Alchimia
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Citazioni sull'alchimia.
- È pertanto l'alchimia una casta meretrice, che ha molti amanti, ma tutti delude e a nessuno concede il suo amplesso. Trasforma gli stolti in mentecatti, i ricchi in miserabili, i filosofi in allocchi, e gli ingannati in loquacissimi ingannatori... (Tritemio)
- L'alchimia serve a separare il vero dal falso. (Teofrasto Paracelso)
- [L'alchimista esperiva inconsciamente] la sua proiezione come qualità della materia. Ma ciò di cui viveva l'esperienza era in realtà il suo inconscio [...] Tutto ciò che era inconscio era, se attivato, proiettato sulla materia, veniva cioè incontro all'uomo dall'esterno [...] [A causa del] miscuglio di fisico e psichico [egli ignora del tutto] se le trasformazioni ultime del processo alchimistico vadano ricercate maggiormente in campo materiale o in campo spirituale [...] a quei tempi non si trattava di alternativa; esisteva piuttosto un regno intermedio tra materia e spirito: cioè un regno psichico di corpi sottili aventi la proprietà di manifestarsi in forma sia spirituale sia materiale [...] Naturalmente questo regno intermedio di corpi sottili cessa di colpo di esistere qualora si tenti di indagare la materia in sé e per sé [...] finché noi crediamo di sapere qualcosa di definitivo sulla materia e sull'anima. Ma se viene il momento in cui la fisica sfiora «regioni inesplorate, inesplorabili», e contemporaneamente la psicologia è costretta ad ammettere che esistono altre forme d'esistenza psichica al di fuori delle acquisizioni personali della coscienza, in cui cioè anche la psicologia cozza contro un'oscurità impenetrabile, allora quel regno intermedio ritorna in vita, e il fisico e lo psichico si fondono una volta di più in un'unità indivisibile. Oggi ci siamo molto avvicinati a questa svolta. (Carl Gustav Jung)
Citazioni in ordine temporale.
- Non sono avvezzo a mirarmi allo specchio, ma a dura fatica e ad apprender l'arte di moltiplicare; sempre armeggiamo e scrutiamo nel nostro fuoco, e nondimeno sempre ci fallisce il desiderio e ci vengon meno i nostri risultati. A molta gente siam larghi d'illusioni, e oro prendiamo a prestito, fosse una libbra o due, o magari dieci o dodici o somme molto maggiori e diamo loro a intendere, per lo meno che d'una libbra due ne possiamo fare. Ma è falso, pure abbiamo sempre speranza di farlo e andiamo ingegnandoci di riuscirvi; ma quella scienza ci sfugge innanzi così da lungi, che anco avessimo giurato di raggiungerla, non sappiamo; tanto presto ci scivolò via che par volerci alla fine ridurre mendichi.
- Quando si giungeva là dove esercitare la nostra arte elusiva, apparivamo a meraviglia sapienti; così dottorali i nostri termini e così rari. E io soffiavo nel fuoco finché il cuore n'era indebolito. A che dirvi pure ciascuna dose delle materie che adoperavamo, poniamo cinque once o sei d'argento o qualche altra misura? o perché intramettermi di farvi il nome di orpimento, ossa bruciate, di ferro in squame che vengon triturati in polvere ben fine, e insieme posti in un vaso di terra con aggiuntovi sale e anche pepe prima ancora delle polveri delle quali ho detto già, e ben coperti con una lastra di vetro, e di molte altre cose che vi appartenevano? del saldare il vaso e il vetro così che nulla del vapore uscisse; del fuoco lento o anche vivace che s'accendeva, o della diligenza e travaglio nel sublimare i nostri materiali, nell'amalgamare o calcinare l'argento vivo, detto mercurio crudo? In onta ad ogni nostra astuzia mai potemmo riuscire. Del nostro orpimento e sublimato di mercurio, e anche del litargirio trito sul porfido, di ciascuno una certa quantità, a nulla serviva – vana era la nostra fatica. Neppure gli spiriti nostri in ascensione o le materie che giacevano giù fisse meglio potevano giovarci per nulla nell'operazione; perché tutto il lavoro e travaglio nostro era perduto, e con esso tutta la spesa, per venti diavoli, che noi per quella facevamo, era pure sprecata.
- Chiunque sia che tal dannata arte voglia esercitare, non avrà beni che gli bastino, perché tutto che vi spenda intorno, certo perderà, di ciò non ho dubbio. E chiunque dia ascolto a tale pazzia, si faccia avanti e apprenda a moltiplicare; e qual che sia uomo che abbia qualcosa nella cassetta, si faccia avanti e divenga un filosofo. È quella forse arte che di leggeri s'apprenda? Che no, che no, lo sa Iddio, sia egli monaco o frate, canonico o prete o qualsivoglia altra creatura, anche ponzi sui libri tanto il giorno quanto la notte allo studio di questa balorda scienza sfuggente, tutto è vano e perdio, e molto più, per un ignorante l'apprendere queste sottigliezze... via, neppur ne parliamo, perch'esser non potrebbe. Sappia di lettere o non ne sappia, sarà in efetto tutta una cosa, perché se Dio mi salvi, sia l'un sia l'altro faranno in alchimia ugual profitto, quando avrano fatto lor potere, quanto a dire che entrambi falliranno.
- Diligentemente ciascuno di noi cercava la pietra filosofale, detta elisir, perché, se l'avessimo raggiunta, allora saremmo stati sicuri abbastanza. Ma dinanzi a Dio in cielo dichiaro: a dispetto d'ogni nostra arte, e quando bene tutto avessimo fatto e ogni nostra astuzia, essa non volle venirci alla mano. Eppur molto del nostro ci ha fatto spendere e per dolore quasi ci fece ammattire, ma quella bella speranza sempre ci si insinuava dentro, sempre illudendoci, benché aspro il rovello, d'essere alla fine di essa poi riassestati; tali illusioni e speranze sono acute e gravose; e ben v'ammonisco, quella pietra è ancora a cercare. Quel «tempo futuro» per quella fiducia molti ha indotto a partirsi da tutto quello che mai possedessero; pur di quell'arte mai si possono stancare, una cosa per loro agrodolce, a quanto pare, perché, se possedessero un solo lenzuolo in cui avvolgersi la notte e una cappa in cui andar girando il giorno, avrebbero fatto mercato per ispendere intorno a quest'arte; né cessare sapevano finché nulla fosse loro rimasto. E dovunque mai se ne fossero, iti, riconosciuti potevano essere dalla gente per quel loro odore di zolfo, davvero per ogni maniera putivano come capre; così fiero e caprigno il loro sentore, che fosse uomo anche un miglio lontano, l'avrebbe quel sentore appestato, credetemi. Onde chi ponesse mente all'odore e al povero arnese, questa gente potrebbe riconoscere. E se alcuno chiedesse loro segretamente perché siano così miseramente vestiti, subito gli sussurrebbero all'orecchio dicendo che, se mai fossero discoperti, la gente li ucciderebbe per via della loro scienza. Vedete come costoro rivelano l'ingenuità!
- Considerate ora, messeri, come in ciascuna condizione tale dissidio vi sia tra gli uomini e l'oro che quasi di questo non ve n'è. E tanti ne accecò quest'arte d'alchimia, ch'io la giudico essere in buona fede la maggior causa di tale pochezza. Così nebulosamente discorrono i filosofi di quest'arte, che gli uomini, per quanto senno ai dì nostri abbiano, non la possono giungere. Ben possono ciangottare come le piche, e significare con i loro termini la loro voglia e la pena loro, ma il loro scopo mai non possono attingere. Se alcunché egli possegga, un uomo facilmente può apprendere a moltiplicare e così ridurre in nulla il suo avere!
- Vedete, tanto profitto è in questo allegro giuoco, che la letizia d'un uomo può volgere in rimpianto ed anco borse vuotare grosse e pese e far sì che acquistino maledizioni da quelli cui dianzi avevano prestato del loro. Oh, vergogna, vergogna, non possono quelli che, ahimè, sono stati scottati, fuggire il calore del fuoco? A voi che l'usate consiglio di lasciarla a ciò che tutto il vostro non perdiate; e tardi è meglio che mai; e il mai non succedere troppo lontano termine sarebbe. Per quanto intorno vi aggiriate mai non la troverete, arditi foste come il cieco Baiardo che rotola innanzi e pericolo alcuno non cura. Tanto è ardito chi cozza contro una pietra, quanto chi l'aggira lungo la via. E questa è la sorte, io dico, di quanti si danno a moltiplicare. Che se i vostri occhi non riescano giustamente a vedere, curate che la mente non manchi della sua vista. Perché, quanto pur intorno vi guardiate e fissiate, non di una mica fareste guadagno in quel traffico, ma tutto dilapidereste che potete prendere o toccare. Moderate il fuoco che troppo presto non bruci; non più v'immischiate in quell'arte, io dico, perché, ove lo faceste, nudi rimarreste d'ogni vostra prosperità.
- Chi l'alchimia studiò per arricchirsi, ha trovato la via d'impoverirsi.
- Guai a chi dell'alchimia s'innamora, perde il tempo, il cervello e va in malora.
- Guardati da alchimista povero.
Bibliografia
[modifica]- Annarosa Selene, Dizionario dei proverbi, Pan libri, 2004. ISBN 8872171903