Aharon Appelfeld
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Aharon Appelfeld (1932 – 2018), romanziere e poeta israeliano.
Citazioni di Aharon Appelfeld
[modifica]- La letteratura dice: guardiamo questa particolare persona. Diamole un nome, un luogo. Offriamole una tazza di caffè... la forza della letteratura risiede nella capacità di creare un'intimità. Quel genere di intimità che ci tocca personalmente.[1]
- La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d'ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l'interiorità.[2]
- La Shoa [...] è il latte nero che hanno succhiato a colazione, pranzo e cena.[3]
Intervista di Lorenzo Fazzini, Polonia, ebrei salvati dalle suore, in Avvenire, 6 luglio 2010
- Quando ero nel ghetto o in campo di concentramento – furono momenti terribili – ho incontrato delle persone che mi hanno dato un pezzo di pane, semplicemente un pezzo di pane. Ma quel tozzo di pane mi ha dato la speranza che gli uomini non sono tutte bestie e che vi è ancora luce nella storia.
- So che l'uomo non è un compito facile, specialmente se è vecchio.
- Dio è una grande astrazione, gli uomini invece sono una grande realtà concreta. L'anima di Dio è troppo in alto per noi, non la raggiungiamo. Mentre possiamo essere vicino agli esseri umani.
- Ci sono abbastanza pietre in Israele, c'è abbastanza deserto da dividersi tra due: questo a me, quello a te.
Note
[modifica]- ↑ Citato in Daniela Padoan, Come una rana d'inverno. Conversazioni con tre donne sopravvissute ad Auschwitz, Bompiani, 2004.
- ↑ Da La lingua e il silenzio.
- ↑ Da L'altra memoria, Internazionale, n. 575, 28 gennaio 2005, p. 74.
Bibliografia
[modifica]- Aharon Appelfeld, La lingua e il silenzio, traduzione di Elena Loewenthal, pubblicazione realizzata in occasione della XXI Fiera Internazionale del libro di Torino, 2008.
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