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Andrij Kurkov

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Kurkov nel 2024

Andrij Jurijovyč Kurkov (1961 – vivente), scrittore ucraino.

Citazioni di Andrij Kurkov

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  • A febbraio dell'anno scorso [a seguito dell'Invasione russa dell'Ucraina del 2022] ho deciso di non pubblicare i miei libri nella loro lingua originale – il russo. Che escano in ucraino, in francese, in inglese. A partire dal 2014 è stato proibito alle librerie russe di importarli dall'Ucraina. La prima volta in cui è stata fermata la pubblicazione dei miei libri in Russia risale al 2005, dopo la Rivoluzione arancione alla quale ho preso parte. La seconda volta risale al 2008, dopo un breve "disgelo" durante il quale furono ripubblicati molti dei miei romanzi. Ma sono abituato all'idea che io, come scrittore, in Russia non esisto. Lì non ho lettori, ma non me ne rammarico. È un ideale patriottico, più che nazionalistico, ma per alcuni ciò non sembra sufficiente.[1]

Intervista di Lara Crinò, Repubblica.it, 4 marzo 2022

  • [Su Vladimir Putin] Sapevo che non ci avrebbe lasciato in pace, ma non pensavo che avrebbe scatenato una guerra. Ora che è vecchio, teme di non avere il tempo per realizzare i suoi piani: ricreare l'Unione Sovietica o l'impero russo. Né l'uno né l'altro sono possibili senza l'Ucraina. Non ha bisogno di soldi adesso, né di nient'altro. Vuole rimanere nei libri di storia come l'uomo che ha fatto rivivere la superpotenza di cui tutti devono aver paura.
  • Siamo abituati all'instabilità: per noi la libertà è più importante della stabilità. Per i russi, al contrario, la stabilità è più importante della libertà.
  • Dal 2014, molti ucraini credono che vivremo sempre come in Israele, con un pericolo costante. Ma questo non significa che cambiare il proprio stile di vita.
  • Gli ucraini vogliono le riforme, vogliono entrare nell'Unione Europea. È per questo che si oppongono alla corruzione ucraina e ai politici filorussi. Il "ritorno" in Russia è un ritorno alla schiavitù sovietica. Nessuno di noi, tranne un piccolo numero di amanti di Putin, desidera qualcosa del genere. l nostri valori oggi sono libertà e indipendenza: libertà e diritto di ciascuno alla propria opinione su tutto, comprese le azioni del presidente e del governo.
  • Nel 1991, quando l'URSS scomparve e apparve un'Ucraina indipendente, ero felice. Negli ultimi trent'anni sono diventato un ucraino impegnato politicamente. Sì, scrivo in russo, come molti altri scrittori e poeti ucraini, ma ho imparato l'ucraino e ci ho scritto due libri di saggistica, parlo in ucraino. E quel che vedo è che con il pretesto di proteggere la lingua russa, Putin sta uccidendo migliaia di persone di lingua russa e di origine russa, come me.

Da Il racconto. Poeti, scrittori, attori: la Spoon River dell'Ucraina

Traduzione di Emanuela Guercetti, la Repubblica, 23 marzo 2022, pp. 20-21.

  • A Melitopol' hanno già rapito la direttrice del locale museo storico Lejla Ibragimova, tatara di Crimea. L'hanno intimidita, interrogata, hanno portato via telefoni e computer a lei e ai suoi famigliari. Poi l'hanno rilasciata e la mattina dopo l'hanno nuovamente arrestata e interrogata. Nei territori occupati spariscono attivisti e giornalisti. Agenti dell'Fsb girano per le strade con gli elenchi dei nomi e degli indirizzi delle persone a cui danno la caccia. Questi elenchi erano pronti già prima dell'inizio della guerra.
  • Il fallito tentativo di annessione o, più semplicemente, di occupazione di tutta l'Ucraina ha fatto infuriare il presidente Putin e adesso, a giudicare dalle azioni militari dell'esercito russo, i generali russi hanno avuto l'ordine di distruggere città e villaggi, uccidere la popolazione civile e semplicemente far sì che l'Ucraina non esista più!
  • In quegli stessi anni [Anni '30 del novecento] il potere sovietico decise di annientare la cultura ucraina e quasi tutti gli scrittori, i poeti e i registi teatrali furono arrestati, inviati nel nord della Russia, nelle isole Solovki, e là fucilati. Nella storia della letteratura ucraina a proposito degli scrittori di quell'epoca si parla di "rinascimento fucilato". Perché avevano tentato di far rinascere la cultura ucraina dopo decenni di proibizione della lingua e di tutto ciò che era ucraino nella Russia zarista. I comunisti sovietici decisero che il rinascimento della cultura ucraina era pericoloso per l'Urss. E insieme agli scrittori, ai poeti e ai drammaturghi gli uomini dell'Nkvd fucilarono artisti e registi teatrali. Le opere di Michajlo Semenko, Majk Jogansen, Mykola Zerov e di decine di altri scrittori ucraini fucilati sono state pubblicate per la prima volta solo dopo il collasso dell'Unione Sovietica.
  • Il ministero della cultura ucraino continua a lavorare e ogni giorno raccoglie nuove informazioni sulle istituzioni culturali e i monumenti storici distrutti dell'esercito russo. L'elenco dei crimini della Russia contro la cultura ucraina continua ad allungarsi.

Intervista di Andrea Nicastro, Corriere.it, 1 luglio 2022

  • Orfana del comunismo ogni repubblica sovietica è tornata alla sua matrice originaria. La Russia alla monarchia con Zar Putin. Le Repubbliche dell'Asia Centrale ai Khan che comandano su tribù rivali. L'Ucraina all'anarchia organizzata del suo modello libertario-cosacco.
  • Qui ci sono stati leader eletti dal 1500. In Russia no. Ma il processo di indipendenza non è finito
  • Putin è un dittatore, i suoi soldati delle locuste che divorano il Paese senza alcun diritto, ma ciò non significa che l'Ucraina sia perfetta. Se vuoi un Paese tranquillo dovresti garantirti 5 spazi coincidenti: geopolitico, monetario, legale, culturale e informativo. Gli spazi culturali e informativi dell'Ucraina sono sempre stati più piccoli di quelli geopolitici. Il Paese non è cementato da un'unica cultura.
  • Quando le elezioni del 2004 sono state falsificate, non importava se fossi moldavo, rumeno, polacco, ucraino o russo, ciò che contava era reagire ai brogli. La Rivoluzione arancione è stata il primo passo. Poi la Russia ha completato l'opera invadendo il Donbass nel 2014 e l'Ucraina nel 2022.
  • [Su Volodymyr Zelens'kyj] Ha scoperto una fantastica vena da attore drammatico e adesso si starà rammaricando di aver perso tempo a fare il comico. Scherzi a parte, sta recitando benissimo la parte che qualcuno gli scrive. Le iperboli che prima ci propinava adesso sono finalmente corrette. Se prima diceva "è un'ingiustizia non essere parte dell'Ue o della Nato", era palesemente in cattiva fede. La ragione era chiara: non eravamo pronti. Adesso no, ha ragione a dirlo perché se non entriamo nell'Europa sarà la dittatura russa a bussare alle vostre porte.
  • [«Da dove viene il coraggio degli ucraini?»] Sanno cosa significa stare sotto Mosca. Ci sarebbe censura, spregio dei diritti umani, si finirebbe in galera per un post su Facebook. Russia significa nessuna libertà. Puoi essere libero solo se il tuo Paese è libero.
  • [Su Vladimir Putin] Questa guerra è la sua personale agonia, politicamente è già morto e anche fisicamente sta male. Vorrebbe diventare il rifondatore dell'impero russo. Del presente non gli importa nulla, la Russia può essere distrutta, i russi morire, a lui interessa solo l'eredità storica.

Intervista di Wlodek Goldkorn, repubblica.it, 18 aprile 2023.

  • [...] mi è piaciuto scrivere questo romanzo [L'orecchio di Kiev] anche perché ho trovato somiglianze con la situazione attuale. Allora erano i bolscevichi ad aver occupato la città, l'anno scorso ci ha provato Putin. E poi, nel 1918, un anno prima delle storie che racconto, Kiev fu attaccata dalla stessa direzione usata oggi dalle truppe russe: da Bucha. Anche l'intensità della violenza era simile.
  • [...] se mi chiede se mi identifico con Gogol' rispondo: lui ha fatto un'operazione coraggiosa. Ha introdotto nella lingua russa le parole e il senso dell'umorismo ucraini.
  • Con Gogol' gli ucraini diventarono di moda a San Pietroburgo. Il guaio è che quella moda ha contribuito alla convinzione che la Russia non possa fare a meno dell'Ucraina, e così fino a Putin che ne è tuttora tanto convinto da averci invaso.
  • Ho avuto, fin dal 1991, l'anno della dissoluzione dell'Urss, polemiche con i nazionalisti. Mi dicevano: se vuoi essere uno scrittore ucraino, devi usare la lingua ucraina. Io rispondevo e rispondo che a Kiev una volta si usavano almeno sette idiomi e che siamo un Paese plurilingue: persone che scrivono in tataro di Crimea, in gagauzo, ungherese, slovacco, ruteno, yiddish. Il russo è una delle lingue usate. Certo, la principale resta l'ucraino.
  • [Su Michail Afanas'evič Bulgakov] Le accuse erano ridicole: qualcuno diceva che fosse un simpatizzante degli zar, qualcun altro che fosse "il cocco di Stalin", affermazione assurda viste le difficoltà che ebbe a pubblicare i suoi testi e a mettere in scena i suoi spettacoli. Forse la sua unica colpa è stata quella di essersi salvato dalle purghe.
  • Holodomor è oggetto di pubblico dibattito. Le persone trentenni o quarantenni che frequento esprimono i loro sentimenti, parlano dei familiari morti. Resta un solo tabù: i casi di cannibalismo a quei tempi.
  • Se non sei libero, non sei responsabile. E se non sei libero né responsabile non hai una faccia riconoscibile.
  • L'amore rende ciechi e quando si è ciechi non si notano i pericoli. Però neanche i pericoli notano le persone che sono immerse nel sentimento dell'amore.

Intervista di Benjamin von Wyl, swissinfo.ch, 22 giugno 2023.

  • Capisco che la Svizzera sia tradizionalmente neutrale. Ma secondo me, la neutralità non giustifica il fatto di trattare con un aggressore.
  • Anche la lingua russa e la cultura russofona in Ucraina sono tra le vittime di Putin. Sempre meno persone parlano il russo, nessuno vuole più impararlo.
  • Gli scrittori e le scrittrici di lingua russa in Ucraina hanno difficoltà, perché la maggior parte delle librerie non vuole assolutamente vendere libri in russo. Nemmeno quelli scritti e pubblicati in Ucraina. Si tratta di una reazione emotiva all'invasione, che in una certa misura è anche razionale. Quando sento parlare russo per le strade di Ginevra, non so se si tratti di persone di nazionalità russa, ucraina o bielorussa. Quando sento parlare in ucraino, è chiaro: sono dei miei compatrioti e delle mie compatriote.
  • La lingua ucraina è la protezione più evidente dell'identità e dell'indipendenza ucraina. La Russia è riuscita a costringere la Bielorussia ad avere due lingue ufficiali: il russo e il bielorusso. Che cos'è successo? In Bielorussia, chi parla bielorusso per strada è considerato un nazionalista estremo e viene ridicolizzato.
  • Spero solo che le banche svizzere non diventino dei centri di transito del denaro criminale russo utilizzato per corrompere le istituzioni europee e i partiti politici di estrema sinistra e di estrema destra per rappresentare gli interessi della Russia.
  • Il presidente Zelensky gode di grande sostegno. Naturalmente è anche molto criticato, tra l'altro da intellettuali, perché l'Ucraina è composta da individui, non da masse uniformate come la Russia. In Ucraina sono registrati più di 400 partiti politici. Si discute e si critica senza sosta. Il prossimo o la prossima presidente, vivrà la stessa situazione. Il punto è che Zelensky è il presidente di un Paese in guerra. E sta facendo bene il suo lavoro.
  • Fino a oggi, nessuno è riuscito a rimanere in carica per due mandati in Ucraina. Questo la dice lunga sull'Ucraina: non si può avere una dittatura se non si permette a una persona di fare due mandati completi.
  • [...] l'Ucraina non può permettersi di essere neutrale come la Svizzera. L’Ucraina deve far parte della forza che potrà difendere il Paese in futuro.

Intervista di Paolo Brera, repubblica.it, 13 agosto 2023.

  • Chi è ancora in Ucraina e non è diventato rifugiato all'estero è risoluto e spera che l'esercito abbia successo, i rifugiati sono più flessibili. Soprattutto chi sta pianificando di tornare e vorrebbe che la guerra finisse il prima possibile.
  • Zelensky non parlerà con Putin. Quindi con Putin vivo la guerra andrà avanti
  • Il presidente [Volodymyr Zelens'kyj] dovrebbe sacrificare la sua carriera politica. Se non ci sarà vittoria totale non avrà mantenuto le promesse. Se è pronto a negoziare deve essere pronto a dimettersi
  • Penso che la guerra continuerà. Ci sarà una linea del fronte surgelata in inverno. Se non accadrà nulla in Russia, tra dicembre e aprile potrebbero esserci negoziati segreti tra l'Occidente e la Russia, non tra l'Ucraina e la Russia.

Intervista di Andrea Marinelli, Corriere.it, 13 settembre 2023

  • Quella di scegliere un leader e poi criticarlo, odiarlo, è una vecchia tradizione ucraina, che risale ai tempi dei cosacchi. Quando la Russia era una monarchia, nel 17esimo secolo, gli ucraini sceglievano i loro leader e poi cercavano immediatamente di rimpiazzarli con qualcun altro. Ancora oggi gli ucraini molto spesso odiano i propri politici, ma vogliono partecipare alle elezioni. Zelensky sembra diverso, ma solo dall'esterno: c'è un 25 per cento di ucraini che critica lui e i suoi uomini, anche se ora molto meno di sei mesi fa. Ha comunque il sostegno della maggioranza degli ucraini. L'unica persona che non viene criticata penso sia il generale Zaluzhny, il capo dell'esercito, che è molto rispettato.
  • Il Donbass è sempre stato più filo sovietico che filo russo, perché all'epoca era una regione industriale, privilegiata, avevano ottimi stipendi, rifornimenti migliori e cibo nei negozi. Dopo l'indipendenza del 1991 divenne povera, così i russi dicevano che bisognava tornare all'epoca sovietica e sostenevano questa nostalgia in Donbass. Uno dei canali televisivi più seguiti nella regione era il canale russo Nostalgiya, che si può trovare anche in Italia, dove si vedono tuttora film e commedie della felice vita sovietica, programmi di quei tempi. La gente del Donbass pensava che Putin avrebbe ricreato l'Unione — e la vita — sovietica.
  • La Crimea e il Donbass erano due delle regioni meno istruite, con una popolazione proletaria composta per lo più da minori e operai che non viaggiavano all'estero ed erano molto passivi e ubbidienti, perché la struttura della società in Donbass soprattutto è simile a quella dell'esercito o della prigione. Qui le mafie locali creavano partiti speciali, per cui tutti poi votavano: dell'ultimo di questi partiti divenne poi capo Viktor Yanukovich, che nel 2010 è stato eletto presidente. Questo fu un tentativo di rendere l'intera Ucraina come il Donbass. Non funzionò perché fuori dal Donbass e dalla Crimea le persone sono molto attive.
  • Il più ucraino degli scrittori classici russi è Gogol, che nei suoi libri ha reso l'Ucraina molto affascinante per l'impero russo. Ed è uno dei motivi per cui i russi non possono immaginare il loro Paese senza l'Ucraina.
  • [Sulla lingua russa in Ucraina] È diventata la lingua dell'occupazione, del nemico. In alcune regioni, come quella di Odessa, magari resterà, perché la gente lo usa per le comunicazioni interetniche, ma come lingua culturale rischia di scomparire dall'Ucraina.

Intervista di Monica Perosino, Lastampa.it, 13 settembre 2023

  • Sono uno scrittore ucraino di origine russa. Scrivo in russo. Prima dell'invasione su larga scala in Ucraina circa il 40% parlava russo. Molti di loro sono stati uccisi dall'esercito russo a Mariupol, Kharkiv... Ora credo che non ne siano rimasti più del 20%, e quasi tutti hanno smesso di parlare russo. Anche se in Ucraina ci sono molti poeti e scrittori che scrivono in russo - me compreso - i loro libri verranno tradotti in ucraino e poi pubblicati, non esisteranno mai nella versione originale. Putin sta distruggendo la cultura e la lingua russa ovunque.
  • Per trent'anni ho cercato di convincere la società che l'Ucraina aveva lo stesso diritto di fare della lingua russa - nella sua variante ucraina - quello che voleva, di possederla, e che il Cremlino non aveva il copyright sulla lingua. Esattamente come l'America ha trasformato la lingua inglese. Ma ora la questione non si pone più.
  • Ai tempi sovietici l'immagine degli scrittori era esagerata, erano trattati come dei, perché erano parte della propaganda. Ora alcuni hanno deciso volontariamente di far parte della propaganda, o della contropropaganda, perché la Russia sta combattendo anche contro la cultura e l'identità ucraine, quindi per difenderle c'è bisogno di soldati.
  • [...] gli ucraini hanno una mentalità individualista, hanno opinioni che vogliono difendere, non come in Russia dove la società è collettiva, la mentalità è collettiva, e tutto quello che Putin dice è accettato e sostenuto.
  • In Ucraina c'è la consolidata tradizione di disprezzare qualsiasi potere politico, perché ogni ucraino vuole essere un leader ed è pronto a scendere in piazza per difendere le proprie idee.
  • Tutta la società russa è bastata sulla paura, non ci sono voci contro la guerra, non c'è nessun Andrej Sakarov, non ci sono movimenti dissidenti come ce n'erano ai tempi sovietici. Gli attivisti sono fuggiti all'estero o sono in carcere. I sovietici avevano meno paura dei russi di oggi. E in parte la colpa è della cultura e della letteratura russa che continuano a ricordare ai russi la loro presunta natura fatalista. Alla fine li hanno convinti che non possono cambiare niente. Il fatalismo, invece, non è mai esistito in Ucraina. Ecco perché nella letteratura ucraina trovi tantissimo humour e in quella russa tantissimo Dostoevskij.
  • [«Qual è la differenza tra cultura russa e ucraina?»] Le differenze sono enormi, ma dal 1921 al 1991 la maggior parte degli ucraini è stata assimilata dal sistema russo. Anche dopo il 1991 Mosca ha investito pesantemente nella promozione della cultura russa per mostrare al mondo quanto fosse grandiosa. Ovviamente intendendo che non c'era nessun'altra cultura proveniente da quello sterminato Paese che era l'ex Unione Sovietica. Il risultato è che nessuno sapeva nulla della letteratura classica ucraina. Come la società, anche la letteratura ucraina è sempre stata contro l'establishment: oggi la maggior parte degli intellettuali non sostiene Zelensky, così come è stata contro qualsiasi governo. Inoltre, gli scrittori e gli intellettuali in Ucraina godono della fiducia della classe media e qui sono i politici a temere la società civile, non il contrario. In Russia la società civile manco esiste più.

Intervista di Giovanni Catelli, Eastjournal.net, 12 ottobre 2023

  • [...] qualsiasi sottomissione, qualsiasi pezzo di terra lasciato ai Russi sarà la ragione per cui torneranno, quindi dovrebbero solo capire che non otterranno mai nessun pezzo di terra da nessun Paese, dovrebbero essere fermati e poi potrebbero riconsiderare le loro politiche.
  • [...] Patrushev ha la stessa età di Putin. E probabilmente la stessa mente, ma questa è la vecchia gerontocrazia, che è molto conservatrice e molto imperialista, quindi, voglio dire, dovremmo aspettare un'altra generazione, persone che, anche se sono conservatrici e radicali, non saranno aggressive in modo sovietico come Putin e la sua generazione.
  • Mi aspetto fra alcuni anni in Russia, un nuovo tipo di leader che non sarà pro-europeo, ma che sarà pragmatico e forse più simile ai politici cinesi che si occuperà dell'economia del Paese e degli interessi del Paese, ma non sarà stupidamente aggressivo verso i vicini.
  • [...] in generale l'Ucraina non è uno Stato monoetnico e non è uno Stato monolingue. In realtà, fino a poco tempo fa non c'erano problemi per i russofoni, e la guerra, l'aggressione russa ha portato più problemi ai russofoni che qualsiasi tipo di governo ucraino o di attivisti linguistici ucraini.
  • Odessa parla russo con accento ebraico, per tradizione, da 100 anni e anche prima. E manterranno questa lingua perché è la loro cultura. Quindi potrebbero anche non chiamarla lingua russa, ma lingua di Odessa. Odessa non è una città politicamente impegnata. È una città commerciale senza interessi politici, ma difenderà il proprio stile di vita. E questo è tutto. Ma non credo che nessuno cercherà di costringerli a smettere di parlare ciò che parlano.

Intervista di Lorenzo Cremonesi, corriere.it, 24 novembre 2024.

  • Da dopo l'elezione di Donald Trump tra noi ucraini prevale forte il senso di essere stati abbandonati. Però, in cuor mio, ho una speranza: se è vero che intende tornare a fare grande l'America, allora Trump si accorgerà che ciò è incompatibile con Putin determinato a ricreare la grande Russia.
  • [«Ma il risultato elettorale americano non ha cambiato la vostra prospettiva sul futuro?»] Certamente la cambia, anche se ancora ci rimane l'amicizia europea. E comunque tutto resta aperto. Putin vorrà tutti i territori occupati, porrà limiti ai rapporti tra l'Ucraina e il mondo occidentale, pretenderà di intervenire nei nostri affari interni. I nostri governi non lo accetteranno e in qualche modo Trump sarà costretto a intervenire, potrebbe persino diventare anti-Putin.
  • [«Le armi europee possono sostituire quelle Usa?»] Assolutamente no. Molti Paesi membri Ue, tra cui l'Italia e la Spagna, per le spese militari neppure raggiungono la soglia del 2 per cento del loro prodotto nazionale lordo come vorrebbe il regolamento Nato. L'Europa è un nano rispetto all'esercito statunitense.

Intervista di Paolo Brera, repubblica.it, 24 gennaio 2025.

  • [Su Donald Trump] Quando è stato eletto molti erano sconvolti, sicuri che avrebbe solo smesso di aiutarci militarmente. Poi ha ripetuto che avrebbe fermato la guerra in 24 ore, e si diceva “beh, forse non in 24 ore ma qualcosa farà”.
  • Credo che la guerra finirà verso dicembre. L’economia russa è in cattive condizioni e stampano denaro. Putin si preoccupa per i prossimi anni, se la guerra va avanti.
  • [«Sentimento prevalente, oggi?»] La stanchezza. Ma se fermi qualcuno e gli chiedi se sia pronto a rinunciare al Donbass e metà regione di Kherson probabilmente ti risponderà “no, combatteremo fino alla fine”. Ciascuno controlla il patriottismo altrui. Il 50% degli ucraini sostiene ancora Zelensky e accetterà qualsiasi decisione prenda. L’unica alternativa è Zaluzhny, che non vuole diventare presidente.
  • [«Qual è il futuro dell’Ucraina?»] Diventeremo una sorta di Cipro, con terre ucraine non controllate. Sarà un dolore permanente.
  • Credo che nessuno si fidi di Trump: è per metà pazzo, per l’altra metà un pragmatico uomo d’affari molto rude e orgoglioso di non aver pagato tasse.
  • [«Il mondo diventerà migliore?»] No, perché ha accettato che si possano cambiare i confini con la forza. È iniziato dai Balcani, ora è molto peggio. Lo so, è orribile, ma il vaso di Pandora che Putin ha aperto nel 2014 non si fermerà senza una catastrofe.

Intervista di Andrea Pipino, agi.it, 11 febbraio 2025.

  • Il problema della letteratura ucraina contemporanea è che è autoreferenziale. È rivolta a un pubblico che conosce già bene l’Ucraina. Allo stesso tempo, gli ucraini si sono sempre lamentati del fatto che il mondo non li conosce, che non sappia distinguere tra russi e ucraini.
  • Purtroppo, c’è voluta una guerra per dimostrare che l’Ucraina è diversa dalla Russia, al punto che la Russia sta cercando di distruggerla proprio a causa di questa differenza. È interessante notare che l’aggressione russa in Georgia non ha suscitato alcun interesse culturale per il paese. Non ha influito sulla traduzione della letteratura georgiana o sulla popolarità dei film georgiani.
  • [La Lituania] Se volete trovare un piccolo regno magico, con la stessa popolazione di Kiev, con quattro regioni diverse e una storia incredibile, il regno lituano fu il più grande stato europeo nel XIV secolo. Oggi è ancora un paese eccezionale, ma rimane largamente sconosciuto, e lo stesso vale per la letteratura e la cultura lituane.
  • Le ambizioni imperiali russe nei confronti dell’Ucraina risalgono all’inizio del XVIII secolo. Nel 1709 si combatté la famosa campagna di Poltava in Ucraina che oppose l’esercito di Pietro il Grande all’esercito ucraino di Hetman Mazeppa e a quello svedese di Carlo XII. Pietro il Grande sconfisse l’esercito ucraino e i cosacchi ucraini, e Mazeppa fuggì in Bessarabia, nelle attuali Moldova e Romania. Questa fu probabilmente la prima grande battaglia in cui la Russia si impadronì praticamente di tutta l’Ucraina. Undici anni dopo, Pietro il Grande firmò il primo decreto contro l’identità ucraina, decreto che vietava la pubblicazione di testi religiosi in ucraino e che includeva anche una clausola per ritirare tutti i libri religiosi scritti in ucraino dalle chiese.
    Tra il 1720 e il 1917, sono stati firmati oltre 40 decreti da vari zar russi con l’intento di distruggere la lingua, la cultura e l'identità ucraine. La guerra di oggi, quindi, non è una novità. Lo stesso accadde anche in Lituania: pur non essendo vietato parlare il lituano, fu proibito scriverlo con l’alfabeto latino. Per decisione dello zar Alessandro II, il lituano doveva essere scritto e stampato in caratteri cirillici.
  • Quando l'Unione Sovietica crollò nel 1991, ne fui molto felice. Quegli eventi mi sconvolsero, certo, ma furono un trauma ancora più grande per i miei genitori, che non riuscivano a immaginare una vita al di fuori dell’Urss. Io, invece, ero entusiasta perché con l’indipendenza dell’Ucraina, credevo che sarebbe stato molto più semplice costruire uno stato europeo autonomo. In quell’anno mi identificai politicamente come ucraino, il che all’epoca significava appartenere alla parte più attiva della società, dove il gruppo etnico ucraino era dominante.
  • Quando ero studente, o bambino, se qualcuno parlava ucraino a Kiev, si pensava che fosse o un contadino o un nazionalista. Era questa l'idea del Partito comunista d'Ucraina: al suo interno, certo, c’erano comunisti che parlavano ucraino, ma parlavano bene anche il russo.
  • Quando l’Ucraina era un territorio indipendente governato dai cosacchi, prima del 1654, questi eleggevano il loro etmano, che era sia il capo dell’esercito sia il governatore del territorio. Gli ucraini erano già allora politicamente indipendenti e molto determinati, e suppongo che tutti parlassero ucraino. Nel 1654, però, l’etmano Bohdan Chmel'nyc'kyj chiese aiuto allo zar russo nella guerra contro la Polonia. Fu l’inizio della fine per l’indipendenza ucraina.
  • A differenza della Russia, che è sempre stata una monarchia in cui la popolazione idolatra lo zar e si aspetta che sia lui a coordinare la vita dei cittadini, l’Ucraina ha una lunga tradizione di sistemi più democratici. Infatti, oggi abbiamo più di 300 partiti politici, perché ogni ucraino che entra in politica vuole fondare il proprio.
  • Naturalmente, la Russia ha sempre appoggiato i partiti filorussi, cercando di costringere i leader ucraini ad accettare il russo come seconda lingua ufficiale. Questo avrebbe reso molto più semplice la reintegrazione dell’Ucraina nell’impero russo, come è successo alla Bielorussia.
    In Bielorussia, solo il 25 per cento della popolazione parla bielorusso, e la maggior parte degli scrittori scrive in russo. Gli autori e i poeti più impegnati politicamente e culturalmente, che prima scrivevano in bielorusso, sono rifugiati in Lituania e Polonia, perché il regime di Aljaksandr Lukašenka li considera pericolosi.
  • Fin dal XVI secolo, la lingua russa è stata usata come strumento per cambiare la mentalità individualista degli ucraini e renderli russi. Lenin non si è mai fidato degli ucraini e non è mai stato a Kiev in vita sua, anche se sua sorella viveva lì. [...] Al tempo dell'Unione sovietica, questa mentalità sopravviveva solo nell'Ucraina occidentale, che divenne parte dell'Urss solo dopo la Seconda guerra mondiale, prima di allora faceva parte della Polonia.
  • [«Pensa che dopo la guerra l'Ucraina possa ancora considerarsi un paese multilingue?»] Le lingue minoritarie continueranno ad essere parlate e utilizzate senza problemi, ad eccezione del russo. La società è profondamente scossa dalla guerra; ci sono tombe dei combattenti in ogni paese, in ogni città. Al momento, l’odio verso tutto ciò che è russo è inaccettabile; le librerie rifiutano di vendere libri in russo, gli ucraini hanno addirittura smesso di guardare YouTube russo e di ascoltare rock e musica classica russa.
  • Penso che si debba cercare quegli oppositori russi che sono realmente in grado di influenzare la società russa e parlarci. Ma, ancora una volta, il 99 per cento degli intellettuali ucraini direbbe che questo è tradimento e non lo permetterebbero mai.
  • [...] per i russi, la stabilità è più importante della libertà. Nei 22 anni di governo di Putin, i russi hanno rinunciato alle loro libertà per vivere in una società stabile, per passività, per ricevere promesse di stipendi e redditi alti. Per gli ucraini, la libertà è più importante della stabilità. L'Ucraina non è mai stata un paese stabile, tranne che per qualche anno nell’Urss.
    E per gli ucraini, la libertà politica e l'espressione politica, sono più importanti della stabilità o del reddito. Quindi sono disposti a mettere a rischio la pace sociale per difendere le loro idee fino alla fine, come è successo durante la rivoluzione arancione e l'Euromaidan.
  • Quando l'Urss crollò, i russi continuavano a credere nel sogno americano, mentre in Ucraina avevano un sogno europeo. Questo perché le persone pensavano che l'Europa fosse davvero un luogo stabile e libero dalla corruzione, dove la polizia operava in modo efficiente ecc.... Ecco perché non si erano sviluppati sentimenti anti-occidentali in Ucraina. L'Ucraina si sentiva già parte dell'Occidente. In Russia invece, molte persone vivevano in difficoltà a causa dell’ascesa di nuovi oligarchi. E poi il clero ortodosso russo ce l’aveva messa tutta per alimentare sentimenti anti-occidentali, anti-europei, e ci era riuscito.
  • [...] credo che la società ucraina pagherà un prezzo molto alto per questa guerra in termini di istruzione. Lo stesso vale per le università. La società è sicuramente traumatizzata e radicalizzata. [...] non si può dormire. Se vivi in una grande città, non puoi dormire la notte perché si sentono le sirene dalle 11 di sera alle 9 di mattina; le esplosioni sono frequenti e i cannoni antiaerei sparano di continuo. A Kiev non si dorme. Ci rifugiamo nei corridoi per stare lontani dalle finestre. Quando si vedono le persone nei caffè la mattina, quasi tutte hanno gli occhi rossi e il volto stanco. Ma cercano di sorridere, come se volessero mascherare la fatica. Se chiedi a qualcuno, “Come stai?”, in molti risponderebbero “Tutto bene. Tutto bene”. Ma non ti direbbero davvero come si sentono. Psicologicamente, è molto estenuante.

Intervista di Marta Allevato, agi.it, 1 marzo 2025.

  • [Sulla seconda presidenza di Donald Trump] [...] l'America di adesso appare totalmente diversa da quella a cui tutti noi siamo stati abituati [...]. Sta diventando come la Russia [...], la leadership americana inizia a comportarsi come Vladimir Putin: con maleducata arroganza, la voglia di dare ordini, la tendenza a parlare dalla posizione di chi ha sempre ragione e sa cosa vuole ottenere dagli altri.
  • [...] bisogna prepararsi a continuare combattimenti più duri e con più vittime, perché senza l'aiuto americano per noi sarà ancora più difficile. L'Europa è diventata la nostra ultima speranza, ma temiamo che questo sostegno non sarà sufficiente e a lungo termine.
  • Una sconfitta dell'Ucraina in questa guerra sarà solo una fase temporanea prima dell'inizio di una nuova guerra, che la Russia sferrerà sicuramente probabilmente iniziando da Polonia e Lituania; stavolta, però, sarebbe una guerra mondiale.

Intervista di Eugenio Giannetta, avvenire.it, 28 aprile 2025.

  • Per Kiev molte regioni ucraine remote erano periferie e la gente lì lo accettava e non chiedeva attenzione. Ricordo di aver portato alcuni giovani scrittori a Suvorov, nella regione di Odessa, e di aver avuto una discussione con la gente del posto durata ore. Alla fine, uno degli abitanti del luogo ha detto: “Siete le prime persone che sono venute da noi a parlare del Paese e del futuro, per la prima volta in 25 anni!”. Ora, a causa della guerra, l’Ucraina è diventata una periferia sanguinante, che molte persone nel mondo preferirebbero non vedere. Allo stesso tempo, la situazione in Ucraina restituisce l’empatia nella vita di tanti e ci insegna a essere attenti al dolore degli altri
  • L’incontro tra Trump e Zelensky è stato molto importante e ha segnato un serio cambiamento nelle loro relazioni, Trump ha finalmente capito che Putin sta giocando con lui, trattandolo come il gatto con il topo. La dichiarazione odierna della Russia lo ha solo dimostrato. L’incontro è stato storico, ma probabilmente non porterà alla pace.
  • I bambini sono molto adulti oggi, anche quando hanno solo cinque o sei anni. Non conoscono una vita diversa da quella vissuta durante la guerra. Sorridono meno, parlano della guerra e della morte. Sanno che molti dei loro amici sono diventati rifugiati all’estero insieme alle loro madri. Quindi pensano che l’unica scelta per vivere senza la guerra sia quella di scappare dall’Ucraina. Allo stesso tempo, coloro che restano imparano a essere più responsabili, più seri. Non giocano, osservano la vita in tempo di guerra e imparano a sopravvivere fisicamente e mentalmente. Non possiamo compensare l’infanzia perduta, ma possiamo accettarli come amici e adulti prima di quanto accadrebbe in tempo di pace.
  • Non posso biasimare chi si è stancato di un problema senza fine. Ma coloro che sono rimasti indifferenti per tutto il tempo sono persone senza una vera vita, senza una vera fede, senza una vera gioia. Si possono svegliare solo quando il dolore entra nella loro vita personale.
  • [Su Papa Francesco] [...] il suo è stato il linguaggio della compassione, laconico, pieno del suo personale dolore per la sofferenza degli ucraini e per la sofferenza di tutti i popoli che hanno affrontato l’ingiustizia e l’aggressione. Il linguaggio del Papa era spesso privo di parole con una forte coloritura emotiva. Nelle sue dichiarazioni e nei suoi discorsi, ha scelto di solito parole “bianche”, che danno speranza piuttosto che dare una valutazione.

Intervista di Marta Serafini, corriere.it, 25 maggio 2025.

  • I negoziati sono possibili, certo. Ma, per il momento, avranno l’unico effetto di creare una pausa tra i prossimi attacchi e quelli di prima. I prigionieri vengono scambiati dall’inizio della guerra e le persone che organizzano gli scambi non hanno nulla a che fare con altri tipi di negoziati. Dubito possano fare la differenza.
  • Putin sta sfruttando il momento perché gli Stati Uniti non sono più attivamente coinvolti in questa guerra. L’Europa è stata abbandonata da Washington e i politici europei non riescono ancora a decidere come reagire. Sanno che la Nato non è più forte e non è unita sulle questioni militari e che non è pronta a essere una forza di risposta rapida. E questo quadro avvantaggia Mosca.
  • Non si può pensare di ricreare il modello coreano in Ucraina, come qualcuno ha ipotizzato, con un Paese diviso in due lungo una linea tracciata a tavolino.
  • La presenza di monumenti a scrittori russi in Ucraina era la prova tangibile che era la cultura russa a predominare. In Ucraina avevamo 800 vie intitolate a Pushkin e quasi nessuna dedicata agli autori ucraini uccisi da Stalin negli anni 30. Ora non è più così. Penso che sia corretto creare una mappa ucraina per l’Ucraina.
  • Fu nel 1918 che l’Ucraina annunciò la sua indipendenza e immediatamente venne attaccata dall’Armata Rossa, il cui scopo era di occupare tutto il Paese e trasformarlo in una Repubblica ucraina sovietica. Direi che è qualcosa di simile a quanto successo nel 2022.

Intervista di Paolo Brera, repubblica.it, 9 agosto 2025.

  • Si parla di congelare la situazione, non di risolverla. Significa una pausa nella guerra, non fermarla. [...] Suona come una favola, ma se Kiev firma per 50 anni significa che accetta lo status quo. Fra 50 anni sarà troppo tardi per discutere un cambiamento. I territori occupati saranno russificati, con cittadini e leggi russe. È un modo molto astuto per permettere a Putin di tenersi ciò che ha occupato.
  • [«La gente sarà contenta?»] Sarà felice che non ci siano più droni, bombe e missili. Ma si attiverà una lotta politica e sarà il primo passo per le elezioni.
  • [«Alla fine aveva ragione Trump?»] Non ha ragione. Cerca la via d’uscita più facile per non sembrare uno che non è riuscito a risolvere il problema. Le condizioni di questo potenziale stop alla guerra dimostrano che è dalla parte di Putin: gli permette di tenere i territori occupati e, se è vero, gli ha offerto il riconoscimento della Crimea. Per Trump fermare la guerra è più importante che una pace giusta. È un affare tra loro.
  • [«Kiev può solo firmare?»] Sì. E coloro che firmeranno saranno accusati di aver concluso un cattivo accordo. [«Zelensky è finito, se firma?»] Potrebbe riuscire a farsi rieleggere. Ma questo accordo diventerà il suo tallone d’Achille.

Note

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  1. Da «Mi trovo intrappolato tra la mia identità di scrittore in lingua russa e il mio patriottismo ucraino», linkiesta.it, 6 maggio 2023; pubblicato in Linkiesta Magazine + New York Times Turning Points 2023.

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