quasi l'alba, e vedo il buco nel muro. Nel buco c'è qualcosa... Non un topo... Carta igienica? Ma perché...? Cinque pagine scritte a matita. Vado a guardare in fondo all'ultima pagina. Si chiama Valerie... (Evey)

Capitolo 11, Valerie

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  • Conosco ogni centimetro di questa cella, ogni crepa del suo intonaco, come conosco il mio corpo. Non so dove sono. So che fa giorno e che fa notte, che mi sveglio e mi addormento, che misuro il tempo con la crescita dei peli sotto le mie ascelle, che non mi lasciano radere. Non so che giorno è. So che c'è una donna che mi ha scritto una lettera sulla carta igienica. So che è sola. So che mi ama. Non so che faccia abbia. Leggo la sua letter, la nascondo, dormo, mi sveglio, mi interrogano, piango, fa notte, fa giorno, rileggo la sua lettera... Continuo a rileggerla... Si chiama Valerie... (Evey)
  • Non so chi sei, ma per favore credimi. Non posso convincerti che questo non è uno dei loro trucchi, ma non m'importa. Io sono Io, e non so chi sei ma ti amo. Ho una piccola matita che non hanno trovato. Sono una donna. La nascondo dentro di me. Forse non potrò scriverti più, così questa è una lunga lettera sulla mia vita. È la sola autobiografia che scriverò mai, e devo scriverla sulla carta igienica. Sono nata a Nottingham nel 1957, e pioveva sempre. Dopo le elementari e le medie, andai in un collegio femminile. Volevo fare l'attrice. Incontrai la mia prima amica a scuola. Si chiamava Sara. Aveva quattordici anni, e io quindici. Eravamo tutte e due allieve della signorina Watson. I suoi polsi. I suoi polsi erano bellissimi. Durante l'ora di biologia, guardavo il vasetto con dentro il feto di coniglio sotto spirito. Il signor Hird diceva che era una fase adolescenziale da cui si esce... Sara ne uscì. Io no. Nel 1976 smisi di fingere e presentai ai miei genitori una ragazza di nome Christine. Una settimana dopo mi trasferii a Londra e mi iscrissi ad arte drammatica. Mia madre diceva che le avevo spezzato il cuore... Era la mia integrità che mi importava. È così egoistico? È a buon mercato, però è tutto ciò che ci resta. È l'ultimo centimetro di noi che ci resta... ma in quel centimetro siamo liberi. [...] Londra. A Londra ero felice. La mia prima parte fu quella di Dandini, in Cenerentola. Il mondo era bizzarro, ignoto e frenetico, con quelle platee invisibili dietro i riflettori incandescenti e quell'emozione spasmodica. Ero elettrizzata, e sola. Di sera andavo nei club, ma me ne stavo più che altro per i fatti miei. L'ambiente non mi piaceva: c'erano tanti che volevano solo essere gay, era la loro vita, la loro ambizione, non parlavano d'altro. Io volevo qualcosa di più. Il lavoro andava bene. Nei film mi davano parti sempre più importanti. Nel 1986 interpretai 'The salt flats'. Alla critica piacque, al pubblico no. Conobbi Ruth durante la lavorazione. Ci amavamo. Vivevamo insieme, e il giorno di S. Valentino lei mi mandava delle rose. Dio, quanto avevamo! Furono i tre anni più belli della mia vita. Nel 1988 ci fu la guerra... e poi non ci furono più rose. Per nessuno. Nel 1992, dopo il colpo di stato, cominciarono ad arrestare i gay. Presero Ruth mentre era fuori a cercar da mangiare. Perché hanno tanta paura di noi? La bruciarono con delle sigarette accese e la costrinsero a fare il mio nome. Firmò una denuncia secondo cui io l'avevo sedotta. Non gliene feci una colpa. Dio l'amavo. Non gliene feci una colpa. Ma lei sì. Si uccise nella sua cella. Non poteva sopportare d'avermi tradita, d'aver rinunciato a quell'ultimo centimetro. Oh, Ruth. Vennero a prendermi. Dissero che avrebbero bruciato tutti i miei film. Mi rasarono i capelli, mi misero la testa in un water, si scambiavano barzellette sulle lesbiche. Mi portarono qui e mi diedero dei farmaci. Non sento più la lingua. Non riesco a parlare. L'altra donna gay che era qui, Rita, è morta due settimane fa. Credo che anch'io morirò presto. Strano che la mia vita debba finire in un posto terribile come questo, però per tre anni ho avuto delle rose e non ho dovuto giustificarmi con nessuno. Morirò qui. Ogni centimetro di me perirà... tranne uno. Un centimetro. È piccolo, è fragile ed è l'unica cosa al mondo che vale la pena d'avere. Non dobbiamo perderlo, o venderlo, o cederlo. Non dobbiamo permettere loro di portarcelo via. Non so chi sei, né se sei un uomo, o una donna. Forse non vedrò mai la tua faccia. Non ti abbraccierò mai, non piangerò mai con te, non mi ubriacherò mai con te. Però ti amo. Spero che tu riesca a fuggire da qui. Spero che il mondo cambi, che le cose vadano meglio e che un giorno ci siano ancora rose per tutti. Vorrei poterti baciare. Valerie.[4] (Valerie)
  • Conosco ogni centimetro di questa cella. Questa cella conosce ogni centimetro di me. Tranne uno. (Evey)

Capitolo 12, Il verdetto

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  • Secondino: Firmi. Fra tre anni sarà già fuori, e magari il Dito le darà un lavoro... Ce ne sono tanti come lei che lavorano per il Dito.
    Evey: Grazie... Preferisco morire dietro i capannoni.
    Secondino: Allora non resta più niente con cui minacciarla, vero? Lei è libera.

Capitolo 13, Valori

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  • Evey: Mi hai... torturata. Dio, mi hai torturata...
    V: Perché ti amo. Perché voglio che tu sia libera.
  • La felicità è una prigione, Evey. La felicità è la prigione più insidiosa di tutte. (V)
  • V: Tutti i detenuti, schiantati dal peso delle catene, dall'angustia delle celle, dalla durezza delle condanne... Io non ti ho messa in prigione, Evey. Io ti ho solo mostrato le sbarre.
    Evey: Ti sbagli! È la vita che è così! È quello che tutti dobbiamo sopportare. È tutto quel che abbiamo. Chi ti dà il diritto di decidere che non è abbastanza?
    V: Sei in prigione, Evey. Sei nata in prigione. Sei in prigione da tanto tempo che non sai più che c'è un mondo esterno.
    Evey: Stai zitto! Sei pazzo! Non voglio ascoltarti!
    V: Perché hai paura, Evey. Ti senti minacciata dalla libertà. E la libertà è terrificante...

Capitolo 14, Vignette

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  • Evey: Strano. Ora so che hai scritto tu la lettera con la storia di Valerie, ma è così convincente... Credevo in lei senza vederla, quasi l'amavo... e invece non esisteva.
    V: Non ho scritto io quella lettera. Seguimi, ti prego... Valerie stessa la scrisse mentre era ancora in vita. Te l'ho fatta avere come fu fatta avere a me. Le parole per cui hai pianto sono quelle che cinque anni fa mi trasformarono.
    Evey: V... è bellissima. Chi era?
    V: Era la donna della cella 4.
  • Cogliere un fiore non è gran cosa. È facile, ed irrevocabile. Cerca di comprendere la mia offerta. Poi fai ciò che vuoi.[5] (V)

Interludio

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Parte 1, Vertigo

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  • Inghilterra, 1998. I mulini della giustizia macinano lentamente ma macinano finemente... dopo tutto non lo chiamano uno stato di polizia per niente. (Narratore)
  • Ascolta tu amico. Sono stanco di ascoltari. C'è un pazzo sovversivo in libertà fuori di qui. Ha causato al paese più problemi della prima, della seconda e della terza guerra insieme. Non può fare tutto questo da solo, giusto? (John)
  • Ryan: Oh Dio, non puoi dire sul serio.
    John: Non sento nessuno ridere, tu senti qualcuno ridere?
  • Immagina di avere una scelta fra la morte certa da una nera mano inguantata e la possibilità, anche minima, di fuga. Che cosa faresti? (Narratore)
  • Cose come queste non succedono mai a te... fin quando non è veramente troppo tardi... (Narratore)

Parte 2, Vincent

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[Non ci sono dialoghi]

Libro 3, La terra di Fai-come-ti-pare

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  • Dev'essere, ehm, Arthur Koestler. Era il presidente di "Exit"... un gruppo che si batteva per il diritto a morire con dignità. A quanto ricordo, ehm, si è ucciso. (Etheridge)
  • Non preoccuparti, Eve. Sai come si dice... "sarà tutto finito entro Natale". Il finale è più vicino di quanto credi. Ed è già scritto. A noi resta solo da scegliere il momento buono per cominciare. (V)
  • Fato. Enorme fato. Remoto fato. Fato indifferente? Si dice che non vi sia domanda a cui tu non possa rispondere. E allora dimmi... Sono amato? Non temuto. Non rispettato. Amato. (Leader)
  • [Parlando alla radio] Buonasera, Londra. Questa è la voce del fato. Quasi quattrocento anni fa, un nostro grande concittadino [Guy Fawkes] recò un significativo contributo alla nostra cultura. Fu un contributo preparato nel silenzio e nel segreto, anche se poi venne soprattutto ricordato per il suo fragore e la sua vampata. Per commemorare quella gloriosa serata, il governo di sua maestà è lieto di restituire ai suoi leali soggetti il diritto alla segretezza e alla privacy. Per tre giorni, i vostri movimenti non saranno osservati... le vostre conversazioni non saranno ascoltate... e "Fate ciò che volete" sarà l'unica legge.[5] Dio vi benedica... e buona notte. (V)

Capitolo 1, Vox populi

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  • ...è un terrorista. È un delinquente, ma è intelligente. Un vero genio del male. Invece di un'iniziale del cacchio dovrebbe avere un vero nome, tipo 'la pantera', 'la volpe' o 'lo squartatore'. Ad ogni modo, bisogna ammetter che... se l'è presa. Si è portato via la voce del Fato. Come colmerò questo vuoto? Come riempirà il mio paese questo silenzio? (Cittadino)
  • Non si può contare troppo sulle maggioranze silenziose, Evey. Il silenzio è fragile... un rumore forte, e non c'è più. Ma la gente è così scoraggiata e demoralizzata. Qualcuno forse protesterà ma saranno solo voci nel deserto. Il rumore dipende dal silenzio che lo precede. Più totale è il silenzio, più sconvolgente è il tuono. I nostri padroni non sentono la voce del popoli da generazioni, Evey... ed essa è molto, molto più forte di quanto essi ricordino. (V)

Capitolo 2, Verwirrung

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  • Evey: Tutti questi disordini... V, è questa l'anarchia? È questa la terra del Faicometipare?
    V: No. Questa è solo la terra di prendiarraffa. Anarchia significa "senza capi", non "senza ordine". Con l'anarchia giunge l'età dell'Ordnung, l'ordine vero, spontaneo. L'età dell'Ordnung inizierà alla fine del folle ciclo di Verwirrung, che stando a questi bollettini sembra concluso. Questa non è l'anarchia, Eve. Questo è il caos.
    Evey: Come diceva Yeats? "Perso in una spirale sempre più ampia, il falco non sente il falconiere. Tutto crolla... il centro non tiene."
  • Nient'altro che la anarchia si aggira per il mondo. Dall'ordine involontario nasce lo scontento, padre del disordine e progenitore della ghigliottina. Le società autoritarie sono come chi pattina sul ghiaccio: meccanicamente abili e precise, ma precarie. Sotto la fragile crosta della civiltà si agita il freddo caos... e in certi posti il ghiaccio è pericolosamente sottile. (V)
  • Benvenuto dalla parte della legge e dell'ordine. (Creedy)
  • Quando l'autorità si sentirà incalzata dal caos, ricorrerà agli espedienti più turpi per salvaguardare il suo ordine apparente... Ma sempre un ordine senza giustizia, senza amore né libertà, che non potrà impedire a lungo che il mondo precipiti nel pandemonio. L'autorità concede solo due ruoli: torturatore o torturato, trasforma la gente in abulici manichini pieni d'odio e di paura mentre la cultura piomba nell'abisso. L'autorità distorce anche l'educazione dei loro figli, fa del loro amore una lotta... (V)
  • Sai, Conrad, sei un giovanotto di successo. Se il tuo successo non fosse esclusivamente merito mio, potresti anche piacermi. (Helen)
  • Il crollo dell'autorità fa tremare la chiesa, la scuola, la camera da letto e il consiglio d'amministrazione. Tutto è disordine. Libertà ed uguaglianza non sono lussi superflui. Senza di esse, non ci vuole molto prima che l'ordine sprofondi in abissi inimmaginabili. (V)
  • V: Questo è il mio nido d'amore segreto, Eve. Voglio farti conoscere la mia amante.
    Evey: La tua cosa?
    V: È una storia intricata e infelice di cuori spezzati e di lealtà tradite. Non fui io a tradire il mio amore. Era la giustizia. L'adoravo per la sua verità e la sua bellezza... finché, a mia insaputa, si mise con un uomo che la violò e la offese, un uomo feroce e brutale il cui alito inceneriva i bambini. Lui la cambiò, le diede il gusto del cuoio, delle catene e delle fruste. La giustizia che amavo per i suoi occhi gentili e per i suoi piccoli passi aggraziati non c'era più... trasformata. Guardava dalle feritoie e schiacciava i giusti sotto il tacco. Immagina quando seppi della sua relazione... la mia rabbia e la mia vergogna nel saper beffato tutto ciò che amavo. La mia giustizia e il suo bestiale amante avvinghiati tra le lenzuola insanguinate. Eppure, in guerra e in amore tutto è lecito, e trattandosi di entrambe le cose è giusto che renda pan per focaccia. Anche se devo portare la corona del cornuto, non la porterò da solo. Vedi, per quanto farfallone, il mio rivale aveva una moglie che adorava. Il gaglioffo che rubò il mio solo amore si pentirà della sua licenziosità quando saprà da quanti anni... io gli ho rubato il suo.

Capitolo 3, Varie Valentine

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  • Dominic: "Le rose sono rosse, le viole sono blu, tutto è possibile ma nulla è vero." Sembrano delle lettere d'amore. Chi le ha spedite?
    Creedy: Scoprirlo è affar suo. I miei ausiliari civili le hanno trovate addosso a degli sfaccendati arrestati stamattina.
    Dominic: "Amo la pioggia, amo la luna, amo il vento e le stelle..."
    Creedy: Opera di un matto. Il paese sta perdendo la bussola. lo sa che a Manchester ci sono dei disordini per il cibo? E tutto per un errore del dannato computer!
    Dominic: "...Vorrei venirti a trovare presto e baciarti attraverso le sbarre." Cosa vorrà dire?
    Creedy: Vuol dire guai, figliolo.
  • "Ti amo, ma perché mai amare la legge? Lo sanno tutti che è una puttana... Le persone virtuose la schivano, i malvagi se la fottono e poi la ignorano." Ah, buona questa, conosce la strada, vero? (Dominic)
  • [In un foglietto] Ama la tua rabbia e non la tua gabbia. (V)
  • Non dormo più perché voglio giustizia. Voglio che tutto il mondo sappia che non è giusto.... Non riesco a dormire perché ho la pistola sotto il cuscino. (Rosemary)
  • I pezzi sono perfettamente allineati di fronte a me. Ora si può finalmente cogliere lo schema, il significato recondito... ma "quasi finito"? Sì. Sì, immagino di sì. Anche se la complessità della realizzazione l'ha resa a lungo indecifrabile, ora la segreta immagine balza all'occhio. Non è benna? Non è semplice, elegante, austera? Strano che dopo la lunga fatica della preparazione non occorrano né lo sforzo, né la concentrazione per mettere furiosamente e rovinosamente in moto questo effimero, complicato giocattolo. Niente altro che un tocco lievissimo... e tutto va al suo posto. I pezzi non comprendono quali dispetti la loro disposizione invita: queste stolide file timorate così gravide di catastrofe, ignare al cospetto dell'ondata così presto scatenata da un fato crudele. Essere tanto compiti, e capire così poco... e la comprensione, quando arriva, arriva invariabilmente troppo tardi. E certo non capiranno che qualcosa non va finché non saranno in balia del terribile sommovimento, e forse sulle prime lo prenderanno per un'audace azione risolutrice, per un'estrema resistenza per scongiurare il disastro, per una carica alla riscossa... e invece non andranno alla carica. Cadranno. Ecco... Li vedi? In piedi con i numeri sulle facce vacue e indifferenti, una Norimberga in miniatura, le schiere dei manichini... poveri piccoli. Povero domino. Tanto tempo per costruire il tuo grazioso impero e adesso con uno schiocco delle dita della storia... crolla tutto.[6] (V)
  • [In un foglietto] Dici di avere un amore meccanico che ti nutre e si prende cura di te, ma io ho letto i suoi diari e so che non ti è fedele.[7] (V)

Capitolo 4, Vestigia

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  • Siamo alla prese con una persona che fisicamente e mentalmente non è 'normale'. Ed è la parte 'mentale' che mi turba... perché se voglio risolvere il caso... e io lo risolverò... devo entrare nella sua testa. Pensare come lui... E questo mi spaventa. (Finch)
  • È la droga. Devo ricordarmi che è la droga che mi fa questo, però... però dicono che l'LSD non fa che amplificare quanto c'è già. Cristo, perché l'ho presa proprio adesso, sono già così confuso... (Finch)
  • Chi mi ha imprigionato qui? Chi mi tiene qui? Chi può liberarmi? Chi controlla e domina la mia vita, se non... io? (Finch)
  • Salto, ballo, vomito i valori che mi opprimevano. Mi sento grande, mi sento virginale... È questo che sentiva lui? Questa effervescenza, questa vitalità... questa visione. La voie... La verité... La vie. (Finch)

Capitolo 5, Viatico

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  • Evey: Hai intenzione di fare qualcosa, o resterai qui giù ad aspettare che passi il caos?
    V: Il caos procede a meraviglia anche senza di noi, Eve. Quanto a me, mi sembra giunta l'ora di mettere in ordine certe cose.
    Evey: Come sarebbe a dire? Facciamo qualcosa o no?
    V: Fai come ti pare, Eve. È questa l'unica legge.[5]
    Evey: Uh-uh. Citare Aleister Crowley non basta. Non è una risposta. Voglio sapere cosa tu vuoi fare V. Voglio conoscere le tue intenzioni.
    V: Vuoi conoscere le mie intenzioni? Benissimo... Benissimo, allora. Da questa parte.
    Evey: Perché sempre tante scene? Ti faccio la più semplice delle domande, e mi sembra di essere Alice nel paese delle meraviglie. Sono mesi che leggo, adesso sono più intelligente. Non potresti provare a spiegarmi?
    V: Mi hai chiesto la conoscenza, Eve, ed essa è tutto ciò che ti lascerò. Come l'aria, la conoscenza è indispensabile alla vita. Come l'aria, a nessuno deve essere negata.
    Evey: Oh, V, dai... Sei sempre così misterioso su di te, su questo posto, sui tuoi piani... se la conoscenza è come l'aria, tu mi asfissi.
    V: Niente affatto. Ti ho solo insegnato a respirare. Da questa parte. Osserva come l'aria della conoscenza è qui condensata in elettricità liquida. I dati di tutta la società sono centralizzati qui... e questo fatto ha contribuito alla rovina della società... poiché io ho attinto dal loro pozzo della conoscenza. Presto, tutti potranno bere.
    Evey: Ehi, credo che anch'io potrei far funzionare questo computer. È davvero collegato al Fato?
    V: ...e il Fato è collegato a tutto. In una burocrazia, le schede perforate sono la realtà. Ne perforiamo di nuovo e ricreiamo il mondo. Da questa parte.
    Evey: Oh, queste stanze sono comunicanti?
    V: Tutto è comunicante. Devi capire che la conoscenza non è tutto il nostro retaggio. Ci sono anche il coraggio e la fede, come in colei che è qui commemorata... e l'amore. Sempre, sempre l'amore. Nel clamore dell'insurrezione è facile dimenticare quale è il nostro obiettivo... il ballo? Spalle incipriate? Pupille dilatate dal desiderio o dal vino? L'anarchia deve accettare il rombo delle bombe e delle cannonate... ma deve sempre amare soprattutto la dolcezza della musica.
  • V: Le telecamere dei monitor funzionano ancora, ma l'apparato ricetrasmittente dei nostri avversari invece no. Il mio apparato, al contrario, funziona perfettamente. Certo, essendo interrotte le trasmissioni statali, si vedono solo telenovelas di sommosse e brutti film catastrofici. A volte sento la mancanza di "Storm Saxon". I dialoghi erano migliori.
    Evey: Ma da qui si vede tutto Londra...
    V: Naturalmente. Questa sala è la cima di una collina rovesciata. Per arrivare in cima si discende. Ma una volta in cima si vede per miglia e miglia. Vieni... Troppa televisione fa male, e devi ancora fare i compiti. Qui troverai strumenti e libri che t'insegneranno a fare esplosivi con il caffè o droghe psichedeliche che costano come l'acqua. Usali saggiamente. Se proprio devi. A differenza della tv, la scienza non è mai troppa, malgrado i suoi capricci nucleari. Grazie alla scienza, le idee posso crescere nell'humus della teoria, della prassi e della forma... ma, come giardinieri, dobbiamo stare attenti... poiché certi semi sono semi di rovina... e i fiori più vistosi sono spesso i più pericolosi.
    Evey: Oh. La stanza delle rose. Questo posto mi fa una sensazione strana. Come quel racconto di Ray Bradbury che mi hai letto, quello del campo di granoturco in cui ogni pannocchia è la vita di qualcuno...
  • L'anarchia ha due facce. Quella della creazione e quella della distruzione. I distruttori abbattono gli imperi, lasciando un bel letto di macerie su cui i costruttori possono edificare un mondo migliore. Una volta presenti, le macerie rendono irrilevante ogni strumento di distruzione. E dunque, basta con gli esplosivi! Basta con i distruttori! Nel nostro mondo migliore non c'è posto per loro. Ma brindiamo però a tutti i terroristi, a tutti i bastardi, sgradevoli e imperdonabili. Beviamo alla loro salute... e poi dimentichiamoli per sempre. (V)
  • Non ne posso più, V. Tutte le nostre conversazioni diventano dei cruciverba! (Evey)

Capitolo 6, Vettori

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  • Helen: Solo che adesso nessuna delle sue telecamere-spia funziona. [...]
    Ally: Un guardone cieco. Ah!

Capitolo 7, Verifica

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  • Sì. Sì, malgrado la mia paura, perché essa è insignificante, come me... Sì, anche se mi uccideranno, perché se non lo facessi la vita sarebbe senza significato... Sì, perché le nostre vite sono state sacrificate alle tue visioni, e non avevamo altro. Sì, perché non posso sopportare ciò che ci hai fatto... Sì, perché è la storia a muovere le mie gambe, e nulla, nulla mi può fermare... Sì, perché quelli come te ci hanno portati all'inferno, e adesso dite che la sola speranza sono dei capi più severi... Sì, perché quasi ci sono e tutti pensano "Dev'essere una importante". Non lo sono, ma lo sarò... Sì, perché avevo una vita, un mondo e un matrimonio che per me erano preziosi, ma per te no... Sì, perché ci eravamo visti tante volte e il mio Derek è morto per te e tu, Dio, tu non ricordi nemmeno la mia faccia! Sì. Sì... Sì. [Spara al Leader] (Rosemary)
  • Ecco. Credeva di uccidermi? Sotto questa cappa non ci sono né carne né sangue da uccidere. C'è solo un'idea. E le idee sono a prova di proiettile. Addio. (V)

Capitolo 8, Voracità

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  • Creedy: Oh no. Oh, no... sparami, okay? Ti prego. Sparami e basta.
    Ally: Preferisco il mio rasoio, se non ti spiace. E poi, per essere sincero, non sprecherei una pallottola per te.

Capitolo 9, La veglia

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  • V: Eve... Eve, ascolta bene. Colei che aspettavo è arrivata, e non mi resta molto tempo.
    Evey: V... Oh, Dio, non parlare. Prendo le bende.
    V: No... sarò morto prima che ritorni, e ci sono delle cose che devi sapere... Questo paese non è salvo... non crederlo.. però del suo vecchio ordine non restano che macerie, e sulle macerie costruiremo... Ecco il loro compito: essere padroni di sé stessi, della loro terra, del loro amore... Fatto ciò, parlino pure di salvezza. Senza, non saranno che carogne.
    Evey: Oh, no. Oh, ti prego...
    V: Entro la fine del secolo conosceranno il proprio destino: la rosa fiorirà tra le macerie, oppure fiorirà troppo tardi. Ma tu bambina, ora che io muoio?
    Evey: No! Non morirai!
    V: Shh. Per prima cosa, devi scoprire la faccia dietro la maschera, però non dovrai mai conoscere la mia faccia. È chiaro?
    Evey: Cosa? Cosa stai dicendo?
    V: ... e poi... la Victoria line è bloccata... tra Whitehall e St. James... fammi un funerale vichingo. Buona fortuna, dolce Eve. Ti voglio bene. Ave... atque... vale...
  • ... perché tu eri così grande, V, e se poi fossi un nessuno qualsiasi? ...E anche se fossi qualcuno, saresti più piccolo per via di tutti quelli che avresti potuto essere ma non eri... Oh, Non so. Non so neanch'io che senso ha. (Evey)

Capitolo 10, Il vulcano

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  • Finch: La gente ha bisogno di simboli, Dominic. Lui lo sapeva, noi ce ne siamo dimenticati.
    Dominic: Per anni abbiamo represso la sua amarezza, ma non l'abbiamo aiutata da affrontarla. E lui nemmeno, forse, però certamente non l'ha repressa... Proprio com'è successo a me a Larkhill. Ora tutto è diverso, Dominic. Il mio posto non è più qui.
    Dominic: S-se ne va? Signor finch, mi dia retta, è solo la droga...
    Finch: Susan è morto, e Creedy e Heyer si dividono la sua carogna. E loro non sono allucinazioni. E neanche la guerra. Ho perso la mia famiglia, e credevo che prendere ordini potesse farmelo scordare. Non è stato così. Adesso seguo solo i miei ordini e me ne vado prima che tutto vada in malora. Forse dovresti farlo anche tu. Arrivederci, Dominic. Abbiti cura, ragazzo.
  • Comandante: Ah, ecco, signore. Il Big Ben sta suonando la mezzanotte. Un bel suono rassicurante. Non trova, signore?
    Dominic: Be', sì, credo di sì... Un momento... il Big Ben è saltato in aria dodici mesi fa!
  • Buona sera, Londra. Vorrei potermi presentare, ma a dire il vero non ho un nome. Potete chiamarmi "V". Fin dagli albori dell'umanità, un pugno di oppressori si è arrogato il diritto di dirigere le nostre vite, un diritto che avremo dovuto riservarci. Così facendo, ci tolsero il nostro potere. Permettendoglielo, ci arrendemmo. Dopo i campi e le guerre, sappiamo dove ci condurranno... al macello. L'anarchia però è diversa. Con l'anarchia, la vita e la speranza rinasceranno dalle rovine. Dicono che l'anarchia è morta, eppure... la notizia della mia morte... era esagerata. Domani Downing Street sarà distrutta, la testa devastata, e non sarà più come prima. Stanotte dovete decidere del futuro. Vivere liberi, o ritornare alle catene. Scegliete saggiamente. E ora, adieu. (V)

Capitolo 11, Valhalla

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  • "Fammi un funerale vichingo", dicevi. Non è molto. Non mi hai chiesto molto. Non dopo tutto quello che hai fatto. Eri uscito illeso ma non immutato da un macello, e avevi visto la necessità della libertà; non per te, ma per noi tutti. Avevi visto, e avendo visto osasti agire. Quanto è stata precisa la tua vendetta: benigna, quasi come un'operazione chirurgica... I tuoi nemici credevano che tu volessi vendicarti solo sulla loro carne, ma non era così... Hai massacrato anche la loro ideologia. Ora la gente abita le rovine della società, di una prigione che credeva eterna. La porta è aperta: se ne può andare, oppure accapigliarsi e cadere in nuove schiavitù. Tocca a lei scegliere, com'è giusto. Io non la guiderò, ma l'aiuterò a creare e a costruire, se non l'aiuterò ad uccidere. L'era degli assassini è finita. Non c'è più posto per loro nel nostro mondo migliore. "Fammi un funerale vichingo", mi hai detto. È tuo, amore mio... È tuo. (Evey)
  • Ave atque vale, V. Sono andata a vedere cosa vuol dire. "Salve e addio". (Evey)

Note

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  1. Citando la tradizionale filastrocca inglese recitata il 5 novembre, nella Guy Fawkes Night: «Remember, Remember! | The fifth of November, | the Gunpowder treason and plot; | there is no reason | why the Gunpowder treason | should ever be forgot».
  2. Parte del discorso viene recitato nuovamente dal solo vescovo Lilliman nel capitolo 7, libro 1.
  3. Questa parte viene riascoltata anche in seguito da Finch, con alcune parti mancanti e alcune parti in più.
  4. Parte di questa lettera viene ripresa anche nel capitolo precedente.
  5. a b c Cfr. Aleister Crowley, Il libro della legge: «Fai ciò che vuoi sarà tutta la legge.»
  6. Una traduzione diversa è: "Ecco i pezzi qui schierati, in una perfetta linea. Completo. Si può afferrare infine il disegno. L'importanza loro. Pur se il riconoscimento è stato ritardato nella sua tortuosa e labirintica costruzione ora alla vista lo schema emerge. Non è sublime? Non è semplice, ed elegante, e rigoroso? Che strano che, dopo la fatica dei preparativi, occorra solo poco sforzo e meno ancor pensiero a innescare questo breve svago nella sua precipitosa corsa. Un solo tocco e null'altro... ...E cadrà tutto al suo posto. Ma i pezzi percepiscono quanto noi il danno a cui tenta la loro disposizione: quelle code flemmatiche, rispettose della legge, cariche di catastrofe, ignare di fronte all'onda scatenata dal crudele fato. Son colpiti più degli altri, ma comprendono di meno... ...E la comprensione, quando giunge, immancabilmente arriva tardi. Non sapranno che non va qualcosa fino a quando non saran coinvolti in quell'orribil slancio, forse anche lo scambieranno per un'azione ardita e decisiva, un'ultima ripresa a distogliere il disastro, ed alla carica così andranno... [V sistema ancora una tessera del domino]...Ma non sarà una carica. Solo una caduta. Ecco... Vedi? Dritti in piedi coi numeri su quei volti spenti, scialbi, indifferenti, Norimberga in miniatura, fila d'uomini di legno tinto... Poveri miei piccoli. Povere tessere del domino. Quanto c'è voluto a costruire il vostro elegante impero e ora, allo schioccar di dita della storia... Ora cade. [V tocca la prima tessera.]"
  7. Una traduzione differente è:Hai un amor meccanico, mi dici, che ti sazia di amore e miele, ma ho letto tutte le sue matrici e ho scoperto che ti è infedele.

Bibliografia

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  • Alan Moore, David Lloyd, V for Vendetta, 1988, Libro 1 e 2, "Vertigo" e "Vincent" pubblicati la prima volta nel 1983-83 nel Regno Unito da Quality Communication Limited, originariamente pubblicati in singola rivista per gli Stati Uniti in V for Vendetta #1-10; edizione italiana nei supplementi n. 4/9 di Corto Maltese, aprile/settembre 1991, traduzione di Stefano Negrini, R.C.S. Rizzoli Periodici S.p.A., Milano.

Voci correlate

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