Antonio Cocchi

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Antonio Cocchi

Antonio Cocchi (1695 – 1758), medico, naturalista e scrittore italiano.

Del vitto pitagorico per uso della medicina[modifica]

Incipit[modifica]

Pitagora fu certamente uno de' maggiori ingegni che abbia mai prodotto il genere umano. Ei visse di là dai cinquecento anni avanti alla nascita di Cristo, e giusto dal suo tempo cominciano a comparire nell'istoria tradizioni chiare e veraci, non poetiche favolose ed oscure, come sono quasi tutte quelle che ci vennero tramandate dall'età precedenti.

Citazioni[modifica]

  • La preferenza poi che la medicina de' Pitagorici dava al regolamento del vitto sopra tutti gli altri rimedi, fa molto stimare la loro sagacità [...].
  • Ma che diremo noi di quell'altra bella invenzione che pur si dee a Pitagora e che riesce uno de' più potenti ed insieme de' più sicuri e più universali medicamenti, che l'industria umana abbia fin ora saputo trovare, benché per una fatale inavvertenza sia stato molti secoli trascurato, ed in questa nostra felice età finalmente rimesso in uso dalla filosofica medicina? Io intendo del vitto Pitagorico, il quale consisteva nell'uso libero ed universale di tutto ciò che è vegetabile tenero e fresco, e che di pochissima o nulla preparazione abbia bisogno per cibo, radiche foglie fiori frutti e semi, e nell'astinenza da tutto ciò che è animale, o fresco o secco ch'ei sia, o volatile o quadrupede o pesce.
  • [Pitagora] era pieno di quello spirito delicato d'innocente curiosità propria de' veri naturalisti, e di quel ragionevole desiderio di conservare più che è possibile tutt'i corpi organici che servono se non altro di giocondo e virtuoso spettacolo, e si conosce in lui un sentimento di provida umanità opposto a quel genio puerile inquieto e divastatore, che in molti si osserva di disfare per le loro voglie benché leggiere qualunque bella ed utile opera della natura.
  • Lo zucchero è natural prodotto delle piante benché estratto con grande ajuto dell'arte.
  • Tale essendo la natura e le qualità degli alimenti scelti che compongono il vitto fresco vegetabile, non dee parere maraviglia ad alcuno che con esso solo costantemente usato per qualche tempo [...] si possano felicemente rimuovere alcune infermità altramente invincibili all'arte umana; e se ne possano altre impedire, e universalmente si possa disporre il corpo a sentir meno i danni e i pericoli di qualunque cagione morbifica.
  • Fu intorno a cinquant'anni fa molto confermata l'opinione della dieta lattea per la gotta da varie esperienze fatte in Inghilterra, ove poco dopo par che fosse scoperto che anco il vivere per alcune settimane di qualche fresca e idonea pianta senz'altro cibo aveva il medesimo effetto in quel male sì molesto, e finalmente ivi fu ampliata tale riputazione a tutto il vitto vegetabile.
  • Del quale scorbuto benché non tutti sappiano accorgersi nel suo principio, sono però sintomi o effetti molte delle lunghe e difficili malattie conosciute sotto altro nome, e bene spesso sconosciute e innominate appresso i famosi pratici imperiti, le quali affliggono le persone anco più culte e più comode.
  • Ma ciò che dee pienamente persuadere ogni giusto pensatore della salubrità e potenza del vitto vegetabile, si è il considerare gli orrendi effetti dell'astinenza da un tal vitto, se ella non è brevissima, i quali s'incontrano amplamente e sicuramente registrati nelle narrazioni più interessanti e più autentiche degli affari umani.
  • Così s'intende lo scorbuto che regna egualmente e dove il sole uccide i fiori e l'erba, e dove ogni verde è coperto o distrutto dal ghiaccio e dalla neve, e che maravigliosamente si cura col solo e breve uso del fresco vegetabile qualunque egli sia, come col decotto dell'acerbe frondi tagliate dalla prima selva che s'incontra alla rinfusa.
  • Il vero e costante vigore del corpo è l'effetto della sanità, la quale molto meglio si conserva col vitto erbaceo acquoso e frugale e tenero, che col carneo vinoso ed unto abbondante e duro. E nel corpo sano la mente chiara ed avvezza a sopprimere le voglie dannose, ed a vincere le irragionevoli passioni, produce il vero valore.
  • [...] l'istessa frugalità e disciplina di Pitagora non tolse ad alcuni de' suoi dotti seguaci l'essere uomini fortissimi e valorosi, come tra gli altri fu Epaminonda Tebano, tanto lodato per le sue civili e militari virtù e per la sua Pitagorica maniera di vivere e di pensare.
  • Anzi furono i Romani cosi persuasi della bontà superiore del vitto vegetabile, che oltre i privati esempi di esso in molti de' loro grandi vollero stabilirlo colle loro leggi cibarie delle quali furono la Fannia e la Licinia che limitando le carni a parchissima dose permisero proficuamente e indefinitamente tuttociò che dalla terra o dagli arbusti o dagli alberi si raccogliesse.
  • [Plutarco] forse più precisamente d'ogni altro accennò i danni del vitto animale ne' suoi precetti di sanità, e ne' suoi discorsi del mangiare le carni.
  • Né la nostra età è stata priva d'esempi d'uomini valorosi per vigore di corpo e di mente, ed insieme bevitori d'acqua e mangiatori d'erbe e di frutti. In certe montagne d'Europa sono anco al presente abitanti che vivono di erbe e di latte molto indomiti e fieri, e i Giapponesi ferocissimi nel disprezzare i pericoli e la morte s'astengono dagli animali, e mille altri esempi sono a tutti noti e di popoli e di persone di somma temperanza congiunta con somma virtù.
  • Essendo dunque sì mal fondata l'opinione volgare che condanna il vitto vegetabile per la sanità e tanto loda l'animale, ho io sempre creduto bene l'oppormi ad essa, mosso e dall'esperienza e da quella tenue cognizione delle cose naturali che qualche studio e la conversazione con uomini grandi mi han dato. E sentendo ora che tal mia costanza possa essere stata onorata da alcuni dotti e prudenti medici della loro autorevole sequela, ho creduto mio dovere l'esporre pubblicamente le ragioni del vitto Pitagorico considerato come buono ad usarsi per medicina, e insieme pieno d'innocenza di temperanza e di salubrità. Ei non è privo nemmeno d'una certa delicata voluttà e d'un lusso gentile e splendido ancora, se si voglia volger la curiosità e l'arte alla scelta ed all'abbondanza degli ottimi alimenti freschi vegetabili, come pare che c'inviti la fertilità e la naturale disposizione delle nostre belle campagne.
  • Io ho voluto dimostrare con quei mezzi che mi han potuto somministrare le due arti critica e medicina, che Pitagora primo inventore del vitto fresco vegetabile era grandissimo fisico e medico, e non punto alieno dall'umanità più culta e più discreta, uomo prudente ed esperto [...].
  • Che tal vitto Pitagorico considerato come rimedio soddisfa pienamente a tutto ciò che esigono le notizie più preziose della moderna medicina, e che è potentissimo per impedire o rimuovere o mitigare molte delle più atroci e più ostinate infermità [...].

Explicit[modifica]

Onde apparisce quanto benemeriti della pubblica salute saranno tra di noi quelli, a cui ha la fortuna fondato i suoi doni nelle magnifiche ville che sì leggiadramente adornano le piagge e i monti della Toscana, se con l'esempio de' più illustri Romani porranno parte della lor gloria nell'introduzione di nuove specie di frutti e d'erbaggi, e nella più diligente cultura degli orti, sicché anco il popolo possa godere gli effetti della loro erudita opulenza.

Dell'anatomia[modifica]

Dell'anatomia, 1745

Incipit[modifica]

Anatomia è vocabolo barbaro, ammesso nella lingua Latina, dopo che ella non si parlò più naturalmente e diventò artificiale nel mondo Romano, dissipato ed invaso dai popoli delle foreste. Egli è formato, benché con falsa analogia, dal buono ed antico Greco nome anatome, che non altro significa che discioglimento o separazione fatta col taglio.
Così chiamarono i maestri quell'arte o abilità manuale, per mezzo di cui tagliando o in qualunque altro modo, si separano e si mettono in vista le parti costituenti la fabbrica del corpo degli animali, e principalmente dell'uomo.

Citazioni[modifica]

  • E molto più è l'anatomia distinta dalla poetica fisiologica, la quale non altro cercando che produrre la maraviglia, considera la grandezza dei fenomeni, e ne occulta le cause, anzi le involge con magica invenzione nelle confuse idee d'agenti pieni di volontà e di forze. (pp. 5-6)
  • Non sa l'uomo distintamente prevedere il bene che in infinite occasioni può essergli prodotto dal lume di qualche particolare notizia, onde certo è che essendo le cose tutte dell'universo fra loro unite e connesse, il credere il falso in qualsivoglia genere di pensare è infinitamente pericoloso. (pp. 10-11)
  • Piacemi l'esser sincero. Molte infermità si curano spontaneamente, cioè senza medicatura meglio da se medesime si dileguano, dopo un certo determinato tempo, e molte sono di lor natura incurabili, e rendono infelice e vano qualunque esperimento. (pp. 16-17)
  • Non apparisce nelle memorie degli antichi che alcuno aprisse mai corpi prima d'Erofilo, e da i frammenti che di lui ci sono rimasti sparsi negli scritti di varii autori, si può con sicurtà conietturare da chi è del mestiero non solamente che costui avesse esaminato con diligenza molti cadaveri umani, ma che da lui principalmente sieno derivati i più veri lumi anatomici che s'incontrano in tutta quanta l'antichità. Ed essendo stato questo insigne medico in Alessandria d'Egitto agli stipendi di Tolomeo primo fondatore di quell'opulento e felicissimo regno continuato per quasi tre secoli nella sua famiglia, par che si possa sicuramente fissare il principio della vera anatomia intorno all'anno trecento avanti alla nascita di Cristo, il quale anno cade giusto intorno al mezzo del lungo regno di quel valoroso uomo e quanto mai si può imaginare savio e benefico. (pp. 48-49)
  • Ei [Tolomeo] giunse al sommo grado dell'umana virtù, se si giudichi secondo l'opinione che alcuni de' nostri saggi hanno avuta, poiché seppe senza violare l'onestà dalla privata condizione di gentiluomo di Macedonia condursi ad uno splendidissimo trono, e stabilirvi la sua semenza, non solo col coraggio e coll'arti della guerra da lui egregiamente possedute, ma molto più colla dolcezza ed equità, e colla giustezza del suo pensare, onde nacquero gli ottimi suoi regolamenti di pace. Tra questi non fu l'ultimo quello di stabilire in Alessandria sua regia la sede più fiorita del mondo tutto per le scienze e per l'arti. Testimonio di ciò fu la fabbrica e la fondazione del Museo Alessandrino il più antico e il più magnifico esempio di pubblico collegio e d'università ove erano mantenuti d'ogni genere professori. (pp. 49-50)

Bibliografia[modifica]

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