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Lager

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Mappa dei lager durante la seconda guerra mondiale

Citazioni sui lager o campi di concentramento.

  • A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico». Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. (Primo Levi)
  • Cos'è un lager? | Sono mille e mille occhiaie vuote, | sono mani magre abbarbicate ai fili, | son baracche, uffici, orari, timbri e ruote, | son routine e risa dietro a dei fucili, | sono la paura l'unica emozione, | sono angoscia d'anni dove il niente è tutto, | sono una pazzia e un'allucinazione | che la nostra noia sembra quasi un rutto. | Sono il lato buio della nostra mente, | sono un qualche cosa da dimenticare, | sono eternità di risa di demente, | sono un manifesto che si può firmare. (Francesco Guccini)
  • Cos'è un lager? | Son recinti e stalle di animali strani, | gambe che per anni fan gli stessi passi, | esseri diversi, scarsamente umani, | cosa fra le cose, l'erba, i mitra, i sassi; | ironia per quella che chiamiam ragione, | sbagli ammessi solo sempre troppo dopo: | prima sventolanti giustificazioni, | una causa santa, un luminoso scopo. | Sono la furiosa prassi del terrore | sempre per qualcosa, sempre per la pace; | sono un posto in cui spesso la gente muore; | sono un posto in cui, peggio, la gente nasce. (Francesco Guccini)
  • Della prima volta che scorse la scritta Arbeit Macht Frei [Primo Levi] dice: "il suo ricordo ancora mi percuote nei sogni". Odori, suoni, luci si trasformano in sensazioni tattili, direttamente fisiche, e dolorose: percuotono. Come per molti usi leviani, anche questo è di derivazione dantesca: "Ne l'orecchie mi percosse un duolo" (Inf. VIII-65): è il dolore che si fa suono, il lamento degli ospiti di Dite, la città infernale a cui Dante si avvicina con Virgilio e a cui Levi assimila il lager. (Stefano Bartezzaghi)
  • I campi di concentramento sono, come i western, un genere cinematografico. Là ci sono i pistoleri e i cavalli. Qui siamo abituati a vedere le baracche, il filo spinato, a sentire le urla delle SS. (Roberto Benigni)
  • I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti. (Primo Levi)
  • Il lager è una scuola negativa, per chiunque, dal primo all'ultimo giorno [...]. L'uomo non deve vederlo. Ma se lo vede deve dire la verità, per quanto terribile sia. [...]. Il fatto fondamentale è la corruzione della mente e del cuore, quando l'enorme maggioranza delle persone si persuade di giorno in giorno che si può vivere senza carne, senza zucchero, senza vestiti, senza scarpe, ma anche senza onore, senza coscienza, senza amore, senza dovere. Tutto viene messo a nudo, ma l'ultimo denudamento è terribile. (Varlam Tichonovič Šalamov)
  • Il Lager non è mai uscito dal mio cuore e dal mio cervello. Niente potrà riparare la ferita subita, ma sono convinta che noi ex deportati possiamo fare qualcosa per gli altri, il mio ricordo non può e non deve rimanere chiuso tra le mura di casa, all'interno della famiglia, sento che la mia sventura riguarda tutti, le vittime di ogni violenza, ma anche chi continua a pensare all'altro come nemico da annientare, da liquidare. (Marta Ascoli)
  • Ma la tortura è niente rispetto all'esperienza dentro un lager. Se le sevizie prima o poi finiscono, il campo di concentramento non ammette tregua. (Vittore Bocchetta)
  • Nella sua Theory of Film, Siegfried Kracauer aveva colto un'analogia fra i mattatoi e i campi nazisti, sottolineando, attraverso un confronto fra i documentari su quei campi e il film Le sang des bêtes, il carattere metodico dei dispositivi di ammazzamento e l'organizzazione geometrica dello spazio che regnava nei due luoghi. In fondo, notava Kracauer, i lager nazisti erano mattatoi in cui individui declassati dal genere umano venivano uccisi come animali. (Luigi Fenizi)
  • Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare Il dittatore; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti. (Charlie Chaplin)
  • Tutte le Dachau devono rimanere in piedi. Dachau, Belsen, Buchenwald, Auschwitz... tutte devono rimanere in piedi a testimonianza di quando alcuni uomini cercarono di trasformare la terra in un cimitero. Qui volevano seppellire la ragione, la logica, l'intelligenza, la coscienza. Nel preciso istante in cui dimenticheremo, in cui non saremo più perseguitati da questo spettro diventeremo dei becchini. Su tutto questo dobbiamo soffermarci con il ricordo. Non solo ai confini della realtà, ma ovunque il piede dell'uomo calpesti il suolo di Dio. (Ai confini della realtà)
  • Il Lager, nelle sue molteplici ma sempre mostruose forme, è un simbolo del ventesimo secolo. I campi di punizione e di lavoro in Germania e quelli del sistema Gulag dello stalinismo, i campi di concentramento e i campi di sterminio dei nazionalsocialisti. Con l'eccezione della Russia, in Europa sono scomparsi. La parola però è rimasta. Oggi sta per campo estivo, campeggio, camping, luogo di riposo.
  • Lager, s.n.: campo
    Da quando so pensare, mia madre dice:
    Il freddo è peggiore della fame.
    Oppure: Il vento è più freddo della neve.
    Oppure: Una patata calda è un letto caldo.
  • Nelle accezioni innocenti della parola Lager in tedesco sento sempre il terrore, il turbamento psichico. Le cose designate con la parola Lager hanno una specie di nascondiglio.

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