Antonio Russo

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Antonio Russo nel 1999

Antonio Russo (1960 – 2000), giornalista italiano.

Citazioni di Antonio Russo[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Khattab che è uno degli altri capi della resistenza cecena avrebbe dichiarato in interviste che in realtà l’incidente del sottomarino di Kursk che noi abbiamo visto in televisione sarebbe stato causato da appunto dei kamikaze daghestani ceceni proprio come provocazione. Infatti, l’esplosione sarebbe capitata nel primo scompartimento del sottomarino dove erano questi tre kamikaze che avrebbero poi innescato l’esplosione interna per quanto riguarda il motore nucleare con cui funziona ovviamente il sottomarino. [...] Sembra strano come la dichiarazione di Khattab sia stata mandata nelle stampe internazionali. Io ho chiesto verifica e mi hanno detto che se Khattab ha fatto una dichiarazione del genere questo significa che l’ipotesi è credibilissima, anche in quanto Khattab nella sua tradizione ha il credito appunto di essere una persona che non dichiarare il falso così in maniera gratuita.[1]

Cecenia: Una guerra dimenticata

Intervista di Silvia Valeri sulla seconda guerra cecena, Radio Radicale, 4 maggio 2000.

  • I ceceni sono gente di montagna estremamente dura, chiusa, con la mentalità da clan, per cui chi è fuori viene considerato un esterno, un nemico.
  • È un problema complesso, etnico sicuramente ma soprattutto geopolitico. La Cecenia, come del resto l'Azerbaijan, il Daghestan, la Georgia e l'Armenia, rappresenta un corridoio preferenziale tra il sud-est asiatico, la Russia e l'Occidente. Oggi prevalgono forti ragioni economiche relative alla presenza, all'estrazione e al trasporto del petrolio: la via ingusceto-cecena è la migliore, la più corta. Quindi il motivo commerciale è il principale, poi bisogna considerare l'odio storico tra ceceni e russi, che si combattono da 170 anni.
  • Il problema grosso è che le lobbies petrolifere cecene volevano le royalties per il passaggio del petrolio. Mosca non glielo ha mai concesso, pressata anche dall'opposizione delle famiglie al potere. La Cecenia è una terra povera, l'unica sua ricchezza consiste nella posizione strategica dal punto di vista territoriale e dalla presenza del petrolio e di gas nel sottosuolo.
  • I ceceni sono dei guerrieri. O Putin decide di farli fuori tutti, di spazzarli completamente (470.000 sono rimasti nel loro territorio, 1 milione sono all'estero) o la guerra continuerà.
  • Se vogliamo fare un parallelo tra il Kosovo e la Cecenia, dobbiamo evidenziare che sono due guerre condotte con metodi e mezzi molto diversi. Nel primo caso l'Uck combatteva con armi ridicole, mentre i ceceni sono organizzati, sono armati fino ai denti. Ho visto, personalmente, un ceceno posizionato su un tetto che con uno Sting abbatte tranquillamente un aereo russo. Bisogna considerare poi che se la guerra si prolungherà, sono pronti ad intervenire 5.000 ceceni dalla Turchia, 2.000 dalla Germania e 1.000 dall'Inghilterra. I ceceni non sono stanchi della guerra, la loro capacità di resistenza è stata una sorpresa per i russi.
  • Confermo che ci sono stati dei massacri di civili. Donne e bambini sono stati uccisi. Ricordo, benissimo, l'immagine toccante di un bambino di circa un anno con un piede amputato da una mina. Non sono ancora riuscito a reperire materiale sui campi, che sono controllati dall'esercito russo, dove è praticamente impossibile per un giornalista accedervi ma le testimonianze ci sono.
  • Io respingo le accuse di essere filoalbanese o filoceceno. Sono per i diritti umani, per il rispetto delle condizioni minime di esistenza. I profughi sono senza assistenza e subiscono anche le varie mafie degli aiuti umanitari.
  • Io non parlerei di Olocausto. [...] Quello che si sta perpetrando è un vero e proprio etnocidio. Si sta portando avanti l'uccisione indiscriminata di un intero popolo, di quelli che vengono considerati terroristi. Un popolo che rischia di estinguersi, di sparire. Ho incontrato pochissimi ceceni di 50 anni, l'età media è estremamente bassa e l'incremento demografico è nullo. Si mandano i ragazzi in guerra, impedendo loro la possibilità di mettere su famiglia. E una scelta precisa, il frutto di uno studio a tavolino e una tattica antica: in quell'area sono sparite 5-10 etnie e i ceceni rischiano di fare la stessa fine.
  • Noi stiamo pagando la guerra a Putin dopo che Usa e UE hanno deciso la cancellazione di parte del debito russo.
  • La tendenza generale è una sorta di feed-back conservatore, un ritorno all'autoritarismo. La crisi della politica sull'economia sta creando questa isteria della politica per riappropriarsi dell'economia stessa. Per fare questo è necessario rifarsi a visioni autoritarie, riappropriarsi di una serie di strumenti importanti come i servizi segreti, le forze dell'ordine, la magistratura. Anche la diplomazia subirà dei contraccolpi, c'è il rischio di non saper più gestire le trattative internazionali.

La guerra russo-cecena: Ultimi sviluppi

Sulla seconda guerra cecena, Radio Radicale, 28 luglio 2000.

  • È cambiata la guerriglia, è cambiata la tecnica: adesso si muovono in piccoli gruppi difficilmente controllabili. Tra l’altro, gli stessi russi hanno rinunciato all’ uso degli elicotteri e dei cosiddetti missili Rockets, che venivano sparati da questi elicotteri con una forma molto simile agli americani, in quanto è impossibile centrare questi piccoli obiettivi. In realtà questi gruppi che si muovono riescono a essere efficienti sul terreno. Il conto, appunto, secondo le notizie ultime che sto dando, ammonta a circa trecento russi uccisi in queste missioni.
  • Qual è la previsione, quale la possibilità della guerra? Purtroppo, i russi come Putin si sono infangati in un’area e in una situazione, quale quella della Cecenia, che sembra non avere una soluzione da entrambe le parti, soprattutto perché da parte di Mosca c’è la rigidità di Putin che conosciamo bene nei rispetti della questione cecena.
  • Fra i vari silenzi – non c’è solo quello appunto politico internazionale di cui noi cristiani siamo ovviamente coinvolti – c’è anche quello umano, c’è quello dei profughi e delle persone che non sono potute stare più in Cecenia e sono diasporizzate in Daghestan, Inguscezia, Georgia e via dicendo.

"La tecnologia? Deve essere funzionale ad arricchire le esperienze, altrimenti rischia di appiattire la comunicazione"

Sulla guerra del Kosovo, mediamente.rai.it, 19 gennaio 2001.

  • Io ho deciso di rimanere [in Kosovo] perché avevo davanti agli occhi i meccanismi profondi di manipolazione dell'informazione portati avanti da Milosevich. Già in precedenza, prima che scoppiasse il conflitto, da Belgrado si era giocato a creare confusione nella diffusione di notizie.
  • Milosevich usava una tecnica ben conosciuta alla semantica dei media: l'implosione dell'informazione su se stesso. Più informazione si dà, a partire da più fonti, maggiore è, in teoria, il criterio di verità per stabilire la realtà dell'informazione. Ma se vengono date troppe notizie divergenti alla fine si crea un involucro vuoto della stessa informazione e quindi si produce confusione nell'opinione pubblica. Il risultato è quello di non riuscire più a realizzare la fattualità degli eventi. È questo che mi ha spinto a dire: "rimango qui".
  • Non ho mai usato Internet per un semplice motivo: l'unico modo per potermi connettere era utilizzare una struttura che si chiama "Mediacenter", situata presso l'Hotel "Grand" a Pristina, che era controllato dai serbi. Dato che tutte le linee telefoniche erano sotto controllo non sono voluto incorrere nella banalità di essere spiato da loro. Inoltre tutti i giornalisti che andavano lì e si connettevano ad Internet telefonicamente sapevano benissimo che le quattro linee telefoniche dell'hotel erano controllabili dai serbi. Quindi era come se i giornalisti internazionali, attraverso l'hotel, diffondessero direttamente le informazioni al ministero dell'informazione serba che poi elaborava in tutta tranquillità le sue strategie.
  • La radio sta ripercorrendo un periodo di "revanchismo" rispetto alla decadenza degli anni passati perché la televisione, l'immagine, ha invaso il mondo dell'informazione. C'è invece gente che ha bisogno di ascoltare e, attraverso l'ascolto, riacquistare una concentrazione mentale.

Citazioni su Antonio Russo[modifica]

  • Antonio Russo fu assassinato nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2000 vicino a Tbilisi, in Georgia, mentre documentava le violenze sul popolo ceceno; l’autopsia non segnalò sul suo corpo ferite, non aveva ricevuto percosse, ma i suoi organi interni erano distrutti. L’appartamento in cui si appoggiava a Tbilisi fu messo sottosopra e furono trafugate la sua videocamera, il registratore e tutte le testimonianze che aveva raccolto: audio, video e scritte. Di lui si parla poco, nulla si sa dei mandanti, ma come Anna Politkovskaja aveva puntato una luce sui crimini russi in Cecenia e, come Anna, il suo è stato un omicidio in stile Kgb. Del resto, anche se solo da un anno, quella di cui Antonio documentava i crimini era già la Russia di Putin. (Roberto Saviano)
  • Era stato l'unico occidentale rimasto a Pristina durante i bombardamenti della Nato, venne barbaramente ucciso in Georgia, con il torace sfondato. Per rapina, si disse subito. Ma in realtà la tecnica usata è quella tipica dei killer del Kgb. E molti sono oggi convinti che Russo avesse le prove dell'uso di armi non convenzionali contro i civili ceceni da parte dei russi. Sarebbe stata questa la ragione della sua condanna a morte. (Giorgio Fornoni)

Note[modifica]

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