Alberico Sala
Alberico Sala (1923 – 1991), scrittore, poeta e critico d'arte.
I vizi naturali
[modifica]La casa sta fra i prati e l'orto, che diviene giardino; così i portici delle vecchie stalle s'innestano sugli archi della dimora del fattore. In cima ai pilastri slavati dalle piogge, smunti dal sole e dalle nebbie, dentro cerchi rossi, si distinguono ancora gli anni di costruzione delle varie parti, gli inserti e le mutazioni, dietro le vicende della famiglia, e del paese. Attraverso la finestra, presso la quale ora scrivo, volavano un tempo le rondini di pioggia; sotto le travi avevano attaccato i nidi. Un anno attesi l'autunno, prima di avviare un restauro, per non abbattere un nido. Fra i rettangoli della inferriata passano i gatti, non appena sentono il trepestio dei tasti della macchina da scrivere; il vento scuote un cespo di mirtilli, grappoli di glicine, rifiorito dopo la sapiente potatura, un taglio della terza foglia dopo la biforcazione. Il lauro assalta i rami più bassi del pino, oltre la macchia dei fiori di pesco. Di molti fiori ignoro il nome scientifico; basta quello popolare, o derivato dal luogo di provenienza, o allacciato alla memoria del donatore.
Citazioni
[modifica]- Ai signori Vichy e Lenorme era sufficiente ottenere tutti i permessi per perlustrare il terreno presso il santuario del Marzale; e il parigino, che s'era previdentemente messo in società con uno stimanto cittadino piemontese, anzi italiano ormai, sperava che la questione romana, il pontefice, Roma capitale d'Italia, tutti problemi sui quali fra le due potenze non c'era accordo, non interferissero nei suoi affari, guastassero i buoni rapporti con le autorità. Anche le relazioni fra le autorità politiche e quelle religiose non erano tranquille. Sul principio del 1863, il ministro Pisanelli aveva proposto la legge per l'abolizione delle congregazioni ecclesiastiche e per l'ordinamento dell'asse ecclesiastico. in Francia era uscita, in quei mesi, la Vita di Gesù di Renan. L'8 dicembre di quell'anno, noi sappiamo, che il pontefice avrebbe pubblicato l'enciclica Quanta cura e il Sillabo. E fra due anni, nel 1866, si avrebbe avuta «l'infausta campagna» del 1866, con la donazione del Veneto da parte dei francesi, anche se: «Questa mostra di guerra consumò 144 milioni per gli apparecchi e armamenti: 141 milioni per la flotta; poi 91 milioni e mezzo per indennità pagate all'Austria, sicché la Venezia costava al regno quasi un miliardo». Il governo dei moderati durò, sappiamo ancora, sedici anni, fornendo al regno ben quindici ministeri. (p. 36)
Bibliografia
[modifica]- Alberico Sala, I vizi naturali, Rusconi 1985.
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