Art Linson

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Art Linson (1942 – vivente), regista e produttore cinematografico statunitense.

What Just Happened? Storie amare dal fronte di Hollywood[modifica]

  • Il fatto che, in questa città, le persone che perdono il potere sognano una casa di riposo per gente del cinema è solo una leggenda. Siamo a Hollywood! Il riposo non esiste. Nessuno depone le armi senza combattere, nessuno pensa mai di essere troppo vecchio. Qui anche ai dirigenti donne si rizza il pisello. E comunque non facciamoci prendere in giro da chi finge di mollare. Nessuno va da nessuna parte. (p. 12)
  • Alle anteprime tutti parlavano per eufemismi. [...] Di qualità a Hollywood è un eufemismo per "passati una mano di vaselina, mordi la cinta e cerca di non strillare troppo quando nasce questo bambino". (p. 20)
  • Per chi di voi non abbia mai assistito a una "trattativa", sappiate che non è molto diversa da una vendita porta a porta, tranne che i soldi in palio sono di più. Devi convincere il tizio con il libretto degli assegni che gli serve il sapone che stai vendendo. Non sono sicuro che alla gente serva davvero comprare l'idea per un film. Se compri un'idea, devi pagare per far scrivere il copione. Gli scrittori costano cari. Nella maggior parte dei casi i copioni vengono male e solo pochissimi diventano film. A causa dei frequenti avvicendamenti, il dirigente che alla fine comprerà il copione probabilmente non sarà più al suo posto quando sul maledetto film verrà scritta la parola fine e sarà pronto per la distribuzione. O qualcun altro trarrà vantaggio dal suo successo oppure il povero cazzone verrà inevitabilmente incolpato per aver approvato la pellicola. (pp. 35-36)
  • Gli iniziali proclami di voler girare un film con integrità, di offrire il proprio sostegno ai nuovi registi o di essere progressisti sbiadiscono presto come un paio di jeans da quattro soldi. Non si tratta solo di essere a corto di idee originali, ma della paura schiacciante di correre dei rischi. In meno di un anno, alla brama del dirigente di essere un pioniere si sostituisce la disperazione di tenersi stretto un incarico pagato troppo – e di tenerselo stretto malgrado tutto. (p. 45)
  • Una volta finito, il film viene affidato, per così dire, ai maghi del marketing, che hanno il compito di venderlo. Sono individui che cercano di elaborare il piano migliore per convincere decine di milioni di persone a uscire di casa, parcheggiare la macchina, mettersi in fila, pagare il biglietto e assistere a un film nel prossimo fine settimana. Se quel primo venerdì sera la gente decide in massa di non uscire, il film affonda come un macigno e finisce nella pattumiera dei video. Sembra che il marketing sia una professione eccitante, instabile, dalle mille responsabilità. Per via dell'incertezza legata al successo o al fallimento dei film, verrebbe da pensare che chi ricopre questo incarico sia assunto e licenziato come i cuochi dei fast food. Niente di più lontano dalla realtà. Se un film si rivela un fiasco clamoroso, magari fanno fuori il regista, lo sceneggiatore o il produttore addirittura il giorno dopo [...], ma alla fine l'unico a dormire sonni più tranquilli di un capo degli studios è il responsabile del marketing. La colpa non è mai sua. (pp. 84-85)
  • I produttori sono la maionese tra il talento e i soldi che servono per fare un panino di merda. (p. 124)
  • Per me una delle vere sorprese nella realizzazione di Fight Club fu Brad Pitt. Non diede mai motivo di pensare di essere un attore che cercava di proteggere la sua "bradpittità". In genere, quando a un giovane attore capita un film del genere, il primo istinto è resistere e giocare sul sicuro. [...] Senza nemmeno un briciolo di falsa vanità o l'uso di vecchi trucchi per conquistare il pubblico, Pitt dimostrò di essere un formidabile attore di enorme talento. [...] Con tutte le montature pubblicitarie che in genere accompagnano le star del cinema, non pensavo che Brad potesse essere tanto temerario da andare oltre quello che gli altri si aspettavano da lui. La sua interpretazione in Fight Club fu stellare. (p. 158)
  • Come sempre, mi ficcai in questa avventura con grandi aspettative. Ma le buone intenzioni non sono mai sufficienti. Anzi, direi proprio che non sono affidabili. Riflettendo sulle conseguenze della precedente affermazione, forse tutti potremmo arrivare a capire la regola d'oro dei produttori: "Rifila il pacco a qualcuno prima che lui lo rifili a te". (p. 168)
  • Il potere di dare il via libera ai film lascia un'impronta tatuata nell'anima. L'inestinguibile bisogno di andarsene in giro a dire «Quando io ho fatto quel film» non sparisce mai. (p. 169)
  • Il vecchio capo di una casa cinematografica [...] poco dopo essere stato licenziato dalla Paramount, mi aveva detto che, se avesse dato il via libera ai film che aveva respinto e avesse rifiutato tutti quelli che aveva accettato di fare, sarebbe finita nello stesso modo. Quando il suo regno era giunto al termine aveva lasciato il posto con l'umiltà di sapere che gli sembrava di non sapere niente. (p. 181)

Bibliografia[modifica]

  • Art Linson, What Just Happened? Storie amare dal fronte di Hollywood, traduzione di Gaja Cenciarelli, Edizioni e/o, Roma, 2007. ISBN 9788876417689

Film[modifica]

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