Al-Ghazali

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Al-Ghazali in un ritratto di Khalil Gibran

Al-Ghazali, nome completo Abu Hāmid Mohammad ibn Mohammad al-Ghazālī, conosciuto come Algazel nell'Europa medioevale (1058 – 1111), teologo, filosofo e mistico persiano.

Citazioni di Al-Ghazali[modifica]

  • Abramo, quando l'angelo della morte venne per impadronirsi del suo spirito disse: Hai mai visto un amico desiderare la morte dell'amico? Ma l'angelo gli replicò: Hai mai visto un amante rifiutare l'incontro con l'amata? Allora Abramo disse: Angelo della morte, prendimi![1]
  • Alto è il disegno dell'amore, poiché esso esige per l'Amato una sublime qualificazione. Questo esclude che l'Amato possa cadere nella rete dell'unione. Fu certo in tale occasione che quando fu detto a Iblîs (Satana): "Che tu sia maledetto! " (38/78), egli rispose: "Io testimonio la tua Gloria!" (38/83), che vuol dire: ciò che io amo in Te è la maestà sublime che ti rende inaccessibile a tutti, sì che nessuno è degno di Te. Ché se qualcuno o qualcosa potesse essere degno di Te, questo significherebbe che esiste un'imperfezione nella Tua Gloria» (cap. 64). Nasce così il celebre tema di «Iblîs dannato per amore». (Le intuizioni dei fedeli d'amore)[2]
  • E nient'altro se non le redini della speranza condurrà nelle vicinanze del Misericordioso e alla gioia dei Giardini.[3]
  • Gesù disse: "I cattivi teologi sono simili a una pietra caduta davanti a una sorgente d'acqua: essa non assorbe acqua, ma neppure lascia che l'acqua giunga alle coltivazioni. Cattivi teologi sono i dottrinari di questo mondo; essi si sono posti sulla Via che conduce alla vita ultima, e tuttavia né avanzano né lasciano avanzare gli uomini verso Dio. I cattivi teologi sono come un pozzo di liquame, mefitico all'interno, ma con una copertura ben verniciata; sono come sepolcri imbiancati, dipinti all'esterno ma pieni d'ossa di morti all'interno". Dissero a Gesù: "Quali sono gli uomini che suscitano i biasimi maggiori?" Egli disse: "Sono gli uomini saggi che cedono: quando un saggio cede, il suo peccato fa cedere un altro saggio". (La vivificazione delle scienze religiose Îhyâ 'ulûm âlDîn)[4]
  • Gesù disse: "Chi trasmette un sapere eccelso e non mette in atto la saggezza in esso contenuta, è come un'adultera clandestina, la cui vergogna vien tradita da un ventre gravido".[4]
  • Gesù disse: "Colui che ricerca il mondo terreno è simile a colui che beve dal mare: più beve e più è assetato, sinché alla fine ne muore". [4]
  • Gesù disse: "Come mai venite da me con abiti da asceta ma con cuore da lupi? Indossate pure abiti regali, ma nutrite il vostro cuore con il timor di Dio e la sottomissione a Lui".[4]
  • I maestri spirituali hanno insegnato che il mondo terreno è il campo ove si semina per la vita eterna, il cuore è come la terra, la fede come il granello gettato nel cuore e gli atti d'obbedienza a Dio sono tal quali la vangatura e la pulizia del suolo, lo scavo dei canali e la conduzione di acqua ad essi; il cuore infatuato per i beni terreni e in essi immerso è come il suolo paludoso in cui il seme non cresce; il giorno della Resurrezione è il giorno della mietitura; ciascuno raccoglierà soltanto ciò che avrà seminato e non crescerà messe se non dal seme della fede.[5]
  • [A chi gli domandava come avesse potuto raggiungere un così grande sapere rispondeva] In questo modo, ch'io non ebbi mai onta né vergogna di domandare agli altri ciò che io non sapevo.[6]
  • La presa di possesso diretta da parte dell'anima pensante della realtà essenziale delle cose, spogliate della loro forma materiale... Quanto all'oggetto conosciuto, è l'essenza stessa delle cose che si riflette nello specchio dell'anima... L'anima pensante è il centro delle irradiazioni dell'Anima universale. Da quest'ultima riceve le forme intelligibili. Essa contiene in potenza tutte le conoscenze, come il seme contiene tutte le possibilità della pianta e il suo modo di essere.[7]
  • La vera conoscenza è quella grazie alla quale la cosa conosciuta si rivela completamente (allo spirito), in modo tale che nessun dubbio possa sussistere a suo riguardo e che nessun errore possa oscurarla. A questo grado di certezza il cuore non soltanto non potrebbe ammettere il dubbio, ma neppure supporlo. Ogni conoscenza che non comporti questo grado di certezza è una conoscenza incompleta, soggetta all'errore.[8]
  • Vi era, tra i figli d'Israele, un bandito che da quarant'anni assaltava i viandanti. Avvenne che Gesù, seguito da un pio ebreo appartenente al gruppo degli apostoli, passasse vicino a lui. Il ladro pensò: "Ecco un profeta di Dio che passa accompagnato da uno dei suoi apostoli. Potrei andare, terzo, con loro". Pensò proprio questo; poi si fece avanti e cercò di porsi accanto all'apostolo; ma questi non lo stimava. Allora il ladro, considerandosi spregevole nei confronti del profeta, pensò: "Un uomo come me non deve camminare al fianco di un uomo così Pio". Pensò proprio questo. Anche l'apostolo si accorse del ladro, e disse: "Come! un uomo simile cammina al mio fianco?", e allungò il passo per porsi accanto a Gesù. Il ladro rimase indietro. Dio rivelò a Gesù: "Di' loro di ricominciare dal principio la loro vita, poiché ho cancellato loro tutte le azioni passate. All'apostolo ho cancellato il bene fatto a causa della sua presunzione; al ladro ho cancellato il male fatto, poiché ha provato sincera vergogna di se stesso". Gesù li informò della rivelazione ricevuta. Il ladro andò con Gesù nei suoi pellegrinaggi, e Gesù ne fece uno dei suoi apostoli. (La vivificazione delle scienze religiose Îhyâ 'ulûm âlDîn)[9]

Note[modifica]

  1. Da un apologo, citato nella postfazione di Gianfranco Ravasi a David Maria Turoldo, Mie notti con Qohelet, Garzanti, Milano, 1992, p. 94. ISBN 88-11-64013-X94
  2. Corbin, p. 204
  3. Citato in AA. VV., Il libro delle religioni, traduzione di Anna Carbone, Gribaudo, 2017, p. 279. ISBN 9788858015810
  4. a b c d Mandel, p. 177
  5. Da Scritti scelti, a cura di L. Veccia Vaglieri e R. Rubinacci, Utet, Torino, 1986; citato in Lunario dei giorni di quiete. 365 giorni di letture esemplari, a cura di Guido Davico Bonino, prefazione di Claudio Magris, Einaudi, Torino, 1997, p. 254. ISBN 8806147234
  6. Citato in Saˁdi, Il roseto, traduzione di Italo Pizzi, volume secondo, Carabba, Lanciano, 1917, p. 158.
  7. Corbin, p. 186
  8. Corbin, pp. 185-186
  9. Mandel, p. 176

Bibliografia[modifica]

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