Vijñānabhairava Tantra

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Śiva e Pārvatī, bassorilievo del X secolo

Vijñānabhairava Tantra, testo sacro delle tradizioni tantriche.

Incipit[modifica]

I traduzione[modifica]

1-2. Io ho udito, o Dio, tutto quello che nasce dal Rudrayamala, [cioè] il Trika con le sue differenziazioni, completamente, di quintessenza in quintessenza.
Eppure in me il dubbio non s'è ancora dissolto, o Supremo Signore: qual è la natura, secondo realtà, o Dio, di Bhairava e di ciò che da Bhairava è formato?
[Vijñābhairava, traduzione e commento di Attilia Sironi, introduzione di Raniero Gnoli, Adelphi, 2002]

II traduzione[modifica]

Devi chiede:
O Shiva, qual è la tua realtà?
Che cos'è questo universo colmo di meraviglia?
Che cosa costituisce il seme?
Chi centra la ruota universale?
Che cos'è questa vita oltre la forma che compenetra le forme?
Come possiamo penetrarla pienamente,
al di sopra dello spazio e del tempo,
dei nomi e delle descrizioni?
Illumina i miei dubbi!

[Vijñāna Bhairava Tantra; in Osho Rajneesh, Il libro dei segreti, traduzione di Tea Pecunia Bassani e Swami Anand Videha, Bombiani, 2008]

Citazioni[modifica]

  • 14-17. Quella condizione onnicomprensiva, connessa con Bhairava, propria di chi si è identificato con Bhairava, trascendente le rappresentazioni mentali, priva di ogni misura di spazio e di tempo, non specificata da direzioni e indicazioni, impossibile ad esprimersi, ineffabile secondo realtà, essenziata da una esperienza interiore di intima beatitudine, tale la realtà che deve essere conosciuta secondo verità, immacolata, alimentatrice del tutto; e, tale essendo la suprema realtà, chi è l'adorato, chi colui che è soddisfatto e propiziato?
    Tale condizione di Bhairava, così celebrata, è la Suprema, in forma suprema, chiamata la Suprema Dea. (2002)
  • 24. In alto il soffio ascendente, in basso il soffio discendente. [Il soggetto che] proferisce [è la stessa] Dea, essenziata di emissione. Nel luogo della duplice nascita, si ha, in ragione dell'onnicomprensione, lo stato onnicomprensivo. (I; 2002)
Quando il respiro si volge dal basso verso l'alto, e di nuovo, quando curva dall'alto verso il basso, grazie a questi due punti di svolta, comprendi. (s. 2; Il libro dei segreti)
  • 25. Grazie al non ritorno del soffio vitale dai due eteri, fuori e dentro, si manifesta così, o Bhairavi, il corpo di Bhairava, di Bhairavi. (II; 2002)
Shiva risponde:
O radiosa, questa esperienza può affiorare tra due respiri. Dopo che il respiro è entrato e poco prima che risalga, il beneficio.
(s. 1; Il libro dei segreti)
  • 34. Proiettata la mente dentro il cranio, stando immobile con gli occhi chiusi, grazie a un'intensa applicazione mentale si discerne gradualmente la meta suprema. (XI; 2002)
A occhi chiusi, osserva il tuo essere interiore nei dettagli. In questo modo vedi la tua vera natura. (s. 6; I segreti della trasformazione)
  • 39. Quando si proferisce il praṇava, ecc., meditando, alla fine della prolata, il vuoto, si raggiunge, o Bhairavī, in virtù della vuota suprema Potenza, la vacuità. (XVI; 2002)
  • 47. Colui che, nel corpo, pensi l'epidermide come un muro di cinta, meditando come nulla vi sia dentro di esso, gode del piano che trascende il meditabile. (XXIV; 2002)
Supponi che la tua forma passiva sia una stanza vuota con pareti di pelle – vuota. (s. 18; I segreti del risveglio)
  • 57. Lo yogin mediti come questo tutto, o grande Dea, sia diventato vuoto. La sua mente si dissolverà allora in esso ed egli godrà, di conseguenza, della dissoluzione della mente. (XXXIV; 2002)
  • 70. Allo sperimentare una grande gioia o alla vista di un amico dopo lungo tempo, meditando sulla beatitudine sorta, ecco che [lo yogin], immerso con la mente in essa, in essa si dissolve. (XLVII; 2002)
  • 71. Se uno, in occasione del dischiudersi della beatitudine gustativa, manifestata da cibi e bevande, realizza nella meditazione tale stato di pienezza, allora si invera la grande beatitudine. (XLVIII; 2002)
Mangiando o bevendo, diventa il sapore del cibo o della bevanda e siine ricolma. (s. 5; I segreti del tantra)
  • 81. Per colui che mediti, stando su di un seggio, su di un letto, come il proprio corpo sia senza appoggio, allora, estintesi le funzioni mentali, trovano d'un subito estinzione anche le impressioni latenti. (LVIII; 2002)
Quando sei sdraiata su un letto o seduta su una sedia, lasciati diventare senza peso, oltre la mente. (s. 12; Il libro dei segreti)
  • 88. In chi recita il fonema A senza bindu e senza visarga, nasce, o Dea, all'improvviso un grande flusso di conoscenza, il Supremo Signore. (LXV; 2002)
  • 95 Quando la mia volontà o la mia conoscenza non sono ancora sorte, allora chi sono io mai? In tale stato, io esisto secondo realtà! Colui che è immerso con la mente in ciò, in ciò si dissove. (LXXII; 2002)
Prima del desiderio e prima della conoscenza, come posso dire di essere? Considera, dissolviti nello splendore. (s. 11; I segreti della gioia)
  • 98. Quel principio che ha come qualità la coscienza è presente indifferentemente in tutti i corpi, sicché colui che mediti come il tutto sia essenziato di esso, diventa vincitore del mondo. (LXXV; 2002)
  • 101. [Lo yogin] non deve immergere la mente nel dolore, non immergerla nella gioia, o Bhairavī, ma deve bensì arrivare a conoscere quella realtà che rimane nel mezzo. (LXXVIII; 2002)
O amata non porre l'attenzione né sul piacere né sul dolore, ma in mezzo a questi. (s. 12; I segreti del tantra)
  • 104. La coscienza di una realtà percepibile e di un soggetto percettore è comune ugualmente a tutte le creature. Gli yogin si diversificano però in questo, che pongono attenzione alla relazione [che intercorre tra essi]. (LXXXI; 2002)
La valutazione degli oggetti e dei soggetti è uguale in una persona illuminata e in una non illuminata. La prima ha solo una cosa che lo rende grande: resta nella dimensione soggettiva, senza perdersi nelle cose. (s. 9; I segreti del risveglio)
  • 109. In virtù di una subitanea caduta a terra, dopo un continuo girare intorno col corpo, si invera, arrestata la potenza di perturbazione, lo stato supremo. (LXXXVI; 2002)
  • 133. Non vi è per me legame, non vi è liberazione, i quali sono spauracchi per chi ha paura: tutto ciò non è che un'immagine riflessa nella mente come quella del sole nell'acqua. (CIX; 2002)
  • 136. Mente, coscienza, potenza e sé: quando, o amata, questa tetrade giunge ad esaurimento, allora si invera il corpo di Bhairava. (CXII; 2002)
  • 137. Questi centododici insegnamenti, immobili, di là da ogni fluttuazione, o Dea, sono stati esposti in sunto. Colui che li conosce, perviene alla vera conoscenza. (2002)
  • 138. Chi è congiunto anche con uno solo di essi diventa Bhairava spontaneamente, agisce con la sola parola, è autore di offuscamento e di grazia. (2002)
  • 145. L'adorazione non si fa con i fiori, ecc. La vera adorazione è un saldo pensiero rivolto al grande etere indifferenziato, un dissolversi intensamente in esso. (2002)
  • 152. Il soffio ascendente esce, il soffio discendente entra, di sua propria volontà, in forma sinuosa. La Grande Dea si estende dappertutto, Suprema-Infima, supremo luogo sacro. (2002)
Il soffio espirato esce e il soffio inspirato entra, a proprio piacimento. Quella dall'aspetto sinuoso si allunga. È la grande Dea, allo stesso tempo inferiore e superiore, il Santuario supremo. (154; citato in Lilian Silburn, 1997, p. 107)
  • 162. Così detto, gioiosa, la Dea si attaccò al collo di Śiva. (2002)

Citazioni sul Vijñānabhairava[modifica]

  • Alcuni punti introduttivi. Primo, il mondo del Vigyana Bhairava Tantra non è intellettuale, non è filosofico. Per esso la dottrina non ha senso. Si occupa del metodo, della tecnica, per niente dei principi. (Osho Rajneesh)
  • I mezzi per giungere a un'esperienza mistica che il Vijñānabhairava descrive rientrano nel sistema di pensiero, nella visione metafisica del non-dualismo dello Spanda o del Trika, che considerano l'universo null'altro che l'apparire della divinità, la quale è, dunque, onnipresente. (André Padoux)
  • Il Vijñānabhairava, da questo punto di vista, è quel testo che tratta di Bhairava, che tende a Bhairava attraverso la conoscenza (vijñāna). (Raniero Gnoli)
  • Il Vijñānabhairava tantra presenta "la quintessenza di tutti i tantra". Si situa di colpo sul piano della realtà assoluta, lasciando ad altri testi il compito di affrontare la realtà relativa, riti, visualizzazioni e altri insegnamenti. Andando direttamente alle pratiche estreme, attraverso l'eliminazione di qualsiasi oggetto transazionale che potrebbe frenare la ricerca del tantrika, il Vijñānabhairava tantra è in contatto con le radici più antiche dello shivaismo. (Daniel Odier)
  • Non un solo metodo potrebbe essere aggiunto ai centododici metodi di Shiva, e questo libro, il Vigyana Bhairava Tantra, ha cinquemila anni: nulla vi può essere aggiunto, non c'è alcuna possibilità di aggiungervi qualcosa. È esaustivo, completo. È il più antico, e malgrado ciò, il più recente, il più nuovo. (Osho Rajneesh)
  • Un testo per molti aspetti eccezionale, la cui lettura non si raccomanderà mai abbastanza. (André Padoux)

Bibliografia[modifica]

  • Vijñānabhairava. La conoscenza del tremendo, traduzione e commento di Attilia Sironi, introduzione di Raniero Gnoli, Adelphi, 2002.
  • Osho Rajneesh, Il libro dei segreti (The book of the secrets, vol. I), traduzione di Tea Pecunia Bassani e Swami Anand Videha, Bompiani, 2008.
  • Osho Rajneesh, I segreti della trasformazione (The book of the secrets, vol. II), traduzione di Gagan Daniele Pietrini e Swami Anand Videha, Bompiani, 2007.
  • Osho Rajneesh, I segreti del tantra (The book of the secrets, vol. III), traduzione di Gagan Daniele Pietrini, a cura di Swami Anand Videha, Bompiani, 2008.
  • Osho Rajneesh, I segreti della gioia (The book of the secrets, vol. IV), traduzione di Gagan Daniele Pietrini, a cura di Swami Anand Videha, Bompiani, 2008.
  • Osho Rajneesh, I segreti del risveglio (The book of the secrets, vol. V), traduzione di Gagan Daniele Pietrini, a cura di Swami Anand Videha, Bompiani, 2008.
  • Lilian Silburn, La kuṇḍalinī o l'energia del profondo, traduzione di Francesco Sferra, Adelphi, 1997.

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